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Prima del 2014-3-28

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لا أحد يعلم

لا أحد يعلم
(La Ahada Yalam)

Parole e musica di Nizar Zreik

La canzone, interpretata dalla cantante palestinese Amal Murkus, è qui proposta in una traduzione letterale, Robert Wyatt ne offre una più libera nel libretto contenuto nel suo CD Cuckooland del 2003, dove ne viene eseguita una pregevole versione strumentale.
لا أحد يعلم من الآتي في الدور غداً
(continua)
inviata da Flavio Poltronieri 28/3/2014 - 17:09
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Working for the Government

Working for the Government
[2008]
Parole e musica di Buffy Sainte-Marie
Nell’album intitolato “Running for the Drum”
The neighbors like him
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/3/2014 - 13:57
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No No Keshagesh

No No Keshagesh
[2008]
Parole e musica di Buffy Sainte-Marie
Nell’album intitolato “Running for the Drum”
Testo trovato su Common Dreams

"Keshagesh means Greedy Guts. It's what you call a little puppy who eats his own and then wants everybody else's." Buffy Sainte-Marie

Keshagesh [in lingua cree, una delle lingue algonchine canadesi] significa “istinto ingordo”, quello tipico di certi cuccioli che, mangiata la propria porzione, pretenderebbero anche quella degli altri.
I never saw so many business suits
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/3/2014 - 13:25
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Sea Changes

Sea Changes
[2011]
Scritta da Olly Knights e Gale Paridjanian.
Nell’album intitolato “Outbursts”

Essendo il contributore sottoscritto un “turineis” verace, gli faceva specie che non ci fosse una canzone dei Turin Brakes sulle CCG (anche se “Freni Torino” non vuol dire una beata cippa e probabilmente Knights e Paridjanian scelsero quel nome per la loro band solo perchè suonava bene...).

La canzone “Sea Changes” invece di significato ne ha eccome: se continuiamo così su questa Terra, se non facciamo subito qualcosa, rischiamo di continuare a vivere con le spalle al muro, estinguendoci lentamente, fino al momento in cui nessuno potrà più fare qualcosa per salvare noi e il nostro mondo...
Six billion backs against the wall,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/3/2014 - 22:43
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Kanonýr Jabůrek

anonimo
Kanonýr Jabůrek
[1884]
Canzone popolare boema
A Czech folksong


"Kratochvílná píseň na světlo vydaná na příklad všem mládencům od civilu a militéru."

Píseň tato zpívána před obrazy Kolárovými poprve v Podháji u Sedmihorských lázní od českých hostí lázeňských ve prospěch Ústřední Matice školské se značným hmotným výsledkem. Píseň popisuje událost z bitvy u Hradce Králové mezi Rakouskem a Pruskem dne 3. 7. 1866. Vznikla však až kolem roku 1884 jako parodie na staré kramářské písně. Popisovaná událost asi nemá skutečný základ. Ke vzniku vedly autora asi tyto události a fakta:1.) jistý Jabůrek, šikovatel - ohněstrůjce (Feuerwerker), se zúčastnil bojů na ostrově Visu v roce 1866. Nařídil prý nabít děla dvojitou dávkou, čímž prý zahnal na ústup celou italskou flotilu. 2.) Žitavský časopis Dampfschiff v roce 1854 přinesl zprávu o dělostřelci turecké fregaty, který se v bitvě u Sinope vyznamenal hrdinstvím,... (continua)
Tam u Královýho Hradce
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 27/3/2014 - 16:53
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Germania!

Germania!
Sachsenhausen, 1941/43
Lyrics by Aleksander Kulisiewicz
Music: Jindřich Harapát (“Travička zelená”, 1936)

Sachsenhausen, 1941/43
Testo di Aleksander Kulisiewicz
Musica: Jindřich Harapát (“Travička zelená”, 1936)

As an antidote to despair over Hitler’s seemingly unstoppable war machine, the brazen and ribald “Germania!” proved extremely popular. Rather than risk performing the entire piece, prisoners took to singing aloud only the word “Germania” —ironically endearing the song to the SS guards who, Kulisiewicz reports, regretted that it did not have more lyrics. After Germany’s crushing defeat at Stalingrad in February, 1943, Kulisiewicz added the second verse, peforming it with exaggerated gestures so his non-Polish audience could scarcely miss his meaning. For example, the word “Germania” was sung while imitating a Hitler Parade March—knees raised high with a springing motion, face... (continua)
Wojenko, wojenko malowana,
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 27/3/2014 - 14:14
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Marschlied 1945

