Va beh. Quando si fa una traduzione "cantabile" non si può pretendere ne venga fuori un capolavoro.
Meno male che la linea melodica non richiedeva rime in -ulo o in -azzo. Direi che è già molto.
ROMENO / ROMANIAN / ROUMAIN / ROMANIA [2]
Versione romena di Liana (L. Trans.)
Romanian version by Liana (L. Trans.)
Version roumaine de Liana (L. Trans.) Lianan tuntematon romaniankielinen käännös (L. Trans.)
Già questa finisce male ma conosco un'altra poesia dell'importante poeta rumeno ottocentesco Dimitrie Bolintineanu che ha un epilogo anche peggiore. Infatti la giovane sposa piange la partenza in guerra dell'amato e la madre del sovrano la consola dolcemente salvo poi, quando il figlio si ripresenta sconfitto e ferito, dapprima disconoscerlo per poi respingerlo in malo modo incontro alla morte affinchè almeno l'onore sia salvo:
Muma lui Ştefan cel Mare
I.
Pe o stâncă neagră, într-un vechi castel,
Unde cură-n poale un râu mititel,
Plânge şi suspină tânăra domniţă
Dulce şi suavă ca o garofiţă,
Căci în bătălie soţul ei dorit
A plecat cu oastea şi n-a mai venit.
Ochii săi albaştri ard în lăcrimele
Cum lucesc în rouă două viorele;
Buclele-i de aur cad pe albu-i sân;
Rozele şi crinii pe faţă-i se-ngân.
Însă doamna soacră lângă ea veghează
Şi cu dulci cuvinte o îmbărbătează.
II.
Un... (continua)
Flavio Poltronieri 14/1/2020 - 17:57
Ho un curioso ricordo legato al poeta Dimitrie Bolintineanu. All'età di 14 anni, quando cominciai a imparare il romeno da una vecchissima grammatichetta trovata per caso nella biblioteca del liceo (Romeo Lovera: Grammatica della lingua romena, Manuali Hoepli, 1914), me lo ritrovai subito negli esercizi di traduzione; o meglio, nell'immancabile "piccola antologia di testi letterari" che si trovava in tutti quei manualetti dedicati all'apprendimento delle lingue straniere. Era una poesia dedicata a Venezia. Ho considerato e considero pressoché sacra quella grammatichetta: il romeno è stata la prima lingua un po' "particolare" che ho più o meno imparato, e cominciai proprio con quel libriccino. Le lingue sono il gioco (e il giocattolo) più bello del mondo: per questo devo aver cominciato da bambino piccolo. Rivedendo il nome di Dimitrie Bolintineanu, in un certo senso torno indietro di cinquant'anni... (continua)
Bravo! A dire il vero il testo era originariamente trascritto su un foglio di carta, ha subito negli anni vari aggiustamenti sempre manuali da più d'uno e più o meno come quelle "tastiere in cui tutti mettono le mani, quelle ingiallite dal tempo, un po' scordate dall' ignoranza e dalla passione degli umani" per divenire quell'obrobrio...a questo punto riaggiusta anche la mia traduzione che avrà anche lei almeno 35 anni buoni....Bel tipo questo scrittore romeno (Bolintinul-din-Vale 1819 - Bucarest 1872).
Di cognome faceva Cosmad, ma assunse quello di Bolintineanu dal nome del villaggio dove era nato. Durante i moti rivoluzionarî valacchi del 1848, a cui prese parte, diresse il giornale Popolul suveran. Fu anche lui un traduttore, (per esempio de "I Miserabili") ed è stato Ministro dell'Istruzione pubblica sotto Cuza oltre che fondatore dell'università di Bucarest.
Da dire anche che, in Romania, con l'ortografia della loro lingua si sono veramente "divertiti". Fino alla II metà del XIX secolo si scriveva con una forma modificata di alfabeto cirillico; quando passò all'alfabeto latino sotto la spinta della "riscoperta delle radici latine", in un primo momento fu preso a modello l'italiano (ancora oggi, comunque, in nessi "ce, ge / che ghe" si leggono esattamente come in italiano) per passare poi al modello francese. In poco più di 150 anni il romeno è passato attraverso cinque o sei riforme ortografiche: l'ultima è del 1993 che ha, in pratica, ripristinato l'ortografia del 1932 dopo le riforme effettuate durante il periodo della "repubblica popolare". Poi, come detto, c'è stato l'avvento di Internet che ha, in pratica, eliminato tutti i (tanti) diacritici. Per un non-romeno è diventato un puzzle, perché la cosa è passata anche al di fuori della Rete... (continua)
Il video è un capolavoro e la canzone è da brividi. Conoscendo i fatti cui rende omaggio il suo valore cresce esponenzialmente. Pochi cazzi, i Litfiba (tra luci e ombre) sono il miglior gruppo italiano mainstream del panorama attuale.
Grazie Paola Brolati per il suo riscontro.
In effetti, mentre tutti i siti della Rete lo danno per morto in quel tiste giorno di marzo del 1950, le cronache del tempo - L'Unità, in particolare - riportavano correttamente che Nerone Piccolo era rimasto gravemente ferito, non che fosse stato ucciso:
"L’operaio Nerone Piccolo, conosciuta la gravità delle sue ferite, si rivolgeva al compagno Tescari, della Camera del Lavoro di Venezia, e gli diceva: "Se io muoio ricordatevi
di alzare sempre più in alto la bandiera rossa." (L'Unità, 15 marzo 1950)
Io credo che averlo dato per morto per quasi 70 anni, al signor Nerone Piccolo - bellissima associazione tra nome e cognome - gli abbia forse allungato la vita...
Cara Paola Brolati, se lo conosce personalmente ce lo saluti tanto, con un abbraccio.
Bernart Bartleby 14/1/2020 - 21:45
Non c'entra niente, ma interessante leggere sull'Unità del 1950 la cronaca delle liberissime elezioni in Unione Sovietica in cui il 99% degli elettori ha votato comunista e l'articolo che attacca Tito - colpevole evidentemente del recente strappo con Stalin. Altri tempi...