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Fuoco e mitragliatrici e Valzer dei disertori

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Language: Italian


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[1915-1916]
Musica: Ernesto De Curtis, per la canzone "Sona, Chitarra"

I fanti della Brigata Sassari alla Trincea dei Razzi. Bosco Cappuccio, dicembre 1915.
I fanti della Brigata Sassari alla Trincea dei Razzi. Bosco Cappuccio, dicembre 1915.


Canto di protesta risalente al primo conflitto mondiale, raccolto da Roberto Leydi ad Alfonsine, in provincia di Ravenna.
Canto di protesta contro le terribili condizioni della guerra in cui, per conquistare pochi metri di terra, si devono perdere tanti compagni.
Fu scritto probabilmente tra il 16/12/1915 (episodio della "Trincea dei raggi" o "dei razzi", che gli eroici fanti della Brigata Sassari riuscirono a conquistare con un assalto alla baionetta), ed il 29/3/1916 (quinta battaglia dell'Isonzo).

Questa canzone, dalla melodia assai suggestiva, tuttora è suonata a valzer nelle Quattro Province (Piacenza, Genova, Alessandria e Pavia) con strumenti tradizionali come piffero (oboe popolare ad ancia doppia) fisarmonica cromatica e cornamusa.


Canto della Grande Guerra composto sull’aria della canzonetta napoletana “Sona chitarra” di Libero Bovio con musica di Ernesto De Curtis, del 1913.

Le località menzionate nelle varie versioni del canto ne fanno risalire la composizione tra la fine del 1915 e l'inizio del 1916. Alle pendici di Monte San Michele era allora situato un trincerone italiano, che verso valle andava al bosco Cappuccio (qui chiamato "monte Cappuccio"), e verso monte al bosco Lancia ed alle trincee delle Frasche e dei Razzi. La conquista di quest'ultima (qui citata come "Trincea dei Raggi"), il 16 dicembre 1915, costò alla brigata Sassari la morte dei due terzi dei suoi soldati.
Canti come questo, da cui traspare - con inattesa sincerità - un sentimento doloroso verso l’obbligo del servizio militare e verso la guerra, non sono molto frequenti nel repertorio dei soldati, dato che la retorica celebrativa dei canti militari impone e diffonde ben altri testi.]

Dal sito della corale L'albero del Canto


Il Monte San Michele è citato da Giuseppe Ungaretti in Sono una creatura.

Interpretata da Nuovo Canzoniere Italiano, Nuovo canzoniere Bresciano, Stefano "Cisco" Bellotti, Alessio Lega, Davide Giromini, Marco Rovelli, Canzoniere delle Lame, Barabàn, Gabriella Gabrielli ('Zuf de Žur)


cirag


Ci ragiono e canto è uno spettacolo di canti popolari diretto da Dario Fo e messo in scena dal collettivo teatrale Nuova Scena prima nel 1966 e in una seconda edizione nel 1969. Nei primi anni '70 il Collettivo mette in minoranza Dario Fo e Franca Rame che ne escono e fondano La Comune. Lo spettacolo vede quindi una terza edizione con la sostituzione al suo interno degli artisti rimasti in Nuova Scena. Questa terza edizione sarà quella registrata anche per RAITRE.

Il lavoro nasce in seno all’Istituto Ernesto De Martino, grazie alle ricerche di Cesare Bermani e Franco Coggiola. Fu rappresentato per la prima volta il 16 aprile del 1966 al Teatro Carignano di Torino. Lo spettacolo era concepito come raccolta di canti popolari legati al lavoro e tutti i partecipanti erano intesi come "portatori" di culture. Nella seconda edizione si introducono canti nuovi legati alla attualità, in particolare quelli eseguiti da Antonio Infantino ed Enzo Del Re che su suggerimento dello stesso Dario Fo compongono "Povera gente" ed "Avola", la prima sulla nuova emigrazione dal Sud verso il Nord Italia e verso il Nord Europa e la Svizzera, la seconda sulla strage di braccianti avvenuta nel 1968 durante una manifestazione sindacale nel piccolo paese del siracusano. Nella terza edizioni queste canzoni saranno eseguite da Pino Masi, Ciccio Busacca e altri.

