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Asbestosis

Kev Carmody
Language: English


Kev Carmody

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Freedom
(Kev Carmody)
Cannot Buy My Soul
(Kev Carmody)


[1993]
Album "Bloodlines"

L'asbestosi è una malattia polmonare cronica conseguente all'inalazione di fibre di amianto. Ne possono soffrire i minatori e i lavoratori a contatto con tale minerale, come qui da noi quelli della Eternit e della Fibronit di Casale Monferrato e di Broni, che fino al 1992 hanno continuato ad inalare amianto e poi morivano di asbestosi o di mesotelioma pleurico... Il processo penale contro gli allora vertici della Eternit, che fin dagli anni 60 sapevano della pericolosità dell'amianto per la salute umana, è ancora pendente davanti al tribunale di Torino...
That corporation built a reputation
By condemning a living generation
Without shame or compensation
To death by asphyxiation
Every time they breathe a breath

Corporate white death
Every breath
Corporate white death
Every breath
Corporate white death
Every breath
That white death comes with every breath

Our childrens', children live and breath
Our future is what they believe
If pain's the price of victory
They should know we paid the fee
They should know just why we bleed

Powdered white death, every breath
Powdered white death, every breath
Powdered white death, every breath
That white death come with every breath

Contributed by Alessandro - 2009/10/5 - 10:44


Le recenti sentenze di condanna dei dirigenti della Thyessenkrupp e dell'Eternit sono la dimostrazione dell'ipocrisia e dell'indifferenza del capitalismo verso la vita dei lavoratori e delle loro comunità.

Vi ricordate quando lo scorso anno ad un meeting di Confindustria fu accolto con un'ovazione Harald Espenhahn, l’ad del gruppo siderurgico tedesco appena condannato in primo grado a 16 anni e 6 mesi di reclusione (omicidio volontario e incendio doloso) per il rogo del dicembre 2007 che costò la vita a sette operai?

Beh, 16 anni se li sono beccati anche il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny per il disastro ambientale aggravato e per le migliaia di morti ed ammalati di mesotelioma tra gli ex dipendenti degli stabilimenti Eternit ed i loro familiari.
De Cartier non è che un suonato ottuagenario ma il poco più che sessantenne Schmidheiny è personaggio ben attivo e da sempre con le mani in pasta in mezzo mondo. Lui, che prudentemente in Italia non mette piede da anni e che tanto meno ha mai partecipato ad un'udienza del lungo processo che lo ha visto imputato e condannato, ha oggi il coraggio di scrivere sul proprio sito che la "sentenza è incomprensibile" e che le "accuse nei suoi confronti sono infondate" e che ci sarebbero state "serie violazioni delle procedure legali", pur ammettendo che egli fu a capo della società svizzera che controllava Eternit a partire dal 1976 (e la produzione di fibrocemento, come sappiamo, continuò in Italia fino al 1992).

Ma la cosa davvero agghiacciante che traspare dalle pagine personali di Schmidheiny non è tanto la sua insostenibile autodifesa ma l'ipocrisia...
Le sue parole chiave sono "dignità umana" (sic!), "sviluppo sostenibile", "libertà", "democrazia", "responsabilità sociale" (sic!) ed "eco-efficienza"...
Nel 1997 Schmidheiny ha ricevuto il premio "Bravo" come "ambientalista dell'anno" (sic!)...
10 anni dopo, mentre già si istruiva il processo Eternit, a Schmidheiny è stato assegnato il premio PODER Green Forum e del Boston Consulting Group come "filantropo dell'anno" (sic!)...
Alcune delle varie costruzioni societarie e fondazioni promosse da Schmidheiny, come per esempio VIVA Trust, furono create formalmente per sostenere piccole e medie imprese in America Latina ma in realtà sono servite, a partire dai primi anni 80, a "comprare" decine di migliaia di ettari di foreste, per esempio nel sud del Cile... E fin qui, di per sè, nulla di male; solo ho messo "comprare" tra virgolette perchè in realtà gran parte di quelle terre furono strappate con la forza ai proprietari (molto spesso nativi mapuche), con l'intimidazione, la tortura e l'omicidio, e grazie all'appoggio e alla complicità (ed ai metodi) del regime di Pinochet...

Ecco la vera faccia di questo campione del capitalismo selvaggio e criminale!

Bartleby - 2012/2/18 - 12:38


Bartleby - 2012/2/18 - 13:21


"Schmidheiny never criticized Chile's Pinochet regime in public, but was quoted in a speech as saying, "A Third World country which opts for a liberal free-market economy must have a strong state."

