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U-235

U-235
2016
Atomic

Il loro nuovo album Atomic è nato originariamente come colonna sonora per Storyville: Atomic – Living in Dread and Promise, un documentario diretto da Mark Cousins per il settantesimo anniversario dei bombardamenti ad Hiroshima e Nagasaki. I quattro hanno poi ripreso i pezzi in mano e li hanno fatti diventare il seguito di Rave Tapes. Il primo singolo, U-235, è portato avanti da un’affascinante giro di tastiera e poche, semplici note di chitarra.

U-235 spesso indicato con il simbolo 235U, è l'isotopo dell'uranio con numero di massa pari a 235. Poiché il numero di massa è la somma del numero di protoni e del numero di neutroni nel nucleo, l'235U, avendo numero atomico 92, ha 143 neutroni.
L'235U è l'unico isotopo esistente in natura in quantità apprezzabili che possa essere sottoposto a fissione nucleare innescata da neutroni termici; nell'uranio naturale, invece, la percentuale di questo isotopo è, in peso, circa 0,72%, mentre la maggior parte del materiale è composta dall'isotopo 238U.
Ghosts in the photograph
(continua)
inviata da dq82 17/1/2016 - 20:13
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Slave to the Wage

Slave to the Wage
(2000)
Album: Black Market Music

"Schiavi del salario", schiavi condannati alla pena della noia assoluta del lavoro salariato dalle 9 alle 17. Il testo contiene una citazione diretta di Maggie’s Farm di Dylan. Una canzone potente accompagnata da un bel video ispirato al film Gattaca. Dedicata al Lussemburgo, paese dove il cantante Brian Molko ha vissuto e studiato, un paese secondo le sue parole dove "non c'è nient'altro da fare che fare soldi".
Run away from all your boredom
(continua)
17/1/2016 - 19:49
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Escapism is over

Escapism is over
2012
Die Fälschung der Welt

Per ventotto anni la Germania Orientale, controllata dai comunisti, restò tagliata fuori dall’enclave capitalista di Berlino Ovest per colpa di una barriera di cemento e filo spinato sorvegliata da guardie pesantemente armate.

Le prime barricate che avrebbero finito per dare forma al Muro di Berlino furono innalzate nell’agosto del 1961, quando il numero di tedeschi dell’Est che lasciavano la DDR attraverso Berlino Ovest aveva ormai raggiunto dimensioni da record. Per i tre decenni successivi questa barriera avrebbe tenuto separate famiglie e quartieri che un tempo appartenevano alla medesima città.

Il 9 novembre del 1989 il muro fu abbattuto, quasi con la stessa velocità con cui era stato originariamente costruito. Non appena un rappresentante dell’amministrazione della Germania Orientale annunciò prematuramente l’apertura del confine, migliaia di esultanti... (continua)
«Some dance to remember, some dance to forget.» The Eagles
(continua)
inviata da dq82 17/1/2016 - 16:00
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Festung Europa

Festung Europa
2012
Die Fälschung der Welt
«Europa endlos. Europa endlos.»
(continua)
inviata da dq82 17/1/2016 - 15:59
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Haemoglobin

Haemoglobin
dall'album "Black Market Music" (2000)

A song from the point of view of a black man lynched in the 50's America. It's about "racism and prejudice breeding prejudice."
This man has been hung from a tree, but it the song seems to tell that he survives, he manages to keep the oxygen from being cut off and the haemoglobin carries it to the body. Haemoglobin being the key to this man's healthy heartbeat.

"It's our version of [legendary chanteuse] Billie Holiday's "Strange Fruit", but where Billie's walking around observing fruit [dead slaves] hanging from the trees, we've actually placed you inside the man's head. It starts off with him hanging from a tree - he's in a state of resignation. In the second verse, he gets cut down and that resignation turns into confusion. And by the third verse, that confusion has turned into anger and a lust for revenge. It's a simple moral thing, prejudice breeds... (continua)
I was hanging from a tree
(continua)
17/1/2016 - 15:57
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1989

1989
2012
Die Fälschung der Welt
«Dass die Zeit unser Verlangen
(continua)
inviata da dq82 17/1/2016 - 15:54
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Mozambique

Mozambique
[1973]
Scritta da Peter Leopold
Nell’album del gruppo krautrock intitolato “Vive la Trance”

Basterebbe il verso “Meglio morire da uomo libero che vivere da schiavo” per accogliere fra le CCG/AWS questo brano che parla di vendetta delle vittime verso i loro carnefici e che è intitolato alla lotta per l’indipendenza del paese africano, lotta che durò 12 lunghi anni e che contribuì non poco anche alla fine della dittatura di Salazar in Portogallo nel 1974...

Ma c’è una ragione ulteriore: nelle note sul retro copertina gli Amon Düül II dedicarono la canzone ad una certa Monika Ertl, una giovane di origine tedesca, guerrigliera guevarista, che proprio nel maggio del 1973 - sei anni dopo il Che - era stata uccisa dall’esercito boliviano nei pressi di El Alto, non lontano da La Paz.