Tra gli interpreti Giovanna Marini, [Giovanna Daffini, Caterina Bueno, Rosa Balistreri, Piero Nissim, il Gruppo Padano di Piadena, il Coro del Galletto di Gallura, Maria Teresa Bulciolu, Ivan Della Mea, Enzo Del Re, Ciccio Busacca. Lo spettacolo mirava a rappresentare, attraverso canti popolari di tutte le regioni italiane, la condizione del mondo popolare e proletario in Italia.

A "Ci ragiono e canto n. 3" (1973) parteciparono invece Ciccio Busacca, Piero Sciotto, Chicca De Negri e Policarpo Lanzi - (it:wikipedia)

Vol. 1: Le dodici parole della verità - Sun cuntent de vess al mund - Tibi (Da cannu semmu nati illi campagni) - Nana bobò - Ninna nanna a sette e venti - A lavorar gh'andèm prima matina - Curaggiu, bibinnaduri - S'la tera cultivada - So stato a lavorà a Montesicuro - O Signur di puveritt - El vilano e el faraone - Guarda chi vita chi fa lu zappaturi - Tarè, nun ti ni jenne - Cassisia agghia vintu - Iu partu e su custrittu di partiri - Lu suldate che va a la guerre - Fuoco e mitragliatrici e Valzer dei disertori - Avvidecci la me fata - Ero povero ma disertore - Matri ch'aviti figghi a l'abbatìa - O cancellier che tieni la penna in mano - La mia cella - Da piccola bambina aveo imparato - Figghiu sciatu meu! - Mare maje - Oh veni sonnu di la muntanella - Poca terra

Vol. 2:
Eravamo in quindici – Ascoltate o popolo ignoranteBandiera rossa del partigiano - La tradotta che parte da Novara - Abballati abballati - Ballo tondo – E mi sont chi in filandaQuando sento il primo fischio - A la matin bonora - Per Santa Caterina dei pastai - Da noi c'è tanto fumo - Eppure da un poco di tempoBattan l'otto - Chi vene a laurà – Se otto oreSun cuntent de vess al mundHo visto un re - Mama mia vurìa vurìa - Mamma mamma mi sento un gran male - La bella la va al fosso - E picchia picchia alla porticella - Non è amore – Vieni fuori compagnoAvola - Forza compagni

Vol. 2, atto secondo: Capissi pu nagott –Vieni fuori compagnoAvolaIllu Vietnam nostri compagni - Padrone Olivetti - Ho comprato un frigorifero - Sono sbarcate le navi - Peregrinazioni lagunari - Sagghiata - Dop'ott'oreSignor padrone non si arrabbi (Il merdometro)Povera gente - Audite bona zente - Gloria Laus et honor - Ecco il ridente maggio - Ballo ondo – È fatalità - Aemmu-fatigatu - Al jorn del- Giudici – 600 preti operaiUguaglianza - Cristo sara` dalla parte nostra – Non aspettar San Giorgio

Vol. 3: Su patriottu Sardu a sos feudatarios [Procurad' e moderare]Calma calma!Ogni giorno all'alba - E mi me ne su andao – Sagghiata – Saluteremo il signor padroneSignor padrone non si arrabbi (Il merdometro)Povera gente - Audite bona zente - Stabat Mater – Mi s’eri ammo’ giuvina – Figghiu sciatu meo – Gloria laus et honor - Ecco il ridente maggio - Ballo tondo – È fatalità - Aemmu-fatigatu - Al jorn del Giudici – Un servo sotto la croce - Non aspettar San Giorgio

Vol. 3 atto secondo: Un servo sotto la croce - (Tutto m’arrubau lu patruni miu) - (Eccoci giunti a questa abitazione) - (In strambotte rispetto a incastro so il migliori) - (Ora di tutto il mio Saverio so privato) - (Piantiamola di piangerci addosso) - Noi separati e loro tutti uniti - Attento, Colonnello! - (Sì sì la lotta ci vuole ma come) - La mafia, storia di Turiddu Carnevale (inizio) - La mafia, storia di Turiddu Carnevale (fine) - La G.A.P. - Noi separati e loro tutti uniti ripresa - (In una vecchia scuola) - (Basta! Non possiamo continuare con sta danza)

Non ne parliamo di questa guerra
che sarà lunga un'eternità;
per conquistare un palmo di terra
quanti fratelli son morti di già!

