La trascrizione originaria era "tedeschizzante" (Beltz, tzu, fentzter...) ed è stata riportata ai criteri YIVO in uso in questo sito. In alcuni punti era scorretta. [RV]
MAYN SHTETELE BELZ (continua)
3/1/2015 - 07:03
Interessante, così di prim'acchito, che il nome dello "shtetl" moldavo di Isa Kremer fosse comunque rumeno: "Bălți" (plurale di baltă) significa "paludi", "acquitrini" ed è una radice pan-esteuropea (*blato) che si ritrova anche nel "mar Baltico" (assimilato a una palude). "Baltas" in lituano significa "bianco". Il nome yiddish, Belz, è una semplice trasposizione.
Forse è una radice portata dai Celti o gli Sciti:
celtico "belz" – acqua o "pelz" – torrente?
Sicuramente ha che fare con acqua, vedi polacco
"błoto" – melma, che al plurale "błota" poteva anche significare paludi, acquitrini, detti propriamente "bagno", "bagna", cioè, per citare il grande Federico:
...bagno, bagno, bagno...
Ma c'è anche "biały" – bianco.
Vicino a Breslavia si trova per esempio un piccolo paese che si chiama Białe Błoto, dal terriccio biancastro e sabbioso come presumo.
Sembra una cosa abbastanza divertente che la wiki polacca fa risalire il nome di Mar Baltico dalla parola latina "balteus" – cinta :), che poi in Finlandia lo conoscono come "il mare orientale", a forza di stare sotto gli svedesi... lasciamo perde :)
E non pensare che era facile sbrogliare tutta sta mattassa che negli anni si è accumulata intorno a quel yiddish song... guarda per esempio le scritte... (continua)
E chi lo sa se la radice è celtica, scitica o di chissà dove (anche se l'origine latina proposta dalla Wikipedia polacca è la più tipica delle paretimologie...). Mi chiedevo invece, a proposito di questa canzone, che aspetto debbano avere le casette degli shtetl palestinesi, i villaggi rasi al suolo, i verdi alberelli di Gaza (compresi gli oliveti sterminati dagli israeliani) eccetera. Forse questa "canzoncina" può aiutarci a capirlo, con un elementare procedimento di trasposizione. Salud, querido.
La traduzione è interamente di Luca Fiaccavento, tranne i tre versi (recitati) iniziali, che non vi sono compresi e che sono stati tradotti ad hoc da RV per questo sito.
Giornalista, pseudo-musicologo e cinefilo, Luca Fiaccavento è uno degli autori di Dark Figures Running, primo libro di traduzioni in italiano dei testi dei VdGG. E' ossessionato dai fari, dai computer Macintosh, da Douglas Adams e dai Monty Phyton. Coltiva un inquietante sogno nel cassetto: una partita a scacchi con Hammill, con quest'ultimo nei panni del Bengt Ekerot del Settimo Sigillo.
Scusate, ho proposto questo video un po' a casaccio. Visto che sto proponendo la "Mayn Shtetele Belz" come una canzone autonoma e ho scoperto anche il suo legame con "Warszawo ma" che c'era già nel sito, nonché il fatto che questo titolo da YT non indica la canzone e Leopold Kozłowski ne fa solo una breve improvisazione, sarà forse meglio cancellare questa pagina qua. Si potrebbe spostare il video (con l'appello del klezmer galiziano) nella nuova pagina spedita da me.
Tanto, anche se la "Mayn Shtetele Belz" può andare, già sento il brontolio di Riccardo che imprecherà per la qualità dello yiddish e della trascrizione da me scovati e perché ce dovrà mettere le sue mani...
Ancora scusa per questa mossa sconsiderata, e buon anno a tutti
sorprende la maturità e la profondità dei concetti espressi da questo testo, soprattutto se si considera che è stato scritto quando Peter e gli altri erano poco più che ventenni! Che straordinari uomini e che musicisti!
[1946?]
Testo di Ludwik Starski sulle note della canzone yiddish composta da Alexander Olshanetsky nel 1928 incirca e intitolata "Majn sztetele Belz". Ludwik Starski scrisse questa canzone per un film musicale "Zakazane piosenki" (Le canzoni proibite) del 1946, uno dei primi lungometraggi polacchi girato in Polonia dopo la seconda guerra mondiale. La pellicola raccoglie le autentiche canzoni di protesta cantate durante l'occupazione tedesca per le strade di Varsavia e il testo di Starski ricchiama in qualche maniera la tragica morte del famoso paroliere Andrzej Włast, ucciso dai tedeschi durante un tentativo di fuga dal ghetto di Varsavia, e a cui a volte la canzone viene erroneamente attribuita. Riporto il testo completo come viene cantato nel film dall'attrice Zofia Mrozowska.
Una godibilissima versione andata in onda anni fa durante una puntata di Zelig. Enzo canta, suo figlio Paolo suona il piano e Claudio Bisio cerca di fare il "tamburo umano". :D
Alberta Beccaro - Venezia 3/1/2015 - 02:24
La versione originaria contenuta nell'album "Enzo Jannacci in teatro" (1965):
Due parole del traduttore. All'inizio del 2015, Peter Hammill venne a ricordarci di che pasta sia fatta veramente la lingua inglese quando viene maneggiata, mettiamo, da un Peter Hammill. Questa canzone degli allora redivivi VDGG è presente nel sito da poco dopo la sua uscita; ve la mise un Bartleby che ancora si firmava ortonimo prima di seguire le orme eteronime di un Fernando Pessoa. Ha dovuto aspettare nove anni per una traduzione, ché in questo sito siamo fatti così. E' una canzone straordinaria, e scritta in un inglese straordinariamente difficile per il quale il traduttore deve sputarsi sulle manacce e accettare il gioco, mettendoci del suo. Notoriamente, quando il gioco vale la candela, non mi tiro mai indietro e mi espongo più che volentieri. Di solito, per la traduzione di un testo del genere metto quintali di note; per una volta voglio fare un esperimento. Non mettercene... (continua)
OGNI IMPERATORE DI MERDA (continua)
3/1/2015 - 01:28
Nota. Ovviamente, da un testo del genere -credo- si capisce ancor meglio perché Peter Hammill sia andato a musicare e a cantare la versione in inglese moderno dell'antichissima The Ruin [Wrætlic is þæs wealstan]. Il tema della "decadenza dell'Impero" si rivela assai importante nella produzione di questo artista.