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Sa Brigada Sassaresa

Peppino Marotto
Language: Sardinian


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[1965]
Testo di Peppino Marotto
Musica (?)



Il canto della presa di coscienza della Brigata Sassari, al ritorno dalla I guerra mondiale, nel clima di agitazione sociale prima dell'avvento del fascismo. Come è noto, il rientro dei fanti della "Sassari", venuti con la guerra a contatto diretto sia con l'inutile massacro voluto dalle potenze dominanti (aspetto ben delineato nel testo di Marotto), sia con le idee rivoluzionarie, rappresentò per l'intera Sardegna un momento decisivo, perfettamente colto dal sardo Antonio Gramsci. Un testo che ancora oggi mantiene una sua enorme attualità, l'eterno "cui prodest?" di tutte le guerre. [RV]

Questa pagina è dedicata alla memoria di Peppino Marotto, scomparso oggi 29 dicembre 2007 in modo assolutamente tragico, assassinato da mano finora ignota nella sua Orgosolo. Esprimiamo tutto il nostro sconcerto e la nostra tristezza per la morte violenta di un grande sardo e di un autore ospitato in questa raccolta sin dagli inizi [CCG AWS Staff]


Cussos de sa brigata sassaresa
c'hana vattu sa gherra europea
còntana ancora s'intrepida impresa;
Comente vin trattàdoso in trincea,
sena iscarpas, bestìrese, aliméntoso
affrantos de sa bellicosa idae;
furibùndoso in sos cumbattiméntoso,
sena connoscher bene sa resòne
d'inumanos massacros, tradiméntoso;
e Lenìn, cun sa Rivoluzione,
c'haìad fattu sa gherra vinire
in d'una gherradore Nazione.
Si domandaini: a chie obedire?
comente si devìan cumportare?
cale vin sos nemigos de bocchire?
It'est su chi podìan balanzare
sos pòveros pastores de Sardigna
da cussu orrendu iscuntru militare?
Lis han finas promissu sa cunsigna
de sas terra c'haìana tancadu
chent'annos prima sa zente maligna;
ma candu hana sa gherra terminadu
cun s'isconfitta 'e sos Astros-Ungàroso,
nen tribagliu nen terra lis gan dadu;
sos riccos fin prus riccos prus avàroso,
ca bendìana s'anzenu sudore
-male pagadu- a prezios càroso;
naràini a su sordadu pastore
chi sa curpa 'e sa sua povertade
vi s'isciopero 'e su tribagliadore;
e lon hana mandàdoso in cittade
pro vagher gherra a sos iscioperantes
chi pedìana paghe e libertade.
Ma Gramsci narada a soso militantes
de sa classe operaia: sos sordados
sardos s'annan cun sos tribagliantes;
cand'ischin chie sus sos isfruttàdoso
e chie sune sos isfruttadòrese,
si pentin cussos chi los han mandàdoso.
Infattis, chene gloria e onores,
dae Torinu los han trasferidos,
ca no hanu obbedidu a sos signores.
Sos operaios tantu agguerridos
su noighentosvinti hana occupadu
sas fàbbricas, cumpattòso e unìdos;
Torinu viada su puntu avanzadu
in sa lotta de s'occupazione,
ca vi da Gramsci bene organizzadu;
ma pro sa vera liberazione
dae s'insfruttamentu padronale
bi gherìad sa rivoluzione;
e no han decretadu in generale
s'isciopero, sos capos riformistas,
pr'imponner sa giustizia sociale.
Dae Torinu sos Ordinovistas
naraina: Custu est su monumentu
de abbolire sos capitalistas,
sinono ha a leare supravventu
su capitale cun sa prepotenzia,
seminende terrore e ispaventu;
unu sistema de delinquenzia
pro tantu tempu hada a cancellare
de su socialismu s'esistenzia.
E Gramsci non podìada isbagliare.


