A Vogn Shikh
[1 gennaio 1943]
Versi di Avrom Sutskever
Musica di Tomáš Novotný
Interpretata da Hilda Bronstein nel suo disco “Yiddish Songs Old and New”. Il testo si trova recitato dallo stesso autore in un vecchio disco della Folkways Records.
Testo trovato sul blog Sam Yiddish Site Web
In questa sua famosa poesia Avrom Sutskever riesce a sintetizzare magistralmente tutto l’orrore dell’Olocausto attraverso l’immagine di un carro che attraversa cigolando i vicoli silenti del ghetto di Vilnius, carico di scarpe ancora palpitanti della vita di chi le calzava, tutti ebrei morti di stenti nella prigione a cielo aperto in cui i nazisti li rinchiusero… In soli due anni, dal settembre 1941 al settembre 1943, la fame, le malattie, le esecuzioni sommarie uccisero quasi tutti i 40.000 ebrei rinchiusi nel ghetto lituano. Sopravvissero solo coloro che, come Sutskever e la moglie , riuscirono a fuggire (insieme a Shmerke Kaczerginski e Abba Kovner), unendosi poi ai partigiani.
די רעדער יאָגן, יאָגן (continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/2/2014 - 11:23
In Yiddish traslitterato, da Sam Yiddish Site Web
(Mi pare che la traslitterazione sia ben poco tedeschizzante: vedo “kh” e “v”, “z” e “sh”, “der” e “y” e “f”…)
Nota: [*] Khupa, chuppah, huppah, chupah, chuppa (ebraico: חוּפָּה) è la tenda, il baldacchino tradizionale ebraico sotto il quale sta la coppia di sposi durante la cerimonia nuziale.
La trascrizione è perfetta; vedi che ti stai cominciando a impratichire. Non è difficile e non è necessario che tu conosca lo yiddish, basta applicare i criteri "visivi" che ti ho specificato...
Okkei, e quindi restiamo intesi che se invece avvisto qualche tedesco, do subito l'allarme e attendo ordini (cazzo, mi sembra di essere nella foresta intorno a Vilnius alla fine del 43...)
Bello, mi piace quest'atmosfera da lotta partigiana antinazista! E l'hanno a vedere 'sti crucchi maledetti, che prima hanno sterminato una lingua intera e poi pretendono pure di trascriverla a modo loro. No pasarán! Anche se, va detto, la colpa è parecchio spesso di certi cantanti e cantantesse klezmer regolarmente americani/e. Ma non tutti/e sono Moni Ovadia, che lo yiddish lo conosce per davvero (sospetto anzi che, essendo nato in Bulgaria, sia la sua lingua materna). A proposito di Bulgaria, e vedendoti in forma particolarmente smagliante: che ne diresti di cercare anche qualche canzone in "ladino" (non quello della Val Gardena, il giudeo-spagnolo o "judezmo" dico)?...
Mayn yingele
[1887]
Versi di Morris Rosenfeld, nella raccolta intitolata "Die Glocke", pubblicata a New York nel 1888.
Ignoro se fosse lo stesso Rosenfeld a comporre la musica per le proprie poesie… Di certo molte di esse divennero così popolari tra i lavoratori ebrei immigrati da essere musicate e intonate nelle fabbriche e nei raduni sindacali.
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Una delle poesie più famose di Rosenfeld, una classica “sweatshop song”, il lamento di un padre cui lo sfruttamento sul lavoro impedisce persino il contatto con il figlio, un bimbo profondamente amato ma non vissuto a causa del continuo, incessante lavoro per la sopravvivenza, dalle prime luci dell’alba a notte fonda… E il padre sa che il lavoro finirà per ucciderlo (come accadde, per esempio, a David Edelstadt), separandolo ancora una volta e definitivamente dal suo amato bambino…
Ora con la costruzione delle pagine yiddish stai sfiorando la perfezione, Bernart. Un'ultima cosetta: sui testi traslitterati non mettere più Yiddish (Traslitterato) impostando la lingua: metti solo "Yiddish", la lingua è sempre quella che sia traslitterata o meno (io comunque ho il sospetto che parecchi artisti più o meno klezmer, specialmente americani, l'alfabeto ebraico non lo sappiano nemmeno leggere). Così si evita, tra l'altro, che nella versione inglese del sito compaiano cose del tipo: Language: Yiddish (Traslitterato). Ci potrebbe essere qualche anglofono che si chiede che cosa mai sia questo misterioso "Traslitterato dialect" dello yiddish...
