La canzone andrebbe riattribuita, Giovanna Marini l'ha interpretata 40 anni dopo la pubblicazione:
Polesine, scritta nel 1961, faceva parte dello spettacolo teatrale Canti per noi. Pubblicata (testo e musica) nel n. 1 de Il nuovo canzoniere italiano, a cura di R. Leydi e S. Liberovici (ed. Avanti!, Milano 1962).
Esecuzioni discografiche: Margot in Canti per noi; idem in Cantacronache 1, della Vedette; idem in Ogni giorno tutti i giorni; Daisy Lumini in Questa seta che filiamo.
Dq82 12/10/2016 - 13:19
Giusto DQ82! A mia parziale discolpa devo dire che nel 2012 il dibattito sull'attribuzione delle canzoni non si era ancora aperto o, comunque, non era stato ancora risolto. Se l'autore del testo era sconosciuto (o semi), si tendeva ad attribuire il brano all'interprete più noto o già presente nel database.
Oggi mi pare che l'orientamento prevalente sia quello di cercare sempre di attribuire il brano all'autore del testo, in subordine a quello della musica, al primo interprete e così via... o no?!?
In questo caso quindi attribuirei "Polesine (Tera e aqua)" a Gigi Fossati, il suo autore. Qui la biografia.
Al proposito, l'obiezione che Mariella Cattin fece nel 2014 era corretta, almeno in parte: Gigi Fossati era nato a Lonigo, Vicenza, che NON è il capoluogo del Polesine, Rovigo, da cui però dista solo 70 Km. Rovigo divenne la città di adozione di Gigi Fossati.
Io in questo caso l'avrei attribuita a Margot, prima interprete del brano, ben nota (più di Gigi Fossati).
In realtà ancora uno standard non c'è. Dovrebbe essere il primo interprete, o l'autore, in particolare in caso di poesie musicate da sconosciuti o musicati da più persone
In ogni caso c'è da correggere l'intro.
Come diceva Mariella Cattin, è ROVIGO il capoluogo della regione storica del Polesine e città d'adozione del Fossati Gigi, il quale nacque però poco distante, a LONIGO, in provincia di Vicenza...
Avevo inteso che l'orientamento più quotato fosse quello di cercare sempre e comunque di attribuire la canzone all'autore del testo, a meno che non fosse impossibile reperirne notizie biografiche significative in Rete...
In effetti, come ritiene Loris Zuttion sul suo blog Gocce di Note, sembra che nè la canzone in questione nè lo spettacolo della Marini da cui è tratta siano mai stati incisi.
Il testo però potrebbe essere stato ripreso dall'importante lavoro di Giovanni Vettori "Canzoni italiane di protesta, 1794-1974", così come altre canzoni da "L'aria concessa è poca", alcune già presenti sulle CCG.
Mi riservo di verificare, perchè quella copertina me la ricordo bene, e forse il libro lo trovo da mia madre...
Da un foglio volante senza data, ma probabilmente del febbraio-marzo del 1849, questa composizione in sestine di aurore anonimo rappresenta efficacemente i sentimenti di una certa piccola borghesia e di vasti settori di popolo: lo scetticismo di fronte alle solenni professioni di fratellanza e libertà da parte di chi detiene il potere economico e non pensa neppure a metterlo in discussione:
"Qui colla fratellanza si digiuna", e in un modo o nell'altro "la mi par la medesima minestra".
Uno scetticismo attivo, però, come dimostra la minaccia serpeggiante per I'intera composizione e resa esplicita soprattutto nell'ultima strofa.
La sigla finale "L.F.M." rappresenta, secondo Roberto Leydi (che ha pubblicato la canzone nei suoi Canti sociali italiani, le iniziali del nome dell'autore; io credo più semplicemente che si tratti dell'abbreviazione di "la finirà male".
Polesine, scritta nel 1961, faceva parte dello spettacolo teatrale Canti per noi. Pubblicata (testo e musica) nel n. 1 de Il nuovo canzoniere italiano, a cura di R. Leydi e S. Liberovici (ed. Avanti!, Milano 1962).
Esecuzioni discografiche: Margot in Canti per noi; idem in Cantacronache 1, della Vedette; idem in Ogni giorno tutti i giorni; Daisy Lumini in Questa seta che filiamo.