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea:
Savoia ! - si va.

Trincea di raggi, maledizioni,
quanti fratelli son morti lassù!
Finirà dunque 'sta flagellazione?
di questa guerra non se ne parli più.

O monte San Michele,
bagnato di sangue italiano!
Tentato più volte, ma invano
Gorizia pigliar.

Da monte Nero a monte Cappuccio
fino all'altura di Doberdò,
un reggimento più volte distrutto:
alfine indietro nessuno tornò.

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea:
Savoia ! - si va.



Language: Italian

La versione dei Barabàn



La versione, molto bella, eseguita daai Barabàn in "Canzoni Italiane. I canti della grande guerra" (Fratelli Fabbri Editore, 1994); a sua volta ripresa dall'incisione nell'album Naquane. Differisce da quella raccolta da Leydi a Alfonsine in alcuni punti, per la disposizione delle strofe (e per la mancanza di una); al termine della canzone i Baraban eseguono il valzer sulla melodia della canzone, tipico delle Quattro Province.

I Barabàn
I Barabàn

Si può scaricare da Italian Folk Music


fmi
FUOCO E MITRAGLIATRICI

Non ne parliamo di questa guerra
che sarà lunga un'eternità;
per conquistare un palmo di terra
quanti fratelli son morti di già!

Trincea dei razzi, maledizione,
quanti fratelli son morti lassù !
Finirà dunque 'sta flagellazione?
Di questa guerra non se ne parli più.

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea,
Savoia ! - si va.

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea,
Savoia ! - si va.

Da monte Nero a monte Cappuccio
fino all'altura di Doberdò,
un reggimento più volte distrutto:
alfine indietro nessuno tornò.

Non ne parliamo di questa guerra
che sarà lunga un’eternità,
per conquistare un palmo di terra
quanti fratelli son morti di già !

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea,
Savoia ! - si va.

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea,
Savoia ! - si va.

Contributed by Riccardo Venturi - 2006/1/13 - 17:47




Language: Spanish

Versión española por Riccardo Venturi
Versione spagnola di Riccardo Venturi
13 de enero de 2005 . 13 gennaio 2005

Molto spesso, quando sono fuori da solo e mi muovo (in automobile o a piedi) mi viene da cantarmi delle canzoni già in altre lingue. E' così che sono nate e nascono molte delle cose che faccio, con il ritmo già in testa. La lingua prescelta quasi...si sceglie da sola, a seconda di quella migliore per rendere il ritmo dei versi dell'originale. Per "Fuoco e mitragliatrici", che mi stavo cantando nella versione dei Barabàn, è stata lo spagnolo. E' naturalmente cantabile da chiunque lo desideri. [RV, 13-1-2005]
FUEGO Y AMETRALLADORAS

Que no me hablen de esta guerra
que durará como la eternidad,
por conquistar un pedazo de tierra,
¡cuántos hermanos murieron ya !

Y las trincheras, ¡ay qué maldad !,
¡cuántos hermanos murieron allá !
¿Acabará toda esta crueldad ?
Y de esta guerra no se hable más.

Fuego y ametralladoras,
se oye el cañón disparando,
por conquistar la trinchera
adelante que van.

Fuego y ametralladoras,
se oye el cañón disparando,
por conquistar la trinchera
adelante que van.

Del Monte Negro al Monte Capucho
hasta la altura del Doberdó
un regimiento a que le aniquilaron,
de las batallas ya nadie volvió.

Que no me hablen de esta guerra
que durará como la eternidad
por conquistar un pedazo de tierra,
¡cuántos hermanos murieron ya !

