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‘Na frasi famusa / U duci

‘Na frasi famusa / U duci
Versi di Giuseppe “Peppe” Schiera (1898-1943), detto “Muddichedda” per la sua minuscola statura, palermitano, poeta di strada.
Negli anni 60 le filastrocche di Giuseppe Schiera vennero riprese dall’attore, cabarettista e cantastorie Giorgio Li Bassi (1945-2010), che si esibiva in applauditi spettacoli presso il locale de “I Travaglini” a Palermo.

Ho pensato di mettere arbitrariamente insieme queste due brevi filastrocche di Peppe Schiera, visto che sono incentrate sullo stesso tema, la derisione del fascismo. Gli costarono alcuni giorni di gattabuia, come frequentemente toccò nel ventennio a lui che zitto non ci stava proprio...

Chi era Giuseppe Schiera?
Così ne fa il “ritrattu” - con una filastrocca, giustappunto - Giovanni Mannino, autore de “Gemmi sicani. Grande Antologia di Poeti dialettali siciliani, dal Medioevo ai contemporanei”, da cui traggo anche i versi di Schiera che propongo:

Di... (continua)
Prima si salutava; bonasira e bongiornu
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/8/2014 - 20:32

La pignata

La pignata
Versi di Giuseppe “Peppe” Schiera (1898-1943), detto “Muddichedda” per la sua minuscola statura, palermitano, poeta di strada.
Portentosa e suprema storia della Sicilia in quattro stringatissime strofe…
Testo trovato su ForzaPalermo (ma forse la trascrizione non è precisissima…)

Negli anni 60 le poesie di Giuseppe Schiera vennero riprese e cantate dal comico e cabarettista Giorgio Li Bassi, che si esibiva in applauditi spettacoli presso il locale de “I Travaglini” a Palermo.

Chi era Giuseppe Schiera? Sostanzialmente uno sbandato, un vagabondo, uno stravagante che visse nella Palermo della prima metà del secolo scorso, un uomo quasi incolto, un illetterato figlio del popolo, che di fame visse e con essa convisse, “senza arte né parte“, si potrebbe dire.
Egli invece un’arte professò, ed era quella di improvvisare rime.
Si dice che Giuseppe Schiera fosse nato a Palermo nella borgata di... (continua)
Al tempo dei briganti,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/8/2014 - 15:11

Bollettino di guerra (‘Na curazzata)

Bollettino di guerra (‘Na curazzata)
[1940?]
Versi di Giuseppe “Peppe” Schiera (1898-1943), detto “Muddichedda” per la sua minuscola statura, palermitano, poeta di strada.
Composti forse in occasione dell’attacco inglese al porto di Taranto nel novembre del 1940.
Negli anni 60 le poesie di Giuseppe Schiera vennero riprese e cantate dal comico e cabarettista Giorgio Li Bassi, che si esibiva in applauditi spettacoli presso il locale de “I Travaglini” a Palermo.

Chi era Giuseppe Schiera? Sostanzialmente uno sbandato, un vagabondo, uno stravagante che visse nella Palermo della prima metà del secolo scorso, un uomo quasi incolto, un illetterato figlio del popolo, che di fame visse e con essa convisse, “senza arte né parte“, si potrebbe dire.
Egli invece un’arte professò, ed era quella di improvvisare rime.
Si dice che Giuseppe Schiera fosse nato a Palermo nella borgata di Tommaso Natale nel 1898. Figlio di un bracciante, Ciccio... (continua)
‘Na curazzata
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/8/2014 - 14:58

Ora è ‘mpiraturi

Ora è ‘mpiraturi
[1936]
Versi di Giuseppe “Peppe” Schiera (1898-1943), detto “Muddichedda” per la sua minuscola statura, palermitano, poeta di strada.
Furono da lui scritti in occasione della proclamazione di Vittorio Emanuele III ad Imperatore d’Etiopia…
Negli anni 60 le poesie di Giuseppe Schiera vennero riprese e cantate dal comico e cabarettista Giorgio Li Bassi, che si esibiva in applauditi spettacoli presso il locale de “I Travaglini” a Palermo.

Chi era Giuseppe Schiera? Sostanzialmente uno sbandato, un vagabondo, uno stravagante che visse nella Palermo della prima metà del secolo scorso, un uomo quasi incolto, un illetterato figlio del popolo, che di fame visse e con essa convisse, “senza arte né parte“, si potrebbe dire.
Egli invece un’arte professò, ed era quella di improvvisare rime.
Si dice che Giuseppe Schiera fosse nato a Palermo nella borgata di Tommaso Natale nel 1898. Figlio di un bracciante,... (continua)
Quannu u re era re
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/8/2014 - 14:44

Sicilia a lutto (I fatti di Avola)

Sicilia a lutto (I fatti di Avola)
[3 dicembre 1968]
Parole e musica di Franco Trincale che, appena saputo dei fatti di Avola, scrisse di getto e cominciò subito a cantare questa canzone, poi incisa nel 45 giri “La tragedia di Avola” edito dalla Fonola, e pubblicò anche nel volume “Le ballate di Franco Trincale” (Feltrinelli, 1970).
Testo trovato nel’articolo di Sebastiano Burgaretta intitolato “I fatti di Avola nei canti di protesta”, pubblicato sulla rivista “Avolesi nel mondo” (Anno 6 n. 3 - Dicembre 2005)

