Hunger ist heilbar (Eine deutsche Allegorie)
Chanson allemande – Hunger ist heilbar (Eine deutsche Allegorie) – Erich Kästner – 1931
Poème d'Erich Kästner, dans le recueil « Gesang zwischen den Stühlen » (Chant entre deux chaises) publié en 1932.
Musique de Werner Helwig (1905-1985), alias Hussa, écrivain, poète et auteur-compositeur allemand.
Dialogue maïeutique
Tu te souviens sans doute, Lucien l’âne mon ami, que nous avons déjà publié quelques versions françaises de poèmes ou de chansons d’Erich Kästner.
Certainement, Marco Valdo M.I. mon ami, et je me souviens également qu’elles étaient des plus intéressantes. J’en retiendrai quelques-unes : CONNAIS-TU LE PAYS OÙ LES CANONS FLEURISSENT ?, SPORTS D'HIVER, TRÈS SAGES CONTEMPORAINS, LE POIRIER SUR LA LORELEI (d’après un événement vrai), etc. Il y en avait d’ailleurs une belle série, près d’une quarantaine Histoires d'Allemagne, un nombre tel que je ne pourrais les citer toutes... (continua)
Poème d'Erich Kästner, dans le recueil « Gesang zwischen den Stühlen » (Chant entre deux chaises) publié en 1932.
Musique de Werner Helwig (1905-1985), alias Hussa, écrivain, poète et auteur-compositeur allemand.
Dialogue maïeutique
Tu te souviens sans doute, Lucien l’âne mon ami, que nous avons déjà publié quelques versions françaises de poèmes ou de chansons d’Erich Kästner.
Certainement, Marco Valdo M.I. mon ami, et je me souviens également qu’elles étaient des plus intéressantes. J’en retiendrai quelques-unes : CONNAIS-TU LE PAYS OÙ LES CANONS FLEURISSENT ?, SPORTS D'HIVER, TRÈS SAGES CONTEMPORAINS, LE POIRIER SUR LA LORELEI (d’après un événement vrai), etc. Il y en avait d’ailleurs une belle série, près d’une quarantaine Histoires d'Allemagne, un nombre tel que je ne pourrais les citer toutes... (continua)
SOIGNER LA FAIM (UNE ALLÉGORIE ALLEMANDE)
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 19/1/2018 - 21:09
Pane e Coraggio
Secondo me, questa canzone/poesia, trasmette un messaggio, cioè: che gli immigrati pensano di venire qui tranquilli, mentre invece tutti si allontanano da loro, li evitano. Secondo me dovremmo dare una possibilità agli immigrati e accoglierli a braccia aperte.
Andrea 19/1/2018 - 15:56
Chant du tabou
[194?]
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Nella raccolta postuma “Destinée arbitraire” (Gallimard, 1975)
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Nella raccolta postuma “Destinée arbitraire” (Gallimard, 1975)
— Le tabou est sur toi, le tabou est sur nous ! Ainsi chantent les héros qui te suivent.
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 19/1/2018 - 14:05
The Letters of Florence Hemphill
2017
Joe Crookston
La canzone nasce da una collaborazione con il National World War I Museum and Memorial in Kansas City, Missouri; Florence Hemphill fu una crocerossina che servì durante la prima guerra mondiale, e nel museo sono raccolte circa 100 sue lettere.
With the United States entry into the First World War on April 16, 1917, the demand for nurses was immediate. Only a small cadre of U.S. Army Nurse Corps (ANC) personnel was available, thus the call went out. Florence Edith Hemphill answered. When she left for France in 1918, nurse Hemphill, who had brown hair and gray eyes, and stood fi ve feet, seven inches and weighed 130 pounds, was embarking on the greatest adventure of her life. To share this experience with the folks at home, she wrote letters, many of which survive today.
Born on February 28, 1887, in Wilson County, Florence Hemphill grew up in Chanute, the sixth of nine... (continua)
Joe Crookston
La canzone nasce da una collaborazione con il National World War I Museum and Memorial in Kansas City, Missouri; Florence Hemphill fu una crocerossina che servì durante la prima guerra mondiale, e nel museo sono raccolte circa 100 sue lettere.
With the United States entry into the First World War on April 16, 1917, the demand for nurses was immediate. Only a small cadre of U.S. Army Nurse Corps (ANC) personnel was available, thus the call went out. Florence Edith Hemphill answered. When she left for France in 1918, nurse Hemphill, who had brown hair and gray eyes, and stood fi ve feet, seven inches and weighed 130 pounds, was embarking on the greatest adventure of her life. To share this experience with the folks at home, she wrote letters, many of which survive today.