Monika Ertl era figlia di Hans Ertl (1908-2000), nato a Monaco di Baviera, fotografo e cameraman assai noto negli... (continua)
Clap your hands
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 17/1/2016 - 14:46
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Mondo Nuovo

Mondo Nuovo
Mondo Nuovo

Album: "Amerigo" (1978)
Testo di Francesco Guccini
Musica di Pietro Guccini
Corre veloce, ma in che senso
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 17/1/2016 - 10:40
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La tregua di Natale

La tregua di Natale
[2015]

Primo singolo da Schegge di shrapnel

Testo reperito in questa pagina

La tregua di Natale è il primo brano (si dice ancora singolo?) che abbiamo deciso di farvi ascoltare, pescandolo dalle nove tracce di Schegge di shrapnel.

Il testo è tratto dall’intervista a un reduce cameranese della Grande Guerra, raccolta ormai trent’anni fa da Alberto Recanatini e pubblicata nel volume Di che brigata sei? La mia ha i colori di Camerano… (Camerano, 1994). Ringraziamo l’autore del libro che ci ha permesso di utilizzare il testo, aggiungendo anche qualche particolare sull’identità del testimone. A quanto pare, non si trattava di un individuo “contrario alla guerra”, né di un convinto antimilitarista. Questo, secondo noi, accresce il senso del suo stupore di fronte a una tregua spontanea, decisa grazie a sguardi d’intesa, parole farfugliate a caso e lanci di regali tra opposte trincee. La testimonianza... (continua)
Arrivò Natale senza che che ce ne accorgessimo
(continua)
inviata da CCG Staff 17/1/2016 - 09:21
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No Vacancy

No Vacancy
[1946]
Scritta da Merle Travis e Cliffie Stone (Clifford Gilpin Snyder, 1917-1998), personaggio chiave nello sviluppo della scena country californiana nel secondo dopoguerra.
Un singolo che fu il primo grande successo di Merle Travis, seguito nel 1947 da Sixteen Tons
Poi nell’album “Travis!” del 1962
Cover di Glen Campbell e di Ricky Nelson

Attenzione al cartello in fondo:

“No vacancy”, non c’è posto, non si affitta, è il cartello che un veterano della seconda guerra mondiale trova sempre sul suo cammino...
La seconda strofa è quella che racconta la desolazione del reduce il quale, dopo aver combattuto e rischiato la vita perchè il mondo fosse libero, si trova di fronte al nemico più terribile: la difficoltà a reintegrarsi nella vita civile, resa ancora più dolorosa dall’indifferenza e dalla diffidenza dei suoi concittadini...
Un fatto curioso: su YouTube ci sono un paio di proposte... (continua)
All along the road of life I roam
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/1/2016 - 21:44
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Не для меня придёт весна

Не для меня придёт весна
Ne dlja meńa pridët vesna
(1838)
Testo di A. Molchanov (ufficiale di marina russo)
Musica di Nikolaj Petrovič Devitte
Secondo alcuni anche la poesia è opera di Devitte

La poesia fu pubblicata per la prima volta sul giornale Библиоте́ка для чте́ния ("La Biblioteca del lettore") nel numero 33 degli anni 1838-39 firmata da A. Malachov, presentato come un ufficiale impegnato nel Mar Nero sulla nave da guerra "Silistra". Molti ritengono che Malachov non sia mai esistito e che anche il testo sia opera dell'autore della musica, che lo volle pubblicare sotto pseudonimo. Nel tempo la canzone è stata quasi dimenticata, per poi essere riscoperta all'inizio del XX secolo quando entrò nel repertorio di vari cantanti. Negli anni '20 ne circolavano versioni con testi adattati a varie circostanze. La canzone fu poi quasi nuovamente dimenticata fino a quando fu utilizzata nella colonna sonora del film "Пять вечеров" (Cinque serate) di Nikita Mikhalkov.

fonte: wikipedia russa
Не для меня придёт весна,
(continua)
16/1/2016 - 17:44
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Workin’ Days

Workin’ Days
2008
REVOLUTION a handful of songs about our times volume 2

words by Howlin’ Wolf
Monday
(continua)
inviata da dq82 16/1/2016 - 16:14
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Gimme a Revolution

Gimme a  Revolution
2008
REVOLUTION a handful of songs about our times volume 2
I sing what I see
(continua)
inviata da dq82 16/1/2016 - 16:09
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Giulia

Giulia
2015
Giorni usati

L’amianto è entrato nella vita delle persone portando tragicità, amarezza e solitudine. L’idea del brano è quella di rendere protagoniste le persone coinvolte: chi se ne sta andando, chi rimane. Il nome non è attribuibile ad uno specifico soggetto, chi lo pronuncia potrebbe trovarsi in entrambe le situazioni. Un dolore che non passa mai. Rialzarsi.
Fiori d’inchiostro a mezzanotte
(continua)
inviata da dq82 16/1/2016 - 16:03
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Resisterò

2014
Se tradito, non mi perderò
(continua)
inviata da dq82 16/1/2016 - 15:57
Percorsi: Barricate, Disertori
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Non lavoro più in Fiat

Non lavoro più in Fiat
2014

«È una canzone sulla drammatica situazione – ci sono stati anche dei suicidi – dei cassintegrati confinati a Nola. Esiste una versione registrata da una parte degli Zezi (con Massimo Mollo, Marzia Del Giudice e altri) in un CD pirata fatto dagli SLAI Cobas di Pomigliano. La linea melodica è appunto quella della famosa canzone 'Les amants d'un jour' di Edit Piaf, che fu cantata anche da Herbert Pagani, da Ornella Vanoni e Gino Paoli in italiano col titolo “Albergo ad ore”»

