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Ar chas doñv 'yelo da ouez

Ar chas doñv 'yelo da ouez
[1976]
Pozhioù: Yann-Bêr Piriou
Sonerezh: Alan Stivell
Testo: Yann-Ber Piriou
Musica: Alan Stivell
Paroles: Yann-Ber Piriou
Sonerezh: Alan Stivell
Album: Trema'n inis (Vers l'île)

Questo era ancora l'Alan Stivell che faceva sobbalzare, prima di sdilinquirsi in quel mix di "new age" e "world music" altresì noto come "musica celtica", in cui è caduto dai primi anni '80 solo con rari risollevamenti. Come ho avuto modo di dire non di rado durante questo rifacimento e ampliamento della "Sezione Bretone", una Bretagna che rinasceva anche attraverso la sua musica, che era in gran parte musica di lotta di una terra che sembrava risvegliarsi da un lunghissimo torpore sociale e culturale. Al presidente francese Georges Pompidou, che nel 1972 preconizzava addirittura lo sradicamento totale della lingua bretone, rispondevano in dieci, in cento, in mille attaccandogli code d'asino come questa... (continua)
Brewet dindan yew an dud uhel
(continua)
inviata da Richard Gwenndour 15/1/2016 - 23:59
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Quali alibi

Quali alibi
(2016)
Primo singolo estratto dall'album "Acrobati"

'Quali Alibi' mette insieme più elementi: da una parte c'è il suono il "sound" si direbbe, che è quello della band "inventata dal nulla" la scorsa estate, con cui ho registrato la maggior parte delle tracce di questo corposissimo disco che sto finendo in questi giorni.
Dall'altra la mia personale infatuazione per il gioco quasi enigmistico nell'uso delle parole, le assonanze, le allitterazioni...
E infine il tema, più o meno sotterraneo: la politica dell'emergenza, perfetto alibi per le peggiori malefatte perpetrate nel nostro paese (e non solo). Dalle truppe russe sul suolo ucraino, al nostro terzo governo consecutivo senza passare per il voto.
E in questo scenario tanti personaggi di chiarissima fama e scarsissimi scrupoli sembrano svolazzare lieti e intoccabili, leggeri e rapidi come colibrì che succhiano il nettare ovunque ne trovino, tanto hanno sempre un alibi pronto da esibire all'occorrenza.
Daniele Silvestri
Shut up
(continua)
15/1/2016 - 23:47
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Automaty

Automaty
15 gennaio 2016
AUTOMI
(continua)
inviata da Krzysiek 15/1/2016 - 23:31
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Atomic Energy

Atomic Energy
[1947]
Parole di Raymond Glaser (?)
Musica di Lancelot Victor Edward Pinard (1902-2001), cantante ed attore originario di Trinidad e Tobago, re del calypso negli USA del secondo dopoguerra.
Testo trovato su Cold War Music

Trovo il brano nelle raccolte “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, 1996), “The Little Red Box Of Protest Songs” (Proper Box, 2009) e – naturally – nel cofanetto “Atomic Platters - Cold War Music From The Golden Age Of Homeland Security” (1999-2005).

Sir Lancelot non compose soltanto calypso da intrattenimento, ma parecchie sue canzoni avevano testi pacifisti o di sinistra, basti pensare a titoli come "Defenders of Stalingrad" e "Walk in Peace". Fu ammirato e imitato da musicisti diventati poi molto più famosi di lui, come Harry Belafonte e Leadbelly. Pare che quest’ultimo fu ispirato ai testi di Sir Lancelot nello scrivere la sua “Equality for Negroes”
Some men with brains in their cranium
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 13:36

The Emancipated Negro

The Emancipated Negro
[1833]
Versi di Charles Jefferys (1807-1865), compositore londinese
Musica di S. Nelson
Testo trovato su Protest Song Lyrics

Canzone dedicata a William Wilberforce (1759-1833), uomo politico inglese che fu leader del movimento per l’abolizione della tratta degli schiavi. La sua lotta durò tutta la vita: infatti il Slavery Abolition Act fu approvato dal Parlamento inglese nell’anno della sua morte, il 1833. Ed è senz’altro anche questo passaggio epocale che la canzone vuole celebrare.
Another Spirit bursts its bonds,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 12:49
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Let's Lynch the Landlord

