Il ritornello "Lay the bent to the bonnie broom" non esiste nella Child #10, l'hanno inventato i Pentangle nel 1970 e da allora è praticamente diventato parte integrante della ballata.
Carina la canzone, e molto ironico il video. Certo, se si vanno a vedere alcuni testi del rap di oggi, soprattutto nella sua variante trap, il fatto di non ascoltare le parole potrebbe anche essere un vantaggio... è proprio contro questo sottogenere dell'hip hop che se la prendono Bigflo & Oli in questo pezzo.
Leggendo l'esegesi i malcapitati dovrebbero essere due, uno preso a pugni l'altro impaurito. Non un passante estraneo che non avrebbe avuto motivo di avere paura e non reagire. Forse un compagno del primo che non ha voluto comprare il giornale. Giornale di chi? Se fosse stato compagno del malmenato, pensando sono anch'io fascista (sono fascista anch'io picchiate anche me siamo in due) allora i picchiatori potrebbero essere di sinistra. Oppure sono fascista anch'io come voi tanto per scansarsi dalla vittima in un gesto vigliacco e opportunista allora i picchiatori potrebbero essere di destra. Ma a me sembra comunque una spiegazione tirata per i capelli. Non c'è secondo me nessuna terza persona. A me la strofa ha sempre fatto pensare a un qualsiasi ragazzo di sinistra preso a pugni da ragazzi di destra.
MA ad ogni pugno... c'è il ma che annulla l'azione precedente (ora gli dico ...) Le due... (continua)
Esattamente 30 anni fa, il 5 maggio 1981, Bobby Sands moriva nella prigione di Maze, a pochi chilometri da Belfast, a 27 anni, un terzo dei quali passati in prigione. Il primo ministro britannico Margaret Thatcher negò ogni dialogo affermando che i carcerati non rappresentavano nessuno e non avevano dunque alcun diritto ad essere ascoltati e parlò della protesta come dell'”ultima carta dell’IRA”, invece il partito politico legato all’IRA, il Sinn Féin, crebbe fino a diventare il maggior partito dell’Irlanda del Nord.
Flavio Poltronieri 5/5/2018 - 06:29
Carissimo Flavio, sono sempre stato notoriamente una nullità assoluta in qualsiasi cosa abbia a che fare con le scienze matematiche, però credo che dal 5 maggio 1981 siano passati 37 anni...
la traduzione del verso "deux feuilles gorgées de soleil" non ha senso, in quanto il traduttore ha cercato sul vocabolario "gorgée" sostantivo, senza sospettare che si trattava del participio passato di "gorger" che significa rimpinzare. Scusate la pignoleria di una vecchia prof di francese.
maide bruno@libero.it 2/5/2018 - 19:52
Vive la Polysémie libre !
Lucien l’âne mon ami, tu fais bien de poser la question de ces « deux feuilles gorgées de soleil ». Pour ce qui est de l’interprétation en l’absence de ponctuation dans le texte français, les deux interprétations se valent et mieux encore, elles veulent dire la même chose – que les deux feuilles soient gorgées de soleil ou que les deux feuilles soient substantivées en gorgées de soleil, ce qui – tout compte fait – me semble plus poétique.
Marco Valdo M.I., te voilà jouant les Vaugelas, qui mourant disait : « Je m’en vais ou je m’en vas. L’un et l’autre se dit ou se disent. » Et donc, si l’on te suit, dit Lucien l’âne, la professeure avait raison de faire la remarque et Alessandro avait raison de traduire ainsi en y plaçant la virgule.
Et « Vive la Polysémie libre ! ».
Avendo a che fare sia con Boris Vian che con Alessio Lega, che il francese lo mastica benino (per la prof. Maide Bruno: si tratta di uno dei principali cantautori italiani attuali, conoscitore profondissimo della canzone d'autore francese che ha, peraltro, tradotto e cantato “in tutte le salse”, si può dire), oserei dire che la polisemia evocata da Marco Valdo M.I. sulla scorta, addirittura, di Vaugelas, è d'obbligo. Leggendo qualsiasi cosa di Boris Vian, che sia un romanzo, una canzone o qualsiasi altro, si è obbligati a tenerne sempre conto, è una cosa all'ordine del giorno. Credo che Alessio Lega abbia semplicemente operato una scelta per rendere il verso con la sua personale sensibilità poetica; è bene comunque rendersi conto delle varie possibilità (“intrise di linfa e di sole”). “Tradurre” Boris Vian poi... (lascio volutamente i punti di sospensione)
Qu’Alessio Lega me pardonne (car j’ai des torts vis-à-vis de lui), j’étais un peu trop préoccupé par « la défense de la langue française » et un peu perdu entre Robert et Grévisse de sorte que j’avais omis de vérifier qui était l’auteur de cette remarquable version italienne de Boris Vian. Riccardo a bien fait de souligner mon erreur, même indirectement – sans doute par amitié, ce que je veux espérer.
Il me faut donc rendre à Alessio ce qui est à Alessio et à Alessandro ce qui lui revient : d’avoir fait connaître l’interprétation d’Alessio.
Enfin, je salue tout le monde : la « vieille prof de français » (peut-être plus jeune que moi), Alessandro, Alessio, Riccardo et les autres.
Salve scusi, lei ha spiegato soltanto l'ultima frase di ogni strofa. Ciò che scrive non si riesce a percepire nei versi di De André. Non potrebbe sciogliere meglio le varie metafore dei versi? Così risulta impossibile seguire il discorso o crederlo attinente per quanto io voglia farlo. Grazie mille
Stasera hanno suonato a Breslavia, prima dei Kult (che ancora suonano :), alla chiusura dei tre giorni di concerti per celebrare la nostra "tenera tri-giornaliera festa maggese (o di maggio)" 1–3 maggio 2018.
Li ho potuti sentire dal mio terrazzino :)
Due parole del traduttore. La traduzione che segue avrebbe qualche cosa da chiarire, probabilmente. Come c'è da attendersi, ci sono parecchi termini in slang che il mio povero dizionarione serbocroato (del 1975) non riporta. Suppliscono le attuali risorse in rete, tipo Vukajlija – Rečnik slenga, che si riferisce propriamente allo slang serbo. Da qui l'interpretazione “stronzate, balle” ecc. per sekiracija, propriamente “seccatura” (l'italiano “seccare”, “seccatura” hanno avuto molta fortuna in ambito mitteleuropeo e balcanico, anche nel tedesco austriaco si usa Sekkatur). Non ho ben chiaro che cosa c'entrino le “fisarmoniche”, forse un riferimento ai gruppi “Balkan sound” tipo Goran Bregović? Zablokirati vorrebbe dire, sempre secondo il Vukajlija, “restare zitto nel mezzo di un discorso, non sapere più che dire”; lo stesso sembra valere per zatrokirati, ma l'ho inteso (forse arbitrariamente) per “ammosciarsi”. Ćuna è slang propriamente bosniaco per “pene”.
The English version of the song was first posted on Antiwar Songs website by Riccardo Venturi. Now translated from English to Welsh by the Poet, story writer, and novelist. Mike Jenkins.
Mike Jenkins:
A former winner of the Wales Book of the Year competition for Wanting to Belong (Seren), Jenkins is a former editor of Poetry Wales and a long-term co-editor of Red Poets.