La "perfezione" non è merito mio ma delle pagine di Yidlid, che tu stesso dici siano ben fatte... Peccato solo che le canzoni non siano molte... Comunque sto scandagliando a fondo... Ciao!
Di Shvue
[1902]
Versi di S. An-sky (1863-1920), originario di Čašniki, oggi in Bielorussia, scrittore, drammaturgo, ricercatore di folklore ebraico, cultore dell’Yiddish, militante socialista.
Questa sua “Di shvue” divenne quasi subito l’inno del “Bund” (בונד), il Partito socialista ebraico di Lituania, Polonia e Russia.
Testo trovato su Sam Yiddish Site Web
This is a song for the people - especially the children - of Gaza. It was written after many conversations with ordinary Palestinians living in the refugee camps of Gaza and the West Bank. I spoke also to Israelis, to N.G.O workers, to a diplomat unofficially working in Jerusalem, and took their perspectives into account whilst writing the lyric.
It is not my/our intention to smear the Jewish faith or people - we know many Jews are deeply critical of the current situation - and nothing here is intended to show sympathy for acts of violence,whatever the motivation, but simply to ponder upon where desperation inevitably leads.
Many Gazan children are now the grandchildren of Palestinians BORN in the refugee camps - so called "temporary" shelters. Temporary for over 50 years now..
Gaza is today, effectively, a city imprisoned without trial. We ask you to add your voice to those already campaigning... (continua)
When I was young it all seemed like a game (continua)
In shap, oder Di svet-shap
[1893?]
Versi di Morris Rosenfeld, originariamente pubblicati sulla rivista “Di Tsukunft” (“Il Futuro”), poi, forse, nella raccolta intitolata "Lider-bukh", tradotta in inglese nel 1898 e in tedesco nel 1902.
Purtroppo sono riuscito a trovare solo un testo parziale in caratteri ebraici, così comincio a contribuire quello traslitterato (Riccaaardooo, pensaci tuuu!!!).
La traslitterazione – non so se sia correttissima - l’ho trovata sul blog Nice Words
עס רױשן אין שאַפּ אַזױ װילד די מאַשינען, (continua)
Bernart Bartleby dubitava, e a ragione, che la traslitterazione da lui reperita fosse "correttissima". Infatti, si tratta della "solita" traslitterazione tedeschizzante, che impedirebbe una corretta ricostruzione del testo in caratteri ebraici. Indi per cui si è dovuto ricostruire anche la traslitterazione prima di procedere alla ritrascrizione in kvadratshrift. [RV]
Ho cominciato a rimettere la pagina e a ricostruire le parti mancanti del testo in alfabeto ebraico (nella pagina da te indicata sono date la prima strofa e le ultime due). La traduzione inglese è perfetta, forse ti ha un po'...dato da pensare perché è scritta veramente in un inglese arcaico ("I know not" e roba del genere) e solenne, ma ti assicuro che si tratta, anzi, di una lingua veramente sostenuta, "high-falutin" come si dice in inglese. Chi ha fatto la traduzione, la ha fatta in quel tipo di inglese ottocentesco che era normalmente usato nelle canzoni del movimento dei lavoratori (ad esempio anche nella versione inglese dell' Internazionale) e che era in gran parte ripreso dalle ballate popolari (le ballate da "broadsides", più erano destinate al popolino e più erano scritte in un inglese roboante); era una cosa normale in ogni lingua, si pensi solo ai canti operai e anarchici italiani... Qualche stranezza, casomai, c'è nel testo traslitterato: versi mancanti qua e là, le solite traslitterazioni tedeschizzanti...