Marschlied 1945
[1945]
Versi di Erich Kästner, composti all’epoca del suo impegno nelle produzioni di cabaret letterario al Die Schaubude di Monaco (1945-48).
Musica di Edmund Nick (1891-1974), compositore e direttoe musicale tedesco

Germania, 1945. Una strada di campagna. Il relitto di un carrarmato in un campo. Una giovane donna vestita con abiti da uomo, una vecchia giacca e un paio di pantaloni consumati, in cammino verso chissà dove. Tutto quello che le è rimasto: uno zaino, una valigia e la testa ancora sul collo, soltanto la vita, sullo sfondo di una Germania distrutta…
Prospekt: Landstraße. Zerschossener Tank im Feld. Davor junge Frau in Männerhosen und altem Mantel, mit Rucksack und zerbeultem Koffer.
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/3/2014 - 11:19

Transport

Transport
[1944]
Versi di Manfred Greiffenhagen (1896-1945, ebreo tedesco, berlinese, autore di cabaret), composti durante la sua permanenza a Theresienstadt.
Non so se la musica originaria fosse di Martin Roman (1913-1996, anche lui ebreo tedesco, pianista jazz) o di qualche altro compositore presente nel campo… Sicuramente il brano è stato messo in musica più tardi da Jerry Silverman, prolifico folksinger americano, ed è presente nel suo music book intitolato “The Undying Flame: Ballads and Songs of the Holocaust.”

Anche Manfred Greiffenhagen, come la maggioranza degli ebrei prigionieri a Theresienstadt (circa 145.000, di cui 35.000 morti lì e 90.000 in diversi campi di sterminio), fu trasferito ad Auschwitz con uno degli ultimi “transport”. Morì – fu ucciso - poi a Dachau nel gennaio del 1945.
Nach hartem Kampfe mit den Elementen
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/3/2014 - 09:26
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Casteddu '43

Casteddu '43
(2013)

Canzone composta per i 70 anni del bombardamento di Cagliari per il documentario di Rai Sardegna curato da Pierpaolo Piludu e Cristina Maccioni.
Fiast piciocheddu gioghendi in sa 'ia
(continua)
inviata da dr.drer 27/3/2014 - 09:06
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Erika

Erika
Sachsenhausen, 1941
Lyrics: Aleksander Kulisiewicz
Music: Karel Vacek (“U našich kasáren”, 1937)

Sachsenhausen, 1941
Testo: Aleksander Kulisiewicz
Musica: Karel Vacek (“U našich kasáren”, 1937)

“Erika actually existed,” Kulisiewicz wrote. The teenage daughter of a high-ranking SS officer, “she stood near the camp grounds in her crisply-ironed Bund Deutscher Mädel uniform and watched, without expression, as we prisoners returned from our work details carrying the bodies of our dead.” But the song “Erika” is less about a real-life girl than the fantasies of sex and vengeance she unknowingly provoked in Kulisiewicz and his comrades. Kulisiewicz borrowed his melody from a popular Czech marching song. The final, repeated line of “Erika,” however, mockingly parodies a favorite Nazi song of the same name by Germany’s “March King,” Herms Niel.

“Erika esisteva davvero”, scrisse Kulisiewicz.... (continua)
Brlą pą pą, brlą pą pą,
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 26/3/2014 - 20:30
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Il canto di Rifondazione

Il canto di Rifondazione
Commissionato a Paolo Pietrangeli da Rifondazione comunista, doveva diventare l'inno ufficiale del Partito: fu eseguito dall'Autore e da un coro di giovani compagne al termine del IV Congresso del PRC (Rimini, 1999); la versione da studio, cantata da Pietrangeli e da Carla Marcotulli, fu pubblicata su un CD allegato al quotidiano "Liberazione". Cadde ben presto nel dimenticatoio.
Testi: P. Pietrangeli - Musica: P. Pietrangeli e Maurizio Lazzaro
– Ricordi come si partì
(continua)
inviata da L.L. 25/3/2014 - 23:00
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Down in the Hole

Down in the Hole
(2002)

Outtake dall'album The Rising poi pubblicata nel 2014 nell'album High Hopes (2014)