Maria Baratto
Non lavoro più, manco per un'ora.
(continua)
inviata da dq82 16/1/2016 - 15:32

Henry Jenner: Can an pescador kernûak

Henry Jenner: Can an pescador kernûak
[1874]
Testo di Henry Jenner (1848-1934)
Musica: sull'aria di The Pilgrim of the Night
Lyrics: a Poem by Henry Jenner (1848-1934)
Music: to the tune of The Pilgrim of the Night

Di canti di pescatori, o comunque marinareschi, ne abbiamo qualcuno nel sito; forse, in qualche caso, un po' “tirati per i capelli” nella cospicua sezione sul lavoro e l'emigrazione (in qualche altro caso, però, non vi sono affatto forzati dentro). Oggi, in tutta la specie di “indotto” che sta provocando il rifacimento della “Sezione Bretone” (quasi completato), mi è presa la voglia di infilare qua dentro, pur negli “Extra”, uno dei pochi componimenti originali in lingua cornica: il Can an pescador kernûak scritto da Henry Jenner.

Se esistesse un percorso “Guerra alle lingue”, forse questa canzone non sarebbe andata tra gli “Extra”; ma non c'è, e allora, prima di parlare un po' di questo “Canto del pescatore... (continua)
Adro'n Lethosow ma an mor ow crîa,
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 16/1/2016 - 10:36
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Ar chas doñv 'yelo da ouez

Ar chas doñv 'yelo da ouez
[1976]
Pozhioù: Yann-Bêr Piriou
Sonerezh: Alan Stivell
Testo: Yann-Ber Piriou
Musica: Alan Stivell
Paroles: Yann-Ber Piriou
Sonerezh: Alan Stivell
Album: Trema'n inis (Vers l'île)

Questo era ancora l'Alan Stivell che faceva sobbalzare, prima di sdilinquirsi in quel mix di "new age" e "world music" altresì noto come "musica celtica", in cui è caduto dai primi anni '80 solo con rari risollevamenti. Come ho avuto modo di dire non di rado durante questo rifacimento e ampliamento della "Sezione Bretone", una Bretagna che rinasceva anche attraverso la sua musica, che era in gran parte musica di lotta di una terra che sembrava risvegliarsi da un lunghissimo torpore sociale e culturale. Al presidente francese Georges Pompidou, che nel 1972 preconizzava addirittura lo sradicamento totale della lingua bretone, rispondevano in dieci, in cento, in mille attaccandogli code d'asino come questa... (continua)
Brewet dindan yew an dud uhel
(continua)
inviata da Richard Gwenndour 15/1/2016 - 23:59
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Quali alibi

Quali alibi
(2016)
Primo singolo estratto dall'album "Acrobati"

'Quali Alibi' mette insieme più elementi: da una parte c'è il suono il "sound" si direbbe, che è quello della band "inventata dal nulla" la scorsa estate, con cui ho registrato la maggior parte delle tracce di questo corposissimo disco che sto finendo in questi giorni.
Dall'altra la mia personale infatuazione per il gioco quasi enigmistico nell'uso delle parole, le assonanze, le allitterazioni...
E infine il tema, più o meno sotterraneo: la politica dell'emergenza, perfetto alibi per le peggiori malefatte perpetrate nel nostro paese (e non solo). Dalle truppe russe sul suolo ucraino, al nostro terzo governo consecutivo senza passare per il voto.
E in questo scenario tanti personaggi di chiarissima fama e scarsissimi scrupoli sembrano svolazzare lieti e intoccabili, leggeri e rapidi come colibrì che succhiano il nettare ovunque ne trovino, tanto hanno sempre un alibi pronto da esibire all'occorrenza.
Daniele Silvestri
Shut up
(continua)
15/1/2016 - 23:47
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God Made Us All (Ode to the Negro Race)

God Made Us All (Ode to the Negro Race)
[1946]
Parole e musica di Rupert Westmore Grant, in arte Lord Invader (1914-1961), come Sir Lancelot nativo di Trinidad e Tobago e come lui uno dei principali musicisti calypso trapiantati negli USA del secondo dopoguerra.
Nel disco “Calypso in New York”, realizzato dalla Smithsonian Folkways Records nel 2000 utilizzando incisioni risalenti agli anni 40 e 50.

La canzone fu incisa a New York nel 1946 con l’introduzione e l’accompagnamento al banjo di Pete Seeger. Piacque molto a Leadbelly, che nel 1948 ne fece una sua versione. Fu infatti questo brano di Lord Invader ad ispirarlo e non, come erroneamente si afferma su en.wikipedia, uno di Sir Lancelot…
If you are a Negro you can plainly see
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 14:40
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Walk in Peace

Walk in Peace
[1946]
Parole e musica di Lancelot Victor Edward Pinard (1902-2001), cantante ed attore originario di Trinidad e Tobago, re del calypso negli USA del secondo dopoguerra.
Testo trovato su Protest Song Lyrics

Trovo il brano nella raccolta “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, 1996)



