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Ballada a fegyverkovács fiáról

Anna Adamis
Langue: hongrois


Anna Adamis

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[1972]
Testo di Anna Adamis
Musica di Gábor Presser

Szavak: Adamis Anna
Zene: Presser Gábor

Anna Adamis
Anna Adamis

Un'amarissima canzone su un figlio predestinato dal padre a diventare, come lui, un fabbricante d'armi. Il figlio cresce e si ribella, in lui cresce la coscienza di quale terribile potere abbiano le armi, e di quanti lutti e dolore esse siano lo strumento. Lascia tutto, e se ne va per il mondo a predicare sottovoce pace, deriso da tutti.
Alla fine, si arrende. Torna come "figliol prodigo", disilluso e il padre gli fa "aprire gli occhi".
Quanti fabbricanti d'armi, quanti facitori di morte avranno "aperto gli occhi" nel medesimo modo? Quanti di loro, in gioventù, sognavano un mondo senz'armi? [RV]
Tél fut az éjen át, nyílik a jégvirág,
Új bölcsőben sírdogál egy élet.
Apja emeli föl: ebből a gyerekből
Fegyverkovács lesz, ha addig élek.

Így is lett bizony, de szólt egy szép napon:
Ne csináljunk soha többé fegyvert!
Nem lesz háború, könnyes, szomorú,
Boldognak látok majd minden embert.

Kis harangot önt, vándorruhát ölt,
A haranggal a világot bejárja.
Halkan zeng a dal, mit senki meg nem hall,
S nevet rajta mindenki, ha látja.

Egy nap visszatér, megáll, alig él,
Már nem az, ki elment lehunyt szemmel.
Apja jót nevet: Nyisd ki két szemed,
Ilyen a világ s kell a fegyver.

Tudom, tudom, tudom, tudom, fáj a szíved.
Mégis, mégis, mégis, mégis meg kell értsed.

envoyé par Riccardo Venturi - 27/3/2005 - 15:18



Langue: italien

Versione italiana di Riccardo Venturi
27 marzo 2005
BALLATA DEL FIGLIO DEL FABBRICANTE D'ARMI

L'inverno corre per la notte, si apre il gelo
in una nuova culla piange una vita.
Suo padre lo prende in collo: da questo bambino
nascerà un fabbricante d'armi, se vivrò abbastanza.

E così questo fu certo, ma un bel giorno risuonò:
Non fabbrichiamo più armi!
Non vi sia più guerra terribile e dolorosa,
vedo ogni uomo diventare felice.

Suona una campanella, si cuce vestiti da vagabondo
e con la campanella percorre il mondo.
Sottovoce risuona la canzone che nessuno può udire,
e tutti gli ridono addosso, se lo vedono.

Ma un giorno ritorna, si ferma, è appena vivo,
non è già più quello, che partì con gli occhi sognanti.
Suo padre ride forte: Apri bene gli occhi,
Un mondo del genere ha bisogno di armi.

Lo so, lo so, lo so, lo so che ti fa male il cuore.
Dopo tutto, dopo tutto, dopo tutto devi capire.

27/3/2005 - 22:00




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