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Kriegsgefangenenlied

Die Sammlung von Andreas Kirchenbaur sen.
Langue: allemand


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(Le Cahier du Soldat Hector Mandrillon)
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(Le Cahier du Soldat Hector Mandrillon)


Fern der Heimat hinter hohem Stacheldraht,
bin ich hier gefangen, denn ich war Soldat.
Stand im Felde für mein teures Vaterland
bis ich an der Schelde fiel in Feindeshand.

Früh am Morgen wenn die lange Nacht vorbei,
überfallen Sorgen täglich mich aufs neu.
Gilt doch all mein Denken dir mein Heimatland
wirst du weiter halten allen Feinden stand.

Deiner muß ich gedenken, du geliebte Frau,
deiner zarten Hände, deiner Augen Blau.
Und an unsere Kinder unser ganzes Glück,
ach schon naht der Winter, wann kehr ich zurück.

Manchmal wann ich steh am hohen Stacheldraht,
wenn der Tag sich neigt und der Abend naht.
Die Sterne, die am Himmel stehn
zu euch in die Ferne die Gedanken gehn.

Doch ich will nicht klagen, will nicht traurig sein,
will mein Schicksal tragen, für mich ganz allein.
Will mit starkem Herzen alle Not bestehn
denn nach Leiden, Schmerzen gibts ein Wiedersehn.

Wiedersehn mit meinem lieben Vaterland,
daß nach Krieg und Leiden endlich Frieden fand.
Und ein neues Leben ohne Stacheldraht,
wird es für uns geben, du mein Kamerad.

envoyé par Riccardo Venturi - 13/5/2005 - 17:20



Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
14 maggio 2005
CANTO DEL PRIGIONIERO DI GUERRA

Lontano da casa, dietro a un alto filo spinato
sono qui prigioniero, eppure ero un soldato.
Ero in campo per la mia amata patria,
finché sulla Schelda non sono caduto in mano nemica.

La mattina presto, quando la lunga notte è finita
mi assalgono ogni giorno nuove pene.
Ma tutti i miei pensieri vanno a te, amata patria,
se ancora resisterai di nuovo a tutti i nemici.

Devo pensare a te, mia amata moglie,
alle tue tenere mani, ai tuoi occhi azzurri,
e ai nostri bambini, tutta la nostra gioia,
già si avvicina l'inverno in cui ritornerò.

Tante volte sono stato presso l'alto filo spinato
quando il giorno declina e la sera si avvicina.
Le stelle che stanno su nel cielo,
a voi vanno i pensieri nella lontananza.

Ma non voglio lamentarmi, non voglio essere triste
voglio addossarmi la mia sorte, a me tutto da solo.
Voglio resistere con animo fermo ad ogni sciagura
poiché dopo dolori e pene noi ci vedremo ancora.

Arrivederci, mia amata patria
che dopo la guerra e le pene hai infine trovato pace;
e una nuova vita senza fili spinati
ci sarà per noi, o mio compagno.

14/5/2005 - 13:11




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