CLAUDIO LOLLI
Riccardo Venturi 17/8/2018 - 21:21
Mohamed
Adattamento di Alessio Lega di una canzone di Dario Muci
Questa canzone mi viene da Dario Muci, che considero la più bella voce (non un cantante, ma un uomo che canta) non solo del Salento. Gliel’ho sentita fare una volta, e da allora la melodia e il tema mi hanno ossessionato. Non ricordando il suo, ho scritto un mio testo che dice più o meno le stesse cose in italiano (il suo è in leccese).
L’ho fatta qualche volta nei concerti e ho visto che commuoveva il pubblico quanto me, che mi si spezza la voce ogni volta.
Oggi non riesco più a tenerla per me, e la rendo pubblica qui. È un atto d’amore per i nostri fratelli stranieri oggi in pericolo, come ieri i nostri padri. È un atto di stima per Dario. È un atto di memoria per noi che l’abbiamo persa. Spero sia un atto di speranza per tutti.
Questa canzone mi viene da Dario Muci, che considero la più bella voce (non un cantante, ma un uomo che canta) non solo del Salento. Gliel’ho sentita fare una volta, e da allora la melodia e il tema mi hanno ossessionato. Non ricordando il suo, ho scritto un mio testo che dice più o meno le stesse cose in italiano (il suo è in leccese).
L’ho fatta qualche volta nei concerti e ho visto che commuoveva il pubblico quanto me, che mi si spezza la voce ogni volta.
Oggi non riesco più a tenerla per me, e la rendo pubblica qui. È un atto d’amore per i nostri fratelli stranieri oggi in pericolo, come ieri i nostri padri. È un atto di stima per Dario. È un atto di memoria per noi che l’abbiamo persa. Spero sia un atto di speranza per tutti.
Così cacciati da queste parti
(continua)
(continua)
7/6/2018 - 19:33
Pochodnie
Qui, nella traduzione italiana, ho sostituito "capecchio" con "stoppa", tout court. "Capecchio" è termine esistente, certamente, (sarebbe la "prima filatura della canapa"), ma è termine tecnico, settoriale, incomprensibile ai più. Assolutamente nessuno lo usa comunemente.
Riccardo Venturi 7/6/2018 - 15:40
Lekcja historii klasycznej
In mezzo a tutta questa...kaczmarskata di questi giorni intendo dedicarmi anche alle tue traduzioni italiane, Krzysiek (come tu ti dedichi giustamente alle mie dal polacco). Devo dire che questa è notevolmente corretta; mi sono permesso solo due cosette. La prima nel titolo, che in italiano suona molto meglio in forma indeterminata ("Lezione di storia antica"): chi parla una lingua senza articolo (tipo il polacco) a volte tende a mettercelo anche dove non ci vuole :-) La seconda è che, nella traduzione, sono intervenuto....sul latino restaurando la dizione corretta di Giulio Cesare: "Gallia", "Galli" e "appellantur" (e "quarum"), anche se magari l'eliminazione delle doppie nel latino kaczmarskiano era voluta....oppure citava a memoria senza ricordarsi bene. Ma nelle Polonicae scholae si studia il latino? Saluti!
Riccardo Venturi 7/6/2018 - 15:19
Gipo Farassino: La mia gente
[1977]
Parole di Gipo Farassino
Musica di Giorgio Conte
Nell’album “Per la mia gente”
Una canzone che – da türinéis - propongo come Extra, e non perchè abbia un sentore para-leghista, anzi, mi pare proprio il contrario… D’altra parte, anche Farassino fu un leghista molto sui generis...
Parole di Gipo Farassino
Musica di Giorgio Conte
Nell’album “Per la mia gente”
Una canzone che – da türinéis - propongo come Extra, e non perchè abbia un sentore para-leghista, anzi, mi pare proprio il contrario… D’altra parte, anche Farassino fu un leghista molto sui generis...
La mia gente
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 13:47
70 persone
[1968]
Parole e musica di Enzo Jannacci
Nell’album “Vengo anch'io? No, tu no!”