Born on February 28, 1887, in Wilson County, Florence Hemphill grew up in Chanute, the sixth of nine... (continua)
I came back home to Wilson County
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 19/1/2018 - 11:43
Percorsi:
La Grande Guerra (1914-1918)
Blue Tattoo
2008
Able Baker Charlie & Dog
La canzone è un dialogo tra una madre e una figlia, la madre, Dina Jacobson, è sopravvissuta ad Auschwitz, e racconta della guerra, dell'emigrazione negli Stati Uniti e del suo tatuaggio blu: il numero tatuato sul braccio nei lager nazisti.
La canzone nasce tra l'incontro tra il cantautore Joe Crookston e Dina Jacobson, incontro raccontato anche nel documentario "Blue Tattoo: Dina's Story, Joe's Song."
Able Baker Charlie & Dog
La canzone è un dialogo tra una madre e una figlia, la madre, Dina Jacobson, è sopravvissuta ad Auschwitz, e racconta della guerra, dell'emigrazione negli Stati Uniti e del suo tatuaggio blu: il numero tatuato sul braccio nei lager nazisti.
La canzone nasce tra l'incontro tra il cantautore Joe Crookston e Dina Jacobson, incontro raccontato anche nel documentario "Blue Tattoo: Dina's Story, Joe's Song."
Yes, my darling
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 19/1/2018 - 11:27
Percorsi:
Campi di sterminio
Inka Lied [El Condor pasa]
sono approdato qua per un dubbio che avevo in merito all'operazione condor della CIA parzialmente chiarito dall'aggiunta dell'ultima strofa
ilovepeace 19/1/2018 - 09:53
L’Épitaphe
[1944]
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Nella raccolta intitolata “Contrée”, pubblicata nel 1944
Trovo la poesia cantata nella raccolta "Poètes & chansons: Robert Desnos"
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Nella raccolta intitolata “Contrée”, pubblicata nel 1944
Trovo la poesia cantata nella raccolta "Poètes & chansons: Robert Desnos"
J’ai vécu dans ces temps et depuis mille années
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 19/1/2018 - 08:07
The Twa Sisters, or The Cruel Sister
De två systrarna, la versione norvegese della ballata
De två systrarna, the Norwegian version of the ballad
Storicamente, l'intera balladry angloscozzese ha precisi paralleli scandinavi; la cosa è del tutto naturale non soltanto per la vicinanza geografica, ma anche per le comuni radici culturali in epoche antiche, e per l'assimilazione (anche linguistica) avvenuta direttamente ai tempi del Danelaw. La balladry angloscozzese è in buona parte risultato dell'interazione strettissima con la Scandinavia. Qui si presenta la versione norvegese di questa ballata, tratta dal Folk Song Lyrics Archive; il testo è, in modo piuttosto logico, in "neonorvegese" (Nynorsk), la variante occidentale del norvegese.
De två systrarna, the Norwegian version of the ballad
Storicamente, l'intera balladry angloscozzese ha precisi paralleli scandinavi; la cosa è del tutto naturale non soltanto per la vicinanza geografica, ma anche per le comuni radici culturali in epoche antiche, e per l'assimilazione (anche linguistica) avvenuta direttamente ai tempi del Danelaw. La balladry angloscozzese è in buona parte risultato dell'interazione strettissima con la Scandinavia. Qui si presenta la versione norvegese di questa ballata, tratta dal Folk Song Lyrics Archive; il testo è, in modo piuttosto logico, in "neonorvegese" (Nynorsk), la variante occidentale del norvegese.
Der bodde en bonde ved en strand
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 19/1/2018 - 07:06
Hommes
[1942]
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Nella raccolta "Fortunes", pubblicata nel 1942
Trovo la poesia cantata nella raccolta "Poètes & chansons: Robert Desnos"
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Nella raccolta "Fortunes", pubblicata nel 1942
Trovo la poesia cantata nella raccolta "Poètes & chansons: Robert Desnos"
Hommes
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/1/2018 - 22:26
Chant pour la belle saison
[1943-44]
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Si tratta comunque di un "chant" ma, in ogni caso, è stato posto in musica per voce e pianoforte dal compositore Vincent Bouchot nel 2015.
Non conoscendo bene l'opera di Robert Desnos, non sono riuscito a capire con precisione in quale raccolta questa poesia si trovi, forse all'interno di "Destinée arbitraire" (Gallimard, 1975), nella sezione intitolata "Mines de rien".
