Hunc carmen e Cubani poëtae Iosephi Martí “Ingenuis Versibus” abstractum in Latinum sermonem vertit Tuscus Anonymus XXI Saeculi die XIII mensis Februarii a.d. MMXVII. Hispanica antiphona versa non est quia totidem verbis reddi non potest.
GUANTANAMERA (continua)
inviata da L'Anonimo Toscano del XXI Secolo 13/2/2017 - 19:37
Beh, innanzitutto va detto che non si tratta di una canzone della Baez ma – according with Azizi Powell - di un gospel afroamericano di autore anonimo, che negli anni 30 e 40 era già nelle incisioni di gruppi vocali come i The Fairfield Four e mostri sacri del blues come Blind Boy Fuller e Blind Willie McTell.
Adottato e variamente modificato all'occorrenza in seno al movimento per i diritti civili, la prima registrazione credo sia stata quella dei Freedom Singers, nell'album “We Shall Overcome” del 1963. La Baez ci arriverà 13 anni dopo, in apertura dell'album “From Every Stage”, registrato dal vivo durante il tour estivo del 1975.
Il brano si trova in almeno tre raccolte edite dalla Smithsonian-Folkways, come registrato sul campo durante le famose marce da Selma a Montgomery del 1965. Nei libretti di ogni raccolta la canzone viene indicata come tradizionale, con l'arrangiamento fatto nel 1963 dai SNCC Freedom Singers leaderati da Cordell Reagon.
Io direi che dovrebbe essere attribuita a questi ultimi.
Bernart Bartleby 12/2/2017 - 15:44
Soprattutto andrebbe specificato che a Joan Baez non la cantò a Woodstock, al contrario di quanto scritto nell'introduzione...
Nella sua introduzione, ormai risalente a 10 anni fa, Riccardo Venturi si sbagliava, ma non poi di molto...
A Woodstock Joan Baez effettivamente intonò a cappella un famoso gospel afroamericano, ma non si trattava di "[Ain't Gonna Let Nobody] Turn Me Around" bensì di Swing Low, Sweet Chariot dei Fisk Jubilee Singers.
Et voilà: nel decennale esatto dell'inserimento di questa canzone, ho rifatto finalmente l'introduzione spiegando un po' anche quel che era successo. Saluti.
Il primo sito che compare se si scrive "Trump" su Google è quello della sua Trump Organization, dove la prima frase che campeggia è la seguente (l'immagine a commento invece l'ho messa io):
Sì, ok, bravo Gabbani che dopo il Sanremo Giovani vince pure il Sanremo Vecchi...però sarà bene ricordare che l'unico, vero carrarino nei nostri cuori è un altro:
“Dancing In the Street was released to a country bubbling over with racial tension. Seven weeks before it hit the charts, LBJ signed the Civil Rights Act into law; also in July, there were race riots in Harlem and Rochester, New York, and Martin Luther King was jailed along with seventeen others for trying to integrate a Florida restaurant. On August 4, the bodies of three murdered civil rights workers were found in Mississippi...
Suzanne Smith’s “Dancing In the Street: Motown and the Cultural Politics of Detroit” opens with an account of a July afternoon in 1967 when Martha and the Vandellas performed as the final act of the “Swinging Time Revue" at Detroit’s Fox Theater, and after singing their trademark song were informed that rioting had broken out in the city’s streets following a police raid, and the concert had to conclude for everyone to return to safety. A British reporter later... (continua)