O poveri soldati,
finita è la cuccagna
e su per la montagna
c'è e' quartieri.
Ci si sta volentieri
si beve l'acqua bona,
se furmina e se tuona
di qui si sente.
Si dorme malamente
sopra d'un tavolone,
il povero groppone
va in fracasso.
Per capezzale un sasso
messo ch'è sotto il capo,
e ce l'hanno portato
dall'Appennino.
Ci han proibito il vino,
sopra di questo monte
c'è solo un piccol fonte
d'acqua bona.
Non si vede persona
solo che d'un pastore
che con grande furore
bada agli armenti.
Si sente spesso i venti
combatter tra di loro,
e quello gli è il ristoro
dei soldati.
Poveri tribolati,
non sanno come fare
perché non hanno pane
da mangiare.
Vada ogni cosa in fumo,
capanne e capannini,
Modena e i suoi confini
non mi preme.
Con Cutigliano assieme
e tutto l'Abetone,
e su tutto il Cimone
di Fanano.
Viva il nostro sovrano,
sergenti e capitani
e tutti gli officiali
delle bande.
Ferdinandone grande
con la sua faccia oliva,
evviva Ferdinandone
evviva evviva!
finita è la cuccagna
e su per la montagna
c'è e' quartieri.
Ci si sta volentieri
si beve l'acqua bona,
se furmina e se tuona
di qui si sente.
Si dorme malamente
sopra d'un tavolone,
il povero groppone
va in fracasso.
Per capezzale un sasso
messo ch'è sotto il capo,
e ce l'hanno portato
dall'Appennino.
Ci han proibito il vino,
sopra di questo monte
c'è solo un piccol fonte
d'acqua bona.
Non si vede persona
solo che d'un pastore
che con grande furore
bada agli armenti.
Si sente spesso i venti
combatter tra di loro,
e quello gli è il ristoro
dei soldati.
Poveri tribolati,
non sanno come fare
perché non hanno pane
da mangiare.
Vada ogni cosa in fumo,
capanne e capannini,
Modena e i suoi confini
non mi preme.
Con Cutigliano assieme
e tutto l'Abetone,
e su tutto il Cimone
di Fanano.
Viva il nostro sovrano,
sergenti e capitani
e tutti gli officiali
delle bande.
Ferdinandone grande
con la sua faccia oliva,
evviva Ferdinandone
evviva evviva!
Language: Italian (Toscano Pistoiese)
Il testo riportato e inciso nel 1978 da S. Landini e M. Landini in Canti popolari della provincia di Pistoia [edizione discografica e testi]. Proveniente da Rivoreta [Cutigliano, PT].
O POVERI SOLDATI
O poveri soldati
abbiamo la cuccagna
in cima alla montagna
c'è il quartiere.
Ci si sta volentieri
perché c'è l'acqua bona,
se fulmina o se tuona
qui si sente.
Si dorme duramente
sopra di un tavolone,
il povero groppone
va in fracasso.
Per capezzale un sasso
messoci sotto il capo,
e c'è stato portato
dall'Appennino.
Ci hanno proibito il vino,
sopra di questo monte
abbiamo un piccol fonte
d'acqua bona.
Non si vede persona,
solo che un sol pastore
che con grande amore
guida gli armenti.
S'odono spesso i venti
combattere tra loro
e questo l'è il ristoro
dei soldati.
Poveri tribolati,
non si sa come fare
ché non si trova pane
da mangiare.
Vada ogni cosa in fumo
capanne e capannini
Modena coi confini
non ci preme.
Con Cutigliano insieme
e su tutto l'Abetone
la cima del Cimone
e di Fanano.
Viva il nostro sovrano
con la sua faccia oliva
evviva Ferdinando
evviva evviva!
O poveri soldati
abbiamo la cuccagna
in cima alla montagna
c'è il quartiere.
Ci si sta volentieri
perché c'è l'acqua bona,
se fulmina o se tuona
qui si sente.
Si dorme duramente
sopra di un tavolone,
il povero groppone
va in fracasso.
Per capezzale un sasso
messoci sotto il capo,
e c'è stato portato
dall'Appennino.
Ci hanno proibito il vino,
sopra di questo monte
abbiamo un piccol fonte
d'acqua bona.
Non si vede persona,
solo che un sol pastore
che con grande amore
guida gli armenti.
S'odono spesso i venti
combattere tra loro
e questo l'è il ristoro
dei soldati.
