Sign.ra Elda, anche io mi chiamo Juna e anche mia madre mi diede questo nome perche sentì alla radio la canzone scritta da suo padre!La sentì tramite una trasmissione radiofonica che trasmetteva canzoni del passato...
Io sono del 1981!
Sono contenta di aver riascoltato la canzone che da sempre mi cantavano le signore di una certa età
!!!
Avvertenza: la bella introduzione di Dead End del 23/1/2013 (vale a dire di colui che attualmente è Bernart Bartleby) è stata spostata, per il suo valore, nell'introduzione alla canzone.
Due parole del traduttore. La traduzione che segue non tenta neppure di striscio di essere "in versi" o qualcosa che pur di lontano gli rassomigli: è semplicemente un'interpretazione. Le note presenti esprimono, in massima parte, incertezze, dubbi e ipotesi.
LA BAMBINA CIECA (continua)
3/9/2018 - 08:15
Grazie Rick,
ti faccio soltanto notare che secondo Internazionale questa canzone entra a pieno titolo nel filone delle canzoni legate alla primavera di Praga. Loro la propongono nell'esecuzione di Hana Ulrychová & The Bluesmen. Così, di consequenza, credo che la tua interpretazione in quel senso sia al cento per cento azzeccata.
Stanislava (La Santa! :) lo saprebbe sicuramente meglio, ma secondo me la tua ipotesi su Giùsquiamo nero, per quanto attraente, sia però fuoriviante. Fai caso che interno di un fiore di papavero è nero e una bambina può pure immaginera che siano tanti cavalieri neri su cavalli neri circondati di grandi petali rossi. La cultura popolare ceca (e non solo) ha usato spesso il fiore di papavero come un simbolo nelle fiabe e racconti vari. Giùsquiamo nero, molto meno appariscente e meno comune non faceva parte della diffusa tradizione orale.
Anche se non è vero che sia così raro. È una pianta che cresce spesso in zone ruderali, vicino agli cantieri, per esempio, ma non la trovi mai nelle quantità di papavero campestre mezza i cereali. Solo pochi esemplari, ma un anno ci sono e un altro anno chi sa dove si spostano. E poi, certo, per una bambina bendata tutti i fiori sono neri.
d’après la version italienne de Riccardo Venturi – LA BAMBINA CIECA – 2018
d’une chanson tchèque – Nevidomá dívka – Karel Kryl – 1969
Album : Bratříčku, zavírej vrátka
1969, LP, Panton, ČSSR
De l’album et de la chanson « Bratříčku, zavírej vrátka », on a déjà beaucoup parlé : c’est le premier album publié par Karel Kryl, en 1969, peu après l’invasion d’août 1968, très peu après le geste de Jan Palach, et juste avant que l’auteur-compositeur ne fuie en Allemagne. Il y était allé pour participer à un festival à Dommershausen, en Rhénanie, mais il savait que, s’il rentrait en Tchécoslovaquie, il serait arrêté. Je suis convaincu que, sans « La Fille aveugle », on ne peut pas avoir une idée complète de cet album, d’autant plus si on accepte mon impression personnelle : à savoir que, derrière l’image, ou le tableau, de la fille aveugle qui joue calmement dans le pré, se cache une délicate métaphore... (continua)
Dilectissime Christophore Corvine, per quanto riguarda i papaveri, neri o rossi che siano, hai certamente ragione; aggiungo che le metafore e gli usi del papavero nella cosiddetta "cultura popolare" sono diffusi un po' dappertutto, e non solo in quella ceca: il "fiore del sonno" sembra quasi fatto apposta per essere catturato dall'immaginazione e per diventare un simbolo (tanto è vero che lo è diventato, ad esempio, come "fiore contro la guerra" o come simbolo dei soldati morti in guerra, si veda l'apposito percorso di questo sito). Ciononostante, e con tutte le precisazioni del caso, nella mia traduzione, o qualunque cosa essa sia, mi tengo il giùsquiamo nero. Io, lo ribadisco, una pianta velenosa ce la devo infilare sempre, e sarei capace di preparare certe insalatine che te le raccomando, altro che "minestroni".
