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Katyń, albo Ballada katyńska

Jacek Kaczmarski
Langue: polonais


Jacek Kaczmarski

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[1986]
Słowa i muzyka / Parole e musica / Lyrics and music / Paroles et musique / Sanat ja sävel: Jacek Kaczmarski
Album / Albumi: Litania
Jacek Kaczmarski – śpiew, gitara
Peter Puk – gitara
Małgorzata Wojdak-Warzel, Tana Bukva, Peter Puk – chórki


kaczlitania
Ciśnie się do światła niby warstwy skóry
Tłok patrzących twarzy spod ruszonej darni.
Spoglądają jedna zza drugiej - do góry -
Ale nie ma ruin. To nie gród wymarły.

Raz odkryte - krzyczą zatęchłymi usty,
Lecą sobie przez ręce wypróchniał w środku
W rów, co nigdy więcej nie będzie już pusty -
Ale nie ma krzyży. To nie groby przodków.

Sprzączki i guziki z orzełkiem ze rdzy,
Po miskach czerepów - robaków gonitwy,
Zgniłe zdjęcia, pamiątki, mapy miast i wsi -
Ale nie ma broni. To nie pole bitwy.

Może wszyscy byli na to samo chorzy?
Te same nad karkiem okrągłe urazy
Przez które do ziemi dar odpłynął boży -
Ale nie ma znaków, że to grób zarazy.

Jeszcze rosną drzewa, które to widziały,
Jeszcze ziemia pamięta kształt buta, smak krwi.
Niebo zna język, w którym komendy padały,
Nim padły wystrzały, którymi wciąż brzmi.

Ale to świadkowie żywi - więc stronniczy.
Zresztą, by ich słuchać - trzeba wejść do zony.
Na milczenie tych świadków może pan ich liczyć -
Pan powietrza i ziemi i drzew uwięzionych.

Oto świat bez śmierci. Świat śmierci bez mordu,
Świat mordu bez rozkazu, rozkazu bez głosu.
Świat głosu bez ciała i ciała bez Boga,
Świat Boga bez imienia, imienia - bez losu.

Jest tylko jedna taka świata strona,
Gdzie coś, co nie istnieje - wciąż o pomstę woła.
Gdzie już śmiechem nawet mogiła nie czczona,
Dół nieominięty - dla orła sokoła...

"O pewnym brzasku w katyńskim lasku
Strzelali do nas Sowieci..."

envoyé par Riccardo Venturi - 12/11/2009 - 23:25




Langue: italien

Traduzione italiana / Włoskie tłumaczenie / Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös:
Riccardo Venturi, 29-10-2020 05:03
Katyń, o Ballata di Katyń

Preme nella luce, come fossero strati di pelle, una folla
Di volti che fissano da sotto il terreno erboso lacerato.
Guardano in alto, uno dietro all'altro,
Ma niente rovine. Non è una città estinta.

Una volta scoperti, urlano con labbra ammuffite,
Volano sulle loro braccia marcite dentro
Nella fossa, che non sarà mai più vuota -
Ma niente croci. Non sono tombe ancestrali.

Fibbie e bottoni con un'aquila rugginosa,
I vermi fanno a gara sopra i teschi.
Fotografie marce, ricordini, mappe di città e paesi,
Ma niente armi. Non è un campo di battaglia.

Sian forse tutte vittime della stessa malattia?
Sul collo hanno tutti le stesse ferite rotonde
Da cui il dono di Dio è colato nel terreno;
Ma non ci sono segni che sia un sepolcro di appestati.

Crescono ancora gli alberi che l'hanno visto,
La terra ricorda ancora la forma delle scarpe, il sapore del sangue,
Il cielo conosce la lingua in cui venivan dati gli ordini
Prima degli spari che continuano a echeggiare.

Ma i testimoni sono vivi, e quindi prevenuti.
In più, a sentir loro, bisogna andare là in zona.
Signore, Lei può contare sul loro silenzio,
Lei, padrone dell'aria, della terra e degli alberi imprigionati.

Questo è un mondo senza morte; di morte senza assassinio,
Un mondo di morte senza ordine, di ordine senza voce.
Un mondo di voce senza corpo, di corpo senza Dio,
Un mondo di un Dio senza nome, di un nome senza un destino.

