Mikael Wiehe wrote the words and music of this powerful song. On his website he wrote the following notes
1968 lyckades ett par hundra studenter (mest från Lund) stoppa Sveriges tennismatch mot dåvarande apartheidstaten Rhodesia (nuvarande Zimbabwe).
1975 var polisen bättre förberedd. Nästan 10 000 demonstranter lyckades inte stoppa Davis Cup-matchen mellan Sverige och Chile som då var en diktatur under Augusto Pinochet.
Musikalisk och idémässigt är sången starkt påverkad av John Lennons sånger "Power to the People" och "Give Peace a Chance."
Det är personalen på SAM-distribution som står för de konstiga tje-ljuden i talkören.
(Kommentar från "Hoola Bandoola Band - Samlade 1971 - 1976", 2004)
In 1968 a few hundred students (most of them from Lund) succeeded in stopping Sweden's tennis match against the then apartheid country Rhodesia (now Zimbabwe). In 1975 the police were... (continua)
Ho inserito questo testo 7 anni fa, trovandolo attribuito ai Chumbawamba, in realtà è uscito nell'album citato da B.B. a nome Sportchestra! Una sorta di supergruppo di cui facevano parte i Chumbawamba, ma anche molti ospiti (discogs). Qui si può ascoltare il disco intero, in cui sono raccolte molte altre CCG da inserire
Una versione alternativa interpretata dai Korp (Västergötland)
Due parole del traduttore. La traduzione è assolutamente letterale, a parte un punto che necessita due righe di spiegazione. Il secondo verso del ritornello ripetuto, Ty hon var vid älskogen bunden, significa, alla lettera: “Perché era legata all'amore”. In svedese opera la distinzione, assai classica, tra l' “amore come sentimento”, o “amore spirituale” (kärlek, greco antico e moderno ἀγάπη) e l' “amore fisico” (älskog, greco antico ἕρως, moderno έρωτας). Qui, chiaramente, si parla di “amore fisico”, ed essere “legata all'amore fisico” non può che significare che la fanciulla è incinta. Così, del resto, hanno interpretato (correttamente) i Garmarna nella loro resa della ballata in inglese. Da qui anche la scelta di rendere jungfru con un generico “fanciulla”, e non come “ragazza vergine”;... (continua)
Мой кавер песни Гармарны, Оборотень, в переводе на русский язык. Поскольку я шведского не знаю, пришлось сначала найти дословные переводы на английский, а с английского перевести на русский. Текст приведён ниже.
My cover of Varulven by Garmarna, translated into Russian.
Questa canzone mi pare che non c'entri nulla col razzismo negli USA. Si tratta di una celebre murder ballad scritta nel 1972 da Bobby Russell, cantautore country che all'epoca era il compagno dell'interprete Vicki Lawrence. L'anno seguente la canzone divenna una hit assoluta.
La ballata racconta di tradimento, vendetta, mala giustizia e morte di Stato inflitta ad un innocente.
Intitolò anche uno scarso film del 1981 (compresa nella colonna sonora) la cui trama si ispirava molto blandamente al racconto del brano.
Non c'entra una mazza col razzismo, mentre andrebbe nel percorso sulla pena di morte.
Come spesso abbiamo dovuto già constatare, Mister Anonymous ha contribuito una canzone più o meno "accazzo"...
Io credo che a Cantat venga rimproverato il particolare crimine che ha commesso: quello di avere preso e massacrato di botte una donna inerme fino a ammazzarla, perdipiù colei che allora era la sua compagna. E che gli venga rimproverato senza possibilità di perdono (al di là della “pena” che gli è stata comminata dallo stato francese, e di quella che poi ha effettivamente scontato). Gli viene rimproverato ancora di più, perché monsieur Cantat, sarà bene ricordarlo, non era nemmeno un artista qualsiasi e non scriveva e cantava cose qualsiasi: facciamo un po' una specie di paragone di massima. E' come se un Fabrizio De André avesse ammazzato di cazzotti Dori Ghezzi o Brassens avesse preso la Püppchen per la collottola e le avesse fatto sbattere la testa su uno spigolo o su un mobile lasciandola secca. Non si perdona a Cantat, e lo si danna in aeternum e ancora in vita, perché non scriveva... (continua)
Riccardo Venturi 10/6/2019 - 17:36
Caro Riccardo, per prima cosa ti ringrazio per tuo "sproloquio".
Come sai, non amo molto il genere umano, ma non odio nessuno, nemmeno Cantat.
Volerlo vedere alle presse era un paradosso.
Per me può fare quello che vuole, il signor Cantat.
Se fossi in lui, io probabilmente mi sarei già suicidato, ma se lo spirito di autoconservazione me l'avesse impedito, sarei comunque semplicemente sparito, come dici che avresti fatto anche tu.
Tutto qua.
Il signor Cantat, che evidentemente ha un ego ben più enorme del mio - io che, secondo il Moroni sono solo un anonimo frustrato rancoroso e invidioso dell'altrui celebrità - lui ci ha messo un bel po' di tempo a capirlo, tanti anni quanto quelli che a Vilnius (non a Parigi) gli hanno comminato per aver massacrato la Trintignant, abbandonandola pure in agonia.