Poveri tribolati,
non si sa come fare
ché non si trova pane
da mangiare.
Vada ogni cosa in fumo
capanne e capannini
Modena coi confini
non ci preme.
Con Cutigliano insieme
e su tutto l'Abetone
la cima del Cimone
e di Fanano.
Viva il nostro sovrano
con la sua faccia oliva
evviva Ferdinando
evviva evviva!
Contributed by giorgio - 2009/8/10 - 08:05
Language: English
English translation by Riccardo Venturi
May 24, 2015
May 24, 2015
ALAS! WE POOR SOLDIERS!
Alas! We poor soldiers!
Our happy days are over!
Up there on the mountains
We are now quarter'd.
There we stay in comfort,
We drink good fresh water,
We can see and hear well
thunders and lightnings.
At night, uncomfortably
We sleep on a big table
And we feel our poor back
Going into pieces.
As pillows we have stones
We put under our head,
They were brought to us
From the Appennines.
Wine is not allowed
On these peaks so high,
There's only a small source
Of good fresh water.
Nobody is seen up there
But a shepherd at work
Who looks after his sheep
In distress and anger.
We hear the winds so often
Fighting with one another,
And that is the way
Soldiers take a rest.
Poor soldiers in affliction,
They don't know what to do
For they have no bread
And nothing to eat.
Let huts, shelters, towers
Burn in the fire of hell!
Don't give a damn about
Modena and its borders.
So about Cutigliano
And Abetone as well,
And about Mount Cimone
Down to Fanano.
Long live our King,
Long live our commanders
And all the officers
Of our squads.
Long live king Ferdinand
And his olive green face,
Long live king Ferdinand,
Long live, live!
Alas! We poor soldiers!
Our happy days are over!
Up there on the mountains
We are now quarter'd.
There we stay in comfort,
We drink good fresh water,
We can see and hear well
thunders and lightnings.
At night, uncomfortably
We sleep on a big table
And we feel our poor back
Going into pieces.
As pillows we have stones
We put under our head,
They were brought to us
From the Appennines.
Wine is not allowed
On these peaks so high,
There's only a small source
Of good fresh water.
Nobody is seen up there
But a shepherd at work
Who looks after his sheep
In distress and anger.
We hear the winds so often
Fighting with one another,
And that is the way
Soldiers take a rest.
Poor soldiers in affliction,
They don't know what to do
For they have no bread
And nothing to eat.
Let huts, shelters, towers
Burn in the fire of hell!
Don't give a damn about
Modena and its borders.
So about Cutigliano
And Abetone as well,
And about Mount Cimone
Down to Fanano.
Long live our King,
Long live our commanders
And all the officers
Of our squads.
Long live king Ferdinand
And his olive green face,
Long live king Ferdinand,
Long live, live!
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Canto popolare della Montagna Pistoiese ripreso da Giuditta Scorcelletti in "Canti popolari toscani"
A Tuscan folksong from Pistoia Highlands reproposed by Giuditta Scorcelletti in "Canti popolari toscani" (Tuscan Folksongs)
"Poveri soldati" potrebbe essere la rappresentazione della ribellione spontanea dei soldati coscritti, contro le azioni repressive del Granduca di Toscana, dopo il suo ripristino in seguito al Congresso di Vienna.
(Da wikipedia)
Tra i canti popolari della Montagna Pistoiese se ne tramanda uno, raccolto nella zona di Rivoreta, probabilmente risalente al tempo del governo di Ferdinando III d'Asburgo Lorena (1814-1824). Il testo (edito in Canti popolari della provincia di Pistoia, incisione discografica e testi, a cura di S. Landini e M. Landini, Pistoia 1978) conserva il ricordo delle tribolazioni dei soldati addetti alla guardia dei confini, sottoposti alla solitudine e alle dure condizioni di stazionamento sull'alto crinale appenninico…
(Da Gli antichi confini della montagna pistoiese)
O poveri soldati fa parte dei canti della Montagna Pistoiese, un territorio asperrimo ai confini tra la Toscana e l'Emilia. Una terra di confine, appunto; e “terra di confine” significa guarnigioni militari costrette ad operare in condizioni che definire disagevoli è un eufemismo. Lo si immagini verso il 1815, dopo le guerre napoleoniche, quando la Restaurazione aveva rimesso sul trono re, granduchi e altri sovrani e ripristinato ovunque in Europa stati e staterelli coi loro confini e con le loro frontiere.
