Di seguito, trascrivo alcuni passi del diario Giorni di Ànkara – città in cui Seferis soggiornò tra il '48 e il '51 – che aiutano a illuminare i versi 7-12.
Giovedì 18 agosto. [1949]
Epitafio
alla mia gatta Tuta che ci ha lasciati
l'autunno scorso.
Ebbe colore d'ebano gli occhi di Salomè
Tuta, la gatta mia che ho perso. Passeggero, va.
Uscì da un buco aperto nel lenzuolo del giorno
oramai non può fendere il cupo velo d'ombra.
(...)
Ànkara. Venerdì 14 ottobre. [1949] Da mezzogiorno Ramazàn è sparito: abbiamo cercato dove si poteva; è andato a morire. Siamo tornati ieri mattina da Istanbul. (...) Quando pensavamo al ritorno ad Ànkara, dicevamo che Ramazàn era il solo essere vivente che amavamo in questo posto. Ieri l'abbiamo trovato in giardino, curioso. Pensavamo che ci avesse scordati: era malato. Non ha voluto mandar giù niente. Era lì seduto, acciambellato, immobile, in estasi.... (continua)
La parola greca per “postino”, ταχυδρόμος, significa alla lettera: “colui che corre veloce”. La poesia e la canzone greca sembrano avere una predilezione per i postini; ma se in questa poesia di Elytis il postino non gli recapita la lettera, in quella di Hatzidakis (o Hadjidakis che dir si voglia) il giovane postino di diciassette anni addirittura è morto. Chissà se anche questa di Elytis, in fondo, non ci parli della fine di un amore; comunque ci parla della solitudine. In tempi di videochiamate e di elettroniche varie, la lettera è pressoché scomparsa. Quando arriva, il postino ora consegna esclusivamente cartelle esattoriali, avvisi di pagamento, bollette, atti amministrativi e giudiziari. Me le ricordo, le lettere, e mi ricordo di certe loro attese. Dalla raccolta elytisiana Τα ρω του έρωτα, qualcosa come “Le R dell'amore”, del 1972. Ho visto che Riccardo... (continua)
IL POSTINO (continua)
27/4/2020 - 06:15
@ Riccardo Venturi
Traduzione e nota si fanno leggere ed apprezzare con il consueto interesse. Icastica la tua traduzione, in particolare della terza strofa.
Di piccioni scomparsi, smarriti, intercettati o mai partiti, è piena l’esistenza di ciascuno. Il cruccio potrebbe essere relativamente contenuto; diversa è la condizione quando il piccione arriva e non lo si vede.
Non sapevo del postino di Hatzidakis. All’ignoranza avrà contribuito anche una certa mia diffidenza, forse non del tutto giustificata, per l’autore. Sono stato, e rimango, condizionato dall’idea del grande compositore di successo, non riesco a separarlo dal traguardo della cassetta, una specie di anti-Theodorakis. Belle le sue canzoni, emotive, ma quando le ascolto, con piacere, mi viene in mente l’editore discografico. Certo, senza gli editori non avremmo conosciuto musica e canzoni. Il mio è un residuo novecentesco... (continua)
Premessa (di carattere generale): lo spostamento tra gli "Extra" non è certamente una sorta di "retrocessione in serie B" nel sito; tutt'altro. Credo che gli "Extra" siano, tra l'altro, la sezione del sito più frequentata da Premi Nobel per la letteratura (Elytis compreso, naturalmente). Ciò detto, comprendo bene il tuo ragionamento sulla imagerie di Elytis (che ne rende, non di rado, impossibile una traduzione): "Spesso, quando parlo del sole, mi si impiglia nella lingua una rosa tutta rossa. Eppure mi è impossibile tacere". Di buon grado accetto il tuo completamento dell'album. Chissà che non mi ci riconfronti, col vecchio Odysseas; mi piacerebbe farne una traduzione in livornese, almeno di una. Saluti cari.
À moi, elle me semble une chanson toute d’actualité. Il suffit de lire le texte : elle aurait fort bien servi à Pâques : le fils chantant à son père :
« Give me a second life
Oh oh oh right now
I need a second life
Oh oh oh for you and I
Give me a second life
Oh oh oh right now
Give me a second life
Oh oh oh for you and I
Give me a second life! »
ou alors, des milliers de gens le chanteraient volontiers aujourd’hui – d’autant plus en chœur avec ces demoiselles.
Ne pas admettre la pertinence de cette chanson, c’est véritablement être insensible et sans cœur !
Allons comment ne pas s’émouvoir de cet appel déchirant qu’on peut entendre partout où frappe la bestiole immonde :
« For you (for you), for you (for you), for you (for you)
And I , and I, and I
(for you, for you)
You need a second life
Oh oh oh right now
You need a second life
Oh oh oh for you and I. »
Chagrin d’amour ne dure qu’un moment,
Plaisir d’humour dure toute la vie.
Cordial
Lucien Lane
Lucien Lane 27/4/2020 - 09:13
Mon commentaire était illustré d'une impérissable chanson:
Chagrin d’amour ne dure qu’un moment,
Plaisir d’humour dure toute la vie.
Il s’agit de l’incroyable éternelle ânerie :Plaisir d'amour
Musique : Jean Paul Martini (1746-1816)
Texte : Jean-Pierre Claris de Florian (1755-1794)
dont voici plusieurs interprétations :
Plaisir d'Amour
par Yvonne Printemps :
par Nana Mouskouri
par Marianne Faithful
par Andrea Bocelli
par Janet Baker
par Eliabeth Schwartzkopf :
Par Joan Baez et Nana Mouskouri (voir minute 2 d uvideo) :
par Franco Battiato :
par Mireille Mathieu:
J’arrête là et pour ceux qui auraient du temps à perdre, il existe plein d’autres versions, mais absolument, on ne peut passer outre sans l’inoubliable Rina Ketty – la vraie version, la plus compréhensible et la plus populaire :
"Giulia Galleni, classe 1929, collaboratrice dei partigiani durante la guerra, partecipò a una manifestazione in cui le donne furono protagoniste. "Il 7 luglio del 1944 i tedeschi avevano ordinato l'evacuazione di Carrara. Le donne si opposero organizzando davanti al comando tedesco una manifestazione lunga e molto sentita. I tedeschi avevano le mitragliatrici puntate ma non spararono. E alla fine rinunciarono a far sfollare la città", racconta in un video che il figlio, Nino Pellegrini, ha inviato alla nostra redazione" - La Repubblica degli Agnelli, ed. Firenze, 26 aprile 2020
Giovedì 18 agosto. [1949]
Epitafio
alla mia gatta Tuta che ci ha lasciati
l'autunno scorso.
Ebbe colore d'ebano gli occhi di Salomè
Tuta, la gatta mia che ho perso. Passeggero, va.
Uscì da un buco aperto nel lenzuolo del giorno
oramai non può fendere il cupo velo d'ombra.
(...)
Ànkara. Venerdì 14 ottobre. [1949] Da mezzogiorno Ramazàn è sparito: abbiamo cercato dove si poteva; è andato a morire. Siamo tornati ieri mattina da Istanbul. (...) Quando pensavamo al ritorno ad Ànkara, dicevamo che Ramazàn era il solo essere vivente che amavamo in questo posto. Ieri l'abbiamo trovato in giardino, curioso. Pensavamo che ci avesse scordati: era malato. Non ha voluto mandar giù niente. Era lì seduto, acciambellato, immobile, in estasi.... (continua)