Let's Lynch the Landlord
[1980]
Parole e musica di Jello Biafra
Nell’LP “Fresh Fruit for Rotting Vegetables”
The landlord's here to visit
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 11:37
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Landlord

Landlord
[1979]
Parole di Sting
Musica di Stewart Copeland
B side di “Message in a Bottle”
Poi in “Six Pack”, una raccolta di sei 7” pubblicata nel 1980. In seguito in altre compilation

"I wrote that after Frances and I were thrown out of the house we were renting in London. I hated the idea of somebody fucking my life up like that. Stewart wrote the music." (Sting)
I don't want to rent your house from you
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 11:23

The Landlord's Song

anonimo
The Landlord's Song
[188?]
Una ballata ottocentesca presente nella collezione Harding (Harding B 11 – 1436 - V15174) delle Bodleian Libraries dell’Università di Oxford.
In realtà del presunto autore sono note le iniziali e anche il titolo di un’altra sua creazione (che non credo sia pervenuta): “W.W., author of the Miller's Moan”
Testo trovato su Protest Song Lyrics, come ripreso da Broadside Ballads Online
I sit like a king in my lordly tower,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 10:58
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Welfare Store Blues

Welfare Store Blues
[1940]
Parole e musica di John Lee Curtis "Sonny Boy" Williamson (1914-1948), cantante e virtuoso dell’armonica blues, “The Original”, da non confondersi con il più famoso Alex Ford, detto Sonny Boy Williamson II (1912-1965), pure lui cantante ed armonicista.
Singolo del 1940, pubblicato nel gennaio del 1941, e poi incluso in molte raccolte dedicate al suo autore.

Dopo il crollo del 29, l’amministrazione Hoover (repubblicano, già per molti anni ministro del commercio e non esente pertanto da responsabilità nel disastro) si dimostrò quasi incapace di governare la crisi ed il suo superamento. Il nome di Hoover rimane più che altro legato alle “Hoovertown”, così erano chiamate le centinaia di baraccopoli che sorsero in quegli anni ai margini di tutte le grandi città degli USA… Il New Deal, come sappiamo, arrivò solo con il democratico Franklin Delano Roosevelt che da subito varò un piano... (continua)
Now me and my baby we talked late last night
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 09:45

Copşa Mică, la città nera

Antiwar Songs Blog
Copşa Mică, la città nera
Come quasi tutte le località transilvane, Copşa Mică, oltre al suo nome rumeno, ha anche un nome tedesco, Kleinkopisch, e uno ungherese, Kiskapus; vuol dire “piccola porta, porticella”. Si trova a nord della città di Sibiu; antica cittadina della minoranza tedesca (i “sassoni”, che la chiamavano Klîkôpeš), è vecchia di oltre seicento anni. Secondo il […]
Antiwar Songs Staff 2016-01-15 02:44:00
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Dans la peau de Mike Brown

Dans la peau de Mike Brown
(2015)
Parole e musica di Pierre-Dominique Burgaud
Nell’album intitolato “De l'amour”

Dedicata a Mike Brown, diciottenne nero ucciso il 9 agosto 2014 da Daren Wilson, poliziotto bianco, a Ferguson, Missouri, con una citazione nel testo di Strange Fruit di Billie Holiday. Bisogna però dire che tra Holiday e Halliday il confronto non regge...
Parfois même la nuit
(continua)
14/1/2016 - 23:04
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We're Gonna Make It

We're Gonna Make It
[1965]
Il primo grande successo di James Milton Campbell Jr., in arte Little Milton (1934-2005), cantante e chitarrista blues, un singolo che poi diede il titolo al suo album del 1965.