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
Si tratta comunque di un "chant" ma, in ogni caso, è stato posto in musica per voce e pianoforte dal compositore Vincent Bouchot nel 2015.
Non conoscendo bene l'opera di Robert Desnos, non sono riuscito a capire con precisione in quale raccolta questa poesia si trovi, forse all'interno di "Destinée arbitraire" (Gallimard, 1975), nella sezione intitolata "Mines de rien".
Rien ne ressemble plus à l'inspiration
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/1/2018 - 21:48
Percorsi:
Canzoni d'amore contro la guerra
Benedicta 1944
2017
Short stories
Sull'Appennino Ligure, tra Genova e Alessandria, nella primavera del 1944 operavano due brigate partigiane, la Brigata Autonoma Alessandria e la 3ª Brigata Liguria. Tra il 3 e 6 aprile reparti tedeschi appoggiati da quattro compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana (due provenienti da Alessandria e due da Genova) e da un reparto del reggimento di Granatieri di stanza a Bolzaneto, accerchiarono la zona del Tobbio. Il 6 aprile iniziarono gli scontri armati e mentre la 3ª Brigata Garibaldi Liguria cercò di rompere l'assedio dividendo i propri uomini in piccoli gruppi, la Brigata Autonoma Alessandria cercò una disperata difesa alla Benedicta e a Pian degli Eremiti. Il 6 aprile le truppe italo-tedesche fanno saltare la cascina della Benedicta dove i partigiani della 3a Brigata Liguria hanno insediato il loro comando, catturano molti uomini e incendiano numerose cascine.... (continua)
Short stories
Sull'Appennino Ligure, tra Genova e Alessandria, nella primavera del 1944 operavano due brigate partigiane, la Brigata Autonoma Alessandria e la 3ª Brigata Liguria. Tra il 3 e 6 aprile reparti tedeschi appoggiati da quattro compagnie della Guardia Nazionale Repubblicana (due provenienti da Alessandria e due da Genova) e da un reparto del reggimento di Granatieri di stanza a Bolzaneto, accerchiarono la zona del Tobbio. Il 6 aprile iniziarono gli scontri armati e mentre la 3ª Brigata Garibaldi Liguria cercò di rompere l'assedio dividendo i propri uomini in piccoli gruppi, la Brigata Autonoma Alessandria cercò una disperata difesa alla Benedicta e a Pian degli Eremiti. Il 6 aprile le truppe italo-tedesche fanno saltare la cascina della Benedicta dove i partigiani della 3a Brigata Liguria hanno insediato il loro comando, catturano molti uomini e incendiano numerose cascine.... (continua)
Strumentale
inviata da Dq82 18/1/2018 - 14:01
Restons éveillés
Versi di Missak Manouchian (1906-1944, in armeno, Միսաք Մանուշյան), immigrato in Francia dalla Turchia, di famiglia armena sterminata durante il genocidio del 1915/16, comunista, partigiano, leader di un’importante gruppo della resistenza a Parigi, arrestato dalla polizia collaborazionista e fucilato insieme ad una ventina di compagni il 21 febbraio 1944 nella fortezza di Mont-Valérien, nei dintorni di Parigi
Trovo la poesia nella raccolta “Poésie de la Résistance et de la Déportation” curata da Jean-Pierre Rosnay, come interpretata da Arlette Sellati su musica di Hervé Bourde (1951-), compositore e musicista jazz.
Testo trovato sul sito dell’Association pour la recherche et l’archivage de la mémoire arménienne (ARAM)
Per la storia esemplare di Missak Manouchian non posso che rinviare a L'affiche rouge di Louis Aragon e Léo Ferré.
Aggiungo solo che ignoravo che Missak Manouchian fosse stato anche un poeta e che questa poesia, in particolare, è di un’attualità sconvolgente…
Trovo la poesia nella raccolta “Poésie de la Résistance et de la Déportation” curata da Jean-Pierre Rosnay, come interpretata da Arlette Sellati su musica di Hervé Bourde (1951-), compositore e musicista jazz.
Testo trovato sul sito dell’Association pour la recherche et l’archivage de la mémoire arménienne (ARAM)
Per la storia esemplare di Missak Manouchian non posso che rinviare a L'affiche rouge di Louis Aragon e Léo Ferré.
Aggiungo solo che ignoravo che Missak Manouchian fosse stato anche un poeta e che questa poesia, in particolare, è di un’attualità sconvolgente…
Aux Travailleurs Immigrés
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/1/2018 - 13:58
La Grande Misère de la France
[1945]
Versi di Isaac Lang, in arte Yvan Goll (1891-1950), poeta alsaziano, ebreo, che scrisse sia in tedesco che in francese e poi dopo il 1939 anche in inglese, quando dovette fuggire negli USA per scampare alle persecuzioni naziste.