Così tanto per calarsi nell'atmosfera e nelle condizioni di uno sweastshop, per rifare questa pagina ci ho messo praticamente una giornata intera. Da diventarci pazzi. A un certo punto avrei preso chi ha fatto la traslitterazione e lo avrei infilato in un'impastatrice; ma neppure la parte del testo in caratteri ebraici già presente in rete era esente da pecche e incongruenze. Purtroppo, coi testi in yiddish è pane quotidiano, e solo l'incredibile importanza (e bellezza) che hanno spinge a andare avanti e a volerli riportare qui in una forma decente.
Ad ogni modo, pregherei Bernart di leggere bene questo commento e, possibilmente, di stamparselo. Contiene alcune "dritte" per lavorare meglio, d'ora in poi.
Le "dritte" riguardano il riconoscimento delle "traslitterazioni tedeschizzanti" dei testi, autentica calamità. La traslitterazione presente su "Nice Words", il blog dal quale è stata ripresa... (continua)
Capisco e ci proverò, anche se non sarà facile per me che non conosco la lingua.
Ti ringrazio per il lavoro immane cui sei costretto, per amore della correttezza e della lingua e anche per il rispetto di tutti quei milioni di morti ai quali la lingua cercarono di cavargliela, insieme alla vita.
Una volta ricostruito il testo di questa cosa con la massima esattezza possibile, si è trattato di renderlo in italiano corrente. La traduzione inglese presente in questo sito, lo ripeto, è particolarmente bella e ben fatta; ma si tratta di un inglese estremamente d'arte, solenne e aulico, che non tutti potrebbero intendere (e che si prende, inoltre, diverse libertà). Questa mia traduzione non è così. E' particolarmente brutta, ma è stata fatta direttamente sul testo in yiddish e alla lettera; soltanto nella strofa, incredibilmente bella e terribile, dell' "orologio parlante", ho fatto qualche adattamento per meglio far capire il senso di ciò che viene espresso. Al termine della faticata che è costata questa pagina, e non soltanto a me, appare questa cosa che dà il senso esatto di quel che si fa qui. [RV]
Credo proprio che tu abbia centrato la cosa, Bernart. In questa particolare sezione del sito, sento il senso preciso di quando si dice "dare voce a chi non la ha più". Non la ha più perché è stato spazzato via; nei lager del lavoro ancor prima che in quelli dei nazisti. La lingua dei morti, sempre quella.
È vero, ci sto faticando su questi testi. Nulla, ovviamente, in confronto alla fatica che dovettero passare quegli uomini, quelle donne, fino a morirne. Quel che posso fare, è riprodurre nel modo più esatto possibile le parole che scrissero per testimoniare il loro dolore e le loro lotte, in una fabbrica come a Dachau. Anche per questo sono immensamente incavolato con chi tratta questi testi con inesattezza e faccio veramente le pulci, al peggio del peggio della mia pignoleria.
Perché, poi, una volta ricostruito il testo, appaiono cose come questa, di questa pagina. E sono ancora qui senza... (continua)
Per cominciare mi sono stampato la tua legenda sulle translitterazioni tedeschizzanti che - ora lo so - sono da aborrire (Pensa un po' te, manco conosco la lingua è se appena un termine mi appare "tedeschizzante" adesso già lo odio)...
Un'altra cosa, il comando di allineamento da destra, quello che chiami "direction:rtl", è il classico "Ctrl+Shift+D", quello che ha anche la sua icona nella barra di formattazione di Word? E basta quello perchè poi il testo risulti corretto nell'orientamento uno volta postato sul sito? Il comando va applicato prima di incollare su Word o al testo già incollato?
Non credo proprio di poter copiare correttamente in Word un testo destra-sinistra come l'ebraico... Dovrei installare prima di tutto un supporto per le lingue aggiuntive che però richiede il disco d'installazione... Inoltre a casa non uso nemmeno Word di Windows ma un programma di scrittura (Softmaker Free) molto meno sofisticato... Come posso fare?
