Eh sì, qui hai ragione, BB. Va detto che, di solito, i miei interventi più "ragionati" li scrivo prima su un file di testo e poi li copio sul sito, come le traduzioni; stavolta invece ho scritto progressivamente e direttamente sul sito. In questo probabilmente c'entra il fatto che il mio pc è una carretta inenarrabile con una tastiera sulla quale scrivo a intuito perché le lettere si sono cancellate quasi del tutto. Poi sono anche uno che, regolarmente, comincia a scrivere mentre altre cose si affollano alla mente; c'è sempre da precisare, da analizzare, da esprimere, da integrare, da chiarire, da correggere. A questo devi aggiungere che mi riesce soltanto scrivendo; nella comunicazione orale sono un disastro totale, bofonchio, mi impappino, non trovo le parole, sudo e generalmente sto zitto. Una volta, invitato a tenere un illuminante intervento col megafono durante una manifestazione a... (continua)
Riccardo Venturi 1/6/2020 - 22:38
Non ci trovo nulla d'eroico in Giuseppe Salvia, morto ammazzato com un cane tra le corsie di una tangenziale...
Penso però che c'entri eccome con questa canzone, che per me parla solo allegoricamente della connivenza tra Potere e Contro-potere.
Giuseppe Salvia, come molti altri, fu vittima di quell'abbraccio mortale, che perdura a tutt'oggi.
Se poi il mio riferimento benevolo ad un servitore dello Stato, come Giuseppe Salvia (ma potrei riferirmi a Falcone o Borsellino o molti altri, visto che qui prima che di carcere si parla di mafie) muove repulsioni semantiche, istintive o ideologiche, posso capirlo, ma non mi pare un dato rilevante nell'interpretazione di un testo come questo.
No, credimi, il riferimento a Giuseppe Salvia non mi dà nessun fastidio ideologico, istintivo o semantico. Solo che sinceramente non penso c'entri nulla con la canzone. E' una differenza di interpretazione: per te parla solo allegoricamente della connivenza tra potere e contropotere (o tra due aspetti del potere, semplicemente), per me invece parla di galera. Non trovo illegittimo che tu parli di Giuseppe Salvia che perquisisce Cutolo e firma così la sua condanna a morte, comunque. Dico soltanto che c'entra poco con questa canzone, a mio parere. In quanto parere, poi, può essere sbagliato. Saluti!
Contribuisco qui sotto una lunga riflessione che Massimo Bubola, coautore del testo, fece su "Don Raffaè"
Bubola non parla mai del carcere, della condizione carceraria, nè di Pasquale Cafiero come di un poveretto stretto tra il suo difficile lavoro, la propria vita stenta e vicende e uomini più grossi di lui. Bubola parla di Stato e di Anti-Stato, e dei loro appalti vicendevoli.
Il mio don Raffaè, paradosso superato dalla realtà, Il Corriere, 15 dicembre 2012.
Quando con Fabrizio De Andrè decidemmo di scrivere la ballata di Don Raffaè, era la metà degli anni 80, avevamo già scritto tante canzoni insieme, sovente su fatti di cronaca, delle vere instant songs, le avrebbero definite in America, brani come «Coda di Lupo» o «Parlando del naufragio della London Valour», ma ci stimolava molto l’idea di scrivere un brano ironico e tagliente su un tema drammatico, che in genere preferisce una... (continua)
Prendo atto. Forse il mio errore di fondo è considerare questa (ed altre) una “canzone di Fabrizio De André” scordandomi che non è interamente di De André -come del resto diverse altre. Come accade per tutti i grandissimi, può darsi anche che ognuno tenda ad averci il “suo” De André, adattandolo al suo pensiero, alle sue esperienze, alle sue sensibilità, e in definitiva alla sua vita; da qui le “interpretazioni”. Del resto, nel DNA di questo sito ci sono precisamente dei luoghi dove, per l'appunto, si parlava delle canzoni di “Fabrizio De André” (metto le virgolette per il motivo di cui sopra), che erano in generale libere interpretazioni come se tali canzoni avessero vita autonoma, ben oltre l'autore o autori. In pratica, quel che più o meno tutti i partecipanti a quei luoghi facevano era parlare di se stessi e della propria vita prendendo a spunto delle canzoni che parlavano della vita... (continua)
""Don Raffaè" is based on the Italian crime boss Raffaele Cutolo, who has spent most of his life in prisons since 1963. Through his charisma and relational skills he was able to build and control a crime organization from within prison, and was also able to lead a remarkably comfortable life, complete with a personal chef to supply him his daily meals of lobster and wine. The chorus makes reference to Domenico Modugno's 1958 paean to coffee, "'O ccafe'", and to the importance of coffee in the cultural life of Naples." [Dennis Criteser]
Dopo il commento di Riccardo Venturi, sono rimasto indeciso se dire pure io la mia; con le sue parole rende tangibili le considerazioni seguenti. Dato che stavo già a metà quando l’ho letto, le ho abbreviate.
