2019
Note di Viaggio Malika Ayane interpreta Canzone quasi d'amore
Malika Ayane sapeva fin dall’inizio di voler interpretare Canzone quasi d’amore, perché, a suo dire, è stata la colonna sonora della sua adolescenza. L’ho immaginata come un discorso tra sé e sé, come un bilancio, raccontato sottovoce, del proprio passato e del proprio presente, fatto di tante domande e di poche certezze. L’introduzione, voce e chitarra, è stata registrata in diretta, senza preoccuparci di tempo e velocità, il resto dell’arrangiamento ho voluto affidarlo al pianoforte e all’orchestra d’archi di modo che la bellezza e il fascino della melodia del brano emergessero a pieno.”
Opinione personale: si sente la passione di Malika Ayane per questa canzone ma secondo me sbaglia le pause, che soprattutto alla fine sono fondamentali.
Comunque io spero fortemente che nel secondo capitolo troveremo Libera nos domine interpretata dagli Zen Circus e Canzone di notte n.2 rifatta da Giorgio Canali & Rossofuoco. Qualcuno ha il contatto di Pagani per passargli il suggerimento?
D'accordo con Lorenzo su questo capolavoro. Poi non trovo assolutamente adatto neanche il suo timbro di voce troppo giovane per parlare di bilanci in maniera emotivamente credibile!
beh in realtà Malika Ayane ha 35 anni che è più o meno l'età che aveva Guccini quando ha scritto questa canzone. Poi certo ci sono quelli che appena giovani sono invecchiati e quelli a cui rimane la voce giovane :)
La voce non è solo un timbro. Esprime con le parole quello che sei e hai vissuto ma è altro in essa a renderlo vero o falso. Comunque come diceva Guccini in una sua canzone (che nemmeno quella mi piace, tra l'altro) "ognuno vada dove vuole andare", spero solo non si cominci a fare con Guccini quello che si è fatto con De André...
Uno degli obiettivi di questo progetto era far conoscere Guccini a un pubblico più giovane, e in quest’ottica mi è venuto naturale proporre Noi Non Ci Saremo a Margherita Vicario. È uno dei primi pezzi che ha scritto Guccini, un testo molto legato agli anni ‘60, alla cultura beat e, soprattutto, alla paura del disastro nucleare, tipica di quegli anni. Margherita l’ha interpretato con la sua voce limpida, l’innocenza, la solarità e l’energia che molti giovani come lei hanno. Ho voluto usare un mix di strumenti acustici ed elettronici, batterie picchiate e accenni di neofolk, usare, insomma, un linguaggio che potesse risultare famigliare a un coetaneo di Margherita.” newsic.it
Dq82 16/11/2019 - 15:32
Margherita Vicario mi è molto simpatica ed ha una bella voce, però mi sembra che nell'interpretare questa canzone ci abbia messo un po' troppa gioia e leggerezza, rispetto allo scenario apocalittico descritto dal testo, non vi sembra?
Lorenzo, e come si fa a contraddirti?! Il contrasto è stridente!
Interpretazioni decisamente migliori sotto tutti i punti di vista sono state, per esempio, quelle dei concerti del Guccini International 2016 pubblicate nel cd del Centro Culturale Teatro Camuno di Breno (Brescia).
di norma era più l'estrema sinistra che faceva volantinaggio in piazza e davanti le scuole a mezzo stampa. io credo che si riferisca ad un fascista picchiato da comunisti e lui vorrebbe intervenire per difenderlo ma non lo fa per paura della troppa violenza dei picchiatori (ad ogni pugno che arrivava la paura era troppa per intervenire)
Auschwitz è stato il primo brano che ho proposto a Elisa, che ha accettato subito. La tragedia dei campi di sterminio ha toccato anche la sua famiglia: il nonno di Elisa infatti è stato prigioniero in un campo. Mi ero immaginato questo brano cantato da lei fin da subito, perché è un pezzo che vola molto in alto, e ha bisogno di una voce cristallina e leggera. Tutte le volte che Elisa lo ha cantato si è commossa e questa tensione espressiva ha reso l’esecuzione davvero intensa ed emotiva. Siamo partiti insieme, lei alla voce io alla mandola. Ho subito aggiunto il violino, passato attraverso un harmonizer, in modo che avesse un suono straniante, sospeso, com’è sospeso tutto il brano. Ho usato delle piccole percussioni come la kalimba e poi l’orchestra d’archi per far sì che il finale volasse ancora più alto.”
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La strofa che recita "chi è veloce si fa male e finisce in ospedale, in ospedale non c'è posto e si può morire presto" si riferisce a quello che è realmente successo a Rino Gaetano. Enzo Del Re l'ha riferito a Daniele Sepe (rimproverandogli di non averla inserita nel 1998 nella sua versione sul CD "Lavorare Stanca"). Ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti ti . . . .
Flavio Poltronieri 16/11/2019 - 10:55
Perdonami Flavio ma come si può riferire a Rino Gaetano che nel 1974, quando questa canzone è stata scritta, era vivo e vegeto?
Traduzione inglese di Gyps Fulvus (L. Trans.) [versione di Francesco Guccini]
Traduction anglaise de Gyps Fulvus (L. Trans.) [Version de Francesco Guccini] Gyps Fulvusin englanninkielinen käännös (L. Trans.) [Francesco Guccinin versio]
Mi pare ben strano ma ho scoperto casualmemte stamattina che nessuno aveva ancora tradotto questa canzone-simbolo per molti di noi. Provvedo all'istante. Anche in Cile purtroppo tutto andrà davvero "ben differentemente" comunque la memoria rimane una delle facoltà più preziose e fragili che ognuno di noi possiede in sé.