A proposito della foto, i colbacchi di pelliccia ostentati dai due potentoni mi pare mostrino - ma potrei sbagliarmi - anche l'ordine gerarchico e, quindi, alimentare che vige in natura e anche laddove l'essere umano, nei suoi consorzi, torna ad essere una bestia: da notarsi infatti che il copricapo sfoggiato da Vladimir è di pelliccia di lupo, mentre quello di Silvio sembra soltanto più ricco e imponente ma in realtà pare proprio essere di volpe...
Putin, il grande cacciatore, e Berlusca, la volpina che si ciba dei suoi avanzi..
Sono convinto che sia questa l'internazionale di fatto, valida per non dire dilagante da sempre, anche oggi. E come capita spesso, dietro la scoperta dell'esistenza di questo brano (follia a parte), c'è una catena di avvenimenti che vorrei svelare per spiegare come ci sono arrivato e perché ho sbagliato la prima attribuzione (bisogna però notare che la seconda, analizzando e approfondendo l'argomento, rimane pur sempre incerta e misteriosa). Dunque, qualche giorno fa uscendo da un ufficio, ho sentito di striscio pronunciare alla radio polacca il nome di Umberto Tozzi. Un fatto di per se insignificante che ha scatenato, però, in me, una valanga di ricordi nonché una amara constatazione che pure suonandomi familiare questo cognome, non riesco ad abbinarlo a nessuna nota. Faceva parte della mia memoria e nello stesso momento smascherava la sua caducità. Così, dopo un paio di giorni, ricordandomi... (continua)
Per Riccardo, sì, ci sono le traduzioni polacche di questo pezzo, c'è un'altra su Tekstowo, ma non valgono granché. Faresti davvero l'onore a questo artista ignoto, proponendo la tua versione nella lingua di Jan Kochanowski. Come ho accennato qualche tempo fa', prossimamente vorrei trovare un po' di tempo per ripassare le tue traduzioni polacche di brani che risalgono agli arbori del sito e per dare magari qualche suggerimento o correggere inesatezze. Ma le tue ultime traduzioni di Kulisiewicz, per esempio, mi sembrano già molto buone. Prova a pronunciare:
Lo conosco, quel tizio! :-) Solo che me ne ricordo come "Grzegorz Brzęczyszcztykiewicz", con una "t" in più; me lo insegnarono due ragazzi polacchi nell'estate del 1993. Li conobbi per caso per la strada e restarono quasi un mese a casa mia :-PP Erano di Danzica.
Grzegorz Brzęczyszczykiewicz (ho fatto solo copia incolla, lo ammetto...), scena dal film "Jak rozpętałem drugą wojnę światową (How I Unleashed World War II) diretto nel 1969 da Tadeusz Chmielewski...
Ma la "t" non c'è. Veramente, è una "battutaccia", scusa...il nome viene inventato dal protagonista, un soldato polacco, nella scena del film "Jak rozpętałem II wojnę światową"(Come ho scattenato la II guerra mondiale) in occasione della cattura da parte del Wermacht e seguente l'interogatorio. Giusto per mandare in bestia i teutoni :)
Mi crolla un mito ultraventennale, dovrò abituarmi a dirlo senza la "t" :-PP
Comunque ho cominciato a provare a tradurre in polacco senza guardare il Tekstowo. Senti, Krzysiek, va bene così?
JESTEM SYCYLIJCZYKIEM
Nie ma jednego miejsca na całym świecie
w którym nie spotkasz Sycylijczyka,
w Stanach Zjednoczonych, Francji lub Anglii...
Più o meno, al ritmo che sto tenendo adesso (grammatica polacca anche la mattina sul cesso) conto di imparare il polacco circa in una quindicina di giorni, vediamo un po' se mi riesce. Magari ti farò qualche domanda se ci vuole il verbo perfettivo o imperfettivo, ok? Salud!
Dimenticavo una cosa basilare: anch'io, tre giorni fa, SONO TORNATO IN MERCEDES CON LA MAMMA! L'ho accompagnata a Scandicci a fare una visita oculistica, abituata com'è alle mie macchine non si sarebbe certo mai immaginata un figliolo con la Mercedes; però dice che sembra un relitto della II guerra mondiale e che quando si mette in moto puzza di cavoli andati a male...