Fuego y ametralladoras,
se oye el cañón disparando,
por conquistar la trinchera
adelante que van.

Fuego y ametralladoras,
se oye el cañón disparando,
por conquistar la trinchera
adelante que van.

2006/1/13 - 18:14




Language: Hungarian

Magyar nyelvre fordította Riccardo Venturi
2009-01-11-én

Egy a I. világháború idejére visszanyúló tiltakozási dal, amit az olasz népzenetudós Roberto Leydi meggyűjtött Alfonsinében, a ravennai megyében.
A dal tiltakozik a háború szörnyű állapota ellen, amiben a katonáknak el kell veszteni olyan sok társat, hogy elfoglaljanak egy arasznyi földet.
A dalt írták valószínűleg 1915.12.16-a (támadás a “Rakéták Lövészárkára”, amit a hős Sassari gyalogezred elfoglalt egy szuronyrohammal) és 1916.3.29-e (Isonzo ötödik harca) között.

Ez a szép, keringődallamú dal még mostanaban játsszák a “Negy Megyében” (Piacenza, Génua, Alessandria és Pavia) hagyományos hangszerekkel, pl. az olasz dudával (kétnyelvű népoboa), a kromatikus harmonikával és a pásztorsíppal. A dallamot írta a híres nápolyi zeneszerző Ernesto De Curtis Libero Bovio daláért “Sona, Chitarra” (“Játssz, gitár”). [RV]
TŰZ ÉS GÉPPUSKÁK

Ne beszéljünk erről a háborúról,
ami szörnyű sokáig tart;
hogy elfoglaljon egy arasznyi földet
mennyi testvér már halt meg!

Tüzet, géppuskákat,
lövő ágyúkat hallunk;
a lövészárok támadasára
Savoia !* - induljunk.

Az átkos “Rakéták Lövészárkánál”
mennyi testvér ott fenn halt meg!
Mikor ez a borzalom vége?
E háborúról ne beszéljünk többé.

Ó olasz vérrel átázott
San Michele-hegy!
Mennyiszer, de mindhiába
Goricát elfoglalni kiséreltük meg.

Monte Neróról monte Cappuccióra
a doberdòi magaslatig,
egy ezredet többször semmisítettek meg,
semmi nem tért vissza, végül.

Tüzet, géppuskákat,
lövő ágyúkat hallunk;
a lövészárok támadasára
Savoia !* - induljunk.
* Savoia ! - az olasz rohamseregek harckiáltása a I. világháborúban.

2009/1/11 - 08:31




Language: Hungarian

La versione ungherese proveniente dal blog A Nagy Háború írásban és képben (La Grande Guerra in documenti e immagini)
Magyar fordítás a blogról A Nagy Háború írásban és képben

L'articolo di Natasa Gajdarova Két dal a Doberdóról (Due canzoni su Doberdò) contiene anche una traduzione ungherese di Fuoco e mitragliatrici, che qui si riporta. [RV]
TŰZ ÉS GÉPPUSKÁK

Ne beszéljünk erről a háborúról,
aminek sosem lesz vége;
egy arasznyi földért cserébe
mennyi testvér meghalt már!

Tűz! Géppuska- és,
ágyúszót hallunk;
a lövészárkok ellen
Savoia!* – induljunk!

Az átkozott világítórakéták árkánál
mennyi társunk ottmaradt!
Véget ér valaha ez a borzalom?
E háborúról többé ne beszéljünk.

Ó, olasz vérrel áztatott
San Michele-hegy!
Hányszor kíséreltük meg,
mindhiába, elfoglalni Goriziát.

A Monte Nerótól Monte Cappucción át
a doberdói magaslatig
seregünk többször megsemmisült,
a harcokból végül senki se tért vissza.

Tűz! Géppuska- és,
ágyúszót hallunk;
a lövészárkok ellen
Savoia! – induljunk!

