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Celia

Phil Ochs
Language: English


Phil Ochs

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filippo.
[1963]
Lyrics and music by Phil Ochs
Testo e musica di Phil Ochs
Dalla compilation "The Broadside Tapes 1"

Testo trovato su Broadside Magazine n.35 del 20 novembre 1963

pomeroySpesso qui in Occidente si è portati a credere che dopo il secondo conflitto mondiale vi sia stato un lungo periodo di “guerra fredda”, di guerra non combattuta, durante il quale i nuovi protagonisti sulla scena geopolitica non hanno fatto altro che mostrarsi reciprocamente i muscoli e giocato “a chi ce l’ha più lungo, grosso e duro”… Ci si dimentica che quella che per noi è stata fredda, per molti altri in giro per il mondo è stata una lunga, dolorosissima e caldissima guerra: si pensi al Giappone, annientato a suon di atomiche a guerra terminata, alla guerra di Corea, alla guerra in Indocina, al Vietnam, a Budapest, al Medio Oriente (dal ’48 passando per Suez, la guerra dei 6 giorni, poi la guerra del Kippur e così di seguito fino ad oggi…), a Praga, alle guerre sporche e fasciste in America Latina e in Indonesia, all’occupazione sovietica dell’Afghanistan, alla guerra Iran-Irak, alla guerra delle Falklands/Malvinas… per citare solo le più note tra le guerre per niente fredde che si sono accese tra il 1945 e il 1989, alcune delle quali bruciano e divampano tutt’oggi.

Tra quelle invece meno note, ma non meno calde, c’è il conflitto che dal 1946 al 1954 vide opporsi il governo delle Filippine all’Huk.Ba.La.Hap, sigla che sta per “Hukbo ng Bayan Laban sa mga Hapon”, in inglese “People's Army Against the Japanese”, ossia l’ala armata del partito comunista filippino (CPP). Forse proprio per l’impronunciabilità del suo nome, il gruppo fu noto semplicemente come “Huks”
L’Huks aveva combattuto contro l’invasore giapponese e poi volse le sue armi contro i governi filo-statunitensi di Manuel Roxas, Elpidio Quirino e Ramon Magsaysay. La guerriglia comunista, nata per difendere i contadini dai latifondisti, diventata resistenza contro l’occupazione straniera e quindi opposizione armata ai governi corrotti che svendevano il paese agli americani, dopo 9 anni di guerra, e soltanto grazie al pesante intervento di Washington, fu sconfitta.
Sconfitta ma non annientata, tant’è che ancora oggi è attivo nelle Filippine il “Bagong Hukbong Bayan”, il “New People's Army (NPA).
(fonte: en.wikipedia)

La canzone di Ochs racconta di una storia d’amore sullo sfondo dell’insurrezione comunista del ’46-’54 nelle Filippine.
William J. Pomeroy, giornalista e scrittore statunitense, e Celia Mariano, un’insegnante filippina, si erano sposati nel 1948. Entrambi simpatizzavano per il partito comunista e divennero attivisti dell’Huks. Catturati dai governativi nel 1952 furono condannati all’ergastolo. Dopo 10 anni di detenzione, in seguito ad una campagna internazionale, i due furono graziati ma Pomeroy fu espulso e fece ritorno negli USA mentre alla Mariano fu impedito di lasciare le Filippine. Solo qualche anno più tardi il presidente Macapagal le concesse il visto per andarsene e ricongiungersi al marito. Ma furono allora le autorità statunitensi a vietare l’ingresso nel paese ad un’ex-terrorista. William e Celia furono costretti ad incontrarsi a Londra, dove poi restarono a vivere.
Scopro ora che William J. Pomeroy è morto solo qualche giorno fa.
When the wind from the island is rollin’ through the trees
When a kiss from a prison cell is carried in the breeze
That’s when I wonder how sad a man can be.
Oh, when will Celia come to me?

I still remember the mountains of the war
Sierra Madre and the Filipino shore
When will I lie beside my Celia ’neath the trees?
Oh, when will Celia come to me?

So many years were stolen, so many years are gone
And the vision of my Celia make dreams to dream upon
Each hour is a day filled with memories.
Oh, when will Celia come to me?

I wake each morning and I watch the sun arise
Wonder if my Celia sleeps, wonder if she cries
If hate must be my prison lock, love must be the key
Oh, when will Celia come to me?

The guns have stopped their firing, you may wander through the hills
They kept my Celia through the war, they keep her from me still.
She waits upon island now, a prisoner of the sea.
Oh, when will Celia come to me?

When the wind from the island is rolling through the trees
When a kiss from a prison cell is carried in the breeze
That’s when I wonder how sad a man can be.
Oh, when will Celia come to me?
Oh, when will Celia come to me?

Contributed by Alessandro - 2009/6/3 - 10:45



Language: Italian

Versione italiana di Riccardo Venturi
10 febbraio 2010
CELIA

Quando il vento dell'isola scivola tra gli alberi,
Quando la brezza porta un bacio dalla prigione
Allora mi domando quanto triste può essere un uomo.
E quand'è che Celia tornerà da me?

Ricordo ancora le montagne della guerra,
La Sierra Madre e le coste delle Filippine.
Quando starò accanto alla mia Celia fra gli alberi?
E quand'è che Celia tornerà da me?

Tanti anni rubati, tanti anni passati via
E la visione di Celia mi riempie di sogni,
Ogni ora è un giorno pieno di ricordi.
E quand'è che Celia tornerà da me?

Mi sveglio ogni mattina e guardo il sole che sorge,
Mi chiedo se Celia dorma, mi chiedo se pianga.
Se l'odio è il lucchetto della mia cella, l'amore dev'essere la chiave.
E quand'è che Celia tornerà da me?