Con l’accompagnamento dell’orchestra di Luis Enriquez Bacalov
Testo trovato su LyricsWikia
Parole e musica di Enzo Jannacci
Nell’album “Vengo anch'io? No, tu no!”
Con l’accompagnamento dell’orchestra di Luis Enriquez Bacalov
Testo trovato su LyricsWikia
Ho visto un mare di gente
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 13:23
Maria, me porten via
[1970]
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che apre La mia gente, album del 1970.
Testo trovato su Wikitesti
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che apre La mia gente, album del 1970.
Testo trovato su Wikitesti
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
Maria, me porten via, ma tì dill minga ai fioeu
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 11:43
Percorsi:
Dalle galere del mondo
La mia gente
[1970]
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che dà il titolo all’album del 1970
Testo trovato su LyricsWikia
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
Parole e musica di Enzo Jannacci
La traccia che dà il titolo all’album del 1970
Testo trovato su LyricsWikia
“… Gli amori di Jannacci, sbocciati fra i pendolari che fanno la spola tra la periferia milanese e le fabbriche del miracolo economico, hanno tutti un triste epilogo; o se l’hanno lieto, nessuno se ne accorge, perché i «poveri cristi» fanno parte della moltitudine anonima descritta in La mia gente (1970): «La mia gente, la mia gente muore e nessuno se ne accorge»; personaggi che «li han lasciati accoppare dietro a una ciminiera». Evidente in questa canzone, e peraltro dichiarato, è il debito che Jannacci contrae con Jacques Brel...”
(dal Dizionario Biografico degli Italiani, di Stefano Pivato, Treccani, 2017)
La mia gente,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 7/6/2018 - 11:27
Les corons
Юля [Julija] (L. Trans.)
ПОСЁЛКИ УГОЛЬЩИКОВ
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 6/6/2018 - 22:27
Arauco tiene una pena (Levántate, Huenchullán)
Vi ringrazio. Dunque, il testo dovrebbe essere questo:
Scusate il ritardo.
Scusate il ritardo.
Arauco ha un grande dolore
(continua)
(continua)
inviata da Daniele 6/6/2018 - 19:06
Why Black Man Dey Suffer
[1971]
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70 e Peter Edward "Ginger" Baker, celeberrimo batterista e percussionista inglese, membro fondatore dei Cream
La traccia che occupa tutto il lato A ed intitola un LP del 1971.
Testo trovato su Genius
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70 e Peter Edward "Ginger" Baker, celeberrimo batterista e percussionista inglese, membro fondatore dei Cream
La traccia che occupa tutto il lato A ed intitola un LP del 1971.
Testo trovato su Genius
This rhythm is called Kanginni Koko
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 6/6/2018 - 09:05
Yatar Bursa kalesinde
[1947]
Versi di Nâzım Hikmet
Musica di Fazıl Say nel suo “Nazım Oratoryosu” del 2001, dove la poesia è interpretata dall’attore Genco Erkal.
Testo trovato qui
Nazım Oratoryosu
Nâzım Hikmet in prigione a Bursa
Versi di Nâzım Hikmet
Musica di Fazıl Say nel suo “Nazım Oratoryosu” del 2001, dove la poesia è interpretata dall’attore Genco Erkal.
Testo trovato qui
Nazım Oratoryosu
Nâzım Hikmet in prigione a Bursa
Sevdalınız komünisttir,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 6/6/2018 - 08:29
Percorsi:
Dalle galere del mondo
Colonial Mentality
[1977]
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70
La traccia che occupa tutto il lato B dell'LP Sorrow, Tears & Blood
Parole e musica di Fela Anikulapo Kuti (1938-1997)
Con l'orchestra Afrika 70
La traccia che occupa tutto il lato B dell'LP Sorrow, Tears & Blood
Colo-mentality
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 22:59
La Garaventa
dal 64 al 66 c'ero sulla garaventa due anni duri ma formativi, poi mi sono laureato
5/6/2018 - 20:41
Lampedusa
Chanson italienne – Lampedusa – L'armata Brancaleone – 2017
L'intro parlée est la Preghiera laica di Erri De Luca
dont on reprend ici la traduction de l’italien faite par Olivier Favier.