Trovo la poesia nella raccolta “Poésie de la Résistance et de la Déportation” curata da Jean-Pierre Rosnay, come interpretata da Marcelle Rosnay su musica di Hervé Bourde (1951-), compositore e musicista jazz.
Il testo l’ho trovato qui
La strofa con cui la poesia si apre e si chiude fa riferimento alla filastrocca Nous n'irons plus au bois scritta da Madame de Pompadour nel 1753. Curiosamente il tema originario non è per nulla infantile, ma fa riferimento ad un periodo storico del regno di Luigi XIV durante il quale, per fronteggiare il grave diffondersi di malattie veneree, i bordelli vennero chiusi d’autorità. Il ramo d’alloro era il simbolo distintivo... (continua)
Versi di Isaac Lang, in arte Yvan Goll (1891-1950), poeta alsaziano, ebreo, che scrisse sia in tedesco che in francese e poi dopo il 1939 anche in inglese, quando dovette fuggire negli USA per scampare alle persecuzioni naziste.
Trovo la poesia nella raccolta “Poésie de la Résistance et de la Déportation” curata da Jean-Pierre Rosnay, come interpretata da Marcelle Rosnay su musica di Hervé Bourde (1951-), compositore e musicista jazz.
Il testo l’ho trovato qui
La strofa con cui la poesia si apre e si chiude fa riferimento alla filastrocca Nous n'irons plus au bois scritta da Madame de Pompadour nel 1753. Curiosamente il tema originario non è per nulla infantile, ma fa riferimento ad un periodo storico del regno di Luigi XIV durante il quale, per fronteggiare il grave diffondersi di malattie veneree, i bordelli vennero chiusi d’autorità. Il ramo d’alloro era il simbolo distintivo... (continua)
Nous n'irons plus au bois ma belle
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/1/2018 - 09:00
Le Veilleur du Pont-Au-Change
[1944]
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
La poesia fu scritta e pubblicata nel 1944, nel secondo volume de “L'Honneur des poètes”, raccolta di poesie curata da Pierre Seghers, Paul Éluard e Jean Lescure.
La trovo letta da Eric Aubrane su musica di Hervé Bourdes nel disco “Poésie de le Résistance et de la Déportation” curato da Jean-Pierre Rosnay. Poi anche nell’album “Terrains Vagues” (1983) del gruppo jazz François Jeanneau Pandemonium.
Versi di Robert Desnos, poeta surrealista, giornalista, membro della Resistenza francese, morto a 45 anni di tifo e privazioni l’8 giugno del 1945 a Theresienstadt – ironia della sorte: un mese dopo la liberazione del campo! – ultimo dei vari campi di prigionia nazisti dove era transitato.
La poesia fu scritta e pubblicata nel 1944, nel secondo volume de “L'Honneur des poètes”, raccolta di poesie curata da Pierre Seghers, Paul Éluard e Jean Lescure.
La trovo letta da Eric Aubrane su musica di Hervé Bourdes nel disco “Poésie de le Résistance et de la Déportation” curato da Jean-Pierre Rosnay. Poi anche nell’album “Terrains Vagues” (1983) del gruppo jazz François Jeanneau Pandemonium.
Je suis le veilleur de la rue de Flandre,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/1/2018 - 15:51
Percorsi:
Ponti
Chanson
[1944]
Versi di Madeleine Riffaud, che a 19 anni entrò nella Resistenza. Poi giornalista e corrispondente di guerra per L'Humanité da Algeria e Vietnam.
Nella raccolta “Cheval rouge: anthologie poétique, 1939-1972”, pubblicata nel 1973
Testo trovato qui
Giovanissima resistente, nell’agosto del 1944 Madeleine Riffaud uccise un ufficiale nazista sulla passerelle Solférino (oggi passerelle Léopold-Sédar-Senghor) a Parigi, sulla Senna. Fu poi arrestata, torturata, condannata a morte, ma riuscì a scappare durante un trasferimento e partecipò alla Liberazione di Parigi.
Dopo la guerra divenne corrispondente dall'Algeria – dove scampò miracolosamente ad un attentato dell'OAS – e poi in Indocina, dove scriveva i suoi rapporti dal fronte della resistenza vietcong.
Versi di Madeleine Riffaud, che a 19 anni entrò nella Resistenza. Poi giornalista e corrispondente di guerra per L'Humanité da Algeria e Vietnam.