Una canzone scartata dall'album dedicato all'11 settembre 2001 probabilmente perché le canzoni in tema erano già troppe. Comunque un'ottima canzone che racconta la tragica storia di un volontario che scava nelle macerie di Ground Zero alla ricerca dei resti della propria amata.
Sun comes every morning but it ain't no friend
(continua)
25/3/2014 - 10:24
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Piosenka niezapomniana

Piosenka niezapomniana
Sachsenhausen, 1941.
Lyrics: Aleksander Kulisiewicz
Music: Juliusz Krzemieński (“Piosenka nieaktualna,” 1934)
(Cantata da Mieczysław Fogg)

Sachsenhausen, 1941
Testo: Aleksander Kulisiewicz
Music: Juliusz Krzemieński (“Piosenka nieaktualna”, 1934)
(Performed by Mieczysław Fogg)

On September 1, 1940, to mark the first anniversary of the outbreak of the war, the prisoners of Cell Block 65 organized an evening’s entertainment during which Kulisiewicz performed the prewar hit “Piosenka nieaktualna” (Old-fashioned Song). Hearing this sentimental ballad about a once-popular song caused some prisoners to be overwhelmed with nostalgia. This prompted Kulisiewicz to write a rather more optimistic text, one proclaiming a message of resistance through song.



Il 1° settembre 1940, per segnare il primo anniversario dello scoppio della guerra, i prigionieri del Blocco 65 organizzarono uno spettacolo... (continua)
Wiatr za drutami szepce do snu:
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 24/3/2014 - 17:13
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Valery

Valery
[1979]
Testo di Alfredo Cohen
Musica di Franco Battiato e Giusto Pio
(con interventi di Alfredo Cohen)
Pubblicato su 45 giri IT stereo ZBT 7149 (1979)
Poi nella ristampa di "Come barchette dentro un tram"
(Bonus track)

La breve attività cantautorale di Alfredo Cohen terminò nel 1979 con due canzoni scritte assieme a Franco Battiato e Giusto Pio; una delle due è Roma e l'altra è questa stupefacente Valery. Aveva pubblicato due anni prima, sempre con la collaborazione di Battiato che, forse in questo unico caso, si era dato disinteressatamente una connotazione autenticamente “militante”, uno degli album più belli e sotterranei della canzone d'autore italiana, Come barchette dentro un tram; cabarettista e attore, Alfredo Cohen tornò poi alla sua attività originaria. Un personaggio assolutamente unico: gay dichiarato in un'epoca, gli anni '70, in cui neppure con tutte le liberazioni in... (continua)
Dolce amore, chi ti offende?
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 24/3/2014 - 16:09

Dank dem lieben Cabaret

Dank dem lieben Cabaret
[1943 o 1944]
Testo trovato nel lavoro di Christian Hörburger intitolato “Nihilisten - Pazifisten - Nestbeschmutzer. Gesichtete Zeit im Spiegel des Kabaretts.”, Tübingen, 1993.

Un inno alla vita, all’arte e alla speranza scritto fra le mura del ghetto di Theresienstadt.
Frieda Rosenthal – ebrea polacca ma berlinese di adozione – in questa sua canzone ringraziava Leo Strauss, talentuoso librettista e musicista che fu tra le colonne della vitale produzione artistica nel ghetto, perché attraverso il cabaret lei e tanti altri prigionieri potevano per un momento scordare la fame ed il duro lavoro di tutti i giorni e sopravvivere grazie al ricordo dei bei tempi andati e alla speranza, mai abbandonata nonostante tutto, che quella felicità potesse un giorno ritornare…

Nell’ottobre del 1944 Frieda Rosenthal, Leo Strauss e tantissimi altri vennero caricati sulle tradotte e trasferiti ad Auschwitz, dove vennero uccisi.
Hungrig sitz ich auf der Leiter –
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 24/3/2014 - 15:04
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Der Emigrantenchoral

Der Emigrantenchoral
[1934]
Versi di Walter Mehring
Musica di Walter Goehr
Testo trovato su Erinnerungsort.de
Interpretata da Ernst Busch ed incisa nel disco “Walter Mehring, Das Lied vom Leben”, nona‎ pubblicazione della serie “Rote Reihe” dell'Aurora-Schallplatten (1974)
Trovo il brano anche in “Entartete Musik - Eine Tondokumentation Zur Düsseldorfer Ausstellung Von 1938” una vasta collezione dedicata alla cosiddetta “Musica degenerata” edita nel 1988 dall’etichetta tedesca Pool.
Lo trovo pure su musica di Lutz Görner nel suo disco intitolato “Texte Und Lieder Verbrannter Dichter” del 1983.