Poème récité par Erri de Luca, sur une chaîne de télévision italienne, au lendemain du naufrage du le 19 avril 2015, qui a fait entre 800 et 900 morts.
dormirajamais.org
Dialogue maïeutique
Voici donc, Lucien l’âne mon ami, une chanson qui nous ramène opportunément à la question des naufragés au large des côtes d’Europe et de l’attitude morale, de la position éthique que l’humaine nation devrait avoir en vertu des grands principes qu’on porte au cœur en vertu des grands sentiments et comme on le sait, comme notre Europe n’a pas – on ne peut accuser les seuls riverains immédiats. Que fera-t-on demain ? J’entends des voix exiger qu’on rejette ces naufragés au large, vers d’autres côtes. Je vois un orage... (continua)
L'intro parlée est la Preghiera laica di Erri De Luca
dont on reprend ici la traduction de l’italien faite par Olivier Favier.
Poème récité par Erri de Luca, sur une chaîne de télévision italienne, au lendemain du naufrage du le 19 avril 2015, qui a fait entre 800 et 900 morts.
dormirajamais.org
Dialogue maïeutique
Voici donc, Lucien l’âne mon ami, une chanson qui nous ramène opportunément à la question des naufragés au large des côtes d’Europe et de l’attitude morale, de la position éthique que l’humaine nation devrait avoir en vertu des grands principes qu’on porte au cœur en vertu des grands sentiments et comme on le sait, comme notre Europe n’a pas – on ne peut accuser les seuls riverains immédiats. Que fera-t-on demain ? J’entends des voix exiger qu’on rejette ces naufragés au large, vers d’autres côtes. Je vois un orage... (continua)
LAMPÉDUSE
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 5/6/2018 - 19:53
Chissà se è vero
Eseguita verso la fine del 2011 da Cristiano De André (voce e chitarra con l'accompagnamento alla fisarmonica di Paolo Jannacci) nel corso di un programma-tributo ideato e condotto da Fabio Fazio al quale partecipò, sia pure solo nel finale, anche un già molto provato e sofferente Enzo Jannacci.
Alberta Beccaro - Venezia 5/6/2018 - 15:46
Nove Maggio
[1965]
Parole e musica di Ivan Della Mea
Nell’EP che si apre con “La mia vita ormai”, 1965
Accompagnamento di Gianni Zilioli e Paolo Ciarchi
Testo trovato su Il Deposito
Il 9 maggio del 1965 si tenne a Milano la commemorazione nazionale unitaria dei vent'anni della Resistenza...
Parole e musica di Ivan Della Mea
Nell’EP che si apre con “La mia vita ormai”, 1965
Accompagnamento di Gianni Zilioli e Paolo Ciarchi
Testo trovato su Il Deposito
Il 9 maggio del 1965 si tenne a Milano la commemorazione nazionale unitaria dei vent'anni della Resistenza...
E nei giorni della lotta
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 14:39
Poesia per la Palestina
L’amore per la giustizia
(continua)
(continua)
inviata da Ranjan Giacomo Spinadin 5/6/2018 - 14:18
Percorsi:
L'Olocausto Palestinese
Quaranta ghei d'inverno
anonimo
E anche questa una canzone di protesta dei contadini dell'Alto Milanese risalente agli anni 1885-1889. Le agitazioni dei braccianti agricoli, iniziatesi nel Mantovano al grido de "la boje", si erano estese presto a tutta la Lombardia, poiché la situazione economica dei lavoratori della terra era in quegli anni ovunque insostenibile. E’ di quel periodo infatti il grande esodo verso le Americhe dei contadini del Nord, come testimoniano anche gli ultimi due versi di questa canzone. Il termine "pendizzi" è stato tradotto da vari raccoglitori con "debiti" che in effetti è una delle accezioni del vocabolo lombardo. Nel contesto della canzone però ci sembra piú giusto attribuirgli il significato di "appendici", cioè appendice dei contratti agrari. Citiamo ancora dal classico Cherubini (v.): "Quei regali, consistenti per lo piú in lino, pollami, uova, selvaggiumi o simili, che il conduttore di beni... (continua)
B.B. 5/6/2018 - 10:28
Ma va là tí contadin
anonimo
Polenta e scigolòtt: lettermente polenta con le cicale, ma ci si riferisce a pesci d'acqua dolce tipo agoni e missoltini...