Language: Italian

Traduzione italiana
LA BRIGATA SASSARI

Quelli della brigata Sassari,
che hanno fatto la guerra europea,
raccontano ancora l'intrepida impresa;
di come erano trattati in trincea,
senza scarpe, vestiti ed alimenti,
affranti dalla bellicosa idea;
furibondi nei combattimenti,
senza conoscere bene la ragione
d'inumani massacri e tradimenti.
E Lenin, con la Rivoluzione,
aveva fatto finire la guerra
in una nazione belligerante.
Si domandavano: a chi ubbidire?
Come si dovevano comportare?
Quali erano i nemici da uccidere?
Che cosa ci potevano guadagnare
i poveri pastori di Sardegna
da quell'orrendo scontro militare?
Ci avevano promesso la consegna
delle terre, che aveva recintato
cent'anni prima la gente maligna;
ma quando hanno terminato la guerra
con la sconfitta degli Austro-Ungarici,
né lavoro né terra ci hanno dato;
i ricchi erano più ricchi e più avari,
perché vendevano a caro prezzo
l'altrui sudore pagato male.
Dicevano al soldato-pastore
che la colpa della sua povertà
era lo sciopero del lavoratore,
e li hanno mandati in città
per fare guerra agli scioperanti
che chiedevano pace e libertà.
Ma Gramsci dice ai militanti
della classe operaia: i soldati
sardi si uniscano ai lavoratori;
quando sapranno chi sono gli sfruttati
e chi sono gli sfruttatori,
si pentiranno quelli che li hanno mandati;
infatti senza gloria né onore,
da Torino li hanno trasferiti
perché non hanno obbedito ai signori,
Gli operai tanto agguerriti,
nel Novecentoventi hanno occupato
le fabbriche, compatti e uniti;
Torino era il centro avanzato
nella lotta per l'occupazione,
perché era da Gramsci bene organizzato;
ma per la vera liberazione
dallo sfruttamento padronale
ci voleva la rivoluzione;
e non han decretato, in generale,
lo sciopero - i capi riformisti -
per imporre la giustizia sociale.
Da Torino gli Ordinovisti
dicevano: questo è il momento
di abolire i capitalisti,
altrimenti prenderà il sopravvento
il capitale con la prepotenza,
seminando terrore e spavento:
un sistema di delinquenza
per tanto tempo vi può cancellare
del socialismo l'esistenza;
e Gramsci non poteva sbagliare.

Una tristissima e sconcertante notizia, Peppino Marotto è stato assassinato oggi nella sua Orgosolo con numerosi colpi di pistola.
Non commentiamo la notizia riportando soltanto un articolo di giornale.

Da Quotidiano Net

Nuoro, 29 dicembre 2007 - Si è spenta una delle voci più importanti della Barbagia. Peppino Marotto, sindacalista, poeta, scrittore e cantante, conosciuto e amato in tutta la Sardegna, membro fondatore dei 'Tenores Supramonte di Orgosolo', è stato ucciso questa mattina in un agguato proprio nella sua Orgosolo, il paese dei 'Murales'. Marotto, 82 anni, è stato freddato mentre, intorno alle 10.30, come d'abitudine, comprava i giornali all'edicola del paese in pieno centro, in Corso Garibaldi: sei colpi di pistola lo hanno raggiunto alla schiena e per lui non c'è stato più niente da fare.

Sul posto sono intervenuti carabinieri, polizia e un'autoambulanza del 118. I sanitari purtroppo non hanno potuto far altro che constatare il decesso della vittima. Finora sono pochi gli elementi che trapelano dalle indagini coordinate dal procuratore del Tribunale di Nuoro, Daniele Rosa, e condotte dalla polizia. Con tutta probabilità il killer di Marotto era solo e conosceva molto bene le sue abitudini.

Ha aspettato la vittima in un vicolo adiacente alla chiesa parrocchiale e quando l'ha visto arrivare l'ha raggiunta e gli ha sparato alle spalle poco prima che entrasse nell'edicola. Successivamente sarebbe scappata a piedi riuscendo a far perdere le proprie tracce. In ogni caso è giallo sul movente.