"Schmidheiny non ha mai preso posizione sul regime di Pinochet in Cile [dove ha investito molti dei milioni di dollari liberati dopo la fine dell'era dell'amianto, ndr], almeno in pubblico, ma in un discorso disse: "Un paese del Terzo Mondo che sceglie un'economia liberista fondata sul libero mercato necessita di uno Stato forte."
Dall'articolo di Daniel M. Berman ed Adrian Knoepfli citato nel contributo precedente.

Bartleby - 2012/2/18 - 14:39


João Francisco Grabenweger, di origine austriaca, era un operaio che lavorò per quasi 40 anni negli stabilimenti Eternit di Osasco, in Brasile. E' i quei lunghi anni a contatto quotidiano con l'amianto che, inconsapevolmente, tenuto all'oscuro dall'azienda circa i rischi che correva, senza alcuna protezione dalla letale fibra, João Francisco si ammalò...

Nel dicembre 2003 Grabenweger scrisse a Schmidheiny una lettera in tedesco esprimendogli tutta la sua angoscia. Ne riportiamo i passaggi più toccanti:

“Ricorda il suo stage nella fabbrica di Osasco in Brasile negli anni ‘60? Passò in tutti i reparti di produzione, fece lo stesso lavoro degli operai. Io fui scelto per accompagnarLa perché parlavo tedesco. Sono di origine austriaca, mi chiamo João Francisco Grabenweger. Non so se ancora ricorda questo umile operaio al quale Lei raccontava della sua passione per le immersioni subacquee, soprattutto nel Mediterraneo. La accompagnai personalmente, anche per una visita all’Istituto Butanta, famoso nel mondo per il serpentario e per la produzione di siero antiveleno.

La mia vita di operaio Eternit ad Osasco è cominciata nel 1951 ed è terminata nel 1989 (è durata quasi 38 anni) Devo essere l’unico sopravvissuto di quel periodo, malgrado mi trovi oggi con una progressiva e irreversibile asbestosi, indurimento pleurico bilaterale diffuso e placche diafragmatiche bilaterali. Faccio parte di un gruppo di ex dipendenti Eternit, circa 1200 vittime dell’amianto ancora in vita, uniti oggi nella Associazione degli Esposti all’amianto (ABREA), diretta dall’ingegnere Fernanda Giannasi, che con molto coraggio e impegno lotta a livello nazionale e internazionale perché l’amianto sia bandito e perché alle vittime sia riconosciuto il diritto all’indennizzo.

Mi permetta di farLe una domanda: Lei ha già visto i servizi sulle vittime dei campi di concentramento della Germania nazista? I sopravvissuti ricevono consistenti indennizzi e vengono riconosciuti loro tutti i diritti del mondo. E noi, ex dipendenti dell’Eternit di Osasco, che abbiamo lavorato completamente ignari in un campo di concentramento dell’amianto, aiutando con molta dedizione e orgoglio a costruire l’impero di fibrocemento della Famiglia Schmidheiny, cosa abbiamo avuto dalla nostra “Mamma” Eternit? Una bomba a effetto ritardato piazzata nei polmoni.

Le allego una foto dei sopravvissuti di Osasco, chissà che non si commuova nel vedere le carcasse umane alle quali sono ridotti oggi gli antichi dipendenti dei tempi d’oro della Eternit.

Forse Lei non lo sa, ma noi, vittime di Osasco ancora vive, siamo la garanzia di impiego per quelli che difendono contro i suoi ex-dipendenti l’attuale ETERNIT, umiliandoci quotidianamente con offerte di indennizzo irrisorie, veramente offensive per le nostre condizioni di salute e i nostri capelli bianchi.

Mi auguro di ricevere in breve una Sua risposta, perché ho sempre avuto l’impressione che molto di quel che accadeva nelle fabbriche veniva passato sotto silenzio dalla Sua famiglia, e perché confido sull’impressione positiva che Lei mi ha trasmesso, di grande sensibilità e rispetto, ora corroborata anche dall’articolo di Alex Mansur della Rivista Epoca. E’ per questo che mi rivolgo a Lei, in nome delle vittime di Osasco, perché promuova la tanto agognata giustizia per quelli che hanno dato la vita per Lei, per la Sua famiglia e per la Sua impresa.”


João Francisco Grabenweger è morto il 16 gennaio 2008, aspettando fino all’ultimo giorno la risposta di Schmidheiny, che non è mai arrivata. La Eternit gli aveva offerto 27 mila dollari perché desistesse dall’azione giudiziaria...

(dall'articolo a firma di Fernanda Giannasi citato sopra)

Bartleby - 2012/2/18 - 15:19




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