Sir Lancelot non compose soltanto calypso da intrattenimento, ma parecchie sue canzoni avevano testi pacifisti o di sinistra, basti pensare a titoli come Atomic Energy, "Defenders of Stalingrad" e "Walk in Peace". Fu ammirato e imitato da musicisti diventati poi molto più famosi di lui, come Harry Belafonte e Leadbelly. Pare che quest’ultimo fu ispirato ai testi di Sir Lancelot nello scrivere la sua “Equality for Negroes”
[Part 1]
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 13:56
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Atomic Energy

Atomic Energy
[1947]
Parole di Raymond Glaser (?)
Musica di Lancelot Victor Edward Pinard (1902-2001), cantante ed attore originario di Trinidad e Tobago, re del calypso negli USA del secondo dopoguerra.
Testo trovato su Cold War Music

Trovo il brano nelle raccolte “Songs For Political Action - Folk Music And The American Left 1926 – 1953” (Bear Family Records, 1996), “The Little Red Box Of Protest Songs” (Proper Box, 2009) e – naturally – nel cofanetto “Atomic Platters - Cold War Music From The Golden Age Of Homeland Security” (1999-2005).

Sir Lancelot non compose soltanto calypso da intrattenimento, ma parecchie sue canzoni avevano testi pacifisti o di sinistra, basti pensare a titoli come "Defenders of Stalingrad" e "Walk in Peace". Fu ammirato e imitato da musicisti diventati poi molto più famosi di lui, come Harry Belafonte e Leadbelly. Pare che quest’ultimo fu ispirato ai testi di Sir Lancelot nello scrivere la sua “Equality for Negroes”
Some men with brains in their cranium
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 13:36

The Emancipated Negro

The Emancipated Negro
[1833]
Versi di Charles Jefferys (1807-1865), compositore londinese
Musica di S. Nelson
Testo trovato su Protest Song Lyrics

Canzone dedicata a William Wilberforce (1759-1833), uomo politico inglese che fu leader del movimento per l’abolizione della tratta degli schiavi. La sua lotta durò tutta la vita: infatti il Slavery Abolition Act fu approvato dal Parlamento inglese nell’anno della sua morte, il 1833. Ed è senz’altro anche questo passaggio epocale che la canzone vuole celebrare.
Another Spirit bursts its bonds,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 12:49
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Let's Lynch the Landlord

Let's Lynch the Landlord
[1980]
Parole e musica di Jello Biafra
Nell’LP “Fresh Fruit for Rotting Vegetables”
The landlord's here to visit
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 11:37
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Landlord

Landlord
[1979]
Parole di Sting
Musica di Stewart Copeland
B side di “Message in a Bottle”
Poi in “Six Pack”, una raccolta di sei 7” pubblicata nel 1980. In seguito in altre compilation

"I wrote that after Frances and I were thrown out of the house we were renting in London. I hated the idea of somebody fucking my life up like that. Stewart wrote the music." (Sting)
I don't want to rent your house from you
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 11:23

The Landlord's Song

anonimo
The Landlord's Song
[188?]
Una ballata ottocentesca presente nella collezione Harding (Harding B 11 – 1436 - V15174) delle Bodleian Libraries dell’Università di Oxford.
In realtà del presunto autore sono note le iniziali e anche il titolo di un’altra sua creazione (che non credo sia pervenuta): “W.W., author of the Miller's Moan”
Testo trovato su Protest Song Lyrics, come ripreso da Broadside Ballads Online
I sit like a king in my lordly tower,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 10:58
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Welfare Store Blues

Welfare Store Blues
[1940]
Parole e musica di John Lee Curtis "Sonny Boy" Williamson (1914-1948), cantante e virtuoso dell’armonica blues, “The Original”, da non confondersi con il più famoso Alex Ford, detto Sonny Boy Williamson II (1912-1965), pure lui cantante ed armonicista.
Singolo del 1940, pubblicato nel gennaio del 1941, e poi incluso in molte raccolte dedicate al suo autore.

Dopo il crollo del 29, l’amministrazione Hoover (repubblicano, già per molti anni ministro del commercio e non esente pertanto da responsabilità nel disastro) si dimostrò quasi incapace di governare la crisi ed il suo superamento. Il nome di Hoover rimane più che altro legato alle “Hoovertown”, così erano chiamate le centinaia di baraccopoli che sorsero in quegli anni ai margini di tutte le grandi città degli USA… Il New Deal, come sappiamo, arrivò solo con il democratico Franklin Delano Roosevelt che da subito varò un piano... (continua)
Now me and my baby we talked late last night
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 15/1/2016 - 09:45
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Dans la peau de Mike Brown

Dans la peau de Mike Brown
(2015)
Parole e musica di Pierre-Dominique Burgaud
Nell’album intitolato “De l'amour”

Dedicata a Mike Brown, diciottenne nero ucciso il 9 agosto 2014 da Daren Wilson, poliziotto bianco, a Ferguson, Missouri, con una citazione nel testo di Strange Fruit di Billie Holiday. Bisogna però dire che tra Holiday e Halliday il confronto non regge...
Parfois même la nuit
(continua)
14/1/2016 - 23:04
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Parlo d’un temps

Parlo d’un temps
(1978)
Lletra Joan Ollé
Música Ramon Muntaner
Album: "Veus de lluna i celobert"

Dopo la breve parentesi di educazione laica e progressista durante gli anni della Repubblica (si veda El maestro), con la vittoria franchista negli anni della dittatura l'educazione tornò ad essere in Spagna quello che era sempre stata: confessionale, manipolatrice, disumanizzante e basata sulla paura
Sobtadament retornà el gran silenci
(continua)
14/1/2016 - 22:16
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We're Gonna Make It

We're Gonna Make It
[1965]
Il primo grande successo di James Milton Campbell Jr., in arte Little Milton (1934-2005), cantante e chitarrista blues, un singolo che poi diede il titolo al suo album del 1965.