B.B. 5/6/2018 - 10:02
E ven quel més
anonimo
Un brano raccolto ad Arluno, nell’Alto Milanese, e inciso dal Nuovo Canzoniere Milanese nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
Végna quel més
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 09:59
Celtica Patchanka
Una classica drinking song con molto irish humor e una struttura che è anch’essa tipica: un ritornello non-sense e la ripetizione degli ultimi due versi cantati precedentemente dal solista.
THE JUG OF PUNCH
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 5/6/2018 - 09:45
Cadorna
anonimo
La terza versione, con il titolo “L’inno dei socialisti”, si trova nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Nelle note al disco si spiega che la canzone viene riportata in “Caporetto: perché?”, un volume scritto dal generale Luigi Capello, uno dei protagonisti della guerra. Si spiega che i Carabinieri Regi udirono cantare il brano nel dicembre del 1917 in un’osteria di Montechiarugolo, Parma, da militari del 65° fanteria. Il testo fu poi sequestrato in seguito a perquisizione nella casa di certe sorelle Marchetti, ex operaie in un’officina proiettili di Reggio Emilia, che ne distribuivano i fogli a borghesi e militari, insegnando canzoni disfattiste. Le sorelle Marchetti asserirono che la canzone fu loro insegnata da tal Viganò Enrico, soldato di un reparto lanciafiamme.
Nelle note al disco si spiega che la canzone viene riportata in “Caporetto: perché?”, un volume scritto dal generale Luigi Capello, uno dei protagonisti della guerra. Si spiega che i Carabinieri Regi udirono cantare il brano nel dicembre del 1917 in un’osteria di Montechiarugolo, Parma, da militari del 65° fanteria. Il testo fu poi sequestrato in seguito a perquisizione nella casa di certe sorelle Marchetti, ex operaie in un’officina proiettili di Reggio Emilia, che ne distribuivano i fogli a borghesi e militari, insegnando canzoni disfattiste. Le sorelle Marchetti asserirono che la canzone fu loro insegnata da tal Viganò Enrico, soldato di un reparto lanciafiamme.
B.B. 5/6/2018 - 09:19
O scior padrón, i cavalée van male
anonimo
[1885-89?]
Canzone di protesta dei coltivatori di bachi da seta (cavalée in lombardo) della Brianza. Sembra sia nata durante il periodo delle agitazioni contadine nell'Alto Milanese (1885-1889).
Un brano inciso dal Nuovo Canzoniere Milanese nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
Canzone di protesta dei coltivatori di bachi da seta (cavalée in lombardo) della Brianza. Sembra sia nata durante il periodo delle agitazioni contadine nell'Alto Milanese (1885-1889).
Un brano inciso dal Nuovo Canzoniere Milanese nell’LP “Il bosco degli alberi : Storia d'Italia dall'Unità a oggi attraverso il giudizio delle classi popolari”, a cura di Gianni Bosio e Francesco Coggiola, I Dischi del Sole, 1971.
Testo trovato nel volume di Nanni Svampa "La mia morosa cara. Canti popolari milanesi e lombardi”, 1977, ultima edizione 2007.
O scior padrón, i cavalée van male,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/6/2018 - 08:57
Un sabida di sera
Prego, purtroppo non hai inserito il tuo nome. La Carnia, tra i monti aspri d'Italia, Austria e l'allora Jugoslavia. Giorgio Ferigo è stato un autore importante che negli anni di attività del suo Povolar Ensemble (1977 - 1988) ha indagato con poesia e musica, le lacerazioni e le speranze della sua comunità: 40.000 abitanti e 40.000 emigranti.
Flavio Poltronieri 5/6/2018 - 08:30
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