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The Minstrel Boy

Thomas Moore
Language: English


Thomas Moore

List of versions


Related Songs

Didn’t My Lord Deliver Daniel?
(Paul Robeson)
Oh! Breathe Not His Name
(Thomas Moore)


[1798]
Sull'aria della ballata tradizionale irlandese "The Moreen", risalente al XVI secolo.

Celebri le interpretazioni del tenore John McCormack e del basso Paul Robeson. Bella anche la versione del compianto Joe Strummer con i suoi Mescaleros, dall'album "Global a Go-Go".

The Sword and the Harp by Gold-Seven

The Minstrel Boy is an Irish patriotic song written by Thomas Moore (1779-1852) who set it to the melody of The Moreen, an old Irish air. It is widely believed that Moore composed the song in remembrance of a number of his friends, whom he met while studying at Trinity College, Dublin and who had participated in (and were killed during) the Irish Rebellion of 1798.
However, the song gained widespread popularity and became a favourite of many Irishmen who fought during the United States Civil War and gained even more popularity after World War I.
The minstrel boy to the war is gone,
In the ranks of death you'll find him;
His father's sword he hath girded on,
And his wild harp slung behind him;
"Land of Song!" cried the warrior bard,
"Tho' all the world betrays thee,
One sword, at least, thy rights shall guard,
One faithful harp shall praise thee!"

The Minstrel fell! But the foeman's chain
Could not bring that proud soul under;
The harp he lov'd ne'er spoke again,
For he tore its chords asunder;
And said "No chains shall sully thee,
Thou soul of love and brav'ry!
Thy songs were made for the pure and free
They shall never sound in slavery!

Contributed by Alessandro - 2009/9/23 - 11:09




Language: English

The third verse, written by an unknown author during the American Civil War (1861–1865)
The Minstrel Boy will return we pray
When we hear the news we all will cheer it,
The minstrel boy will return one day,
Torn perhaps in body, not in spirit.
Then may he play on his harp in peace,
In a world such as God intended,
For all the bitterness of man must cease,
And ev'ry battle must be ended.

Contributed by Alessandro - 2009/9/23 - 11:11




Language: English

Al Baker's version

[2009]
Album: Demo 2009
THE MINSTREL BOY

The minstrel boy to the war is gone,
with a righteous fire inside him
A singer born, now a soldier grown,
with his wild harp slung behind him
Though eyes as brown as his turn red,
and beauty falls around him
Our nation's sacred flag, 'tis said,
will be sigh enough to rouse him

That boy, this day on his sick bed lay,
'twas his nightmares dragged him under
The harp he loved ne'er spoke again,
For he tore it's chords asunder
And said "No chain shall sully thee,
Thou soul of love and bravery
Thy songs were made for the pure and free,
they shall never sound in slavery

For years he fought, but ne'er once played
a refrain of faith or freedom
And grew to loathe that master's name
which denied him love and reason
Though songs may pierce more hearts
than steel, 'twould in his mind be treason
His silent rage at deaths in vain
could fain destroy all nations

And said no chain shall sully thee,
thou soul of love and bravery
Thy songs were made for the pure and free
they shall never sound in slavery
Thy songs were made for the pure and free
They shall never sound in slavery..

Contributed by giorgio - 2010/8/16 - 09:38


E’ opinione diffusa che Moore abbia composto la canzone in ricordo di alcuni amici di gioventù, che hanno partecipato alla ribellione irlandese del 1798: la canzone è diventata popolare tra gli irlandesi che hanno combattuto durante la guerra civile americana e sempre in America è diventata una specie di inno nei dipartimenti pubblici civili che hanno visto storicamente una grande componente di irlandesi-americani nei loro ranghi, come la polizia e i vigili del fuoco di New York, Boston e Chicago e di altre principali aree metropolitane degli Stati Uniti. La melodia è spesso suonata ai funerali dei soci e/ o funzionari di organizzazioni che sono morti o sono stati uccisi in servizio, in genere con le cornamuse. E ovviamente il brano è tra i preferiti dei soldati irlandesi!

Una canzone popolare e conosciuta internazionalmente, tra le più registrate, il primo fu il tenore irlandese John McCormack che la incise agli inizi della sua carriera (e venne perciò soprannominato the Irish Ministrel); al suo successo hanno contribuito inoltre numerosi films e programmi televisivi (Star Trek, The Man Who Would Be King, The Young Indiana Jones Chronicles e Profiles in Courage) tra i quali il più recente film “Black Hawk Down“.

La canzone afferma che l’anima di un popolo non potrà mai essere incatenata: il giovane combatte per il suo paese (all’epoca con la spada) fino alla morte e così tutto il popolo (ovvero le tante persone con sentimenti patriottici) faranno, perchè il nemico non dovrà mai toccare la patria degli altri.
Siamo in pieno Romanticismo e l’ideale romantico esalta il concetto di nazione (e quindi di popolo e patria), è in nome di questo ideale romantico che i popoli oppressi o dominati dalle potenze straniere (tra i quali gli italiani, tanto per citarne uno) combattono per la loro libertà e indipendenza. Il nemico ti conquista se è più numeroso o armato meglio, ma non potrà mai portarti via la tua anima o spirito come si voglia chiamare ossia le tue usanze e tradizioni, la lingua, la cultura e la tua musica…
Eppure il testo si presta a più letture e si adatta alle opinioni tra il moderato e l’estremo.
L’EROE ROMANTICO
Thomas Moore aveva in mente un tipo preciso di patriota idealista quello che guidava le ribellioni irlandesi con il suo ardore giovanile, la sua dedizione alla causa, la sua pervicace convinzione nell’ideale, di certo un po’ ingenuo e poco esperto, e così imbottito di una concezione eroica dell’uomo che finiva più spesso ucciso o catturato, ma era pieno di passione e di sentimento. Così Moore descrive i giovani ribelli di allora, poeti, studiosi e sognatori, privi di senso pratico e non addestrati alle strategie della guerra, eppure che affrontano il nemico e il loro tragico destino con coraggio, fierezza e dignità. (vedasi ad esempio il prototipo del gentleman irlandese Robert Emmet)
Terre celtiche