Niente di più di una canzone sull’amore che sovrasta il dolore e le difficoltà delle vita, ma proprio per questo fu molto cara al movimento per i diritti civili, che proprio nel 1964-65 intensificava la sua lotta, organizzava le marce da Selma a Montgomery, applaudiva l’approvazione del Voting Rights Act da parte del presidente Johnson e vedeva cadere altri martiri, come il reverendo James Reeb e la giovane Viola Liuzzo, entrambi militanti bianchi del movimento, assassinati da altri bianchi suprematisti...
We may not have a cent, to pay the rent
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 21:45
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Why I Sing the Blues

Why I Sing the Blues
[196?]
Scritta da B. B. King e Dave Clark
In moltissimi dischi di King, a cominciare forse da “Live & Well” del 1969

La prima versione di questa canzone risale agli anni 50 e artefice del blues è una donna.
Ma alla fine degli anni 60 King ne riscrisse il testo individuando come motivazione del suo blues, la schiavitù, il razzismo, le condizioni di vita dei neri, la discriminazione a partire dalla scuola e poi nel lavoro... “Sì, loro lo sanno, tutti lo sanno perchè io canto il blues...”
Everybody wants to know
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 20:58
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Down in Mississippi

Down in Mississippi
[1965]
Parole e musica di J. B. Lenoir
Outtake dell’album intitolato “Alabama Blues!” del 1966, con Freddie Below e Willie Dixon
Si trova in una riedizione degli anni 90 per i tipi della tedesca Bellaphon

In seguito interpretata anche da Ry Cooder e Mavis Staples

In Mike Rowe’s book, Chicago Blues, Lenoir describes why he left Mississippi for Chicago in 1949, at the age of 20. Lenoir said, “The way they does you down there in Mississippi, it ain’t what a man should suffer, what a man should go through. And I said, after I seen the way they treat my daddy, I never was going to stand that no kind of way. So I just worked as hard as I could to get that money to get away.”

His description of the Mississippi hunting season is a chilling reminder of the state’s history of lynchings, shootings, and bombings, the assassination of Medgar Evers in Jackson, Mississippi, in 1963, and the murdered... (continua)
Far back as I can remember
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 20:23
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Starvation Blues

Starvation Blues
[1931]
Parole e musica di Charley Jordan, bluesman nato in Arkansas ma attivo in St. Louis, Missouri.
Trovo il brano nella raccolta “Charley Jordan – Complete Recorded Works In Chronological Order: Volume 1 (June 1930 To March 1931)”, edita dalla Document Records nel 1992

Se il Starvation Blues di Big Bill Broonzy era in qualche modo “profetico”, essendo stato composto prima della grande crisi del 29, questo di Charley Jordan descrive invece benissimo la caduta vertiginosa nella miseria più nera subita da tanta gente comune, mentre molti dei ricchi che quella crisi avevano provocata e pilotata si stavano arricchendo ancora di più, come sempre succede...
Lord, Lord
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 18:40
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Mississippi County Farm Blues

Mississippi County Farm Blues
[1930]
Parole e musica di Eddie James "Son" House, Jr. (1902-1988), uno dei più grandi bluesman di sempre, virtuoso della slide guitar.
Una delle prime raccolte in cui il brano si trova è quella di Son House & J. D. Short ‎intitolata “Blues From The Mississippi Delta”, pubblicata dalla Folkways Records nel 1963.

Proprio come Leadbelly, anche Son House conobbe le County Prison Farm del sud. Vi fu rinchiuso alla fine degli anni 20 per un paio d’anni, condannato per omicidio ma per autodifesa. Quando uscì, gli diedero il divieto di dimora nella nativa Clarksdale e ciò fu un po’ la sua fortuna perché, trasferitosi a Lula, lì incontrò i musicisti Charley Patton e Willie Brown e iniziò la sua sfolgorante carriera lunga più di 40 anni…
Down South, when you do anything, that’s wrong
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 16:27
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Big Boss Man

Big Boss Man
[1960]
Una canzone scritta da Luther Dixon ed Al Smith e resa celebre da Jimmy Reed che la incise nel 1961 nel suo album intitolato “Found Love”
Uno dei blues preferiti da Elvis Presley e B. B. King

“Oh grande boss, mi fai lavorare tutto il giorno e quando vorrei bere un goccio d’acqua nemmeno mi fai fermare… Oh grande boss, non sei affatto grande, se solo alto, e questo è tutto…”
Big boss man
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 16:01
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Remember Virden!

anonimo
Remember Virden!
[1901]
Poesia di anonimo autore, testimone dei fatti di Virden, Illinois, del 1898
Musica da Bucky Halker, folksinger e labor songster americano
Nel suo album del 2002 intitolato “Welcome To Labor Land”

Quello che successe a Virden nel 1898 – ma poi anche in molte altre cittadine industriali dell’Illinois, come Pana, Cambria e Carterville, in quegli anni – è una pagina sanguinosa e anche triste della storia del movimento operaio americano.

