Su Beniamino Ricotta, in arte Mino Macrò, c'è anche un piccolo giallo - o una cantonata - in Rete. Edmondo Salvemini, che allo sfortunato protettore e busker ha dedicato pure un sito (che gli strumenti di controllo danno per virulento), l'anno scorso ha contribuito su YouTube un audio intitolato Beniamino Ricotta interpreta "Tre rose" di Massimo Bubola...
C'era qualcosa che non mi tornava e sono andato a verificare la data del brano originale: 1981...
Ora, se Mino Macrò è morto di fame nel 1965, come avrebbe fatto a proporre la cover di un brano del 1981?
Mah...
B.B. 12/3/2018 - 14:15
Tutta la vita di Mino Macrò spiega anche il suo "nome d'arte": macro in francese significa proprio "protettore, prosseneta" (grafia estremamente popolare di maquereau "sgombro, maccarello" (il pesce); prosseneta". Il termine è passato anche in italiano.
Grazie Riccardo per l'etimologia, che avvalora il fatto che Beniamino Ricotta / Mino Macrò sia realmente esistito.
Infatti, dopo la sua cover di un brano posteriore di 16 anni alla sua morte, e dopo non aver trovato alcuna traccia in Rete del volume "Milano morta" di tal Piero Mainardi, che sarebbe stato edito nel 1978 dalla Mondadori, negli Oscar, e che è citato come unica fonte da tal Edmondo Salvemini sulle sue pagine, segnalate come virulente, dedicate a Macrò, beh, dopo tutto questo cominciavo ad avere qualche dubbio sulla reale esistenza del protettore / busker / morto di fame in questione.
Nota. La seguente traduzione è incompleta e, in alcuni punti (segnalati in corsivo), incerta. Ci ho lavorato per due giorni e mezzo praticamente cercando ogni singola parola sul Dico d'Òc, il dizionario online de Lo Congrès Permanent de la Lenga Occitana; in dei punti mi sono aiutato anche col catalano, con tutto quel che ne può conseguire. Il marsigliese occitano ha comunque delle caratteristiche “tutte sue”, e su alcune parole ho dovuto veramente armarmi di pazienza certosina. Di traduzioni in rete (in francese, e neppure in occitano comune standardizzato), d'altronde, non ne esistono; ignoro anche se nell'album L'Usina, che non ho, esista un libretto con le traduzioni. Il risultato è naturalmente controverso: da un lato spero di essere riuscito a dare un'idea di quel che si dice, ma dall'altro restano diversi punti oscuri. Naturalmente, faccio appello a chi conosce l'occitano... (continua)
E invece i.fermentivivi nella loro introduzione al brano motivavano l'inserimento parlando proprio dei desaparecidos di tante dittature.
E anch'io, come Gianni, credo invece che non c'entri nulla e che la canzone sia autobiografica, cioè descriva l'essenza, o una delle attitudini del suo autore, l'inafferrabile ribelle Manu Chao.
Proporrei di spostarla negli Extra.
Ciao
esatto, come dice B.B. la interpretazione più comune della canzone è che parli dello stesso Manu Chao che era "scomparso" dalla scena musicale dopo lo scioglimento dei Mano Negra e che proprio con questo album inaugurò alla grande la sua carriera solista.
Grazie per la ricchezza di materiali e di interpretazioni.
Vorrei aggiungere qualcosa all'interpretazione della frase:
'e marucchine se vottano 'e lanze'
Ho due ipotesi:
1) potrebbe essere "se vottano e 'nanze" con ovvio riferimento allo spingersi in avanti nel rapporto sessuale
2) potrebbe derivare da 'allanziarse', nel senso di 'fare qualcosa che non è permessa' oppure 'prendersi troppa confidenza'. Esempio: 'se steva allanziando assaje'
In ultimo, la frase "Pistol packin’ mama" è presente nella stofa originale della canzone americana ed è anche il titolo di quella canzone, per cui non può avere alcun riferimento al alcuna variazione fonetica o azione che avvenisse nei bordelli. A eccezione di 'pisti' per pistol.
Fausto Passariello
Fausto Passariello 11/3/2018 - 15:38
Un altro commento:
- Nella canzone americana di Al Dexter "lui" è minacciato da una "lei" e per l'appunto quando se la trova di fronte "lui" le chiede di abbassare (lay) la pistola.
- Questa è la condizione diametralmente opposta a quella descritta nella canzone napoletana. Ma anche qui la non comprensione della lingua può aver avuto il suo ruolo.
Mah, non so, certo ne sai più tu, caro frequentatore che non ti firmi. Resta il fatto che Croce proprio in quello studio definì Pascoli un “piccolo-grande poeta” e la poesia in questione appartenente al Pascoli "preistorico"... Non so se fossero proprio giudizi di apprezzamento.
Segnalo Non ne parliamo di questa guerra, recentissimo film di Fredo Valla che prende ilo titolo proprio da un verso di questa canzone e dedicato ai soldati italiani disertori, ammutinati, disobbedienti fucilati sommariamente nel corso della Grande Guerra.
C'era qualcosa che non mi tornava e sono andato a verificare la data del brano originale: 1981...
Ora, se Mino Macrò è morto di fame nel 1965, come avrebbe fatto a proporre la cover di un brano del 1981?
Mah...