Nella raccolta “Cheval rouge: anthologie poétique, 1939-1972”, pubblicata nel 1973
Testo trovato qui
Giovanissima resistente, nell’agosto del 1944 Madeleine Riffaud uccise un ufficiale nazista sulla passerelle Solférino (oggi passerelle Léopold-Sédar-Senghor) a Parigi, sulla Senna. Fu poi arrestata, torturata, condannata a morte, ma riuscì a scappare durante un trasferimento e partecipò alla Liberazione di Parigi.
Dopo la guerra divenne corrispondente dall'Algeria – dove scampò miracolosamente ad un attentato dell'OAS – e poi in Indocina, dove scriveva i suoi rapporti dal fronte della resistenza vietcong.
Ils me band'ront les yeux
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/1/2018 - 15:04
Percorsi:
Dalle galere del mondo
Redemption Song
Traducanzione italiana / Italian translasong / Traduchanson italienne / Italiankielinen käännöksenlaulu:
Andrea Buriani
Italiano / Italian 3
Andrea Buriani
Italiano / Italian 3
Canti di Redenzione
(continua)
(continua)
inviata da Dq82 17/1/2018 - 09:53
Bella Ciao
anonimo
45. Bella ciao (Versione in lombardo)
45. Bella ciao (Lombard version)
45. Bella ciao (Lombard version)
Ripresa da lmo.wikipedia : Bella Ciao. La versione presenta alcune alternative di traduzione.
Reproduced from lmo.wikipedia : Bella Ciao. The version shows a number of translating alternatives.
Reproduced from lmo.wikipedia : Bella Ciao. The version shows a number of translating alternatives.
Ona matinna me son dessedaa,
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 17/1/2018 - 09:21
Ethika fon ethica
[1974]
"Collage radiofonico" di Franco Battiato
Album: "Clic"
In questa strana serata di gennaio in compagnia del “Battiato dei primordi”, ho deciso di proporre un autentico azzardo. Quel che segue è, forzatamente, un'interpretazione tutta personale di un brano tra i più bizzarri e sconcertanti del catanese (o meglio, del ripostese): Ethika fon ethica. Del 1974, dall'album "Clic". L'interpretazione tutta personale sarà accompagnata anche da qualche ricordo, personale anch'esso.
1974, appunto. Il ventinovenne Battiato, magro scheletrito, in canottiera e di una bruttezza cosmica tanto da sembrare sublime, si mette davanti a una radio e comincia a girare a casaccio la manopola della sintonia. Si immagina una vecchia Radiomarelli a cassone, di quelle che troneggiavano nei salotti delle famiglie, adagiata su un centrino e coperta da un panno perché non pigliasse la polvere. Comincia così... (continua)
"Collage radiofonico" di Franco Battiato
Album: "Clic"
In questa strana serata di gennaio in compagnia del “Battiato dei primordi”, ho deciso di proporre un autentico azzardo. Quel che segue è, forzatamente, un'interpretazione tutta personale di un brano tra i più bizzarri e sconcertanti del catanese (o meglio, del ripostese): Ethika fon ethica. Del 1974, dall'album "Clic". L'interpretazione tutta personale sarà accompagnata anche da qualche ricordo, personale anch'esso.
1974, appunto. Il ventinovenne Battiato, magro scheletrito, in canottiera e di una bruttezza cosmica tanto da sembrare sublime, si mette davanti a una radio e comincia a girare a casaccio la manopola della sintonia. Si immagina una vecchia Radiomarelli a cassone, di quelle che troneggiavano nei salotti delle famiglie, adagiata su un centrino e coperta da un panno perché non pigliasse la polvere. Comincia così... (continua)
inviata da Riccardo Venturi 16/1/2018 - 21:41
Franco Battiato e Manlio Sgalambro: La cura
Per le misteriose alchimie della Rete, l'introduzione a questa canzone è arrivata direttamente nel sito ufficiale di Manlio Sgalambro, e lo stesso giorno della sua morte. Non me ne ero mai accorto.