“La terra natìa e giusto un pochino di patria
Questo porta l'emigrante
da uomo a uomo
da luogo a luogo
Sulle suole delle sue scarpe
che ne accompagnano il peregrinare…”

Walter Mehring fu un grande autore satirico, molto odiato dai nazisti e da Goebbels in particolare. Fuggito nel 1933 in Francia (paese... (continua)
Werft eure Herzen über alle Grenzen!
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 24/3/2014 - 12:58

Benvenuti nel ghetto

Antiwar Songs Blog
Benvenuti nel ghetto
“Eppure – chissà – là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970. Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — […]
Antiwar Songs Staff 2014-03-24 10:29:00
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Clay

Clay
[2013]
Scritta da Alison Goldfrapp e Will Gregory.
Nel bellissimo album intitolato “Tales of Us”

“Do you know Letters Of Note? It’s a wonderful, fantastic, fascinating website of letters that people have written to each other. I saw this letter on there which was written by one soldier to another soldier on the anniversary of his death. These two soldiers were lovers in the Second World War, and tragically one of them dies. It was such a beautiful letter, so visual, so moving. That’s what inspired Clay.”

“Conosci Letters of Note ? E’ un bellissimo, fantastico, affascinante archivio di lettere che le persone si sono scambiate. Ho letto una lettera nella quale un soldato scriveva ad un altro soldato nell’anniversario della sua morte. Questi due soldati erano stati amanti durante la Seconda guerra mondiale, ed uno vi era tragicamente rimasto ucciso. Era una lettera così bella, così viva,... (continua)
Words sail
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 24/3/2014 - 09:16
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Invocazione

Invocazione
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Ora, sopra i viali di Varsavia,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 23/3/2014 - 15:26
Percorsi: Ghetti
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Es gibt

Es gibt
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Es gibt
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 23/3/2014 - 14:43
Percorsi: Ghetti
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Il sole sottoterra

Il sole sottoterra
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
E già quasi mezzogiorno, ma
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 23/3/2014 - 14:13
Percorsi: Ghetti
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Viene un giorno (da Malachia)

Viene un giorno (<em>da Malachia</em>)
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Udite! Viene un giorno
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 23/3/2014 - 13:45
Percorsi: Ghetti
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Mein name ist Stroop, durch zwei ‘o’

Mein name ist Stroop, durch zwei ‘o’
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Mein name ist Stroop, durch zwei ‘o’.
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 23/3/2014 - 12:13
Percorsi: Ghetti
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Nuovo Medioevo

Nuovo Medioevo
[1999]
Dall’album doppio intitolato “Doppia dose” (parte prima: “Il solito trionfo”)
Nel brano la “guest star” è Lucio Dalla.

Un brano discontinuo - come molti nella seconda vita degli Skiantos - ma comunque una CCG da mettere in quasi tutti i percorsi presenti sul sito...
(PS. Trascrivendo all’ascolto, non sono riuscito a capire una parola nella terza strofa dopo il primo refrain... chissà se qualcuno è più capace di me a decifrarla...)
Fame, miseria, nuove pesti
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 23/3/2014 - 10:27

Parmigiano e mafia

Parmigiano e mafia
2012
C'è ancora spazio per amare

La frase conclusiva è di Martin Luther King
ho saputo di una donna che ha deciso di collaborare
(continua)
inviata da DonQuijote82 22/3/2014 - 18:04
Percorsi: Mafia e mafie
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Everything Is Beautiful in Its Own Way

Everything Is Beautiful in Its Own Way
"Everything is Beautiful" is a song by Ray Stevens. It has appeared on many of Stevens's albums, including one named after the song, and has become a pop standard and common in religious performances. The children heard singing the chorus of the song, using the hymn, "Jesus Loves the Little Children", are from the Oak Hill Elementary School in Nashville, Tennessee. This group includes Stevens's two daughters. The singer arranged and tape recorded the impromptu session himself for inclusion in the song
Jesus loves all the children
(continua)
inviata da Anonymous 22/3/2014 - 03:37
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The Blanket of Night