Il motto dei padroni, quando non riescono a piegare i lavoratori con la forza o con le lusinghe, è sempre stato “divide et impera”. E così fecero i boss della Chicago-Virden Coal Company, una compagnia mineraria, che nel 1898, per contrastare un grosso sciopero, reclutarono negli Stati del sud tanti afroamericani disperati senza informarli che sarebbero stati utilizzati come crumiri. Gli sgherri della compagnia, le guardie dell’agenzia Thiel, andarono... (continua)
They fell in freedom’s battle,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 15:25
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Memorial Day Massacre

Memorial Day Massacre
[1937]
Parole e musica di Earl Robinson
Ripresa da Tom Glazer nel 1975 per il suo disco “Songs of Steel and Struggle: The Story of the Steelworkers” edito dalla Folkways Records.

Chicago, 30 maggio 1937. I lavoratori della fabbrica di acciaio Republic Iron and Steel Company protestavano contro il fatto che il loro boss, Tom Girdler, si rifiutava di applicare il nuovo contratto appena siglato tra padroni e sindacato. Si decise per una manifestazione proprio nel giorno del Memorial Day. Un corteo partì dalla sede del sindacato e si diresse verso lo stabilimento della Republic Steel.

Sul tragitto i lavoratori vennero fermati da un drappello di poliziotti: “Get off the field or I'll put a bullet in your back!”, lo dissero e lo fecero… Spararono sulla folla, alla schiena, uccidendo 10 manifestanti e ferendone gravemente altre decine.
Ma, nonostante le evidenze documentali – con tanto di... (continua)
On the dark Republic’s bloody ground
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 14:10
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The Company Store

The Company Store
[1895]
Parole di Issac Hanna, che alla fine dell’800 era minatore del carbone ad Englewood, Illinois.
Probabilmente era un militante dell’United Mine Workers, il sindacato dei minatori.
Musica di Tom Juravich, sociologo, docente universitario, musicista ed attivista per i diritti dei lavoratori. Nei primi anni 80 Juravich curò la colonna sonora di “Out Of Darkness: The Mine Worker's Story”, un film documentario sulla storia dell’UMW diretto dal premio Oscar Barbara Kopple ed altri registi.
Di quella colonna sonora fa parte anche questa canzone.

Una canzone scritta 50 anni prima di Sixteen Tons di Merle Travis. E infatti ci sarebbero voluti ancora tante lotte e tanto sangue perché i lavoratori cominciassero ad essere pagati in denaro contante e non con gli assegni delle compagnie.
Nonostante le decine di grandi e sanguinosi scioperi organizzati dalla United Mine Workers of America specie... (continua)
The lot of the miner,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 13:13
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Shot on James Meredith

Shot on James Meredith
[1966]
Militante per i diritti civili, primo studente nero all’università del Mississippi (in cui nel 1962 entrò scortato da agenti federali), il 6 giugno 1966 James Meredith fu ferito in un attentato di suprematisti bianchi mentre partecipava alla "marcia contro la paura", 220 miglia da Memphis, in Tennessee, a Jackson, in Mississippi.

Lenoir morì per un infarto l’anno successivo, a soli 37 anni…
James Meredith abbandonò in seguito la causa nera, aderì al Partito Repubblicano e divenne addirittura consulente di un politico che a suo tempo era stato un segregazionista…
June the 6th 1966
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 11:50
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I’m in Korea

I’m in Korea
[1954]
J.B. Lenoir, nato in Mississippi nel 1929, arrivò a Chicago che aveva 20 anni.
Erano gli anni di Eisenhower presidente, Nixon il suo vice, della guerra fredda e di quella calda in Corea, della caccia alle streghe e del maccartismo… “I’m in Korea” non è certo una canzone patriottica ed è pure una delle molte canzoni “inconformi” scritte da Lenoir fin da giovanissimo, grazie alle quali fu subito attenzionato dall’FBI del mastino John Edgar Hoover…
La canzone fu pubblicata sul lato A di un 45 giri. Sul lato B un’altra pietra miliare, “Eisenhower Blues”.
Il primo LP in cui il brano è incluso mi pare sia stato “Natural Man”, raccolta pubblicata 3 anni dopo la prematura scomparsa di Lenoir, avvenuta a soli 37 anni del 1967.
Yes I am in Korea
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 11:23
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Eisenhower Blues

Eisenhower Blues
[1954]
J.B. Lenoir, nato in Mississippi nel 1929, arrivò a Chicago che aveva 20 anni.
Erano gli anni di Eisenhower presidente, Nixon il suo vice, della guerra fredda e di quella calda in Corea, della caccia alle streghe e del maccartismo… “Eisenhower Blues” fu la prima delle molte canzoni di protesta scritte da Lenoir, grazie alle quali fu subito attenzionato dall’FBI del mastino John Edgar Hoover…
La canzone fu pubblicata sul lato B di un 45 giri. Sul lato A, “I’m in Korea”.
Il primo LP in cui il brano è incluso mi pare sia stato “Natural Man”, raccolta pubblicata 3 anni dopo la prematura scomparsa di Lenoir, avvenuta a soli 37 anni del 1967.
Hey everybody I was talkin’ to you
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 11:05
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Starvation Blues