Riccardo Venturi 16/1/2018 - 19:31
Stranizza d'amuri
Agnus e Stranizza d'amuri
Nel 1978 Franco Battiato pubblica l'album Juke Box come colonna sonora per un film televisivo su Filippo Brunelleschi: ma la composizione viene rifiutata dalla produzione cinematografica perché inadatta e “troppo sperimentale” per una produzione televisiva. La delusione riportata da Battiato fu tale che lo portò a ripudiare totalmente quell'album e a “virare di boa” verso L'era del cinghiale bianco, l'album che lo farà veramente conoscere al grande pubblico. Juke Box verrà comunque pubblicato, e non comprato pressoché da nessuno tranne mio fratello maggiore, che del resto aveva comprato con le sue mani persino Fetus e Pollution; e così ho ascoltato Battiato le prime volte quando avevo undici o dodici anni, vedendolo per la prima volta suonare a gratis sulla pista di pattinaggio del circolo "Andreoni" di Coverciano, con gli strumenti sistemati su cassette della frutta... (continua)
Nel 1978 Franco Battiato pubblica l'album Juke Box come colonna sonora per un film televisivo su Filippo Brunelleschi: ma la composizione viene rifiutata dalla produzione cinematografica perché inadatta e “troppo sperimentale” per una produzione televisiva. La delusione riportata da Battiato fu tale che lo portò a ripudiare totalmente quell'album e a “virare di boa” verso L'era del cinghiale bianco, l'album che lo farà veramente conoscere al grande pubblico. Juke Box verrà comunque pubblicato, e non comprato pressoché da nessuno tranne mio fratello maggiore, che del resto aveva comprato con le sue mani persino Fetus e Pollution; e così ho ascoltato Battiato le prime volte quando avevo undici o dodici anni, vedendolo per la prima volta suonare a gratis sulla pista di pattinaggio del circolo "Andreoni" di Coverciano, con gli strumenti sistemati su cassette della frutta... (continua)
Riccardo Venturi 16/1/2018 - 19:01
In lode de l'asino
Chanson italienne – In lode de l’asino – Giordano Bruno – 1585
Sonnet introductif aux dialogues de della Cabala del Cavallo Pegaseo – Londra, 1585
Suivi dell’Asino Cillenico
[Fausse indication (d’éditeur) : Parigi, appresso Antonio Baio, 1585]
Musique et texte modernisé (sous le titre In lode all’asino)
Hautville, 2011
Album : Nomen Lumen
« Je repropose ci-après le célèbre sonnet que Giordano Bruno place en introduction aux dialogues contenus dans la Cabale du cheval Pégase. Un « éloge de l’ignorance », exprimé sous forme de poésie et avec une insurpassable ironie. Il ne suffit pas seulement de rappeler le bûcher du grand philosophe italien, sur le Campo dei Fiori le 17 février 1600, mais il témoigne combien est long et pénible le chemin vers la connaissance et la vérité, à laquelle comme disait le Nolano (alias Giordano Bruno, né à Nola), nous pouvons seulement « tendre à nous approcher ».... (continua)
Sonnet introductif aux dialogues de della Cabala del Cavallo Pegaseo – Londra, 1585
Suivi dell’Asino Cillenico
[Fausse indication (d’éditeur) : Parigi, appresso Antonio Baio, 1585]
Musique et texte modernisé (sous le titre In lode all’asino)
Hautville, 2011
Album : Nomen Lumen
« Je repropose ci-après le célèbre sonnet que Giordano Bruno place en introduction aux dialogues contenus dans la Cabale du cheval Pégase. Un « éloge de l’ignorance », exprimé sous forme de poésie et avec une insurpassable ironie. Il ne suffit pas seulement de rappeler le bûcher du grand philosophe italien, sur le Campo dei Fiori le 17 février 1600, mais il témoigne combien est long et pénible le chemin vers la connaissance et la vérité, à laquelle comme disait le Nolano (alias Giordano Bruno, né à Nola), nous pouvons seulement « tendre à nous approcher ».... (continua)
ÉLOGE DE L’ÂNE
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 16/1/2018 - 18:04
Magellans de l'Univers
[1978]
Parole e musica di Jacques Yvart
Nel doppio album “Yvart on Campus”
Parole e musica di Jacques Yvart
Nel doppio album “Yvart on Campus”
L'Univers est infini, comment l'imaginer
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/1/2018 - 16:36
Free Belfast
Owen McDonagh
Questa canzone è il rifacimento di una canzone irlandese:
Free Belfast di Owen McDonagh.
Purtroppo non ho trovato il testo, vi giro la canzone originale, magari qualcuno è in grado di tirare giù il testo ascoltandola
Free Belfast di Owen McDonagh.
Purtroppo non ho trovato il testo, vi giro la canzone originale, magari qualcuno è in grado di tirare giù il testo ascoltandola
Lucone 16/1/2018 - 16:31
Les loups sont entrés dans Paris
Pour ceux qui n'ont jamais vu Reggiani chanter de près.
Quel travail de comédien !
Cordial
Marco Valdo M.I.
Quel travail de comédien !