La prima canzone sui fatti di Avola, scritta da Trincale il giorno successivo l’uccisione di Angelo Sigona e Giuseppe Scibilia e il ferimento di altre quarantotto persone da parte della polizia, che aveva sparato ad altezza uomo su di una folla di contadini che protestavano contro il caporalato, chiedendo a gran voce quei diritti che saranno di lì a poco sanciti nello Statuto dei Lavoratori del 1970, lo stesso che oggi il Renzie vuole liquidare e riscrivere di sana pianta considerandolo solo un residuo ideologico…
Sicilia oggi si piangi di duluri
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/8/2014 - 11:39
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Sulu

Sulu
[2006]
Parole di David Florio, Mario Venuti e Kaballà.
Musica di David Florio
Cantano Mario Venuti e Zu’ Luciano.
Nell’album intitolato “Magneti”

“La nostalgia spietata per la propria terra di chi è fuggito cercando una vita migliore...”
Cancia culuri a sira luntanu
(continua)
inviata da Elvis e Bernart Bartleby 9/8/2014 - 14:48

La Repubblica di Caulonia

La Repubblica di Caulonia
[2005]
Questi versi furono composti da Fortunato Sindoni, uno degli ultimi cantastorie siciliani - originario di Baccialona Pizzaottu (Barcellona Pozzo di Gotto), Messina - appositamente per il Kaulonia Tarantella Festival... Raccontano dei movimenti rivoluzionari antilatifondisti capeggiati a Caulonia da Pasquale Cavallaro nel 1945.
Testo trovato sul sito del Fan Club di Mimmo Cavallaro
Si veda al proposito Castrum vetus, proprio di Mimmo Cavallaro, di cui si riporta parte dell’introduzione per comodità del lettore:

Pasquale Cavallaro era un insegnante elementare ed era un comunista. “U profissuri”, come veniva chiamato, era un uomo di polso e di cultura (“omu di pursu e d'intellettu”) e conosceva bene la travagliata storia della sua terra. Sapeva bene, per esempio, che l’ “Unità d’Italia” aveva cambiato solo il nome a Castelvetere, ma per il resto tutto era rimasto come prima: i padroni,... (continua)
Si mi susteni u sensu e la raggiuni
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/7/2014 - 15:21
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Castrum vetus

Castrum vetus
[2011?]
Parole e musica di Mimmo Cavallaro
Nel disco dei TaranProject (Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea) intitolato “Sonu” (2013)

“Castrum vetus”, Castelvetere è l’antico nome di un paese in provincia di Reggio Calabria. Due anni dopo l’“Unità d’Italia” venne ribattezzato Caulónia, italianizzazione dal greco calabro, perchè lì si pensava che sorgesse l’antica Kaulon fondata dagli Achei (si seppe più tardi che l’insediamento in questione sorgeva invece nel vicino comune di Monasterace).

Mimmo Cavallaro, originario di Caulonia/Castelvetere, ha dedicato al suo paese questa canzone che è una sintesi suprema di storia, che si va dalle scorrerie piratesche al periodo borbonico, con i suoi re e briganti di volta in volta avversari e compari, dalla feroce occupazione piemontese, da cui scaturì quella che impropriamente viene chiamata “Unità d’Italia”, ad un episodio importante ma non molto... (continua)
Castrum vetus mari nostrum
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/7/2014 - 14:43
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Lu meu patruni

Lu meu patruni
[2001?]
Parole e musica di Mimmo Cavallaro
Già nel repertorio dei Tarankhan, formazione di Mimmo Cavallaro con Francesco Loccisano e altri.
Poi nel disco dei TaranProject (Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea) intitolato “Sonu” (2013)
Chjovi, chjovi, chjovi, chjovi,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/7/2014 - 09:36
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Simmu Cca

Simmu Cca
[2012]

Album : Del Mio Tempo

Testo Giuseppe Dacquì
Musica e arrangiamento Aldo Giordano
Voci Giovanna D'angi
Hey hey hey
(continua)
inviata da adriana 14/6/2014 - 17:30
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Addiu bedda Sicilia

Addiu bedda Sicilia
Parole di Ignazio Buttitta.
Musica di Rosa Balistreri.
Canzone inedita incisa da Rosa Balistreri trovata tra i dischi donati dall’artista al Comune di Licata.
Testo inedito trovato sul libro di Nicolò La Perna “Rosa Balistreri - Rusidda... a licatisa”.
Addiu bedda Sicilia, Palermu capitali,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 4/6/2014 - 11:12
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Lu sicilianu

Lu sicilianu
[1975]
Parole e musica di Pino Veneziano.
Nel disco intitolato “Lu patruni è suvecchiu”
Testo trovato sul sito dedicato a Pino Veneziano.
Lu sicilianu è ‘nta tuttu ‘u munnu,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 4/6/2014 - 10:33

Ballata pi Peppi Fava

Ballata pi Peppi Fava
[1984]
Versi di Ignazio Buttitta
Musica di Rosa Balistreri.
Testo trovato su Cultura Siciliana, sito curato da Nicolò La Perna.
Interpretata dalla stessa Rosa Balistreri.

Si veda anche Passa la banda di Giuseppe “Peppe” Giuffrida.
E per l’ultima ammazzata
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 4/6/2014 - 10:01
Percorsi: Mafia e mafie
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A me vita

A me vita
[1977]
Parole e musica di Lillo Catania, già coautore di Quannu moru, il testamento artistico e spirituale di Rosa Balistreri.
Una canzone che ho voluto attribuire alla grande artista siciliana perché basata sul racconto della sua vita, raccolto dall’autore di questo splendido testo, Lillo Catania, un altro artista siciliano che conosco poco ma che in queste strofe si rivela essere davvero molto sensibile.
Lillo Catania e Rosa Balistreri si conobbero per caso, alla fine degli anni 70, essendo vicini di casa a Palermo. Per quattro anni Lillo e Rosa si incontrano quasi quotidianamente e i pezzi di vita che Rosa racconterà a Lillo diventeranno liriche e melodie di struggimento sincero, gran parte delle quali, purtroppo, non vennero allora pubblicate.
Testo inedito trovato sul libro di Nicolò La Perna “Rosa Balistreri - Rusidda... a licatisa”.