Contributed by Riccardo Venturi - 2013/8/26 - 18:42




Language: Italian (Vicentino)

Lezione vicentina di FUOCO E MITRAGLIATRICI

(in AL ROMBO DEL CANNON, Neri Pozza, pag.612)
FUOCO E MITRAGLIATRICI

Non ne parliamo di questa guèra
che sarà lunga una eternità
per conquistare un palmo di tèra
oh quanto sangue si è sparso già

Bombe e mitragliatrici
impedivano la nostra avanzata
gli austriachi in trincea blindata
resistono ancor

Trincee di razi maledisioni
quanti fratelli morti lassù
finita questa fragelasione
di questa guèra non ne vòi più

Bombe e mitragliatrici
sento il cannone non tace
e noi voliamo la pace
e a casa tornar

2018/12/23 - 18:04




Language: Italian

Versione di Stefano Valla e Daniele Scurati: "Valzer dei disertori"





La prima parte della canzone riprende parole presenti anche in altri testi legati alla Grande Guerra. La presenza del termine "disertori" nella strofa finale potrebbe essere il risultato di un fraintendimento nella trasmissione del testo.
La seconda parte è un'aria sul ritmo di un valzer che si caratterizza per una struggente bellezza, la cui intensità è aumentata dalla perizia dei due esecutori. [Alberto Farina 4-4-2023]
I DISERTORI

Fuoco e mitragliatrice
senti il cannone che tuona
per conquistar la trincea
Savoia, si va!

Tuona cannone, tuona
tuona sugli altipiani
e noi da bravi italiani
dobbiamo avanzar.

Voi altri disertori
forse l’avrete capita
prima che guerra finita
dovrete morir.

Contributed by DonQuijote82 - 2012/7/9 - 15:05




Language: Italian

L'ho riscritta, dopo aver letto questa notizia:

Fine della nostra missione a Nassiriya: l'obiettivo
è stato raggiunto, alla faccia di tutti quei morti innocenti. Nel mezzo ci sono una montagna di soldi spesi per portare la "pace" in quei territori, i soldati morti nella strage di Nassiriya e tante menzogne vomitate dai media per nascondere le vere motivazioni della missione in Iraq.

Come volevasi dimostrare ... anche col servizio mandato in onda sempre da Rainews24 " In nome del petrolio - la verità scomoda (NASSIRIYA)"

"Zubair è uno dei maggiori giacimenti di petrolio al mondo". Non nasconde la soddisfazione l'ad Eni, Paolo Scaroni, in un'intervista al Financial Times: il cane a sei zampe si è aggiudicato la concessione per lo sviluppo del giacimento 'giant' Zubair, in Iraq.

Fiamma Lolli
FUOCO E MITRAGLIATRICI

Non ne parliamo di questa guerra
che sarà lunga un'eternità;
per conquistare un barile di greggio
quanti fratelli son morti di già!

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistar la trincea:
Petrolio! - si va.

Trincea di sabbia, maledizioni,
quanti fratelli son morti lassù!
Finirà dunque 'sta flagellazione?
di questa guerra non si parla più.

O sponde del fiume Eufrate,
bagnate di sangue italiano!
Tentato più volte, ma invano
i pozzi pigliar.

Dalle rovine di Ur e di Larsa
nella provincia di Dhi Qar,
un reggimento più volte distrutto:
alfine il pieno potremo far.

Fuoco e mitragliatrici,
si sente il cannone che spara;
per conquistare un barile di greggio:
Petrolio! - si va.

Contributed by Fiamma Lolli - 2009/10/16 - 10:41


... e sono pure morti invano, perchè pare che con l'autorizzazione all'aumento del tiraggio dai pozzi di Zubair (si passa da 200.000 a 1.125.000 milioni di barili al giorno!!!) l'ENI potrebbe anche decidere di lasciar perdere la partita di Nassiriya... Come si dice, "cornuti e mazziati" (e ammazzati)...

Eni, dopo Zubair rivalutare interesse su Nassiriya

Alessandro - 2009/10/16 - 11:03


Appalto senza scrupoli

di Annalena Di Giovanni

IRAQ - L'ENI si è aggiudicata una fetta del 40 per cento del gigante dei giacimenti del terzo Paese produttore di risorse energetiche. Un potenziale da un milione di barili al giorno. Ottenuto con tagli alla sicurezza sul lavoro.