Ora sembra che abbia deciso di farsi un po' da parte e io spero che sia vero. Magari... (continua)
Beh, BB, se mi parli di demoni, dimmi un po' chi non ne ha e a chi non fanno visita, anche senza aver commesso cose minimamente paragonabili a quella di Cantat. Fanno visita anche in una forma sottilmente subdola: quella di aver fatto del male senza essertene reso nemmeno conto, oppure di averlo fatto pure rendendotene conto ma obbedendo a quella particolare forma che si manifesta prima con l'autoassoluzione, e poi addirittura con la trasformazione in "vittima".
Come forse avrai notato, sebbene questa cosa di Cantat si ripresenti periodicamente su questo sito, non ero mai intervenuto prima ma non per menefreghismo. Perché è una cosa di cui avverto la complessità e la generalità. Non sto parlando per simboli, ma per l'intreccio di realtà che va sotto il nome di "genere umano".
Sì, è cosa complessa e di tutti.
E ho anche riconsiderato molte cose riflettendoci sopra, anche grazie al tuo "sproloquio".
Io però di demoni davvero non ne ho, non quelli dovuti al male che si è fatto ad altri, volontariamente o meno.
Anche per questo davvero non capisco i mostri come Cantat come fanno a non provare il desiderio di nascondersi nel più profondo della terra, il desiderio di morire (come nella canzone di Merle Haggard che ho appena contribuito), di sparire e, anzi, avvertono il bisogno di vivere ancora alla luce del sole e dei riflettori.
E' come se il loro voler vivere nella luce uccidesse ancora chi hanno ridotto per sempre ingiustamente nelle tenebre.
Se poi penso a Cantat, col suo fisico possente e quel collo taurino, che massacra la sua compagna e poi se ne va a dormire il sonno dell'ubriaco, lasciandola agonizzante, beh, devo dirti che un moto d'odio lo devo reprimere a forza.
Io invece, per concludere la cosa (almeno per quel che mi riguarda, cosciente di essermi intrufolato nel colorito scambio tra B.B. e F. Moroni...), vorrei raccontare una storia che ha a che fare con canzoni, anonimi, demoni e quant'altro. È un fatto realmente accaduto in Francia diversi anni fa. L'avevo raccontato sul mio blogghino giusto un anno fa, il 24 maggio 2018; riportarlo qui mi permette di inserire dei link e dei video più facilmente, così a mo' di completezza.
Joël
di R.V.
Quel che segue è di notevole lunghezza. Come sempre ho fatto e sempre farò, suggerisco a chi lo desiderasse leggere di farlo con calma e di prendersi il suo tempo.
Ecco, nonostante tutti gli sforzi per evitare di iniziare con “tutto comincia” eccetera, non ce l'ho fatta, maledizione.
1.
Tutto comincia nella tardissima serata del 6 giugno 1987, su una strada secondaria, in piena campagna, che mena al paese... (continua)
Sai cosa mi dispiace molto, Riccardo? Di non aver trovato in Rete una foto di Joël Hipeau. Mi piacerebbe pensarlo vivo e invece mi vengono solo in mente quei tre grammi virgola sette d'ossa della sua mascella...
Per quel che riguarda invece Marie Trintignant, per fortuna tutti possiamo immaginarla, bella com'era, e a me piace ricordarla qui in una foto insieme ad un uomo che l'ha sicuramente amata molto e protetta:
Lo so, purtroppo. Quando ho scritto quella cosa un anno fa, ne avevo cercata una anch'io: nulla da fare. Quando digiti "Joël Hipeau" compaiono solo le foto di Yves Dandonneau durante il processo, trasformato in "maschera di cera". O forse, chissà, Joël Hipeau aveva la stessa faccia di Jean-Luis Trintignant nel "Sorpasso".
Oltre i toni accesi della conversazione ai quali mi sono abbandonata anche io vorrei avanzare alcune più pacate riflessioni.
Credo di dovere una precisazione, sono Franca Moroni, coetanea degli esseri umani protagonisti della tragedia di cui stiamo scrivendo, madre di una ragazza di 25 anni. Per contestualizzare il mio pensiero dico che i primi fatti di cronaca che ricordo sono la strage del Circeo e quella di Piazza della Loggia.
Al di là delle emozioni che l'argomento della conversazione suscita vorrei porre alcune domande.
1) C'è uno scarto inevitabile fra cosa individualmente riteniamo con "avere espiato la pena" e cosa lo Stato (detentore dell'amministrazione della giustizia)intende con questa locuzione: chi ha su questo l'ultima parola in uno Stato di diritto?
2) Riteniamo che abbia un senso l'idea della pena come riabilitazione a fronte del più terribile reato che può essere commesso?... (continua)
Mi pare che Lei abbia un modo di procedere nei ragionamenti abbastanza incoerente.
Qui si è sempre parlato sostanzialmente di giudizi contrastanti sull'opportunità che Cantat, dopo quello che ha fatto, abbia cercato di tornarsene alla ribalta delle scene.
Lei invece prima ha spostato il ragionamento su di un'assurda indagine psicologica sul sottoscritto, poi ora sui problemi non facili relativi alla pena, al diritto e alla giustizia.
Personalmente, non sono affatto esperto di diritto, non l'ho mai praticato, anche se sono laureato in legge, ma credo che molto difficilmente si verifichi nella realtà la coincidenza tra legge e giustizia, così come tra delitto e proporzione della pena.
Nel caso del barbaro assassinio della Trintignant, ignoro se in materia di omicidio, e femminicidio in particolare, il codice penale lituano sia più "tenero" del nostro... Quasi sicuramente la volontarietà... (continua)