C'è soltanto una parte di un mondo come questo
Dove qualcosa che non esiste ancora grida vendetta.
Dove una tomba non viene onorata nemmeno a risate,
Un buco in cui non passano né l'aquila e né il falco...

“Una certa alba, nella foresta di Katyn,
I sovietici ci stavano sparando...”

29/10/2020 - 05:04




Langue: italien

Versione italiana di Alessio Lega

Katyn è un luogo attualmente al confine fra Russia e Bielorussia, dove, fra aprile e maggio del 1940, circa 22.000 prigionieri di guerra polacchi furono massacrati. Per decenni le autorità sovietiche scaricarono la responsabilità di questo crimine di guerra sui nazisti. Il testo che leggete è del cantautore polacco Jazek Kaczmarski. Sulla vicenda esiste un film di Wajda, che nell’eccidio perse il padre.
KATYŃ

Verso la luce, strati di corpi, pressati gli uni sugli altri
una massa di volti sotto l'erba strappata
guardano tutti nella stessa direzione
ma non ci sono rovine: non è una città sepolta.

Una volta emerse, le bocche putrefatte, gridano
passando fra le mani, disseccate da dentro
e sul fossato, che mai più resterà vuoto
non ci sono croci: non è un antico cimitero.

Mostrine e bottoni hanno l'aquila arrugginita
e nei crani vuoti hanno fatto tana i vermi
le foto marcite, i ricordi, qualche mappa sepolta
ma non ci sono armi: non è un campo di battaglia.

Che siano morti tutti della stessa malattia?
su tutte le nuche lo stesso buco tondo
dal quale il dono di Dio s'è sparso a terra
ma non sono segni della peste: non è un lazzaretto.

Gli alberi che sono qui, loro hanno visto tutto
la terra ricorda la forma degli stivali, il sapore del sangue
il cielo ha sentito in quale lingua hanno dato gli ordini
prima degli spari, che ancora risuonano

ma i testimoni rimasti vivi, e dunque parziali,
per ascoltarli bisognerebbe varcare la frontiera
il padrone di questo luogo può contare sul loro silenzio
il padrone degli alberi, dell'aria, della terra imprigionata.

Ecco il mondo senza morte, la morte senza assassini
gli assassini senza ordini, gli ordini senza voce
le voci senza volto, i corpi senza Dio
il Dio senza nome, il nome senza destino.

Esiste un posto al mondo
nel quale qualcosa che non esiste urla vendetta
dove non c'è mai un sorriso per queste tombe
una fossa sovrastata dalle aquile e dai falchi…

"All'alba, nella foresta di Katyn
i sovietici ci spararono addosso"

4/4/2022 - 10:40


I fatti testimoniano che La Grande Armata Rossa è abbastanza moscia, era sempre così e rimarrà così :)
RIP

krzyś - 8/5/2016 - 03:46


Nel frattempo io mi mangio le squisite mele polacche gratis :)

krzyś - 8/5/2016 - 03:51


Di fatto sta che l'Italia ha premiato tipi come:

Luciano Ligabue, Jaromír Nohavica 2011

o Francesco Guccini, Jacqui McShee 2015

oppure

Zucchero Fornaciari, Salvatore Adamo 2018

ma continua a fregarsene alla grande del bardo che ha fatto la storia di questo continente

Jacek Kaczmarski

tanta salute

dal cuore

Krzysztof Wrona

Krzysiek Wrona - 30/10/2020 - 03:31


Beh, non è da sottovalutare il problema eterno della canzone d'autore: la lingua in cui è scritta e cantata. C'è ben poco da fare, sotto questo aspetto; e questo vale davvero per tutti, per Jacek Kaczmarski, per Karel Kryl, per chi ti pare. E, se mi permetti, è esattamente ciò per cui questo sito, o "canale", ci sta a fare: sfruttare date e svariate conoscenze linguistiche dei suoi partecipanti per mettere a disposizione una sia pur imperfetta conoscenza di tesori che sarebbero rimasti del tutto sconosciuti al di là dei "premi" o cose del genere. Coraggio, dunque: quando in Italia, verso il 2098, sarà finalmente istituito il "Premio Kaczmarski", saremo considerati degli eroici pionieri; peccato che saremo morti, ma pazienza...

Riccardo Venturi - 30/10/2020 - 06:36




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