Marotto era una persona amata e stimata da tutta la comunità e in molti sostengono che non avesse nemici. Sul suo conto grava una condanna per tentato omicidio che risale agli anni Sessanta. Un tentato omicidio per il quale il poeta si è sempre detto innocente ma per il quale ha dovuto conoscere la galere e il confino, revocatogli in seguito con l'amnistia. Nato a Orgosolo nel 1925, Marotto ha speso fra le fila della Cgil e del Partito Comunista la sua vita, che ha finito spesso con l'intrecciarsi con le vicende che hanno segnato la storia del centro barbaricino negli ultimi cinquanta anni. Moderno cantastorie, Marotto per tutta la vita ha cantato i suoi ideali di emancipazione e di libertà nelle piazze della Sardegna e del mondo.

La sua poesia racconta della sua gente e della sua terra. Il poeta ha anche dedicato un canto alla Brigata Sassari al ritorno dalla Grande Guerra: con «Sa Brigada Sassaresa» ha narrato la presa di coscienza dei Sassarini, al ritorno dalla I guerra mondiale e prima dell'avvento del fascismo. Marotto è stato dirigente a livello locale della Cgil e del Partito Comunista.

Una volta andato in pensione non ha smesso di collaborare quotidianamente con la sede di Orgosolo del sindacato pensionati. Fra le sue opere più importanti 'Su pianeta 'e Supramontè (1996), 'Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussù, (1983), 'Cantones Politicas Sardas', (1978). La sua ultima apparizione pubblica risale allo scorso aprile quando ha partecipato a una serie di convegni sulla figura di Antonio Gramsci e ha stupito il pubblico intonando un canto sull'intellettuale comunista.

L'uccisione di Marotto getta Orgosolo ancora una volta nell'oscurità e riporta i suoi cittadini alla vigila di Natale del 1998 quando qualcuno uccise il sacerdote professore don Graziano Muntoni, tuttora un delitto irrisolto. Chi ha conosciuto il sindacalista poeta lo ricorda come una persona speciale, impegnata tanto nell'attivismo sociale e politico quanto nella poesia. Il segretario regionale della Cgil, Giampaolo Diana, ricorda «un uomo straordinario, sia per la passione politica, che era quella di un ventenne, che per il suo profilo da poeta». «Peppino - sottolinea Diana - era un uomo in cui ritrovare i valori che hanno contribuito a creare diverse generazioni di sindacalisti in Sardegna. Gli si leggeva in faccia il bisogno di giustizia sociale, la sua ragione di vita». «Marotto - prosegue il segretario regionale della Cgil - si è impegnato soprattutto per trasformare l'economia del suo territorio, tentando di dare più dignità ad un mondo abbastanza difficile».

Ragionando sul movente che possa avere armato la mano del killer di Marotto Diana dice: «La sua uccisione ci lascia attoniti. Era un uomo amato e stimato da tutti. È difficile, impossibile, voler male a un poeta, a un uomo che fa della poesia una ragione di vita. A chi sapeva dare con le sue parole un senso alle cose genuine della vita». Il sindaco di Orgosolo, Francesco Meloni, sottolinea che «tutto il paese è fortemente sconvolto dall'uccisione di Peppino Marotto». «Lavorava e ha sempre lavorato per il bene della comunità e per questo l'evento ci sconvolge doppiamente», continua. «Era un signore - sottolinea il primo cittadino - fortemente impegnato nelle battaglie politiche e sociali per il riscatto del nostro territorio. Con il suo lavoro aiutava i più deboli, a cominciare dai pensionati. E ai giovani amava spesso ricordare che quando occorre cambiare le cose occorre avere il coraggio di farlo».