«[…] Rosa Balistreri si sedette di fronte a... (continua)
Quann’era picciridda cu me patri
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 4/6/2014 - 09:22
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Parru cu tia

Parru cu tia
[1954]
Versi di Ignazio Buttitta, nella raccolta intitolata “Lu pani si chiama pani”, Roma 1954, con le traduzioni di Salvatore Quasimodo e le illustrazioni di Renato Guttuso.
Interpretata in musica da molti artisti, come Tano Avanzato e gli Zabara, Milagro Acústico, Rosa Mistretta con Vito Parrinello, Majaria Trio & Eleonora Bordonaro.

“Quando venne chiamato sul palco, il presentatore non fece in tempo a presentarlo perché ci fu un brusio di smarrimento proprio nell'istante in cui stava per partire l'applauso, che infatti non partì.
L'atteso Ignazio Buttitta si era messo a fare dei cenni a qualcuno dietro le quinte e visto che niente succedeva incominciò ad alzare la voce intimando "a luci, a luci". Niente! Di nuovo: "A luci! a luci! astutati ddra luci, mi viene davanti e non mi fa taliari li pirsuni nta l'occhi".
Finalmente il faretto venne smorzato, qualcuno dalla platea gridò... (continua)
Parru cu tia,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 3/6/2014 - 08:47
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Suttaterra

Suttaterra
[2014]

Album :Suttaterra

Testo e musica di Salvatore Nocera

"La condizione paradossale dei lavoratori delle miniere di zolfo, nel cuore della Sicilia del dopoguerra, costretti a scavare sottoterra per sfamare una famiglia, che non gli bastava mai… per vivere, sepolti con le loro stesse mani… diventa, oggi, la condizione sociale, politica, culturale di chi si convince che per aver concessa la possibilità di vivere una vita dignitosa si è costretti a farsi calpestare e umiliare… calpestando ed umiliando, a loro volta, la propria dignità."
Dal Sito ufficiale
Me patri pi’ campari faciva ‘u surfararu
(continua)
inviata da adriana 15/5/2014 - 09:45
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Canto d'amuri

Canto d'amuri
[2014]

Album :Suttaterra

"CANTU D’AMURI: Un canto d’amore… una serenata ad una donna bellissima, un tempo nobile e ricca, adesso schiava, ridotta in miseria, costretta a mendicare, a dare il suo corpo in pasto a cani e porci… la Sicilia, terra maledettamente bella… un patrimonio artistico e naturale inestimabile, saccheggiato con arroganza e disprezzo dal colonizzatore di turno… abbandonato ed umiliato da un popolo tanto generoso, quanto spesso incapace di recuperare nell’animo un briciolo d’amor proprio… un canto di lotta e di riscatto… dedicato a tutti i siciliani che amano la propria terra… in particolare a chi ha avuto il coraggio di gridare fino alla morte… “la mafia è una montagna di merda!”…
Dal sito ufficiale del gruppo
Dintra un palazzu ci sta 'na signura
(continua)
inviata da adriana 14/5/2014 - 10:25
Percorsi: Mafia e mafie
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Lu me' paìsi

Lu me' paìsi
[1970?]
Parole e musica di Otello Profazio
Nel disco “L'italia cantata dal Sud” del 1970
Testo trovato su Poesie – Report on line
C'è un campanili
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/1/2014 - 10:43
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L’amanti miu

L’amanti miu
‎[2013]‎
Versi di Francesco “Ciccio” Giuffrida
Musica di Giada Salerno
Testo trovato su Il Deposito
Canzone vincitrice del premio "Daffini" 2013, organizzato dal comune di Motteggiana (Mantova), ‎paese natale della cantante Giovanna Daffini, ex mondina, esponente di spicco del ‎gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano.‎
L’amanti miu è asta di bannera ‎
(continua)
inviata da Bernart 14/11/2013 - 09:04
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U mari unnavi curpi

U mari unnavi curpi
[2013]



7 settembre 2013
Ad un anno dal naufragio di Lampione alcune iniziative sono state fatte in Tunisia e Sicilia per ricordare il triste evento e ricordare che molte famiglie ancora non hanno notizie certe sui loro cari ancora dispersi. Noi abbiamo dato il nostro contributo con una canzone ed un video da Lampedusa.

Giacomo Sferlazzo -associazione Askavusa Lampedusa
U mari unnavi curpi. Unnannu curpi l’ondi, ca supre e scogghi i varchi fisciru fracassari
(continua)
inviata da adriana 18/10/2013 - 11:48
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Cantata NO MUOS

Cantata NO MUOS
Nella tradizione dei cantastorie, la cantata racconta la nascita del movimento NO MUOS, che si oppone alla installazione della 4° stazione M.U.O.S. (Mobil User Objective Sistem) nella base militare US Navy N.R.T.F. a Niscemi (CT). La storia arriva fino al 30 marzo 2013, giornata della grande manifestazione nazionale a Niscemi, dove è stata presentata per la prima volta.
www.nomuos.info
www.nomuosfilm.it
www.matildepoliti.com
1. Sicilia, nostra terra amata matri
(continua)
inviata da matilde politi 2/10/2013 - 10:51
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Muos Muos Muos

Muos Muos Muos
Nonò Salamone & Roy Paci
Mous mous mous
(continua)
inviata da adriana 24/8/2013 - 10:02
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Li vuci di l'omini