Starvation Blues
[1928]
Scritta da Broonzy all’inizio della sua carriera musicale a Chicago.
Da notare che questo blues su disoccupazione e fame data un anno prima del crollo di Wall Street…
Nella raccolta “The Young Big Bill Broonzy 1928-1936”, pubblicata nel 1968

Broonzy died in 1958, but his life in the blues spans the years from his 1928 song, “Starvation Blues,” to his prophetic condemnation of Jim Crow laws at the dawn of the civil rights era.
With real foresight, Broonzy captured the economic desperation approaching on the nation’s horizon in his “Starvation Blues,” written in 1928, a year before the stock market crash of October 1929. Even before the Depression struck with full force, the black community was in deep trouble and their growing poverty carried a warning of hard times to come for the rest of the nation.
Big Bill Broonzy’s “Starvation Blues” painted a stark picture of the hunger... (continua)
Starvation in my kitchen
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 10:31
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Homeless Blues

Homeless Blues
[1947]
Scritta da Willie "Long Time" Smith, oscuro bluesman – pianista e cantante - attivo a Chicago negli anni del secondo dopoguerra
Testo trovato su Protest Song Lyrics
Trovo il brano nelle compilation “Doctor Clayton And His Buddies - 1946-1947 Complete (Doctor Clayton / Sunnyland Slim / Willie "Long Time" Smith)” e “News & The Blues: Telling It Like It Is” (CBS, 1990)
On one cold frosty morning,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 10:08
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Homeless Blues

Homeless Blues
[1927]
Scritta dal pianista e songwriter Porter Grainger (1891-1955)
Trovo il brano nella raccolta dedicata a Bessie Smith intitolata “The Empress”, pubblicata dalla CBS nel 1971. Credo che però facesse originariamente parte di “Mississippi Days”, uno spettacolo musicale realizzato da Grainger con la Smith nel 1928.
Mississippi River, what a fix you left me in,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 14/1/2016 - 09:31
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Copșa Mică

Copșa Mică
[1997]
Gwerz di Denez Prigent
Interpretato da:
Denez Prigent
Ludmila Dinova [Лудмила Динова]
Irina Balčeva [Ирина Балчева]
Elena Dinova [Елена Динова]
Album: Me 'zalc'h ennon ur fulenn aour

Gwerz skrevet gant Denez Prigent
Jubennet gant:
Denez Prigent
Ludmila Dinova
Irina Balcheva
Elena Dinova
Pladenn: Me 'zalc'h ennon ur fulenn aour

Come quasi tutte le località transilvane, Copşa Mică, oltre al suo nome rumeno, ha anche un nome tedesco, Kleinkopisch, e uno ungherese, Kiskapus; vuol dire "piccola porta, porticella". Si trova a nord della città di Sibiu; antica cittadina della minoranza tedesca (i "sassoni", che la chiamavano Klîkôpeš), è vecchia di oltre seicento anni. Secondo il censimento del 2002, avrebbe 5369 abitanti; per oltre il dieci per cento sono di etnia rom. Negli anni '50 del XX secolo vi vennero effettuati degli importanti scavi archeologici e paleontologici che... (continua)
1. E Copsa Mica ‘n heol ‘zo savet
(continua)
inviata da Richard Gwenndour 14/1/2016 - 04:27
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Tough Times

Tough Times
[1954]
Parole e musica di John Brim (1922-2003), altro misconosciuto bluesman di Chicago.
Nella compilation “Chicago Blues - The Early 1950's” pubblicata nel 1965

John Brim was another great, yet largely unheralded Chicago blues singer and guitarist who traveled in some of the same circles as Jones. In 1953, Brim recorded one of the gutsiest and most political blues songs of the ’50s. “Tough Times” is a classic side of tough Chicago blues, but with a radical difference — its radical politics.

By January 1954, an economic slowdown in the United States had resulted in a nearly 10 percent unemployment rate in the black community, nearly double the jobless rate for the rest of the nation. Brim responded by warning that unemployment was getting as bad as the worst part of the Depression in 1932.

Brim’s blues are an uncompromising report from the downside of American prosperity. Yet the song... (continua)
Me and my baby was talking
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 22:23
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Stockyard Blues

Stockyard Blues
[1947]
Nel 1945 Floyd Jones (1917-1989) lasciò il nativo Arkansas e, come tanti altri cittadini del sud (specie se neri) in quegli anni, si trasferì al nord in cerca di una vita migliore. Molti di questi migranti trovarono lavoro nelle fabbriche, negli allevamenti di bestiame, nei mattatoi e si sindacalizzarono.
Floyd Jones esordì sulla scena blues di Chicago proprio allora e “Stockyard Blues” è uno dei suoi capolavori, insieme ad “Hard Times” e all’immortale “On The Road Again”, poi rivisitata e resa celeberrima dai Canned Heat. Ma Floyd Jones rimase per gran parte della sua vita misconosciuto e non riuscì a vivere del suo enorme talento ma per campare fu costretto a lavori precari e saltuari. Morì praticamente dimenticato nel 1989.