Nemmeno Meloni riesce a darsi una spiegazione per quanto accaduto. «Non riesco a darmi nessun tipo di spiegazione - afferma il sindaco - Marotto era largamente stimato in paese e fuori. Non riusciamo a capire quale possa essere il motivo, ammesso esista, che ha spinto qualcuno ad ucciderlo». Per il predecessore di Meloni, il professore Pasquale Mereu, l'assassino di Peppino Marotto rappresenta una sfida all'intera comunità. «In questi giorni a Orgosolo - spiega l'ex sindaco - si svolgono alcuni appuntamenti importanti per le festività natalizie e per il capodanno, eventi che coinvolgono e che sono amati da tutti».

A Orgosolo le celebrazioni per la fine dell'anno sono molto sentite. La tradizione vuole che i ragazzini vadano in giro per il paese per raccogliere i pani dalle case e che i cori 'a tenorè si rechino invece nelle case delle coppie che si sono sposate nel corso dell'anno per cantare una serenata. «A due giorni dalla ricorrenza chi ha ucciso - commenta professor Mereu - sembra voler dire, noi ce ne freghiamo di quelli che sono i momenti importanti della comunità. Quella di oggi non è una giornata casuale. Per questo rimaniamo doppiamente allibiti». Anche per l'ex sindaco è difficile che la vittima avesse qualche nemico. «Era una persona affabile - dice - benvoluta. È improbabile che avesse malumori con qualcuno. In paese si sarebbe saputo. Fra l'altro lui non si nascondeva, non prendeva precauzioni».

«La Sardegna è una terra che vive perennemente al confine tra modernità e arcaismo - ha detto Flavio Soriga, giovane scrittore cagliaritano - È una terra ultramoderna, ma anche un luogo dove succedono cose incredibili, in cui è possibile che un poeta, un sindacalista di 82 anni come Peppino Marotto, venga ucciso da qualcuno che gli spara alle spalle». Secondo Soriga l'omicidio di Marotto «è più che altro l'ennesima irruzione dell'arcaismo nella nostra incompleta modernità».

CCG/AWS Staff - 2007/12/29 - 23:07



Dal Sito del Partito dei Comunisti Italiani, Federazione di Sassari, sull'assassinio di Peppino Marotto
30 dicembre 2007

Onore al compagno Peppino Marotto

Il sogno di cambiare la Barbagia con la cultura si è infranto. Peppino Marotto aveva 82 anni ed era considerato una sorta di "voce della rivoluzione culturale". È stato ucciso con sei colpi di pistola sulla porta dell´edicola di Corso Garibaldi, nella sua Orgosolo, prima che comprasse il suo solito pacco di giornali. Marotto in Sardegna era considerato una sorta di "istituzione" per il suo impegno politico, sindacale e culturale. Attività al servizio degli altri che continuava nonostante la pensione e la sua età avanzata. Come ogni mattina stava entrando nell´edicola di Orgosolo, il paese finito alla ribalta per gli episodi di cronaca nera e per i suoi murales che rivendicavano la voglia di riscatto.

Avrebbe dovuto ritirare i quotidiani prima di continuare il suo lavoro alla Spi Cgil e del patronato Inca Cgil, dove era responsabile dello sportello pensionati. Marotto è stato trovato riverso, ormai privo di vita, sulla strada davanti alla chiesa parrocchiale di Orgosolo. Il killer, pare passato inosservato nonostante l'omicidio sia avvenuto in pieno giorno e al centro del paese, è fuggito a piedi facendo perdere le tracce nei vicoli. Sul posto sono intervenuti gli uomini del commissariato di polizia di Nuoro e le ambulanze del 118, ma non c´era più nulla da fare.