Quello della interpretazione di un testo è una questione destinata, per fortuna, a rimanere aperta. Non ci può essere una interpretazione oggettiva così come, da parecchi secoli, non è più seriamente sostenibile lo sviluppo di un pensiero di una realtà oggettiva e universale, valido per tutti e per sempre.
È la querelle tra l’approccio oggettivista e quello prospettivista alla base degli sviluppi della ermeneutica come disciplina. Tra i due approcci sono stati elaborate teorie, per così dire, intermedie.
Nell’approccio prospettivista l’interpretazione del testo è ancorata alla intentio lectoris. È il destinatario dell’opera che dà significato all’opera piuttosto che l’intenzione... (continua)
Massimo Bubola ne propone una versione blues secondo me molto efficace. Non è facile trasformare una tarantella in un blues! L'ho aggiunta nei video. Sarebbe stata strepitosa interpretata in versione blues da Pino Daniele che alla cultura del caffé aveva dedicato una celebre canzone:
In fondo alla questione, qualche piccola considerazione linguistica, o "non-linguistica" in realtà. Nel senso: considerazioni sul napoletano della canzone potrei farne ben poche anch'io. Non sono napoletano, non ho praticamente mai avuto a che fare con Napoli e, quando si parla del cosiddetto "dialetto" (termine che aborro, ma che non di rado uso o per "comodità" e, più che altro, per pigrizia mentale), occorre tenere presente che si tratta del linguaggio di una comunità locale che si "succhia dalla nascita", per così dire. Per questo e per altri motivi, un "dialetto" lo si impara alla perfezione soltanto in rarissimi casi, e in presenza di determinate condizioni (tipo un trasferimento altrove in tenera età, come nel caso del milanese di Ivan Della Mea). L'uso di un determinato "dialetto" da parte di allofoni (il genovese De André, il veronese Bubola...) può avere diversissime gradazioni... (continua)
Caro Riccardo Gullotta, ti ringrazio della considerazione, quello che penso io è che sarebbe sufficente dibattere i questiti aperti da questa pagina per entrarci e non uscirne più, ogni filo creerebbe altri fili da seguire che a sua volta ne aprirebbe ancora altri a non finire, fino a.....hai presente la tela della ragnatela di Gaber?!
La canzone ha l'unico scopo di emozionare e se ci riesce siamo a posto. Il resto sono chiacchiere. E per emozionare ha bisogno dell'ascoltatore più che del compositore. A volte può sembrare impossibile che tutti non provino quello che provi tu davanti ad un'opera d'arte. Poi vedi che uno dice le stesse cose davanti a qualcosa che a te non fa nè caldo nè freddo e questo dovrebbe almeno insegnare la tolleranza.
Io mi sono emozionato in maniera totale da adolescente quando ho ascoltato la voce di Cohen e non capivo una parola di inglese, la musica era composta... (continua)
Il due giugno in Italia è la Festa della Repubblica. Un giorno che è solitamente pieno della retorica patriottica che stomaca gli internazionalisti. Ma in fin dei conti, un motivo per festeggiare questo giorno ce l'abbiamo anche noi: è pur sempre il giorno in cui la nostra gente ha deciso di salutare per sempre la feccia regnante. Troppo tardi e troppo educatamente, ma l'ha fatto. Io e Davide oggi non festeggiamo la Repubblica, il nostro tricolore acido è una parodia: festeggiamo la cacciata di un Re.
Nota. Si tratta della traduzione, per quanto possibile letterale, della canzone in lingua turca. Per la poesia originale di Pablo Neruda e per la sua traduzione turca si rimanda qui.