Nel suo nuovo cd Guccini pubblica tante canzoni popolari e di matrice politica che hanno influenzato il suo modo di scrivere. In particolare una canzone, che lui chiama “Nel fosco fin dal secolo morente”, è la “mamma” de La Locomotiva. Guccini sostiene di non essere mai riuscito a scoprire da dove arrivasse questa canzone. L’enigma in realtà è di facile soluzione, basterebbe una ricerca online, su Canzoni Contro la Guerra o Il Deposito, ma forse anche solo su Wikipedia, la canzone è famosissima.
Ma anche sul cartaceo la storia della canzone è ben documentata: basta questo bel libro di Vettori di canzoni di protesta, un classicone degli anni ‘70, per scoprire che il testo ha un autore preciso, Luigi Molinari, e che il suo vero titolo è “Inno della rivolta”.
Non dico che fosse tenuto a saperlo… ma magari qualcuno non poteva cercargliele su Google queste info?
In realtà qualcuno deve averglielo fatto notare perché in questo video (a 16:54) riporta correttamente titolo e autore
27/11/2022 - 18:08
Aggiungo solo un parere personale: purtroppo l'età si fa notare e la voce di un ottantaduenne non può essere certo quella di una volta, ma l'arrangiamento balcanico dell'Inno della Rivolta nell'ultimo disco del Guccio è assolutamente godibile.
SEGNALI PROMETTENTI PER LA COOPERAZIONE TRA AMBIENTALISTI E DIFENSORI DEL DIRITTO DEI POPOLI
Gianni Sartori
Recita un antico proverbio, a volte citato come basco o bretone, altre come gallese o tirolese (insomma: universale): “Il pessimista è un ottimista che si è informato”.
Oggi come oggi aver perso le speranze mi pare legittimo.
Perlomeno da parte di chi sognava “terre nuove, mondi nuovi”. Con un percorso (a volte contorto e non privo di contraddizioni) iniziato magari nel 1966 (vedi l’alluvione di Firenze, ma confesso che scoprendo la mia giovane età venni rispedito a casa dagli scout a cui abusivamente mi ero aggregato) e proseguendo tra alti e bassi a fino a Genova 2001 (ah! L’odore dei gas CS al mattino…) e oltre…
E tuttavia qualcosa, un briciolo di speranza, rimane. Magari pensando a persone come Greta Thunberg che - se pur giovanissime - danno l’impressione di aver preso ben... (continua)
Si tratta in maniera incontrovertibile e scritta in un linguaggio solo in apparenza criptico di una feroce ironia contro le contestazione che stava subendo in quel periodo e, probabilmente, fece in tempo anche a parlare di quella dell'aprile del 1976 (disco uscito a maggio, ma a volte si fanno canzoni in pochi minuti). Il testo è lampante
con tutti i luoghi comuni della sinistra c.d extraparlamentare dell'epoca
Ma anche sul cartaceo la storia della canzone è ben documentata: basta questo bel libro di Vettori di canzoni di protesta, un classicone degli anni ‘70, per scoprire che il testo ha un autore preciso, Luigi Molinari, e che il suo vero titolo è “Inno della rivolta”.
Non dico che fosse tenuto a saperlo… ma magari qualcuno non poteva cercargliele su Google queste info?
In realtà qualcuno deve averglielo fatto notare perché in questo video (a 16:54) riporta correttamente titolo e autore