Non quadra né col metro né con la musica della Marsigliese
pardo fornaciari 28/10/2015 - 18:39
Purtroppo non è più attivo il link a La Musica dell'Altra Italia citato nell'introduzione...
In Rete il testo è ripreso soltanto, ma senza nessuna indicazione, su Poeti e Libertà...
Ho provato a fare delle ricerche stralciando alcuni versi, ma finora senza esito...
A questo punto, caro Pardo, credo possa trattarsi di una canzone fantasma, tanto più se tu affermi che su "La Marsigliese" proprio non ci sta.
Grazie alla (per me prodigiosa e misteriosa) WayBack Machine sono riuscito a recuperare la pagina da cui avevo tratto il testo... La canzone è proprio attribuita a Gori, datata 1892 e si afferma sia cantata sull'aria de La Marsigliese. Come fonte primigenia si cita il famoso volume "Il canto anarchico in Italia" curato da Santo Catanuto e Franco Schirone.
Grazie dei complimenti, che come dicevo sopra non vanno solo a me ma a un gruppetto di amici con insegnante madrelingua.
Quanto alla sevdah, con ogni probabilita' avete ragione..io ne avevo sentito parlare ma senza molta scientificitia'. Come spesso accade nell'etimologia, la spiegazione piu' probabile non e' quella piu' affascinante. Accidenti a Ockham e al suo rasoio...
Sono Pino Caruso. Il testo della canzone "Il mercenario di Lucera" è di Ninni Pingitore. Dico questo solo per ripsetto alla verità, non per scansare una eventuale critica. Mi spiego meglio: la mia avventura al Bagaglino comincia nel 1965. Venivo da Palermo, dove la guerra, come in tutta la Sicilia era finita nel 1943, mentre nel resto del Paese continuava sino al 1945. La resistenza, i partigiani che l'avevano fatta, lo spirito che l'aveva animata, mi erano sconosciuti. Ero moltio povero e anche molto ignorante (sono un autodidatta), non c'erano i mezzi d'informazione che ci sono oggi. Insomma, quando arrivo a Roma ho un solo problema: quello della sopravvivenza. Nulla sapevo di politica, di partiti, etc. Cercavo lavoro. Me lo offrì Luciano Cirri che insieme ad altri giornalisti, stava dando vita al Bagaglino.
Preciso subito per onestà che fu la mia fortuna, perché da lì partì il mio successo.... (continua)
telamonio@iol.it 28/10/2015 - 15:04
E direi che si tratta di una testimonianza preziosa, questa, e anche parecchio ma parecchio umana, e che non dà adito a critiche di sorta alcuna. Del resto, poi, vedo che sulla copertina delle "Canzoni del Bagaglino" c'è anche il nome di Gabriella Ferri, e vorrà dire pure qualcosa. Carissimo Pino Caruso, ricordandomi di quando ti vedevo a volte in TV cantare "Venga a prendere il caffè da noi, Ucciardone cella trentasei", mi sia permesso un saluto davvero caro da parte mia e di tutto lo staff di questo sito per il tuo intervento, che, seppur breve, è tutta quanta una storia. Forse, chissà, siamo troppo abituati a pensare che gli uomini di spettacolo non abbiano, o abbiano mai avuto, il problema della sopravvivenza e del mangiare; al di là di che cosa sia e cosa significhi questa canzone da te cantata, ti ricordiamo poi che è stata inserita nel sito (oramai dieci anni fa...) da una persona... (continua)
La versione di Giulio Stocchi, scritta - credo - nel 2008, quando Alemanno blaterava di fascismo come “male relativo” (giusto per rimarcare quanto lui fosse tanto più a destra di quel Fini che nel 2003 a Gerusalemme il fascismo lo aveva definito “male assoluto”) e La Russa esaltava l’innocenza e l’eroismo dei giovani di Salò…
LO AVRAI CAMERATA KESSELRING
“Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani”
esulta La Russa
“ma con che pietra si farà
a deciderlo tocca a noi”
mentre il sangue
gli imbratta il grugno
Coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
colla terra dei cimiteri
dove i nostri camerati giovinetti
riposano in serenità
Tan è un'altra immensa bella parola. Da noi (in polacco) significa "gran ballo", "grande danza" dalla parola "taniec" ;)
krzyś 27/10/2015 - 23:47
In attesa di....completare la pagina, ti dirò che, nell'immensa lingua gallese, "tân" col circonflesso significa "fuoco" (come in questa canzone); "tan" senza circonflesso è invece una preposizione che significa "sotto". Singolare che sia contenuta proprio nel titolo dell'album, "Golau tan gwmwl", "Luce sotto le nuvole" (non si abbia paura: in gallese "w" è la vocale "u", mentre il segno "u" si legge sempre "i"). Pare impossibile che, in tempi preistorici, le lingue celtiche come il gallese e il latino fossero strettamente imparentate; eppure da qualche cosa lo si vede ancora. Tenendo conto che "gwmwl" è la "forma mutata" di "cwmwl" (nuvola), si riconosce "cumulus". Così come "pysgod" è il "pesce", "llyfr" è il "libro", "ysgrifennu" è "scrivere", e per contare in gallese si comincia "un, dau, tri"....
Ti segnalo infine che "tan" si dice per "fuoco" anche nella vicinissima lingua bretone... (continua)
Perfetto. Basta andare a minuti 33.50. Questo è uno di quei dischi locali che si vendevano sulle bancarelle di mercato pugliesi, assieme alla verdura. C'erano anche qui nel Veneto una volta, si vendevano le musicassette dei cantanti famosi e i ballabili tipo Casadei. Ad ogni modo tornando alla canzone: con tutti quei bambini, la madre chiedeva l'elemosina nei paesi vicini e lo straziante e continuo ritornello che accompagnava quei tempi dell'infanzia era sempre l'assillo del cibo. In innumerevoli canzoni di Matteo questa tematica ritornerà ossessivamente, questa è una nenia che la povera donna cantava al figlio.
Non sono sicuro che fosse la versione raccomandata da Flavio ma ringrazio tanto il Webmastero che si è riuscito staccare per un momento dai suoi muoni : )
Grazie assai
Trovo la canzone su Youtube interpretata dal coro Le Vie del Canto nel loro spettacolo “Piuttost’ che fa ‘l soldato”.
Dalle note al video parrebbe che la canzone non sia che una versione di Ero povero ma disertore, canto di origine trentina risalente al 1835-1838, poi ripreso durante la Grande Guerra e quindi ulteriormente adattato durante la Resistenza...