Niente di più di una canzone sull’amore che sovrasta il dolore e le difficoltà delle vita, ma proprio per questo fu molto cara al movimento per i diritti civili, che proprio nel 1964-65 intensificava la sua lotta, organizzava le marce da Selma a Montgomery, applaudiva l’approvazione del Voting Rights Act da parte del presidente Johnson e vedeva cadere altri martiri, come il reverendo James Reeb e la giovane Viola Liuzzo, entrambi militanti bianchi del movimento, assassinati da altri bianchi suprematisti...
We may not have a cent, to pay the rent
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 21:45
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Why I Sing the Blues

Why I Sing the Blues
[196?]
Scritta da B. B. King e Dave Clark
In moltissimi dischi di King, a cominciare forse da “Live & Well” del 1969

La prima versione di questa canzone risale agli anni 50 e artefice del blues è una donna.
Ma alla fine degli anni 60 King ne riscrisse il testo individuando come motivazione del suo blues, la schiavitù, il razzismo, le condizioni di vita dei neri, la discriminazione a partire dalla scuola e poi nel lavoro... “Sì, loro lo sanno, tutti lo sanno perchè io canto il blues...”
Everybody wants to know
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 20:58
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Starvation Blues

Starvation Blues
[1931]
Parole e musica di Charley Jordan, bluesman nato in Arkansas ma attivo in St. Louis, Missouri.
Trovo il brano nella raccolta “Charley Jordan – Complete Recorded Works In Chronological Order: Volume 1 (June 1930 To March 1931)”, edita dalla Document Records nel 1992

Se il Starvation Blues di Big Bill Broonzy era in qualche modo “profetico”, essendo stato composto prima della grande crisi del 29, questo di Charley Jordan descrive invece benissimo la caduta vertiginosa nella miseria più nera subita da tanta gente comune, mentre molti dei ricchi che quella crisi avevano provocata e pilotata si stavano arricchendo ancora di più, come sempre succede...
Lord, Lord
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 18:40
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Ivan Della Mea: Il capitano

Ivan Della Mea: Il capitano
UN RICORDO DI IVAN DELLA MEA A 20 ANNI DALL'ULTIMO INCONTRO
(Gianni Sartori)

Ivan Della Mea era nato il 16 ottobre 1940. Se ne è andato il 14 giugno del 2009: un vuoto incolmabile.
Per quasi 50 anni le sue canzoni di lotta e di malinconia, le sue parole di coraggio, il suo modo di essere “compagno”, sono stati un esempio per migliaia di militanti, giovani e non. Ha fatto musica e poesia contro la società dei consumi, ha manifestato contro l'oppressione, si è battuto per una libertà insieme anarchica e comunista, da autentico rivoluzionario. Questo era (è) Ivan Della Mea, un compagno che anche da “vecchio” conservava lo spirito combattente di un ragazzo, un artista irriducibile: “Con gli oppressi contro gli oppressori. Sempre!”.

Lo avevo già incontrato negli anni settanta in un paio di occasioni ma solo l'ultima volta, nel 1995, mi ero deciso a intervistarlo. L'occasione era stata la “Festa... (continua)
Gianni Sartori 14/1/2016 - 17:51
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Mississippi County Farm Blues

Mississippi County Farm Blues
[1930]
Parole e musica di Eddie James "Son" House, Jr. (1902-1988), uno dei più grandi bluesman di sempre, virtuoso della slide guitar.
Una delle prime raccolte in cui il brano si trova è quella di Son House & J. D. Short ‎intitolata “Blues From The Mississippi Delta”, pubblicata dalla Folkways Records nel 1963.

Proprio come Leadbelly, anche Son House conobbe le County Prison Farm del sud. Vi fu rinchiuso alla fine degli anni 20 per un paio d’anni, condannato per omicidio ma per autodifesa. Quando uscì, gli diedero il divieto di dimora nella nativa Clarksdale e ciò fu un po’ la sua fortuna perché, trasferitosi a Lula, lì incontrò i musicisti Charley Patton e Willie Brown e iniziò la sua sfolgorante carriera lunga più di 40 anni…
Down South, when you do anything, that’s wrong
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 16:27
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Big Boss Man

Big Boss Man
[1960]
Una canzone scritta da Luther Dixon ed Al Smith e resa celebre da Jimmy Reed che la incise nel 1961 nel suo album intitolato “Found Love”
Uno dei blues preferiti da Elvis Presley e B. B. King