«Saremo i primi e vogliamo il massimo», dichiarava da mesi Paolo Scaroni, direttore esecutivo della nostrana Eni. E il massimo l’hanno avuto: Zubair, gigante fra i giacimenti del Paese terzo al mondo per risorse energetiche. Un potenziale di un milione di barili al giorno, che l’Eni conta di portare a un milione e 250mila entro il 2017, e una clamorosa doppietta per le multinazionali che aspettano da anni di lanciarsi sui pozzi dell’Iraq: l’appalto di Zubair val bene qualche piccola concessione.

Che poi tanto piccola non è: prima c’è stato da scaricare la Sinopec, partner cinese del consorzio, che altro non aveva fatto se non acquisire un’altra compagnia petrolifera già firmataria di accordi col Kurdistan (che vorrebbe staccarsi dal resto del Paese) non passati dall’approvazione di Baghdad, e quindi considerati illegali. Poi sono venute le condizioni sui profitti: nessuna percentuale sul petrolio iracheno. I guadagni, per l’Eni, una volta sviluppato il giacimento, saranno di due dollari a barile.

La società ne aveva chiesti 4,80, ma niente da fare. Infine, il problema dei costi di estrazione: Baghdad li voleva ridotti del 50 per cento. Un’impresa impossibile, non fosse stato per il compromesso dell’ultimo minuto. La proposta dell’Eni è stata di tagliarli dai costi di messa in sicurezza. Una soluzione che si commenta da sola, proveniendo da un Paese che conta una media di 4 morti sul lavoro al giorno. È dalla sconfitta di Saddam che il balletto delle concessioni petrolifere si protrae di anno in anno, e che il ministero del Petrolio iracheno pone condizioni contrattuali di fatto inaccettabili per le multinazionali del petrolio: sfruttamenti di pochi anni, contratti di collaborazione piuttosto che di gestione dei siti, e guadagni minimi.

A Baghdad sanno di poter fare senza l’aiuto delle compagnie straniere. L’Iraq vanta guadagni sufficienti a rimettere in funzione i propri pozzi, personale qualificato, e soprattutto una legge petrolifera che, nonostante tutte le pressioni americane, con tanto di governi fatti e disfatti, continua a non permettere la privatizzazione. Senza contare l’opposizione, organizzata e pronta a tutto, dei lavoratori petrolchimici iracheni contro la svendita delle risorse. In pratica, l’appalto all’Eni non serve all’Iraq. Né a loro, né a nessuna compagnia esterna. Ma è difficile tenersi il petrolio finché il Paese è mantenuto sotto assedio dalle truppe Usa e, soprattutto, da migliaia e migliaia di mercenari che non risultano da nessuna parte, non rispondono a nessuno, ma di fatto hanno preso il posto dei marine nell’assicurarsi che il petrolio non rimanga nelle mani degli iracheni.

Colpo grosso, dunque, per l’Eni, che ha carpito l’appalto del gigante Zubair «grazie al suo alto profilo di professionalità ed efficienza», come segnala la segreteria del ministero del Petrolio. Che ha vinto la gara d’appalto tagliando le spese di messa in sicurezza. Che sarà fra i primi a privatizzare il petrolio iracheno, quello che per cinquant’anni è stato proprietà pubblica e che ha pagato le migliori università del mondo arabo, i migliori ospedali, e la formazione di alcuni dei migliori ingegneri petrolchimici sulla piazza, e che adesso pagherà le vacanze di qualche squalo che se ne giocherà le azioni in Borsa. Restare, per l’Eni, non sarà indolore.

Ci sarà da rubare il petrolio di un Paese (perché speculare sul loro petrolio, per gli iracheni, è rubare), e il più possibile, per giunta, prima che il contratto finisca...