Floyd Jones was one of the very few musicians who spoke out for the humanity of low-wage workers in Chicago. His songs, “Stockyard Blues” and “Hard Times”... (continua)
Left home this morning
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 21:40
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No Shoes

No Shoes
[1960]
Singolo del 1960 poi incluso, come traccia d’apertura, nell’album “Travelin’”


John Lee Hooker’s No Shoes Blues

An astoundingly high number of the nation’s most masterful blues musicians were born in Mississippi. In Ted Gioia’s book, “Delta Blues” (2008), Detroit bluesman John Lee Hooker offered his own reason why: “I know why the best blues artists come from Mississippi,” said Hooker. “Because it’s the worst state. You have the blues all right if you’re down in Mississippi.”
As Nigel Williamson wrote in “The Rough Guide to the Blues” (2007): “The social and economic problems of the Delta region persist to this day, the product and result of its history of enslavement and the legacies of the cotton plantation era, including the Jim Crow laws, racial segregation of public educational institutions and black disenfranchisement.”
John Lee Hooker was born outside Clarksdale, Mississippi,... (continua)
No food on my table
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 21:05
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איל ריי די פראנסייה

El rey de Fransya
[ca XI secolo]
Canto sefardita
Provenienza accertata: Smirne (Turchia), XVI secolo


Il canto interpretato da Almara (Lisa Pawelke)


Sarà, penso, abbastanza risaputo ormai che, ogni tanto, il qui presente ha bisogno di qualche “giretto” all'indietro nel tempo, e anche parecchio all'indietro. Con la speranza di accompagnare anche chi eventualmente legga e ascolti le assai e volutamente inattuali pagine del genere, stasera vi vorrei portare nella Spagna sefardita dell'undicesimo o dodicesimo secolo, epoca in cui senz'altro questo canto deve avere avuto origine. Un canto che, se possibile, vi consiglierei di ascoltare al buio, o a occhi chiusi; parla di un sogno. Il bel sogno di una giovanissima fanciulla, forse ancora una bambina, figlia di un favoloso re di Francia, che sta ricamando assieme alla madre e alle sorelle, e che mentre ricama si addormenta facendo un bel... (continua)
איל ריי די פראנסייה
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 13/1/2016 - 20:57
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Il precario

Il precario
2010
Parole Note

testo di Valerio Mastandrea
Io sono un precario e me ne vanto
(continua)
inviata da dq82 13/1/2016 - 15:32

Coraggio mondariso

anonimo
Coraggio mondariso
In “Sei bella, sei splendida : 207 canti popolari ritrovati nella memoria degli abitanti di S. Ilario e Gattatico”, a cura del Gruppo di ricerca sul canto popolare. Prefazione di Gian Paolo Borghi. Regione Emilia-Romagna, Bologna 1998.
Testo riportato in “Senti le rane che cantano. Canzoni e vissuti popolari della risaia”, a cura di Franco Castelli, Emilio Jona e Alberto Lovatto. Donzelli, 2005
Coraggio mondariso
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 13/1/2016 - 14:58
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Totò: Preghiera del clown

Totò: Preghiera del clown
Totò da Il più comico spettacolo del mondo (1953), primo film in 3D

Inserisco questo testo per tre motivi: intanto la frase "C'è tanta gente che si diverte a far piangere l'umanità..." e i nomi che mi vengono in mente sono tanti, tantissimi; poi perché è bella, sia nell'interpretazione di Totò, che in quella di Valerio Mastandrea che ha regalato a Niccolò Fabi, Max Gazzé e Daniele Silvestri per il loro tour insieme; infine per la bella canzone dei Crifiu che cita questo brano
Noi ti ringraziamo nostro buon Protettore
(continua)
inviata da dq82 13/1/2016 - 14:48
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Running Gun Blues

Running Gun Blues
Morto David Bowie
(da repubblica.it)

Pochi giorni dopo il suo sessantanovesimo compleanno è morto il Duca Bianco. L'annuncio sul suo profilo ufficiale Twitter e Facebook: "Dopo 18 mesi di lotta contro il cancro se ne è andato serenamente circondato dalla sua famiglia". David Robert Jones (questo il vero nome di Bowie) era nato a Londra l'8 gennaio del 1947.
Poco dopo l'annuncio su Facebook, la notizia è stata confermata anche dal figlio, Duncan Jones, noto anche come Zowie Bowie, con un messaggio accompagnato da una foto di entrambi, quando il bimbo era piccolo: "Davvero addolorato e triste nel dire che è vero. Sarò fuori dalle reti sociali per un po'. Grande affetto a tutti". Innovatore e capace di sperimentare nuovi territori musicali, l'artista, che di recente era stato visto molto poco in pubblico, è stato una delle figure più celebrate e di successo del secolo appena trascorso. Immediato... (continua)
daniela -k.d.- 11/1/2016 - 09:42
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Five Years

Five Years
Pare che Ziggy Stardust ci abbia lasciati stanotte...
Aveva appena compiuto 69 anni ed è appena uscito il suo ultimo disco, "Blackstar"...
Bernart Bartleby 11/1/2016 - 08:21
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For America

For America
PER L'AMERICA
(continua)
inviata da Luca Fabbri 10/1/2016 - 21:37
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Oda do młodości

Oda do młodości
da «Rinascita. Rassegna di politica e di cultura italiana», XII, 12, dicembre 1955, p. 772.
ODE ALLA GIOVINEZZA
(continua)
inviata da Krzysiek Wrona 10/1/2016 - 20:04




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