“Oh grande boss, mi fai lavorare tutto il giorno e quando vorrei bere un goccio d’acqua nemmeno mi fai fermare… Oh grande boss, non sei affatto grande, se solo alto, e questo è tutto…”
Big boss man
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 16:01
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Remember Virden!

anonimo
Remember Virden!
[1901]
Poesia di anonimo autore, testimone dei fatti di Virden, Illinois, del 1898
Musica da Bucky Halker, folksinger e labor songster americano
Nel suo album del 2002 intitolato “Welcome To Labor Land”

Quello che successe a Virden nel 1898 – ma poi anche in molte altre cittadine industriali dell’Illinois, come Pana, Cambria e Carterville, in quegli anni – è una pagina sanguinosa e anche triste della storia del movimento operaio americano.

Il motto dei padroni, quando non riescono a piegare i lavoratori con la forza o con le lusinghe, è sempre stato “divide et impera”. E così fecero i boss della Chicago-Virden Coal Company, una compagnia mineraria, che nel 1898, per contrastare un grosso sciopero, reclutarono negli Stati del sud tanti afroamericani disperati senza informarli che sarebbero stati utilizzati come crumiri. Gli sgherri della compagnia, le guardie dell’agenzia Thiel, andarono... (continua)
They fell in freedom’s battle,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 15:25
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Memorial Day Massacre

Memorial Day Massacre
[1937]
Parole e musica di Earl Robinson
Ripresa da Tom Glazer nel 1975 per il suo disco “Songs of Steel and Struggle: The Story of the Steelworkers” edito dalla Folkways Records.

Chicago, 30 maggio 1937. I lavoratori della fabbrica di acciaio Republic Iron and Steel Company protestavano contro il fatto che il loro boss, Tom Girdler, si rifiutava di applicare il nuovo contratto appena siglato tra padroni e sindacato. Si decise per una manifestazione proprio nel giorno del Memorial Day. Un corteo partì dalla sede del sindacato e si diresse verso lo stabilimento della Republic Steel.

Sul tragitto i lavoratori vennero fermati da un drappello di poliziotti: “Get off the field or I'll put a bullet in your back!”, lo dissero e lo fecero… Spararono sulla folla, alla schiena, uccidendo 10 manifestanti e ferendone gravemente altre decine.
Ma, nonostante le evidenze documentali – con tanto di... (continua)
On the dark Republic’s bloody ground
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 14:10
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Magazzino 18

Magazzino 18
Interessante intervista a Federico Tenca Montini e Piero Purini su Radio Onde Furlane

14/1/2016 - 13:44
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The Company Store

The Company Store
[1895]
Parole di Issac Hanna, che alla fine dell’800 era minatore del carbone ad Englewood, Illinois.
Probabilmente era un militante dell’United Mine Workers, il sindacato dei minatori.
Musica di Tom Juravich, sociologo, docente universitario, musicista ed attivista per i diritti dei lavoratori. Nei primi anni 80 Juravich curò la colonna sonora di “Out Of Darkness: The Mine Worker's Story”, un film documentario sulla storia dell’UMW diretto dal premio Oscar Barbara Kopple ed altri registi.
Di quella colonna sonora fa parte anche questa canzone.

Una canzone scritta 50 anni prima di Sixteen Tons di Merle Travis. E infatti ci sarebbero voluti ancora tante lotte e tanto sangue perché i lavoratori cominciassero ad essere pagati in denaro contante e non con gli assegni delle compagnie.
Nonostante le decine di grandi e sanguinosi scioperi organizzati dalla United Mine Workers of America specie... (continua)
The lot of the miner,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 13:13
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Shot on James Meredith

Shot on James Meredith
[1966]
Militante per i diritti civili, primo studente nero all’università del Mississippi (in cui nel 1962 entrò scortato da agenti federali), il 6 giugno 1966 James Meredith fu ferito in un attentato di suprematisti bianchi mentre partecipava alla "marcia contro la paura", 220 miglia da Memphis, in Tennessee, a Jackson, in Mississippi.