Sul nome: non sapevo che stava in un "firme", però i ragazzi mi avevano detto che era un nome inventato per fare incazzare gli stranieri. Però glielo pronunciai subito bene, tiè! ghghgh! E che ci vuole? :-PPP Niente a confronto dei commentatori francesi che dovevano pronunciare il nome di un calciatore siciliano che giocava là, tale Miccichè. Dicevano "Miksish"....
Nie ma takiego miejsca na tym świecie
gdzie byś nie spotkał Sycyliana
We Francji, Anglii albo Stanach...
cercando la rima e cadenza (con un pizzico di buon umore), ma grammaticamente la tua traduzione filologica non fa una grinza.
Io ho vissuto tredici anni in Italia, da tre anni studio l'italiano è come vedi, da babbeo come sono, ancora devo fare molto. Ma tu sei portato per la cosa e non parti neanche da zero, qualche cosa già lo sai, che "vuolo" dire che ci riuscirai sicuramente; a limite si farà du' settimane di perfezionamento a seguito...
Per "u ballu" in puro stile Disco Polo su kashebé ci farò un pensierino, ma prima mi devo riprendere un po' e ... cominciare a scrivere la mia "benedetta" ed illuminata tesi su De André finalmente, invece di trastullarmi nel carnevale ; )
E che un buon pro ti faccia!
p.s.
Se ho capito bene (lo devi sapere... (continua)
Beh, Krzysiek, tu la fai da madrelingua e chiaramente è del tutto diverso...mi stupirei del contrario!
Io comunque mi ci son dedicato, e l'ho fatta così:
JESTEM SYCYLIJCZYKIEM
Nie ma jednego miejsca na całym świecie
w którym nie spotkasz Sycylijczyka,
w Stanach Zjednoczonych, Francji lub Anglii...
Ty się przejdesz a spotykasz krajana,
a noś w sercu nadzieję
że powrócisz do domu pewnego dnia
Mercedesem, z mamą przy sobie
Cześć, cześć, cześć Sycylijczyku!
Cześć, cześć, cześć!
Jesteś globtroterem, szukasz szczęścia
Cześć, cześć, cześć Sycylijczyku!
A, wiem, szczęścia znajdziesz
Gdziekolwiek pojedziesz!
Jeśli weźmiesz pod uwagę geografię
widisz, że But wyrzuci cię z domu!
Ale Sinatra, Martin i inni
pokazali ci drogę,
a noś w sercu nadzieję
że powrócisz do domu pewnego dnia
Mercedesem, z mamą przy sobie
Cześć, cześć, cześć Sycylijczyku!
Cześć, cześć, cześć!
Jesteś... (continua)
Non so risponderti così su due piedi, ma guarderò la cosa e ripasserò la grammatica (tanto, lo devo fare per farcela).
Scusa, ma tu ce l'hai " er foco ner culo", come si suole dire nella regione della Alta Silesia. Dammi tempo, io invece sarei lieto di avere qualche dritta su "Anime salve" da te, visto l'incombenza scolastica ...che paroloni, però ... ;)
Condivido l'emozione, salud!
e non dobbiamo dimenticare che il disco "ANDE LA MORE" del 2002 fu preceduto dai due sigle promozionali di cui il primo recava il titolo "Kos i Mos"; Maleńczuk è forse un buffone, ma si ha fatto qualche anno di galera per il rifiuto della leva...l'angolo curiosità ai (Tele) tali (Tabbim)...pim, pim : D
Al Capitale piacciono le camicie: che siano nere o brune quando ha bisogno del fascismo poliziotto, o che siano tanto belline quando c’è da rendere schiavi nelle fabbriche che producono per la “moda”. Ce lo racconta esattamente, dalla sua breve e triste vita, Morris Rosenfeld, ebreo, immigrato, schiavo in uno Sweatshop newyorkese nel 1893. Qui […]
Antiwar Songs Staff 2014-02-17 23:13:00
Al Capitale piacciono le camicie: che siano nere o brune quando ha bisogno del fascismo poliziotto, o che siano tanto belline quando c'è da rendere schiavi nelle fabbriche che producono per la “moda”. Ce lo racconta esattamente, dalla sua breve e triste vita, Morris Rosenfeld, ebreo, immigrato, schiavo in uno Sweatshop newyorkese nel 1893. Appena scritta.