Li vuci di l'omini
[1999]

Album: Faiddi

Crispi - Agricantus - Pinelli

Testo tratto dalla poesia "Li vuci di l'omini" di Ignazio Buttitta
Quantu strati e paisi e citati canusciu
(continua)
inviata da adriana 16/8/2013 - 18:41
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Ha detto De Gàspere a tutti i divoti

anonimo
Ha detto De Gàspere a tutti i divoti
Canzone di autore anonimo risalente al secondo dopoguerra, ripresa da Cesare Bermani in ‎‎“L'Ordine nuovo: Antologia della canzone comunista in Italia”, I Dischi del Sole, 1968.‎
Riproposta anche da Massimo Ferrante nel suo disco “Jamu” del 2009.‎
Testo trovato su Il Deposito



Ha detto De Gàspere a tutti i divoti
(continua)
inviata da Bernart 21/5/2013 - 14:59
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Sicilia matrimia

Sicilia, madreterra, abbandonata da suo figlio. il figlio, lontano da essa, sente nostalgia e le riconosce, le bellezze che essa gli ha offerto, e pure, all'umanita'.
recitato
(continua)
inviata da Rosanna 64 20/5/2013 - 16:53
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Lingua e dialettu

Lingua e dialettu
‎[1970]‎
Versi di Ignazio Buttitta
Musica di Antonello Paliotti
Dall’album di Massimo Ferrante intitolato “Jamu”, pubblicato nel 2009.‎
Testo trovato su Vico Acitillo.‎

In un sito come questo, dove lingue e dialetti hanno dignità come in pochi altri luoghi, credo non ‎potessero mancare questi versi del grande poeta di Bagheria.‎
Un pòpulu
(continua)
inviata da Bernart 20/5/2013 - 15:27
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E fora chiovi

E fora chiovi
2008
Amore non ne avremo




Ci sono binari sporchi di sangue e brandelli di carne che mai resteranno asciutti e puliti. Quei binari sono quelli della linea ferrata Palermo-Trapani. Quel sangue e la carne dilaniata sono quelli di Peppino Impastato, assassinato con una carica di tritolo il 9 maggio del 1978. Questa raccolta di sue 26 poesie, musicate dal fior fiore di artisti della nostra terra, sono la voce dell’arte che ha coscienza sociale e che non dimentica. Queste poesie sonore sono la testimonianza della speranza per il nostro paese che sta vivendo uno dei momenti più reazionari della storia. Non siamo nel 2008 ma nel 1984 orwelliano. In quest’attuale atmosfera post-apocalittica dobbiamo ascoltare e commuoverci davanti ai sonetti di libertà e amore di un piccolo grande uomo. Peppino è in ognuno di noi, solo che fingiamo di non ascoltarlo, la sua radio Aut continua a emettere delle... (continua)
Senti ca fora chiovi
(continua)
inviata da DoNQuijote82 16/5/2013 - 20:47
Percorsi: Mafia e mafie
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Maliritta carni

Maliritta carni
[2013]

Album : Cesare Basile

Testo e musica di Cesare Basile
Prodotto e suonato da Cesare Basile, Luca Recchia, Massimo Ferrarotto, Rodrigo D'Erasmo, Enrico Gabrielli, Andrea "Fish" Pesce , Marcello Caudullo, Marco Iacampo, Guido Andreani.

La carne maledetta degli ultimi, la carne che cuoce sotto il sole e non può gridare. Quelli che una volta erano i lavoratori di giornata, sfruttati da padroni e caporali, sono oggi gli immigrati che arrivano dall'altra parte del mare, accusati di rubare le bucce lasciate dai Signori.

Vènunu 'i jurnatàri
(continua)
inviata da adriana e Giorgio 25/4/2013 - 08:51
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Canzuni addinucchiata

Canzuni addinucchiata
[2013]

Album : Cesare Basile

Testo di Dina Basso e Cesare Basile
Musica di Cesare Basile
Prodotto e suonato da Cesare Basile, Luca Recchia, Massimo Ferrarotto, Rodrigo D'Erasmo, Enrico Gabrielli, Andrea "Fish" Pesce , Marcello Caudullo, Marco Iacampo, Guido Andreani.

In memoria di Alfia
La storia di una donna costretta in ginocchio per tutta la vita.In ginocchio per lavorare, pregare, essere sfruttata e usata sessualmente. Quando, in morte, viene messa nella bara, è incapace di starci distesa. Calatemi nella fossa in ginocchio.

L'armuzza di me matri mi lassàu
(continua)
inviata da adriana e Giorgio 25/4/2013 - 08:36
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Amara terra mia

Amara terra mia
TERR'AMÀRA E MÌA
(continua)
inviata da giorgio 23/4/2013 - 08:50
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La disgrazia

La disgrazia
[2008]
Testo e Musica di Enzo e Lorenzo Mancuso
Album: Requiem

Nel corso del 2006, 1302 persone sono morte sul posto di lavoro nella sola Italia; un dato da considerarsi "provvisorio e destinato a implementarsi nei prossimi mesi" – specifica l'Inail nell'ultimo rapporto annuale presentato il 30 aprile 2007 – "a causa dei tempi tecnici di accertamento"; è ipotizzabile, secondo l'ente, sulla base di proiezioni statistiche, che il numero sia "destinato a riposizionarsi su livelli prossimi ai 1350 casi". Denunciati, occorre sottolineare.
1338 sono state le vittime nel 2007, secondo i primi dati disponibili, destinati anch'essi ad aumentare visibilmente. Dati che non tengono conto dei decessi per malattia professionale, 250 i casi accertati nel 2006.
Sono numeri che hanno visto un lento e progressivo calo dal 2002 al 2005 (rispettivamente, 1478 morti nel 2002, 1449 nel 2003, 1328 nel 2004,... (continua)
Ci purtàru quattru ciuri
(continua)
inviata da Dead End e giorgio 13/3/2013 - 17:01
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Si dumani ia murissi

