Oltre che al Geordie della versione settecentesca e all'immancabile Robin Hood, mi sembra che potrebbe essere un'occasione per andare a rileggersi Robyn And Gandeleyn, l'antica ballata britannica dove -almeno secondo il Child- Robin Hood non c'entra niente e che parla invece esattamente di queste cose.
I know that I'm probably the last person to analyze anything that involves Italian, but my guts tell me that I'm missing the word cattle or livestock in the second stanza of the Italian translation, because that's what the Swedish word "kreatur" means.
You're right, or rather, your guts are right. Going to put the missing word into the Italian translation. Maybe, I was also led astray by the Italian word "creatura", meaning "small child, baby"...
La lezione è quella tratta da "I canti popolari italiani", a cura di Roberto Leydi.
Antraime non può che essere Entracque, in Valle Gesso, in provincia di Cuneo (Antràigue o Entràiguas in occitano o provenzale alpino, Entràive in piemontese, scrivono su it.wikipedia).
E allora forse quei tre giovani destinati al patibolo erano come Robyn, o Geordie, o Erik Olov Älg, bracconieri incappati nelle guardie della Riserva Reale Valdieri-Entracque... O forse, risalendo più indietro nel tempo, tra 700 ed 800, contrabbandieri di sale e tabacco, o maquis antirivoluzionari della contea di Nizza e dell'Escarène, che spesso si rifugiavano nell'entroterra e oltralpe, o semplici briganti – che era poi la stessa cosa - che all'epoca venivano da quelle parti chiamati tutti "barbets", "barbetti", e credo non per le loro barbe ispide quanto per il retaggio storico della strenua Resistenza valdese, dove i "barbetti"... (continua)
"Non a tutti è andata sempre così bene. Ci è voluto ben altro che un canto perché qualcosa cambiasse (e solo fino a un certo punto) nella vita dei lavoratori della campagna, della miniera, della fabbrica.
Eppure tutti, dai braccianti pugliesi a quelli del Polesine, dalle filandere lombarde alle mondine emiliane, hanno affidato al canto le loro storie e ne hanno sperimentato il potere, che fa viaggiare le parole nello spazio e nel tempo, crea consapevolezza, dà voce alla rabbia, permette di prendere in giro i padroni e persino di ridere della propria condizione. In altre parole, salva."
Allora ti ringrazio anche personalmente, Gianluca (sono l'autore della traduzione, del commento e delle note). A suo tempo, per fare questa pagina, ci sudai parecchio perché, te lo assicuro, è un testo molto difficile anche dal punto di vista linguistico. E' una vicenda, quella di Nikos Koemtzìs, che è tornata parecchio alla ribalta in Grecia anche in tempi molto recenti, e mi fa davvero piacere che tu la abbia scoperta perché dice parecchie cose che, secondo me, non hanno a che fare soltanto con la Grecia. Purtroppo vedo che il film "Parangelià", che la raccontavo, non è più disponibile nella sua interezza su YouTube; ne sono rimasti solo alcuni spezzoni, tra cui quello dello zeïbekiko; dovrò quindi ristrutturare un po' la pagina. Saluti carissimi, Gianluca, e grazie ancora; torna a trovarci !
The Lighthouse – Il faro – Le Phare est d’actualité, car il nous parle de l’immigration, de la traversée de l’océan qui se faisait dans le passé d’Europe vers l’Amérique, et la traversée de la mer d’aujourd’hui qui se fait d’Asie et d’Afrique vers la Grèce, vers l’Italie et vers l’Espagne.
"Eh bien, la comparaison est vite faite. Les Italiens étaient traités en Amérique exactement comme les étrangers sont traités aujourd’hui en Italie, c’est-à-dire comme des bêtes. Proposer ces questions à l’auditeur vise à le faire plus compatir à la solitude et aux réalités difficiles que vivent les étrangers qui arrivent. Le Phare raconte la solitude que les Italiens ont vécue à l’étranger, en abandonnant leur foyer et c’est une solitude que beaucoup de nos compatriotes vivent encore aujourd’hui en Europe. Je dis cela en tant qu’Italien à l’étranger. La... (continua)