Cordial
Marco Valdo M.I.
Marco valdo M.I. 16/1/2018 - 15:39
Ma Terre
[1978]
Parole e musica di Jacques Yvart
Nel doppio album “Yvart on Campus”
Parole e musica di Jacques Yvart
Nel doppio album “Yvart on Campus”
Ma Terre, ma Terre
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/1/2018 - 15:25
Georges Chennevière: Ravitaillement
Versi di Georges Chennevière (1884-1927), poeta e drammaturgo francese, nella raccolta “Poèmes, 1911-1918”, pubblicata nel 1920.
Trovo la poesia recitata su base musicale nel CD “Maudite soit la guerre!” (2016), edito dall’associazione Sous La Lime di Parigi
Propongo questo bel testo come Extra soltanto perché ignoro se sia mai stato musicato e cantato, cosa comunque abbastanza probabile, visto che Georges Chennevière è stato anche librettista, paroliere ed arrangiatore. Inoltre alcune sue poesie sono state certamente messe in musica da compositori della sua epoca, come Ludovic Bouserez.
Trovo la poesia recitata su base musicale nel CD “Maudite soit la guerre!” (2016), edito dall’associazione Sous La Lime di Parigi
Propongo questo bel testo come Extra soltanto perché ignoro se sia mai stato musicato e cantato, cosa comunque abbastanza probabile, visto che Georges Chennevière è stato anche librettista, paroliere ed arrangiatore. Inoltre alcune sue poesie sono state certamente messe in musica da compositori della sua epoca, come Ludovic Bouserez.
Sur la route, qui s'élargit de jour en jour,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/1/2018 - 11:36
Percorsi:
La Grande Guerra (1914-1918)
Arlette Humbert-Laroche: On tue
[1944]
Versi di Arlette Humbert-Laroche (1915-1945), poetessa, militante sindacale e membro della Resistenza francese, arrestata dalla Gestapo nel 1943 e assassinata a Bergen-Belsen nel 1945
Nella raccolta “Poèmes” pubblicata dalle Éditions Réalité di Parigi nel 1946
Trovo la poesia recitata su base musicale nei CD “C'étaient des femmes. 31 poèmes de femmes emprisonnées ou déportées” (2003) e “Maudite soit la guerre!” (2016), entrambi editi dall’associazione Sous La Lime di Parigi
Forse la più famosa poesia di Arlette Humbert-Laroche, datata 1 luglio 1944, quando la poetessa e resistente si trovava ormai da tempo in mani naziste, qui nella prigione di Jawor (Jauer) in Slesia. Nel 1945 transitò per i campi di Ravensbrück, Mauthausen e Bergen-Belsen, dove venne uccisa.
Propongo questo bellissimo testo come Extra soltanto perché ignoro se sia mai stato musicato e cantato, cosa comunque abbastanza probabile, visto che Arlette Humbert-Laroche era una grande appassionata di musica oltre che di poesia.
Versi di Arlette Humbert-Laroche (1915-1945), poetessa, militante sindacale e membro della Resistenza francese, arrestata dalla Gestapo nel 1943 e assassinata a Bergen-Belsen nel 1945
Nella raccolta “Poèmes” pubblicata dalle Éditions Réalité di Parigi nel 1946
Trovo la poesia recitata su base musicale nei CD “C'étaient des femmes. 31 poèmes de femmes emprisonnées ou déportées” (2003) e “Maudite soit la guerre!” (2016), entrambi editi dall’associazione Sous La Lime di Parigi
Forse la più famosa poesia di Arlette Humbert-Laroche, datata 1 luglio 1944, quando la poetessa e resistente si trovava ormai da tempo in mani naziste, qui nella prigione di Jawor (Jauer) in Slesia. Nel 1945 transitò per i campi di Ravensbrück, Mauthausen e Bergen-Belsen, dove venne uccisa.
Propongo questo bellissimo testo come Extra soltanto perché ignoro se sia mai stato musicato e cantato, cosa comunque abbastanza probabile, visto che Arlette Humbert-Laroche era una grande appassionata di musica oltre che di poesia.