La Montagna Pistoiese è, come tutte le terre di montagna, un territorio fertile per i canti popolari. Se ne era già accorto un ancor giovane Niccolò Tommaseo che, nel 1832, in un solo giorno aveva raccolto da una sola persona, Beatrice Bugelli (la famosa Beatrice del Pian degli Ontani), un certo numero di canti esaltandone la purezza, la semplicità e l'estetica ma senza ordinarli e studiarli con il rigore di una ricerca antropologica che, del resto, non poteva appartenere né a lui e né ai suoi tempi. Lo stesso può valere per l'abate Giuseppe Tigri, che, tra il 1856 e il 1869 li raccolse cercando di dimostrarne però la valenza morale, espressione di una vita incontaminata. Le raccolte del Tommaseo e del Tigri sono storiche, e preziose perché testimoniano versioni molto antiche; ma il primo studioso che si differenziò per la metodica d'indagine e per il rigore filologico e documentario fu Michele Barbi, nativo di Taviano nel comune della Sambuca, che alla fine del XIX secolo pubblicò due saggi sui canti popolari pistoiesi. Il suo lavoro restò in gran parte inedito, ed è tuttora depositato presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Le origini di O poveri soldati sembrano essere abbastanza chiare, anche se il canto cerca -come parecchi altri- di “nascondere” ciò che vuole veramente dire; e questo fa capire che si tratta veramente di un canto di soldati. Fu raccolto nella zona di Rivoreta, nei pressi di Cutigliano, alle pendici di un monte dall'incredibile nome di “Libro Aperto” (alto quasi 2000 metri). La menzione di “Ferdinandone” lo fa risalire precisamente al regno del Granduca Ferdinando III d'Asburgo-Lorena, che era nato a Firenze e che a Firenze morì, e che rimase sul trono dal 1814 al 1824, che si fece ricordare soprattutto per le prime opere di bonifica della Valdichiana e della Maremma. Un impegno che “Ferdinandone” pagò con la vita: morì infatti di malaria. In generale, si può dire che fu un sovrano amato dalla gente; a parte le opere pubbliche, Ferdinando III si distinse per mitezza e buon senso (non effettuò, ad esempio, epurazioni del personale che aveva operato nel periodo francese, non abrogò (salvo il divorzio) le leggi francesi in materia civile e economica e restaurò le avanzate leggi leopoldine in campo penale, compresa l'abolizione della pena di morte). Questo fa sì che O poveri soldati si concluda con un affettuoso encomio del Sovrano.
Ma le condizioni in cui operavano le guarnigioni di frontiera sul confine tosco-modenese erano comunque durissime. I quartieri di montagna erano rozze capanne prive di tutto e abbandonate alle intemperie (“se furmina e se tona di qui si sente”). Il canto ne è una descrizione fedele: dormire su rozzi tavolacci con la testa appoggiata su una pietra, la schiena mezza rotta, quasi niente da mangiare. bere acqua fresca e basta, la solitudine totale nelle intemperie e nel freddo. Il canto, nella sua parte finale, sembra avere accenti di ribellione: vadano all'inferno Modena e i suoi confini, Cutigliano, l'Abetone, il monte Cimone e Fanano. Può sembrare quindi strano che quei poveri soldati dichiarino di “star volentieri” lassù, quando poi si scagliano contro la vita d'inferno e le tribolazioni che fanno di guardia in quei posti la cui bellezza, però, un po' li incanta. Da qui le contraddizioni continue di un canto come questo. Non è da aspettarsi, naturalmente, che sia un canto “antimilitarista” in senso proprio: contiene, anzi, delle parole di evviva per i “sergenti e capitani, e tutti gli officiali delle bande” (che, del resto, lassù condividevano le condizioni di vita dei semplici soldati). Quella che sembra ribellione è invece, più che altro, una sorta di maledizione. Ma una maledizione dalla quale traspare realmente come viveva chi doveva difendere i “confini” sulle alte montagne; ciononostante, non si deve mai dimenticare che si tratta di un canto militare.
Da una ventina e passa d'anni, O poveri soldati fa parte stabile del repertorio di chiunque si produca nei canti popolari della Montagna Pistoiese. Non solo Giuditta Scorcelletti, che ne ha comunque dato la versione più celebre (e, probabilmente, la più bella); ad esempio, si dovrebbe ricordare almeno l'incisione di Tuscae Gentes, che presenta tra l'altro delle varianti significative. [RV]