Si dumani ia murissi
‎[1997]‎
Dall’album “Bella Maria”, con Antonio Marangolo, sassofonista, compositore e arrangiatore ‎catanese.‎

Si dumani ia murìssi
(continua)
inviata da Dead End e giorgio 11/3/2013 - 16:39
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Fratelli Mancuso: Quannu la Madunnuzza nutricava

Fratelli Mancuso: Quannu la Madunnuzza nutricava
[2004]
Album “Trazzeri”

Vedete un po’ voi... può darsi che questa stupefacente canzone dei Mancuso non c’entri nulla con le CCG... Io ci vedo un racconto apocrifo che potrebbe essere benissimo il doloroso saluto di una madre ad un figlio che ha deciso di andare partigiano, a combattere contro l’oppressore...

Potrebbe, certo, anche essere. In attesa di pensarci meglio, io l'ho approvata ma spostandola negli "Extra" (secondo me, quando tanto tempo fa inventai gli "Extra" devo essere stato baciato dal genio; che però, poi, ha deciso di andare a baciare altrove). Ad ogni modo, la canzone è davvero bella e la tua interpretazione ci potrebbe anche stare; se si reperiranno informazioni più precise, poi, siamo sempre in tempo a rispostarla. Saluti. [RV]
Quannu la Madunnùzza nutricava
(continua)
inviata da Dead End e giorgio 9/3/2013 - 14:54
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L’albiru

L’albiru
[2004]
Album “Trazzeri”
‘n’albiru dintra mi crisci
(continua)
inviata da Dead End 9/3/2013 - 14:08
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Terra ca nun senti

Terra ca nun senti
‎[1973]‎
Album “Terra che non senti”‎

Malidittu ddu mumentu
(continua)
inviata da Dead End 6/3/2013 - 11:35
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Cecilia

anonimo
Cecilia
Versione siciliana de I Cariddi

DoNQuijote82 1/3/2013 - 14:41

Il ponte sullo stretto (Qua si campa… Ed è già tantu!)

Il ponte sullo stretto (Qua si campa… Ed è già tantu!)
Cacciàmmu li Burbuni comu cani,
(continua)
inviata da adriana 17/2/2013 - 09:21
Percorsi: Ponti
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Iu partu e su custrittu di partiri

Iu partu e su custrittu di partiri
Da Ci ragiono e canto vol. 1

Canto d’addio dell’emigrante. Testo relativamente recente, adattato ad antico motivo.
Scrive Giuseppe Ganduscio: “Ogni paese aveva il suo motivo «la so tunnata» e su quello,
opportunamente variato, i paesani, secondo l’estro, innestavano canti di lavoro, di amore,
di carcere”.

Anche questo testo -del repertorio di Rosa- va attribuito a "Peppi Ganduscio".

cirag


Iu partu e su custrittu di partiri
(continua)
inviata da DonQuijote82 20/1/2013 - 19:21
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Mi 'nni vaju 'nta la luna

Mi 'nni vaju 'nta la luna
[1971]
Scritta da Ciccio e Concettina Busacca
Written by Ciccio and Concettina Busacca
Prima pubblicazione e incisione:
First published and recorded:
1972 - 45 Dischi del Sole LR 45/18
Mi 'nni vaju 'nta la luna / Comu canciari stu mundu


Storia di Ciccio (che andò sulla Luna con una 600 Multipla)
di Riccardo Venturi.

Francesco Busacca, detto Ciccio (o meglio, Cicciu), nato a Paternò in provincia di Catania il 15 febbraio 1925, girava la Sicilia, anche nei paesi più sperduti e dimenticati, a bordo della sua vecchia Fiat 600 Multipla col tetto apribile. A bordo aveva poche cose: un paio di chitarre, delle corde di ricambio e il tabellone che illustrava le storie che raccontava in musica. I disegni se li faceva da sé; le storie, a volte, le scriveva assieme alla sorella Concettina. Era un cantastorie, ma non di quelli come oggi si compiacciono (spesso a sproposito) di essere definiti... (continua)
Vi saluto cari amici
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 14/1/2013 - 02:07

A pirrera

A pirrera
[2001]

Album : Terra


Da Associazione Amici della Miniera
Descritti in tanti romanzi e novelle di autori famosi, sfruttati e maltrattati da un sistema che non ammetteva pietà, i carusi erano ragazzini, "picciriddi di 7 - 8 anni che aiutavano la famiglia a ''buscare' un pezzo di pane. Molti di loro a quei tempi venivano venduti ai Capi partita per cento o duecento lire e il padre non poteva più riaverli, fino a quando non restituiva i soldi ricevuti."

Il termine siciliano carusi letteralmente significa "ragazzi" e deriva dall'espressione latina carens usu che significa "mancante d'esperienza".