E da mettere a tacere i lavoratori iracheni, tuttora in lotta contro la privatizzazione delle risorse, togliere lavoro ai locali con manodopera importata a prezzi più bassi...

e quando questo provocherà l’ira dei sindacati locali, probabilmente tutto finirà con l’esercito iracheno che apre il fuoco sui picchetti dei lavoratori per salvaguardare gli interessi della nostra compagnia nazionale senza che in Italia se ne venga a sapere molto...

Qualcuno, questo appalto, lo dovrà pur pagare


E a quanto pare non saremo né noi, né l’Eni.

Alessandro - 2009/10/16 - 11:10


Segnalo Non ne parliamo di questa guerra, recentissimo film di Fredo Valla che prende ilo titolo proprio da un verso di questa canzone e dedicato ai soldati italiani disertori, ammutinati, disobbedienti fucilati sommariamente nel corso della Grande Guerra.

Non ne parliamo di questa guerra

Bernart Bartleby - 2018/3/11 - 15:29


B.B. - 2018/3/11 - 15:32


4 novembre, trionfo di retorica militaresca, millanteresca, fanfarona e infame. Noi cantiamo contro ogni guerra, contro ogni nazionalismo. Per un mondo di pace e di lavoro.

Rocco Rosignoli

2019/11/4 - 22:12


Anche i F.lli Mancuso con Francesco Benozzo e Fabio Bonvicini l'hanno magistralmente interpretata nel 2016 all'interno del loro Requiem Laico.

Flavio Poltronieri - 2020/2/4 - 14:23


Io invece ho trovato questa versione rock dei Radiofiera con Giorgio Canali

Lorenzo - 2020/2/4 - 17:11


la versione dei Radiofiera è stupenda, come anche La tradotta, ponte de priula e Gorizia tu sei maledetta, tutte riarrangiate in chiave rock, davvero un bel lavoro

Marco - 2020/12/2 - 15:49


@ Alberto Farina

Sebbene in un primo momento fosse stato approvato, l'inserimento autonomo del "Valzer dei disertori" è stato poi cancellato, poiché era già presente in questa pagina già da parecchi anni. Abbiamo però fatto trasmigrare il video dell'esecuzione di Valla e Scurati nella relativa sezione (v. link) assieme al tuo commento. Anche per questo motivo, all'intestazione della pagina "Fuoco e mitragliatrici" è stato aggiunto il Valzer dei Disertori. Il valzer si trova anche in coda all'esecuzione dei Barabàn del canto completo raccolto da Roberto Leydi a Alfonsine (RA). Un'altra esecuzione di "Fuoco e mitragliatrici" assieme al Valzer dei Disertori è quella del gruppo Al Tei - Andrea Da Cortà:



E ancora qui, il Lampetròn Trio (Daniele Bicego, Matteo Burrone, Stefano Faravelli), ripresi il 19 novembre 2022 ad Armagh (Irlanda del Nord):



Grazie ancora per questo ed altri contributi.

CCG/AWS Staff - 2023/2/4 - 21:41




Language: Italian

Versione di Beppe Chierici e Daisy Lumini Il titolo riportato sulla copertina è "Fuoco e mitragliatrice".

Questa Seta Che Filiamo (1972)
seta

FUOCO E MITRAGLIATRICE

Non ne parliamo di questa guerra
Che sarà lunga un'eternità
Per conquistare un palmo di terra
Quanti compagni son morti di già!

Fuoco e mitragliatrice
Si sente il cannone che spara
Per conquistar la trincea:
"Savoia!", si va

Trincea di sangue e maledizione
Quanti compagni son morti lassù!
Finirà dunque 'sta flagellazione?
Di questa guerra non se ne parli più

Monte di San Michele
Bagnato di sangue italiano!
Tentato più volte, ma invano
L'altura pigliar

Da monte Nero a monte Cappuccio
Fino all'altura di Doberdò
Un reggimento più volte distrutto:
Alfine indietro nessuno tornò

Fuoco e mitragliatrice
Si sente il cannone che spara
Per conquistar la trincea:
"Savoia!", si va

Contributed by Alberto Scotti - 2024/1/17 - 04:05




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