"Trovandola una delle più belle canzoni. Continua a ispirarmi e sarò lieto di dare la mia traduzione.
La conosco specialmente attraverso Joan Baez e Roger McGuinn che presentano versioni bellissime con sonorità commoventi."
In realtà la composizione Et in Terra pax è ispirata alla poesia di Charles Sorley ma non ne contiene il testo, che viene semmai letto da una voce recitante durante l’esecuzione. La sola parte vocale del componimento, per il resto interamente strumentale, è costituita dalla ripetizione del titolo, “Et in Terra pax”.
Caro Riccardo,
Non ho avuto modo di crearmi ricordi della Jugoslavia, sono nato nell'88 ma quel che sò viene dai ricordi dei miei genitori e della mia famiglia, un paese nel quale non solo l'etnia non era importante, ma che usava il pugno di ferro contro chiunque recasse offesa a qualcun'altro tirandone in ballo le origini o la religione.
Specialmente nella mia città, sul confine bosniaco con la Croazia, la guerra civile ha inscenato episodi orribili e sanguinosi; chi è rimasto, chi non ha potuto o voluto abbandonare la propria casa, ha visto quanto in basso può cadere l'uomo.
Ha ragione Balasevic, la colpa è nostra.
Bungiorno,
Grazie Riccardo per l'aiuto ad inserire la traduzione e per le dritte, starò più attento in futuro! In effetti io avevo inserito la lingua serba ma ora ho scoperto che i Magazin sono un gruppo croato. L'origine del mio nome deriva proprio dal fuoco ("Oganj")!
Sono davvero felice di aver scoperto questo sito, le canzoni contro la guerra sono tutte meravigliose e meritano di essere capite.
La copertina del singolo e pure dell’album “The Lion's Roar” citano esplicitamente quella di “Silly Sisters”, il disco di Maddy Prior e June Tabor datato 1976:
Ecco, bravi, sono spariti i commenti mia innopportuni, era proprio quello che volevo, ma comunque è 'na forma di censura :)
Farvi ricordare che siete voi che gestite la cosa, fu forse la mia vera intenzione
Grazie
(Krzysiek Wrona)
Direi, Krzysiek, che non c'è nessun bisogno di ricordarci che siamo noialtri a "gestire la cosa": lo facciamo da undici anni e mezzo, sicuramente non senza errori e contraddizioni ma anche senza averci mai preso un soldo che fosse uno e cercando sempre di fare il nostro meglio. Come ho sempre detto: se c'è qualcuno che se la sente di farlo al nostro posto, si faccia avanti così potrà constatare da solo che non si tratta affatto di uno scherzetto; c'è gente al mondo che crede che siamo addirittura una specie di "fondazione" con uffici a New York, Londra e, perché no, Varsavia, e non immagina nemmeno che questo sito va avanti invece da un monolocale all'Isolotto... (continua)
25/7/2014 - 04:15
Bisogna precisare, appunto, ogni tanto. Per quanto riguarda me (o i miei alter), la cosa si può andar a fottere anche da subito. Ma mi dispiacerebbe.
Buona giornata a tutti.
Cioè a nessuno, come specificava 'na volta un amico mio.
Vi voglio bene, comunque... e grazie
Krzyszor (k)
Anche a noialtri dispiacerebbe, e ti parla uno coi suoi bravi altereghi (Riccardo Scocciante, Ahmed il Lavavetri...); e anche noialtri ti si vuole bene. Non è questione di mandare a fottere alcunché, ma semplicemente di reazione di volta in volta alle "esternazioni" degli altereghi. Un altro mio amico diceva sempre: "Buona giornata a tutti, fuori che a uno"; subito dopo specificava che quell'uno era...se stesso. Saluti cari! [RV]
18 aprile 1996, Qana, Libano: durante l’operazione “Grappoli di Rabbia” l’esercito israeliano bombarda un compound dell’UNIFIL, la forza internazionale d’interposizione nel conflitto tra israeliani ed Hezbollah libanese. Il bilancio è di 106 morti, tutti civili libanesi che lì avevano trovato rifugio dalla guerra.
L’ONU non condannò Israele, semplicemente gli intimò di pagare 1.7 milioni di dollari per la ricostruzione della struttura dell’UNIFIL, cosa che Israele non ha mai fatto. Nel 2005 alcune familiari delle vittime hanno aperto una causa contro il generale israeliano Moshe Yaalon – oggi ministro della Difesa - responsabile dell’IDF in quella circostanza. Le corti dell’ONU hanno rigettato la causa, sia in primo grado che in appello, per “difetto di giurisdizione”.
6 gennaio 2009, campo di Jabalia, Striscia di Gaza: durante l’operazione “Piombo Fuso” l’esercito israeliano bombarda la... (continua)
Intanto qui ho trovato, oltre che una discreta serie di katonadalok ungheresi, un testo della canzone che mi permette di interpretare meglio alcune forme che mi erano apparse parecchio strane (ad es. szépit, ékességit del testo da te fornito non mi sconfinferavano, e infatti sulla pagina da me trovata si trovano forme che invece mi dicono qualcosa come szépét, ékességét. Probabilmente si tratta di forme dialettali o popolari). Mo' ci lavoro un po' sopra.
Direi, Bartleby, che si tratta tutt'altro che di una canzone patriottarda; in questo senso hai avuto ottimo intuito. La lingua ungherese, però, è una delle dimostrazioni viventi della totale inutilità dei traduttori automatici, che non riescono neppure minimamente a "dare un idea"; la sua struttura, praticamente, prevede che la si debba interpretare alla rovescia, partendo dal fondo delle frasi. Ne avrà da fare ancora di strada, povero piccolo Google.
Molto bene, grazie Riccardo, proprio un bel testo...
E penso che nei due CD di "Katonadalok" possano essercene altre di canzoni che fanno il caso nostro...
Buona giornata
Si vedano anche qui alcune Note alla traduzione. Questa versione è praticamente identica alla precedente nella prima parte, mentre la parte finale è del tutto autonoma. [RV]
Per Bartleby: un suggerimento. Quando nomini nomi ungheresi ripresi da fonti ungheresi, devi tenere presente che in ungherese (come in giapponese!) è obbligatorio che il cognome preceda il nome, ma che riportando il tutto in una lingua occidentale si deve fare il contrario. Da noi si dice "Béla Bartók", ma gli ungheresi dicono "Bartók Béla" (questo perché, secondo la loro ferrea logica, il cognome è un aggettivo che modifica il nome di battesimo, il quale è un sostantivo; e l'aggettivo precede sempre il nome, senza eccezioni). Quindi ho corretto "Szvorák Kati" in "Kati Szvorák" e "Kallós Zoltán" in "Zoltán Kallós". Ricordati di fare così ogni volta che trovi un nome ungherese e saluti da Venturi Riccardo.