Lenoir morì per un infarto l’anno successivo, a soli 37 anni…
James Meredith abbandonò in seguito la causa nera, aderì al Partito Repubblicano e divenne addirittura consulente di un politico che a suo tempo era stato un segregazionista…
June the 6th 1966
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 11:50
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I’m in Korea

I’m in Korea
[1954]
J.B. Lenoir, nato in Mississippi nel 1929, arrivò a Chicago che aveva 20 anni.
Erano gli anni di Eisenhower presidente, Nixon il suo vice, della guerra fredda e di quella calda in Corea, della caccia alle streghe e del maccartismo… “I’m in Korea” non è certo una canzone patriottica ed è pure una delle molte canzoni “inconformi” scritte da Lenoir fin da giovanissimo, grazie alle quali fu subito attenzionato dall’FBI del mastino John Edgar Hoover…
La canzone fu pubblicata sul lato A di un 45 giri. Sul lato B un’altra pietra miliare, “Eisenhower Blues”.
Il primo LP in cui il brano è incluso mi pare sia stato “Natural Man”, raccolta pubblicata 3 anni dopo la prematura scomparsa di Lenoir, avvenuta a soli 37 anni del 1967.
Yes I am in Korea
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 11:23
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Eisenhower Blues

Eisenhower Blues
[1954]
J.B. Lenoir, nato in Mississippi nel 1929, arrivò a Chicago che aveva 20 anni.
Erano gli anni di Eisenhower presidente, Nixon il suo vice, della guerra fredda e di quella calda in Corea, della caccia alle streghe e del maccartismo… “Eisenhower Blues” fu la prima delle molte canzoni di protesta scritte da Lenoir, grazie alle quali fu subito attenzionato dall’FBI del mastino John Edgar Hoover…
La canzone fu pubblicata sul lato B di un 45 giri. Sul lato A, “I’m in Korea”.
Il primo LP in cui il brano è incluso mi pare sia stato “Natural Man”, raccolta pubblicata 3 anni dopo la prematura scomparsa di Lenoir, avvenuta a soli 37 anni del 1967.
Hey everybody I was talkin’ to you
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 11:05
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Starvation Blues

Starvation Blues
[1928]
Scritta da Broonzy all’inizio della sua carriera musicale a Chicago.
Da notare che questo blues su disoccupazione e fame data un anno prima del crollo di Wall Street…
Nella raccolta “The Young Big Bill Broonzy 1928-1936”, pubblicata nel 1968

Broonzy died in 1958, but his life in the blues spans the years from his 1928 song, “Starvation Blues,” to his prophetic condemnation of Jim Crow laws at the dawn of the civil rights era.
With real foresight, Broonzy captured the economic desperation approaching on the nation’s horizon in his “Starvation Blues,” written in 1928, a year before the stock market crash of October 1929. Even before the Depression struck with full force, the black community was in deep trouble and their growing poverty carried a warning of hard times to come for the rest of the nation.
Big Bill Broonzy’s “Starvation Blues” painted a stark picture of the hunger... (continua)
Starvation in my kitchen
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 10:31
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Homeless Blues

Homeless Blues
[1947]
Scritta da Willie "Long Time" Smith, oscuro bluesman – pianista e cantante - attivo a Chicago negli anni del secondo dopoguerra
Testo trovato su Protest Song Lyrics
Trovo il brano nelle compilation “Doctor Clayton And His Buddies - 1946-1947 Complete (Doctor Clayton / Sunnyland Slim / Willie "Long Time" Smith)” e “News & The Blues: Telling It Like It Is” (CBS, 1990)
On one cold frosty morning,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 10:08
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Homeless Blues

Homeless Blues
[1927]
Scritta dal pianista e songwriter Porter Grainger (1891-1955)
Trovo il brano nella raccolta dedicata a Bessie Smith intitolata “The Empress”, pubblicata dalla CBS nel 1971. Credo che però facesse originariamente parte di “Mississippi Days”, uno spettacolo musicale realizzato da Grainger con la Smith nel 1928.
Mississippi River, what a fix you left me in,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 09:31
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Tough Times

Tough Times
[1954]
Parole e musica di John Brim (1922-2003), altro misconosciuto bluesman di Chicago.
Nella compilation “Chicago Blues - The Early 1950's” pubblicata nel 1965

John Brim was another great, yet largely unheralded Chicago blues singer and guitarist who traveled in some of the same circles as Jones. In 1953, Brim recorded one of the gutsiest and most political blues songs of the ’50s. “Tough Times” is a classic side of tough Chicago blues, but with a radical difference — its radical politics.