Cattia Salto - 2018/3/26 - 16:42




Language: Italian

Traduzione italiano Cattia Salto

A volte il testo è super-concentrato:

The minstrel boy to the war is gone,
In the ranks of death ye may find him;
His father’s sword he hath girded on,
With his wild harp slung along behind him.

Land of Song, the lays of the warrior bard,
May some day sound for thee,
But his harp belongs to the brave and free
And shall never sound in slavery!”
IL GIOVANE BARDO

Il giovane bardo è andato in guerra,
nei ranghi della morte (1) lo troverete,
si è cinto con la spada del padre (2)
e si è appeso alla spalla la rustica arpa (3)
“Terra melodiosa! (4)” disse il bardo guerriero (5)
“Anche se tutto il mondo ti tradisce (6)
almeno una spada i tuoi diritti difenderà
e un’arpa fedele ti loderà! ”

Il Menestrello è caduto, ma le catene degli oppositori,
non possono sottomettere questo spirito fiero:
l’arpa che amava non canterà mai più,
lui le corde a pezzi strappò
E disse: “Nessuna catena dovrà macchiarti,
tu anima dell’amore e del coraggio!
Le tue canzoni sono fatte per la purezza e la libertà (7)
e non suonerai più in schiavitù
1) le prime file all’assalto sono quelle destinate più facilmente alla morte
2) nella traduzione mi sovviene l’italico inno di Mameli “dell’elmo di Scipio s’è cinta la testa”
3) ovvero l’arpa bardica un po’ tozza e piccola: già nel XI° sec. si attribuisce ai Celti la realizzazione di due tipi di arpa, una più piccola con una decina di corde che si portava a spalla o era fissata alla cintura e una più grande (in gaelico clàirseach) con una trentina di corde: la cassa armonica si otteneva, diversamente da oggi, scavando un singolo blocco di legno (più diffusamente di salice), le arpe celtiche cosiddette “a testa bassa” erano così lavorazioni di scultura e d’intarsio, strumenti raffinati e preziosi consoni alla nobiltà. In questo senso la “wild harp” è da intendersi nella versione più “rustica” come arpa a 10 corde
4) letteralmente terra della canzone, ovvero l’Irlanda, ma per estensione ogni patria tradita, ovvero vilipesa e calpestata. L’ironia della storia è che anche gli inglesi cantavano la canzone nei loro bei salotti frequentati da personaggi romantici alla Lord Byron ignari che le “foeman’s chains” citate da Thomas Moore erano proprio le loro (dovevano essere però piuttosto duri di comprendonio per non capirlo)!!
5) nei tempi antichi i guerrieri erano anche bardi cioè poeti, o le loro gesta eroiche e la loro morte era cantata dai bardi che avrebbero tramandato nei secoli la loro memoria, così la loro breve (vissuta in sprezzo al pericolo) vita non sarebbe stata vissuta invano.
6) Per estensione oggi si legge: due sono le cose che restano alla patria tradita, le armi e un fedele esercito. Si esprime il concetto che per liberarsi dall’oppressore (inglese) gli irlandesi devono conquistare la libertà con il loro valore e il loro sacrificio, senza illudersi che un popolo straniero (Francia e Spagna) possa regalare loro la libertà; ma anche che viltà e corruzione dominano nel presente così come la slealtà e l’ipocrisia dei traditori e dei conformisti; nelle intenzioni di Moore la frase significava: è giunta l’ora per i giovani idealisti di agire in prima persona con devozione disinteressata e sacrificio.
7) si esprime qui un concetto caratteristico del romanticismo: la libertà individuale non è solo politica ma più estesamente intesa come libertà morale dalle passioni, dai vizi e dai compromessi, si badi bene non dal sentimento che sentimento e ragione nell’idealismo romantico sono parimenti importanti.
8) Un punto di vista a mio avviso un po’ estremo e al limite del fanatismo, sono infatti le canzoni a liberare gli uomini dalle catene anche se cantate in schiavitù, la musica non è solo per i cori angelici e le beate schiere del paradiso ma anche per le miserie e i tormenti sulla terra. Diverso è invece se il poeta avesse voluto intendere che l’arpa ossia la musica non si piegherà mai alle lodi e alle piaggerie verso il tiranno, così il giovane soldato ha preferito distruggere l’arpa piuttosto che farla cadere nelle mani del nemico! Ma questa lettura è solo superficiale perchè l’arpa è il simbolo dell’Irlanda e quindi sotto possiamo leggervi un messaggio ancora più estremo. A mio avviso bisogna stare attenti a non confondere il patriottismo con il fanatismo

Contributed by Cattia Salto - 2018/3/26 - 16:53


Jack Lukeman noto anche come Jack L il cantautore di Kildare che ha realizzato un video-reportage sulla rivolta di Pasqua 1916 (vedi) - strofe da I a IV,  una versione più epica che marziale che tocca le corde del sentimento

Cattia Salto - 2018/3/26 - 16:55


rosella magnifico. un lampo di storia e di patroottismo ma anche di poesia.

2018/5/22 - 15:06




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