Il fenomeno del lavoro minorile è stato a lungo diffuso in tutta Italia: nello specifico, il termine caruso era riferito ai minorenni del meridione d'Italia, dopo l'unità.
I Carusi erano elementi essenziali in tale sistema di lavoro: sotto tale nome andavano compresi non solo i ragazzi, ma anche... (continua)
U suli ancora unn'avia nasciutu,
(continua)
inviata da adriana 11/9/2012 - 13:54
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Non sono brigante

Non sono brigante
[2003]

Album : Il brigante Musolino
Non sugnu chiddhu perfidu briganti,
(continua)
inviata da adriana 21/8/2012 - 10:58
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Lu me sangu

Lu me sangu
Poesia di Mario Gori recitata in apertura del cd "Canterini di Ortigia: La terra e la memoria"
Mario Gori (Niscemi, 1926 - Catania, 1970), poeta e scrittore, si chiamava in realtà Mario Di Pasquale, ma scelse il suo cognome d’arte in omaggio all’anarchico toscano, ma nato in Sicilia, Pietro Gori.
Lu me sangu, signuri, è pupulanu
(continua)
inviata da Dead End 15/8/2012 - 13:58
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Puppiti n'terra

Puppiti n'terra
Ninna nanna ninna oh
(continua)
inviata da adriana 14/6/2012 - 08:32
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U spagnu di Borboni

U spagnu di Borboni
Album :Razza mazzanchina (Il popolo racconta)

Testo Post-Unitario, che narra le gesta dell'eroe dei due mondi, "riletto" con un po' di sarcasmo. Fonte: Antonio Uccello, Risorgimento e società nei canti popolari siciliani, Firenze, Parenti, 1961.
E veni Garibaldi e la so’ cumpagnia,
(continua)
inviata da adriana 27/3/2012 - 08:04
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Spiranza

Spiranza
(2000)

Colonna sonora del film "Placido Rizzotto" di Pasquale Scimeca ed interpretato da Marcello Mazzarella, presentato alla 57ª Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, narra la vita e l'impegno politico del sindacalista Rizzotto, segretario della Camera del Lavoro di Corleone, rapito e ucciso da sicari di Luciano Liggio il 10 marzo 1948.
Il suo corpo identificato solo oggi.

Voci: Tonj Acquaviva e Rosie Wiederkehr.
Assammaratu 'i sururi
(continua)
inviata da DoNQuijote82 11/3/2012 - 11:45
Percorsi: Mafia e mafie
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Us And Them

Us And Them
Us and Them sulla Mafia (in siciliano)
NOAUTRI E IDDI
(continua)
inviata da Guglielmo 25/2/2012 - 01:13
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Novumunnu

Novumunnu
da Anime migranti 2011

Melodica e più legata alla tradizione popolare è “Novumunnu” che vede la partecipazione di Kaballà in veste sia d’autore sia di co-interprete di questo brano che è un canto sul vivo sogno d’America di tanti nostri migranti. Le voci sullo sfondo, quasi un dolce lamento, sono affidate all’Omnia Beat Gospel projet.

bielle.org
Portami a stu Novu Munnu
(continua)
inviata da DonQuijote82 25/1/2012 - 10:54
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‘sta terra

‘sta terra
[2009]
Album "Ed è così che andò"
Scritta da David Navarria

Da questo gruppo di Bronte, una dichiarazione d’amore ferito alla Sicilia e alle sue innumerevoli contraddizioni.
Ccà ‘sta terra è ‘n pararisu, ma scurdata ro Signuri,
(continua)
inviata da Bartleby 6/1/2012 - 10:47
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Tabacchine

anonimo
Tabacchine
[900]
Canto delle donne lavoratrici del tabacco di Aradeo, provincia di Lecce.
Per un'introduzione sulla vita e le lotte delle tabacchine nel meridione d'Italia si veda la canzone Fimmine fimmine
Sentite ce commerci
(continua)
inviata da Bartleby 30/12/2011 - 15:01
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Salina

Salina
‎[2010]‎
Dall’album “Anime migranti”‎

Testo e musica: Mario Incudine
Arrangiamenti: Mario Incudine e Antonio Vasta



Il brano “Salina” di Mario Incudine esprime il grido affannato di un uomo che vaga in mezzo al ‎mare alla ricerca di un approdo sicuro, una meta incontaminata dove poter esaudire i suoi desideri, ‎una terra fertile dove far germogliare i propri sogni. È la preghiera di un immigrato stipato sopra un ‎natante di fortuna tormentato dalle onde, ma anche il canto di un uomo che non riesce ad afferrare ‎l’amore perché ha il cuore assediato dalla paura. Entrambi stanno per cedere al peso delle ‎sofferenze, hanno smesso di lottare e si stanno arrendendo alla morte: “S’un pozzu iri avanti / un mi ‎mannati arreri / lassatimi muriri ammenz’o mari”. All’orizzonte però brilla la spiaggia di un’isola ‎del Mediterraneo, Salina, una “strata nova” che ha il gusto inebriante della malvasia e quello ‎pungente del sale: un’altra occasione per tornare a sperare. (Antonio ‎Vasta)‎
Partu sempri di ccà, a lu scurari
(continua)
inviata da Bartleby 28/11/2011 - 13:20
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Ferramonti

Ferramonti
[2010]

Album:Scantu

Testo di Maria Ylenia Trozzolo e Raffaele Cardone
Musica di Maria Ylenia Trozzolo


Fonte Comune di Tarsia

La costruzione, del Campo di concentramento di Ferramonti di Tarsia, ha avuto inizio nel maggio 1940 ed è stata eseguita dalla ditta Parrini di Roma; alla stessa è stata affidata successivamente la manutenzione di tutto il Campo.
Il Campo, a differenza degli altri Campi di Concentramento italiani fu costruito ad hoc, e, nell'aspetto esteriore ricordava chiaramente un lager nazista, fatto com'era da lunghi capannoni e posto nell'immediata vicinanza della linea ferroviaria Sibari-Cosenza.
È stato il più grande ed importante Campo di Concentramento fascista Italiano, con una presenza media di oltre 2000 persone ed una punta massima, raggiunta nell'estate 1943, di 2.700 persone.