Motl der opreyter
[1940?]
Parole di Chaim Tauber (1901-1972), scrittore, sceneggiatore e attore originario dell’Ucraina, emigrato negli USA alla fine degli anni 20.
Musica di Naftule Brandwein (1884-1963), clarinettista e polistrumentista klezmer, originario della Galizia, regione storica divisa tra Polonia ed Ucraina.
Testo trovato su Yidlid - Chansons yiddish
Il brano è il motivo portante della colonna sonora del film americano “Motel The Operator” (le altre musiche del film sono invece di Sholom Secunda), diretto nel 1940 da Joseph Seiden (1892-1974), regista e produttore di film Yiddish. Chaim Tauber – che del film era anche sceneggiatore - interpretava Motl, il protagonista di questo dramma tragicissimo, un operaio confezionista (credo si dica così, quelli che confezionano capi d’abbigliamento) che, dopo aver aderito ad uno sciopero contro le pessime condizioni di lavoro, viene... (continua)
Chanson italienne - Tre passi nel delirio - Dugentodumila – 2002
Plus qu'une chanson, il s'agit d'une trilogie, ou bien de trois micro-chansons, dans lesquelles trois des membres du groupe interprètent les sensations qu'ils imaginent avoir été éprouvées tout au long de sa vie par le pilote qui lors de la seconde guerre mondiale a lâché la bombe atomique sur Hiroshima. La peur, quand il était dans l'avion, qui ne lui a pas laissé voir la gravité du geste, le remords qui commence à le tourmenter immédiatement comme un spectre, une fois rentré chez lui à la fin de la guerre et enfin la honte, pendant sa vieillesse qu’il masque avec orgueil et arrogance. Cette trilogie ne s'inspire pas de la biographie réelle du pilote, les auteurs prennent simplement appui sur cet événement pour faire surgir l'absurdité de la guerre.
Questa canzone di Leyb Rozental di Vilnius è sicuramente stata ispirata ad un brano precedente, “פּאַפּיראָסן” (Papirosn), di cui fu autore negli anni 20 Hermann Yablokoff (1903-1981), originario di Hrodna, oggi in Bielorussia, ed emigrato negli USA nel 1924. Personaggio molto noto nel teatro yiddish americano, alla fine della guerra Yablokoff fece molte tournée in Germania, Austria ed Italia per portare conforto ai rifugiati sopravvissuti alla Shoah.
Su di una melodia tradizionale bulgara.
[1 gennaio 1943]
Versi di Avrom Sutskever
Musica di Tomáš Novotný
Interpretata da Hilda Bronstein nel suo disco “Yiddish Songs Old and New”. Il testo si trova recitato dallo stesso autore in un vecchio disco della Folkways Records.
Testo trovato sul blog Sam Yiddish Site Web
In questa sua famosa poesia Avrom Sutskever riesce a sintetizzare magistralmente tutto l’orrore dell’Olocausto attraverso l’immagine di un carro che attraversa cigolando i vicoli silenti del ghetto di Vilnius, carico di scarpe ancora palpitanti della vita di chi le calzava, tutti ebrei morti di stenti nella prigione a cielo aperto in cui i nazisti li rinchiusero… In soli due anni, dal settembre 1941 al settembre 1943, la fame, le malattie, le esecuzioni sommarie uccisero quasi tutti i 40.000 ebrei rinchiusi nel ghetto lituano. Sopravvissero solo coloro che, come Sutskever e la moglie , riuscirono a fuggire (insieme a Shmerke Kaczerginski e Abba Kovner), unendosi poi ai partigiani.