La conosci, ad esempio, questa? E' l' Aconitum napellus, una piantina molto... (continua)
Ciao Riccardo, come sempre c’è poco da aggiungere alla tua traduzione. Sul primo punto sono d’accordo con te, anche per me “popsaná zídka” è un muretto con delle scritte sopra, non un muretto descritto da qualcuno, anche se dal punto di vista grammaticale non c’è differenza. Resta sempre un verso un po’ ambiguo, con questi “anniversari famosi”, ma potrebbe essere anche una trasformazione poetica della parola “výrok”, enunciato, tesi, espressione, che per fare la rima è andata a sovrapporsi alla parola výročí (cioè výročích invece di výrocích), e il “famoso” gli darebbe un tocco di ironia. Insomma anche per me l’immagine è quella di un muretto di mattoni su cui da sempre trovi le varie “notizie importanti”.
Poi c’è tutta quella storia dei papaveri neri o giusquiami che siano. Non lo so ma qualcosa mi dice che è proprio questo il verso chiave per l’interpretazione della canzone. Ho letto la... (continua)
Ecco, lo dicevo io che Stanislava la saprà più lunga assai :)
Grazie per il tuo bell'intervento Stanislava.
Devo ammettere che per il giusquiamo proposto da Riccardo la mia critica era un po' frettolosa, ma sopratutto a sproposito. A ripensarci (e a rileggere le sue spiegazioni) il giusquiamo ci sta a pennello nella traduzione italiana. Con i suoi fiori colore bianco sporco venato e con la sua allucinante forza velenosa entra bene nell'immagine di un posto abbandonato e intriso di desolazione, di una zona di terre incolte con tanto di muretto a mattoni in un paesaggio grigio e cupo, creata da Kryl. Ha ragione Stanislava che questi versi centrali sono la chiave di tutta la canzone, con la strasuggestiva metafora di cavalieri a cavallo che con i fiori neri portano l'amore.
Comunque su principe azzurro gli spagnoli mi sembrano più convincenti: https://es.wikipedia.org/wiki/Príncipe_azul
Un'altra perdita grave, sono stato a casa sua a Madrid, in Av. Ciudad de Barcelona tanti anni fa, nel 1988 e abbiamo chiacchierato a vermouth (come si scrive in francese) e pasticcini, mi ha regalato un disco portentoso da titolo significativo "Choca la mano!" ma ricordo di averla trovata già allora molto provata. Ho tradotto in italiano e cercato di divulgare tante sue canzoni, conservo le sue lettere ma quel che provo oggi è solo una enorme tristezza!!!
Bellissima canzone che, purtroppo, scopro solo ora con questa notizia.
Ciao Flavio, posso permettermi un'osservazione sulla tua traduzione? Credo che il verso
Ata duro a ese hombre: no le atarás el alma
voglia dire letteralmente
Legalo stretto quell'uomo ma non gli legherai l'anima.
Scusa, non voglio sembrare pignola, tanto meno in un momento in cui tu hai espresso una tua tristezza personale. In realtà apprezzo sempre molto i tuoi contributi al sito. Solo che qui mi sembra che il significato cambi un po', che ne pensi?
Stanislava (complimenti per il tuo nome: assolutamente portentoso!), la tua osservazione testuale è corretta, infatti la traduzione letterale è quella. Non ricordo ora dopo tanti anni il motivo per cui scelsi così, potrebbe essere stato un impeto arbitrario (e quindi discutibile) dettato dal racconto di Elisa che come certo saprai fu detenuta nelle carceri franchiste e costretta all'esilio in Francia dove la sua "carriera musicale" iniziò...a questo punto invito Lorenzo a modificare la mia traduzione inserendo il tuo contributo.
Ti ringrazio, cara, del tuo apprezzamento e ti dedico una canzone assolutamente meravigliosa in cui Elisa parla della coperativa agricola San Antonio Abad di Villamalea, in provincia di Albacete (il titolo che appare on line è sbagliato, hanno confuso il vino con il vento, mah!!)
sono da poco rientrato dall'Albania - effettivamente Berat non è Perati - e sono anche passato nelle zone dove combatterono gli alpini e dove morì anche mio nonno,ufficiale della Julia, a cui fu riconosciuta la medaglia d'oro per un atto di eroismo con cui mise in salvo i suoi soldati, lasciandoci la vita. Mi sono commosso nel vedere la Vojusa,diventata rossa col sangue degli alpini, e nel ricordare le strofe di questa canzone. Gli Albanesi anziani con cui ho parlato, almeno quelli che ho incontrato io, hanno ancora un buon ricordo degli italiani. Ricordavo anche altre strofe della struggente canzone, 'da mille e mille tombe s'alza un lamento sul sangue della Julia è tradimento'. Credo si riferisse al tradimento da parte di chi aveva mandato gli alpini a morire in una campagna militare totalmente disorganizzata e spacciata come una passeggiata di salute. Fu proprio allora che si ruppe del... (continua)
Un articolo pubblicato sul più letto quotidiano croato ha sminuito le atrocità commesse nel campo di concentramento di Jasenovac, nel tentativo di riabilitare il regime ustascia della Seconda guerra mondiale e negare la sua complicità nell’Olocausto.