Finora sono pochi gli elementi che trapelano dalle indagini coordinate dal procuratore del Tribunale di Nuoro, Daniele Rosa, e condotte dalla polizia. Con tutta probabilità il killer di Marotto era solo e conosceva molto bene le sue abitudini. Gli inquirenti, che al momento mantengono il più stretto riserbo, hanno deciso di indagare a 360 gradi ma il lavoro non appare semplice. Si cerca di trovare alcuni elementi che possano ricondurre alla ricostruzione della dinamica dell´omicidio. Non si esclude il suo arresto lontano nel 1960 con l´accusa di tentato omicidio. Fatto da sempre negato dallo stesso Marotto, che uscì poi dal carcere per un´amnistia. Un´ipotesi che non è stata scartata è quella dell´omicidio per futili motivi.

«Escludiamo nel modo più assoluto che quanto è successo sia legato alla sua attività politico sindacale – dice Giampaolo Diana, segretario generale della Cgil che ancora non riesce a credere alla notizia dell´assassinio del vecchio militante della Cgil – Peppino era ormai un punto di riferimento nel mondo culturale, e dava il suo contributo al sindacato dei pensionati di Orgosolo e poi faceva parte del consiglio direttivo provinciale di Nuoro».

Peppino Marotto aveva iniziato sin da giovane a impegnarsi in politica, nel Partito Comunista e nel sindacato con la Cgil. Convinto che con la cultura si potessero «cambiare le cose» aveva sostenuto, sin dagli anni 70 i gruppi di muralisti di Orgosolo. I giovani pittori di strada che hanno colorato le vie del piccolo centro della Barbagia, anticipando anche i tempi sui temi importanti come la «prevenzione piuttosto che la repressione», divorzio, aborto, pastorizia e cultura. E negli anni che seguirono il suo impegno non è certo mancato alle altre "lotte". Dalla rivolta dei pastori di Pratobello, alle proteste per il lavoro degli operai di Ottana, continuando con i minatori del Sulcis. Si batteva, come ricordano i dirigenti sindacali, «per cambiare la Barbagia e il suo paese» perché, sosteneva «la Barbagia ha anche un´altra faccia».

Una lotta che non si è fermata alla sola attività sindacale, ma si è estesa anche a quella culturale e musicale cui Marotto ha dedicato soprattutto gli ultimi trent´anni della sua vita. Non è certo un caso che Marotto la sua voglia di riscatto e di rivoluzione l´abbia raccontata con le numerose canzoni in sardo. Poesie che hanno fatto letteralmente "il giro del mondo", soprattutto seguendo il filone della musica tradizionale e culturale e dove la voglia di riscatto dei pastori si unisce alla lotta di Antonio Gramsci, all´idea di rivoluzione che passa per la cultura e il riscatto dei popoli.

Il popolo sardo «fatto di gente che studia e lavora», che rispetta le regole. Una Sardegna diversa da quella dei luoghi comuni fatti di banditi e sequestratori (soprattutto negli anni ´70 e ´80) o di pastori, ma una Sardegna fatta «di cultura, di intellettuali e di gente che lavora duramente». Tanto in fabbrica quanto in miniera. Eppoi, alla fine, l´impegno anche contro la guerra: il poeta ha anche dedicato un canto alla Brigata Sassari al ritorno dalla Grande Guerra: con «Sa brigada sassaresa» ha narrato la presa di coscienza dei Sassarini, al ritorno dalla I guerra mondiale e prima dell'avvento del fascismo.

Una volta andato in pensione non ha smesso di collaborare quotidianamente con la sede di Orgosolo del sindacato pensionati. Fra le sue opere più importanti "Su pianeta 'e Supramonte" (1996), "Testimonianze poetiche in onore di Emilio Lussu", (1983), "Cantones Politicas Sardas", (1978). La sua ultima apparizione pubblica risale allo scorso aprile quando ha partecipato a una serie di convegni sulla figura di Gramsci e ha stupito il pubblico intonando un canto sull'intellettuale comunista. Erano i sogni di quello che continuava a definirsi un comunista. Sogni distrutti, dopo 82 anni di battaglie in prima fila, da sei colpi di pistola.

Riccardo Venturi - 2007/12/30 - 01:02




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