Una bandiera di carta porterò alla festa dei pupazzi animati
Una bandiera di carta porterò al museo dei cavalli impagliati
Vieni, finiamo questo cerchio di pietre
Le nostre carte con cura archiviate
Chiudiamo quella porta coi sassi
È la stagione delle feste mancate
Nel ruscello c'è una foglia di pietra
Sopra la foglia due gocce di cielo che bruciano le nostre guance
Per sempre, per sempre belli come nessuno ti potrà mai raccontare.
Una bandiera di carta porterò al museo dei cavalli impagliati
Vieni, finiamo questo cerchio di pietre
Le nostre carte con cura archiviate
Chiudiamo quella porta coi sassi
È la stagione delle feste mancate
Nel ruscello c'è una foglia di pietra
Sopra la foglia due gocce di cielo che bruciano le nostre guance
Per sempre, per sempre belli come nessuno ti potrà mai raccontare.
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Un manifesto, più che un nome. fanno musica semplice, che sa pensare di testa propria e non cavalca le tendenze di mercato. Per questo, e per il vizio bastardo di non prostituirsi, di essere comunque diversi, si trovano tagliati fuori da tutti i circuiti: quello tradizionale non li vuole perchè gli sputano addosso ridendo tutte le sue contraddizioni, quello alternativo neanche, in fondo per gli stessi motivi.
Solo, per la strada, Franti è cantante e pittore, saltimbanco e scrittore, sognatore e poeta. La poesia di franti è poesia da strada: canta frasi raccolte dai manifesti e dalle scritte sui muri, le parole della gente sull’autobus, suonano la colonna sonora della periferia della città industriale. Non importa se Torino, Akron o Marghera, Bhopal o Leverkusen: la città di Franti è il mondo intero.
La musica di franti è un giardino immaginario: dentro ci sono Bob Dylan, Víctor Jara e i Banshees, Robert Wyatt e John Cale, Patti Smith e Francesco Guccini, Fabrizio de André e i Crass. Il rock di Franti è una musica fatta a pezzi: sono suoni ruvidi e ritmi spigolosi, presi da un mandala di innamoramenti ed influenze. la confezione è sporca, ma il messaggio è una luce vivida nel buio obbligatorio del culto del non-futuro.
L'avventura di Franti dura lo spazio di una stagione. Ma, a dispetto della rivoluzione punk che finirà in fondo a un contratto con una major oppure suicida in un trafiletto in cronaca, franti riprende vita in nuove forme e nuovi suoni. Nomi nuovi eppure sempre diversi, come nuovi e sempre diversi sono gli anni che si susseguono: Howth Castle, Environs, Yuan Ye, Panico, Orsi Lucille, Banda di Tirofisso, Kina, Ishi, coinvolti in incroci, riunioni, collaborazioni, sovrapposizioni.
L'avventura non è finita. Il sogno non è finito. Adesso c’è un nuovo bambino in città: gira in bicicletta per le strade come Dante Di Nanni, figlio bastardo del Franti bastardo, libero dai recinti della scuola e senza l'obbligo del catechismo, il sole nei capelli, un sasso in mano ed una fionda in tasca.
E, statene certi, non appena la sua canzone si spargerà per l'aria, il bastardo quella fionda la impugnerà e farà volare sassi contro le finestre appena pulite che tengono lontana l'aria della strada, e lancerà un bullone rovente contro il tubo catodico del vostro televisore sempre acceso."