Era costituito da 92 baracche su un territorio di circa mq. 160.000 circondato... (continua)
Ju nun sacciu pecchì si ccà
(continua)
inviata da adriana 26/11/2011 - 10:34
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Brigantessa si mora

Brigantessa si mora
Album:Scantu

Testo e Musica di Maria Trozzolo
Nun sacciu ‘cchiù si ‘e a staggiuna ‘o viernu
(continua)
inviata da adriana 26/11/2011 - 10:00
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Cantu di carcirati

Cantu di carcirati
[1976]
Album: Fammi ristari
Ccà sutta nta 'stu nfernu puvirèđ
(continua)
inviata da giorgio 6/11/2011 - 09:10
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‎'u cuntu‎

‎'u cuntu‎
‎[2009]‎
Dall’album “Inneres Auge - Il tutto è più della somma delle sue parti”‎
Parole di Franco Battiato e Manlio Sgalambro
Musica Franco Battiato



‎“Inneres Auge, Occhio Interiore. Ma lo preferisco in tedesco. In italiano si dice ‘terzo occhio’, ma ‎non mi piace, fa pensare a una specie di Polifemo. I tibetani hanno scritto cose magnifiche ‎sull’occhio interiore, che ti consente di vedere l’aura degli uomini: qualcuno ce l’ha nera, come ‎certi politici senza scrupoli, mossi da bassa cupidigia; altri ce l’hanno rossa, come la loro rabbia.” ‎
‎(Franco Battiato, da un’intervista pubblicata su Il Fatto Quotidiano del 30 ottobre 2009)‎

Canzone struggente sulla morte del mondo attraverso lo sguardo di un uomo che ha già intravisto la ‎sua morte…‎
La metterei insieme a Povera patria e Inneres Auge.‎
‎’u sennu
(continua)
inviata da Bartleby 27/10/2011 - 08:19
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Ballatella contro i Borboni

Ballatella contro i Borboni
[1969]
Album :L’Italia cantata dal sud

“Erano i Mille, che sbarcarono l'11 maggio 1860, il fior fiore della borghesia intellettuale italiana, quasi tutti studenti, professionisti od impiegati, molti dei quali ritroveremo tra gli esponenti della politica e della cultura umanistica e scientifica dell'Italia unificata della seconda metà dell'800. […] disdegnando la vita comoda e disprezzando la morte in un grande anelito romantico di avventura. […] Questo loro idealismo che li spinse alla lotta (sfruttato dai moderati piemontesi e dal grande Cavour per formare il Regno d'Italia sotto lo scettro dei Savoia (...infatti Vittorio Emanuele II re di Sardegna, rimase II anche come re d'Italia, mentre avrebbe potuto diventare primo) era però il meno adatto per comprendere la situazione reale di un'isola "africana" in buona parte feudale. […] niente comprendevano, né cercavano di comprendere, della... (continua)
Di la testa di re Burbuni
(continua)
inviata da giorgio 25/10/2011 - 08:36
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La canzone dell’emigrante

La canzone dell’emigrante
Oh, chi spartenza dolurusa e amara!
(continua)
inviata da DonQuijote82 22/10/2011 - 23:34
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Occhi chi nàscinu

Occhi chi nàscinu
[1998]
Agricantus / Tonj Acquaviva / mix Dentrix
Album: Kaleidos

"Kaleidos", il quinto album con canzoni inedite, si richiama a musiche tratte dalle opere di Tomaso Albinoni, Béla Bartók, Luciano Berio, Johannes Brahms, Edvard Grieg, Modest Musorgskij, Niccolò Paganini, Sergej Prokof'ev e a canti popolari dell'Armenia, della Romania, dell'Ungheria e dello Zaire.
Seculi passati di guerri e amuri
(continua)
inviata da giorgio 7/9/2011 - 08:20
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Amatevi

Amatevi
[2002]
Agricantus / Pivio / Aldo De Scalzi
Album: Calùra
Chiàncinu l'occhi mei
(continua)
inviata da giorgio 6/9/2011 - 08:10
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A lu vinti di innaru na matina (Il giorno di San Sebastiano)

A lu vinti di innaru na matina (Il giorno di San Sebastiano)
[1993]
Dalla colonna sonora del misconosciuto film di Pasquale Scimeca “Il giorno di San Sebastiano”.



Sicilia, Caltavuturo, provincia di Palermo, 19 gennaio 1893.
I braccianti agricoli della locale cooperativa si diedero appuntamento per occupare all’alba del giorno seguente 250 ettari di terra in contrada Sangiovannello, un appezzamento che l’amministrazione comunale del sindaco Giuffrè aveva loro promesso da tempo ma che mai era stato assegnato. Ora loro andavano a prenderselo. All’alba del 20 gennaio i contadini invasero le terre e cominciarono a dissodarle. Subito arrivarono i soldati di stanza nel paese al comando del tenente Guttalà, che chiese agli occupanti di disperdersi. Subissati dai fischi e dagli insulti i militari pensarono bene di smammare, ma di lì a poco tornarono accompagnati da un drappello di carabinieri e da alcuni campieri mafiosi, a fucili spianati… Bastò poco,... (continua)
A lu vinti di innaru na matina,
(continua)
inviata da Bartleby 31/8/2011 - 10:47

