Grazie assai a Stanislava, Marco e Riccardo.
Un testo di non facile lettura resoci più abbordabile tramite l'eccellente lavoro di Stanislava. Comunque, mi rimane difficile valutare se fosse esistito qualche legame fra la canzone di Kryl e quella precedente di un anno di Captain Beefheart
Pare di no, ma...?
Un sentito saluto.
Krzysiek 29/5/2016 - 18:23
Ti ringrazio Krzysiek ma io ho fatto...assai poco, a parte sparare qualche cazzata (che però presuppone un ringraziamento sincero a Stanislava)...salud!
Ho cercato di trovare qualche "benemerita" risposta ai tuoi ringraziamenti :)
Chi saremmo stati senza avere sparato ogni tanto delle cazzate?
Fossimo degli umani ancora???
(il concetto era questo più... o forse meno)
Amen
Finalmente visto il film.
Un gran film.
Grazie Bart
Il tempo non muore, il cerchio non è rotondo.
Il tempo non aspetta, perché il cerchio non è rotondo.
Krzysiek 29/5/2016 - 23:15
Ma mi covince di più la traduzione citata da Wiki:
"Il cerchio non si chiude, il tempo non è finito.",
sarebbe:
"Il tempo non muore, il cerchio non si chiude.", cioè:
"Il tempo non aspetta, perché il cerchio non si chiude.", anche se la fraze in inglese che appare sul muro nel film é:
"Time never dies the circle is not round.".
Insomma, un bel film :)
Saluti
Ricordo questo film del 94 che raccontava gli effetti della guerra sugli innocenti (visto a Verona al Centro Mazziano)e che all'epoca aveva vinto il Leone d'Oro alla Mostra del Cinema di Venezia. Anche la colonna sonora era davvero eccezionale (edita nello stesso anno da Polygram Records), direi alle stesse altezze dei Dead Can Dance e del miglior Bregovic quando scriveva musica per i films di Kusturica. Quando sono andato in Macedonia ho trovato anche una raccolta di pezzi inediti precedenti dal titolo Melourgia (edita dall'etichetta greca Libra Music nel 1997) e Nocturnal dell'anno seguente (meno interessante soprattutto a causa del massiccio uso di ritmi elettronici).Il loro nome significa Resurrezione (dal greco). Non sò se il gruppo sia più artisticamente attivo.
Quella della mutilazione dei prigionieri e dell'evirazione in particolare era uno spauracchio dei "grandi e potenti" combattenti italiani nelle loro guerre coloniali, fin dai tempi della guerra d'Abissinia di fine 800.
Certo, nella guerra d'Etiopia certe pratiche vendicative particolarmente efferate verso l'occupante non mancarono ma soprattutto da parte di formazioni di combattenti irregolari (i cosiddetti Arbegnuoc = patriota, partigiano) dopo la fine ufficiale della guerra, dopo il 1936.
Un mio conoscente, morto parecchi anni fa, che aveva combattuto in Etiopia, raccontava che dopo uno scontro restò fino a notte sotto i cadaveri dei compagni morti perchè tra i soldati si diceva che cadere prigionieri nelle mani degli etiopi significava essere evirati...
La storia che a Graziani avessero "tagliato i coglioni" fa sicuramente riferimento all'episodio dell'uccisione del... (continua)
Bernart Bartleby 29/5/2016 - 18:50
... c’è poi che nel 1937 Graziani rimase piuttosto gravemente ferito nel corso di un attentato, durante una cerimonia ufficiale... Le schegge di una bomba rudimentale lo colpirono su tutta la parte destra del corpo... Quando guarì, si fece ritrarre con le braghe calate per dimostrare che le “virtù” erano ancora intatte...
Nel frattempo fece massacrare alcune migliaia di etiopi, compresi - chissà perchè, forse perchè labili indizi conducevano lì i mandanti dell’attentato - tutti i monaci, le suore e i giovani diaconi del monastero e seminario cristiano copto di Debrà Libanòs...