By January 1954, an economic slowdown in the United States had resulted in a nearly 10 percent unemployment rate in the black community, nearly double the jobless rate for the rest of the nation. Brim responded by warning that unemployment was getting as bad as the worst part of the Depression in 1932.

Brim’s blues are an uncompromising report from the downside of American prosperity. Yet the song... (continua)
Me and my baby was talking
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 22:23
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Stockyard Blues

Stockyard Blues
[1947]
Nel 1945 Floyd Jones (1917-1989) lasciò il nativo Arkansas e, come tanti altri cittadini del sud (specie se neri) in quegli anni, si trasferì al nord in cerca di una vita migliore. Molti di questi migranti trovarono lavoro nelle fabbriche, negli allevamenti di bestiame, nei mattatoi e si sindacalizzarono.
Floyd Jones esordì sulla scena blues di Chicago proprio allora e “Stockyard Blues” è uno dei suoi capolavori, insieme ad “Hard Times” e all’immortale “On The Road Again”, poi rivisitata e resa celeberrima dai Canned Heat. Ma Floyd Jones rimase per gran parte della sua vita misconosciuto e non riuscì a vivere del suo enorme talento ma per campare fu costretto a lavori precari e saltuari. Morì praticamente dimenticato nel 1989.

Floyd Jones was one of the very few musicians who spoke out for the humanity of low-wage workers in Chicago. His songs, “Stockyard Blues” and “Hard Times”... (continua)
Left home this morning
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 21:40
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No Shoes

No Shoes
[1960]
Singolo del 1960 poi incluso, come traccia d’apertura, nell’album “Travelin’”


John Lee Hooker’s No Shoes Blues

An astoundingly high number of the nation’s most masterful blues musicians were born in Mississippi. In Ted Gioia’s book, “Delta Blues” (2008), Detroit bluesman John Lee Hooker offered his own reason why: “I know why the best blues artists come from Mississippi,” said Hooker. “Because it’s the worst state. You have the blues all right if you’re down in Mississippi.”
As Nigel Williamson wrote in “The Rough Guide to the Blues” (2007): “The social and economic problems of the Delta region persist to this day, the product and result of its history of enslavement and the legacies of the cotton plantation era, including the Jim Crow laws, racial segregation of public educational institutions and black disenfranchisement.”
John Lee Hooker was born outside Clarksdale, Mississippi,... (continua)
No food on my table
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 21:05

Ci hanno insegnato

anonimo
Ci hanno insegnato
Chanson italienne – Ci hanno insegnato – anonyme - 1976
Canzone du canzoniere del Centro Femminista di Padova



Lucien l’âne mon ami, toi qui erres depuis des temps immémoriaux, toi qui as vu, de tes yeux vu, la condition que les hommes ont laissée aux femmes dans leur société.

Oh, Marco Valdo M.I. mon ami, bien sûr que je l’ai vue et ce n’est pas à la gloire de la partie mâle de l’espèce humaine. Tiens, ils traitent souvent leurs femmes comme ils nous traitent nous les ânes et parfois même, pire. Enfin, presque. Heureusement, la plupart du temps, ils nous évitent, à nous les quadrupèdes, leurs caresses et ils ne nous obligent pas à certaines pratiques. Sur ce plan-là au moins, nous sommes exemptés de service.

Deux choses à ce sujet, au sujet de la manière dont les hommes traitent les femmes : d’une part, il est important de dire que ce n’a pas toujours été le cas – il fut un temps où... (continua)
ON NOUS A ENSEIGNÉ
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 13/1/2016 - 19:11
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Le roi a fait battre tambour, ou La marquise empoisonnée

anonimo
Le roi a fait battre tambour, <i>ou</i> La marquise empoisonnée
La versione finlandese della canzone reca il titolo "Rumpua Lyökää Kuninkaalle"(traduzione di Tapio Mattlar) e si trova sul cd: "Tarujen Saari ‎– Susien Yö : Delirium Lupus" del 2006

Flavio Poltronieri 13/1/2016 - 16:52




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