Le armi hanno smesso di sparare, si può girare per le colline,
Hanno tenuto prigioniera Celia per tutta la guerra, e ancora le impediscono di stare con me.
Adesso aspetta su un'isola, prigioniera del mare:
E quand'è che Celia tornerà da me?

Quando il vento dell'isola scivola tra gli alberi,
Quando la brezza porta un bacio dalla prigione
Allora mi domando quanto triste può essere un uomo.
E quand'è che Celia tornerà da me?
Quand'è che Celia tornerà da me?

2010/2/10 - 15:06


IL PRIGIONIERO POLITICO PIU' ANZIANO DELLE FILIPPINE E' TORNATO IN LIBERTA'
Gianni Sartori
Intanto ricordiamo che a Mactan, una delle 7641 isole del sovrappopolato arcipelago delle Filippine, il 27 aprile del 1521 avvenne uno dei più noti episodi di resistenza indigena al colonialismo. Per mano del capo guerriero Lapu-Lapu (Cilapulapu).
Resistenza che – se pur tra mille contraddizioni e deviazioni – si è mantenuta costantemente attiva, adeguandosi ai nuovi contesti geopolitici, fino ai nostri giorni. Dall'occupazione spagnola (fino al 1898) a quella statunitense, dalla parentesi giapponese (1942-1945) nuovamente a quella degli USA (fino al 1946). Dal colonialismo classico alla globalizzazione, opponendosi sia agli imperialisti stranieri che alle milizie paramilitari al servizio dei proprietari terrieri. Oltre che addestrate dagli Stati Uniti che qui mantenevano varie basi militari (tra le maggiori, Subic Bay e Henderson Field, poi ufficialmente chiuse). Con l'accordo del 2014, le forze statunitensi venivano autorizzate a stazionare - a rotazione – nelle basi militari filippine. Inoltre potevano costruire alloggi, strutture di addestramento, magazzini per armamenti vari (escludendo solo le armi nucleari). Di fatto si avviava la realizzazione di almeno cinque campi militari.
Qualche altro centinaio di militari statunitensi sarebbero inoltre presenti tra la città di Zamboanga e le province meridionali.
Inoltre, stando a recenti dichiarazioni, Washington avrebbe in progetto di costruire altre basi nelle province di Cagayan, Palawan e Zambales. Ovviamente in funzione anticinese.
In tale contesto, la vicenda umana e politica di Gerardo Dela Peña (Tatay Guerry) appare emblematica.
L'ultimo appello per la sua scarcerazione (o almeno quello di cui avevo conoscenza) risaliva al marzo di quest'anno:
https://www.karapatan.org/urgent_appea...
In seguito, se pur troppo tardivamente e all'età di 85 anni, il 30 giugno 2024 riacquistava la libertà.
Per quanto sia già trascorso del tempo, ritengo utile parlarne.
Anche per evidenziare come il rispetto per i diritti umani – a quasi 40 anni dalla cacciata del dittatore Marcos - non sia ancora una conquista completamente acquisita.
Contadino povero di Bicol e sindacalista, in gioventù Dela Peña era già stato arrestato e torturato - sia dalla polizia che dai militari - nel 1982 (durante la dittatura di Marcos). Tornato in libertà si era impegnato con un movimento di sostegno agli ex prigionieri politici della provincia di Camarines Norte (regione di Bicol): SELDA (Camarines Norte du Samahan ng mga Ex-Detainees Laban sa Detensiyon at Aresto).
Collaborando inoltre, nonostante le continue minacce e provocazioni, con altre organizzazioni popolari di base,
Veniva nuovamente arrestato nel 2013, all'età di 75 anni, con l'accusa di aver assassinato un suo nipote. Uccisione che in realtà era stata rivendicata dal NPA (New People's Army - Bagong Hukbong Bayan) braccio armato del Partito Comunista delle Filippine (Partido Komunista ng Pilipinas).
Rimasto in carcere per altri dodici anni, soffre di varie patologie, ovviamente aggravate dalla detenzione. Oltre a una grave forma di sordità, diabete, problemi alla vista e ipertensione. Inoltre ha subito un ictus.
All'uscita dal carcere è stato accolto dal suo avvocato Fides Lim e dal figlio Melchor. Ai presenti è apparso “alquanto fragile, magro. Con in mano una piccola sacca contente i poveri oggetti in suo possesso”.
In una dichiarazione Fides Lim ha ribadito che “il percorso di Tatay Guerry verso la libertà è stato difficile per gli ostacoli sistematicamente posti e per ragioni burocratiche. Nonostante la sua età avanzata e il cattivo stato di salute giustificassero ampiamente una liberazione per ragioni umanitarie”.
Rimarcando come il Board of Pardons and Parole (BPP) non avesse applicato le sue stesse risoluzioni che dovrebbero garantire una “clemenza esecutiva” per i prigionieri oltre i settanta anni quando abbiano già scontato dieci anni della condanna.
Anche senza contare l'indennità per buona condotta, Dela Peña avrebbe trascorso almeno due anni in più dietro le sbarre.
Per Ephraim Cortez, presidente dell'Unione Nazionale degli Avvocati del Popolo (UNAP) “l'arresto, la condanna e la carcerazione di Dela Peña sono stati la conseguenza di un sistema giudiziario inadempiente e malfunzionante”.
In una riunione di qualche giorno successiva alla sua scarcerazione, Dela Peña dichiarava di essere “impaziente di rivedere mia moglie Pilar, darle un bacio e tornare al lavoro con la mia famiglia nella nostra fattoria”.

Gianni Sartori

Gianni Sartori - 2024/10/20 - 22:30




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