Pri la vinuta di l'eroi Garibaldi in Sicilia

anonimo
Il canto è una summa dei sentimenti che suscitò l'arrivo di Garibaldi in Sicilia: la condanna e l'esaltazione, la netta separazione tra il bene e il male, tra la giustizia e l'ingiustizia sono la rappresentazione delle passioni e delle opinioni che la popolazione sedimenta in quei giorni. Francesco II viene disegnato come un assassino, un animale, che distrugge qualsiasi frutto sul nascere. Contro questo Giano, sta per arrivare l'uomo benedetto da Dio, Garibaldi, dipinto come un angelo che al suo passaggio vivifica tutto.
Fonte :Regione Sicilia
Jeu vecchiu di sissanta menu un annu,
(continua)
inviata da adriana 17/8/2011 - 15:07

Lu smaccu di Salzanu, Maniscalcu e Lanza a lu 21 maggiu 1860

anonimo
Il 14 aprile del 1860 veniva eseguita la condanna a morte di 13 insorti palermitani. L'episodio diede vita a questo canto, che è un grido di condanna alla prepotenza e all'arrivismo dei capi della polizia borbonica. In un crescendo, i versi denunciano la tensione reale che vive la città in quelle ore, fino all'esplosione della rivolta del 21 maggio. Tutta la stampa clandestina e la propaganda assicurano che presto arriverà colui che metterà fine ai soprusi e ai torti. Comincia a prendere forma il mito di Garibaldi.

Fonte:Regione Sicilia

“Il 14 aprile venne eseguita la condanna a morte di tredici insorti, tutti popolani. Palermo fu a lutto, mentre le autorità cercavano di calmare gli abitanti: perciò i parroci distribuirono denaro a tutti gli indigenti. Per togliere poi ogni mezzo di popolare insurrezione tolsero i battagli alle campane [per impedire la chiamata a raccolta, ndr].
Il singolare... (continua)
Menzi-aranci sfacinnati,
(continua)
inviata da adriana 17/8/2011 - 14:52

Storia di Jachinu Letu

anonimo
Storia di Jachinu Letu
[1848-49]
Canzone popolare della Rivoluzione indipendentista siciliana nella versione raccolta e pubblicata nel 1898 in “Canti popolari della rivoluzione del ‘48” da Salvatore Salomone Marino (1847-1916), autore di molti compendi sul folklore e le tradizioni dei contadini siciliani.
Ho trascritto il testo dal libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Il canto è composto di quattordici ottave di endecasillabi a rima alterna.

Canzone che racconta la triste fine che fecero molti poliziotti e secondini borbonici (gli sbirri, dal latino antico “birrum”, rosso, con riferimento al colore che ricorreva nelle divise delle guardie nel Medioevo e nel Rinascimento), primo fra tutti il famigerato Gioacchino Leto, durante la rivoluzione palermitana del 1848.

“Questa storia, quando il Salomone Marino la raccolse, era ancora cantata dal popolo: certo... (continua)
Si ‘un lèvanu a li ‘nfami’ ‘un mi cujetu.
(continua)
inviata da Bartleby 17/8/2011 - 13:21

Lu dudici jnnaru 1848

anonimo
Lu dudici jnnaru 1848
[1848-49]
Canzone popolare della Rivoluzione indipendentista siciliana pubblicata per la prima volta nel 1880 in “Leggende popolari in poesia raccolte e annotate”, di Salvatore Salomone Marino (1847-1916), autore di molti compendi sul folklore e le tradizioni dei contadini siciliani e la cui opera più nota è dedicata a La Barunissa di Carini.
Ho trascritto il testo dal libro di Antonino Uccello “Risorgimento e società nei canti popolari siciliani”, Parenti 1961.
Il canto, raccolto a Parco (oggi Altofonte, in provincia di Palermo), è composto di undici ottave di endecasillabi a rima alterna. Mancano cinque o sei stanze che il Salomone Marino non pubblicò perché “guaste”…



“La rivoluzione indipendentista siciliana del 1848 ebbe luogo in un anno colmo di rivoluzioni e di rivolte popolari che viene anche chiamato primavera dei popoli. La rivoluzione siciliana di quell'anno riveste un certo... (continua)
A li dúdici jnnaru quarantottu
(continua)
inviata da Bartleby 12/8/2011 - 12:11
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Brigantiska

Brigantiska
[2009]
Album “C’è quel sud”.

Canzone dedicata al brigante silano Giosafatte Tallarico nato all’inizio dell’800 nel paesino di Panettieri (ancora oggi poco più di 300 anime) che combattè contro Borbone e baroni ben prima dell’arrivo delle orde piemontesi.



Il brigantaggio meridionale non si generò come d’incanto come reazione alle violenze e agli inganni dell’Unità (che non unì l’Italia, semmai ne annesse con la forza una parte al regno dei Savoia). La costituzione di bande di “combattenti irregolari” fu inizialmente fomentata dai Borbone stessi in chiave antigiacobina. Fece infatti loro assai comodo poter contare su “briganti” devoti al Re e al Papa per combattere i francesi, usurpatori senza Dio, ma dopo la Restaurazione, permanendo intatte le condizioni di miseria dei contadini, molte di queste bande rivolsero le scoppette contro i funzionari borbonici o semplicemente preferirono... (continua)
Spara schuppetta mia spara ch'è l'ura
(continua)
inviata da Bartleby 11/8/2011 - 14:20
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Mundu a scali

Mundu a scali
[Dopo la fantomatica "Unità d'Italia"]

Dall'album "Razza Marranchia" del 2001

Testo di autore anonimo (o comunque non riportato dai Mattanza) tratto dal volume di Antonino Uccello, antropologo e poeta siciliano, intitolato "Risorgimento e società nei canti popolari siciliani" ed edito per la prima volta nel 1961, centenario dell'Unità di questa povera Italia.
Tutti mi dinnu ca ‘u travagghiu è oru,
(continua)
inviata da Bartleby 19/7/2011 - 22:45




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