Io credo che 'se vottn 'e lanze' disignifichi "si buttano di lancia", utilizzando la metafora della lancia per indicare l'organo sessuale maschile.
Lanza non viene più utilizzato come vocabolo, ma in napoletano antico significava lancia. Girarsi è s'avutà,e spiaggia si dice rena non lanza in napoletano.
Inoltre nanninella è il diminutivo di anna non di giovanna.
Ah, maintenant je comprends. Ah ça ira, ça ira....tous les bourgeois on les pendra. La rose a aussi toujours représenté La Mère de Dieu. Donc, c'est Marie mère de Gésu.
3/9/2018 - 21:55
Pourquoi pas ? Marie Mère de Dieu, la République ? Le syncrétisme est une belle discipline, mais de là, à faire de Marianne, celle avec ses seins à l'air et son drapeau, la Marie Mère de Dieu faut avoir fumé plus que l'Etna.
La République, mère de Dieu ? Pauvre Marianne, elle a déjà bien assez à faire avec ses cinq enfants.
Donc, résumons : Marianne, c'est la République française et en 1972, De Gaulle était mort, on était en plein pompidolisme - Pompidou regnans et en effet, elle avait du mal à reconnaître son Cinquième enfant, dit La Cinquième, toujours en vie.
Tant qu'à rester dans la mythologie, disons que selon la chanson, elle se préférait dans sa version d'origine, millésimée 1789.
Bof ! Moi, ce que j'en dis, c'est juste pour faire avancer la chose...
quelli che si spacciano garanti della democrazia garantisti della libertà non sono che guerrafondai e dove ci sono degli interessi propri anche se fuori dai confini nazionali non ci pensano due volte a dichiarare guerra a paesi il più delle volte poveri. La storia ci insegna che la grandezza di una nazione il più delle volte è sporca di sangue.
Spero che una critica sia accolta. Della versione più famosa del IL SIRIO ho sempre detestato il finale, che veniva cantato in tono di scherno (?!): "E fra loro - lerì- un vescovo c'era - lerà - dando a tutti - lerì - la sua benedizion"... Spuntano dei lerì lerà totalmente immotivati; evidente presa in giro del vescovo e della benedizione... Come ascoltatrice e come musicologa contesto questa strumentalizzazione della disgrazia e della bella canzone, che ne esce rovinata.
Carissima Marina Valmaggi, sempre che sia tu l'autrice del commento critico (che ci è pervenuto anonimo e che abbiamo comunque pubblicato), permettici prima di tutto di dire che il diritto di critica è sacrosanto, e che non siamo certo adusi a conculcarlo ancorché rivolto verso un componimento popolare. La cosiddetta “Musa popolare”, come senz'altro ben saprai, non si cura granché dei riempitivi che debbono adattarsi alle melodie e alla struttura del verso in musica, tanto più che la quasi totalità delle melodie sulle quali sono cantati tali componimenti è di derivazione precedente, che va a formare come un sostrato nel quale, sovente, trasmigrano anche i “lerì lerà”, i “trallallà” o quant'altro. Ferma restando la tua critica, in tutta sincerità non crediamo che si tratti affatto di una forma di scherno, di presa in giro o quant'altro; se ti qualifichi come musicologa, dovrebbe peraltro trattarsi... (continua)
Beh, come sai, nel nostro "Minestrone" abbiamo anche un nutrito percorso dedicato alle più antiche; questa canzone potrebbe formare il primo mattoncino per il percorso "le più future" :-) Scritta da Gualtiero Bertelli, androide veneziano del 40° secolo, che se il suo antenato del 21° secolo mi legge mi manda in kiülo seduta stante...
Io sono del 1981!
Sono contenta di aver riascoltato la canzone che da sempre mi cantavano le signore di una certa età
!!!
Saluti..