On tue,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/1/2018 - 10:46
Percorsi:
Campi di sterminio
Io sono fatto di neve
(2015)
dall'album "Cultura generale"
Una canzone che si discosta dalle classiche sonorità dei Ministri e che è accompagnata da un video davvero bello e toccante sulle condizioni di vita degli occupanti dell'Ex Moi, il villaggio olimpico costruito a Torino per le Olimpiadi del 2006 e poi abbandonato. Un luogo dove vivono circa 1100 persone, la maggior parte scappata dalla guerra in Libia nel 2011, e gestito con l'aiuto di un comitato solidale che cerca di promuovere l'integrazione.
soundsblog
Io sono fatto di neve è una canzone che parla di fragilità e nessuno più di chi vive all'Ex Moi può sapere che cosa significhi. Vivono lì da tre anni, imparando la convivenza tra di loro e con il quartiere, resistendo alle provocazioni e alle bugie messe in giro sulla loro occupazione, resistendo al freddo d'inverno e al caldo d'estate in palazzi nuovissimi che cadono a pezzi. Dopo anni di promesse,... (continua)
dall'album "Cultura generale"
Una canzone che si discosta dalle classiche sonorità dei Ministri e che è accompagnata da un video davvero bello e toccante sulle condizioni di vita degli occupanti dell'Ex Moi, il villaggio olimpico costruito a Torino per le Olimpiadi del 2006 e poi abbandonato. Un luogo dove vivono circa 1100 persone, la maggior parte scappata dalla guerra in Libia nel 2011, e gestito con l'aiuto di un comitato solidale che cerca di promuovere l'integrazione.
soundsblog
Io sono fatto di neve è una canzone che parla di fragilità e nessuno più di chi vive all'Ex Moi può sapere che cosa significhi. Vivono lì da tre anni, imparando la convivenza tra di loro e con il quartiere, resistendo alle provocazioni e alle bugie messe in giro sulla loro occupazione, resistendo al freddo d'inverno e al caldo d'estate in palazzi nuovissimi che cadono a pezzi. Dopo anni di promesse,... (continua)
Volevi un mondo più bianco e adesso è in mano ai conigli
(continua)
(continua)
15/1/2018 - 22:42
Die Unentwegten
Caro anonimo, semplicemente disgustoso sei tu, che non hai letto l'introduzione e nemmeno conosci Tucholsky.
Qui l'autore non scriveva nel 1914 ma nel primo dopoguerra, e condannava il nazionalismo del suo paese, così come altri autori di altre nazionalità condannarono il proprio. Ma il nazionalismo tedesco, complice la cattiva pace imposta dai vincitori, partorì poi qualcosa di veramente mostruoso, che Tucholsky ed altri come lui seppero vedere chiaramente in anticipo.
Il tuo linguaggio denota soltanto un tentativo maldestro di giustificare un nazionalismo ed un militarismo, quello tedesco, che così tanti e gravi lutti ha portato all'Europa nel 900. In definitiva, non mi stupirebbe tu fossi un "colto" nazistello che prova a trovare qualche penosa giustificazione storica a ciò che è stata la Germania di gente come von Hindenburg, Ludendorff ed Hitler.
Qui l'autore non scriveva nel 1914 ma nel primo dopoguerra, e condannava il nazionalismo del suo paese, così come altri autori di altre nazionalità condannarono il proprio. Ma il nazionalismo tedesco, complice la cattiva pace imposta dai vincitori, partorì poi qualcosa di veramente mostruoso, che Tucholsky ed altri come lui seppero vedere chiaramente in anticipo.
Il tuo linguaggio denota soltanto un tentativo maldestro di giustificare un nazionalismo ed un militarismo, quello tedesco, che così tanti e gravi lutti ha portato all'Europa nel 900. In definitiva, non mi stupirebbe tu fossi un "colto" nazistello che prova a trovare qualche penosa giustificazione storica a ciò che è stata la Germania di gente come von Hindenburg, Ludendorff ed Hitler.
B.B. 15/1/2018 - 22:01
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On m'a enlevé ma bien aimée
[1998]
Musica di Levon Minassian, musicista francese di origine armena, virtuoso del duduk, il flauto di legno ad ancia doppia tradizionale armeno.
Nell'album (bellissimo e struggente) intitolato "The Doudouk Beyond Borders"
Il duduk (դուդուկ) è un antico strumento musicale tradizionale armeno, noto anche come tsiranapogh (ծիրանափող, letteralmente: "flauto albicocca"). Si tratta di un flauto ad ancia doppia e appartiene alla famiglia dei legni. In seguito alla diaspora armena, lo strumento si è diffuso in gran parte dell'Europa orientale e del Medio Oriente (per esempio Serbia e Bulgaria). Il nome corrente "duduk" è una deformazione di "dudka", che indica uno strumento simile appartenente alla tradizione russa.
Nel 2005 la musica per duduk è stata inserita dall'UNESCO nella lista dei Patrimoni orali e immateriali dell'umanità. (it.wikipedia)
"Il... (continua)