The Blanket of Night
2014
The Take Off and Landing of Everything

Guy Garvey spent time in New York recently, but Elbow’s latest album remains anchored in the doughty verities of North-west England, notwithstanding the American influence on the lyrics to “Fly Boy Blue/Lunette” and “New York Morning”. Despite being written by different combinations of the line-up, it’s possibly their most homogenous album, most songs riding gentle pulses of percussion, organ and piano, guitars circling the action. At times, there are echoes of Krautrock and Terry Riley. Garvey remains a master of character, as with the roaring boys in “My Sad Captains”, and while several songs dissect his own relationships, his tribute to asylum-seekers in “The Blanket of Night” displays a noble empathy.
Paper cup of a boat
(continua)
inviata da DonQuijote82 22/3/2014 - 01:11

Gaib do chuil isin charcair

anonimo
Gaib do chuil isin charcair
[secolo IX]
[IX Century]

Si tratta di una breve quartina nello schema metrico detto rannaigecht bec (8/2, 8/2, 8/2, 8/2); uno dei moltissimi metri che un filí, il poeta e cantore abbaziale che aveva tenuto ancorata l'Irlanda già cristiana alle sue antichissime tradizioni pagane, doveva conoscere a memoria. Nessun dubbio né che facesse parte di un componimento più ampio, né che fosse accompagnata dalla musica. Anche l'irlandese antico è una di quelle lingue per cui “declamare” e “cantare” sono espressi con lo stesso verbo.

Siamo, probabilmente, nella seconda metà del IX secolo. La quartina superstite è il terzo insieme di versi che si incontrano annotati sui margini della Grammatica di Prisciano conservata nel monastero di San Gallo (il testo fu edito da W. Stokes e J. Strachan nel celebre Thesaurus Palæohibernicus (thesaurus antico irlandese), II, p. 290. La riprendo dall'Antica lirica... (continua)
Gaib do chuil isin charcair
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 21/3/2014 - 23:33
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Betonowe pieczęcie

Betonowe pieczęcie
[2014]
Testo rap di Mirosław "Wirus" Bzdyl
Dall'album "60 Kilo Wersów"

Coro: Joyful Voice
Chitarra: Andrzej "Pudel" Bieniasz
Chitarra acustica: Tadeusz Woźniak
Bass: Wojciech "Guma" Gulis
Tastiere: Adam Drzewiecki
Tromba: Dominik "Chet" Mietła
Produzione: Adam Drzewiecki
Mix: Adam Drzewiecki
Mastering: DJ 600V

Il brano esce nella 71 anniversario della liquidazione del ghetto di Cracovia (1943). È una colaborazione fra artisti locali delle diverse generazioni ed estrazioni. Nel pezzo viene utilizzata la canzone di Tadeusz Woźniak (già presente nel sito), "Zegarmistrz światła", con parole scritte a suo tempo da Bogdan Chorążuk (1972). Il titolo tradotto - "Sigilli di cemento".

Testo trascritto all'orecchio da YT
Siedemdziesiąt lat historii
(continua)
21/3/2014 - 20:59
Percorsi: Ghetti
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Repeta!

Repeta!
Sachsenhausen, 1941.
Lyrics: Aleksander Kulisiewicz
Music: Anonymous (“Precz, precz od nas smutek wszelki!” 1824)

Sachsenhausen, 1941
Testo: Aleksander Kulisiewicz
Musica: Anonimo (“Precz, precz od nas smutek wszelki!”, 1824)

Kulisiewicz recalled that mealtimes at Sachsenhausen offered camp Kapos (inmate overseers) a special opportunity to torment their fellow prisoners. “Second Helping” may present a typical scenario: a starving prisoner’s meager and revolting food ration is served up with beatings by the kitchen steward. Kulisiewicz wrote this while he was quarantined with typhus, remarking how popular it became. Performed with guitar accompaniment, the song would end with a so-called “Parade March”—a burlesque promenade around an imaginary cauldron of rotten-turnip soup.
Kulisiewicz modeled “Repeta” after a Polish students’ song about food, drink, and merriment, “Precz, precz od... (continua)
Stoi Häftling przy repecie,
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 21/3/2014 - 20:31
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Krakowiaczek 1940

Krakowiaczek 1940
Sachsenhausen, 1940
Lyrics: Aleskander Kulisiewicz
Music: Polish Folksong (unidentified)

Sachsenhausen, 1940
Testo: Aleksander Kulisiewicz
Musica: Canzone popolare polacca (non identificata)


Kulisiewicz generally names the older melodies on which he based his new creations. “Krakowiaczek 1940” is among the exceptions. The melody—introduced in the recording by some virtuoso whistling—is identified only as a folksong. Krakowiaczek literally means little Krakowiak, the emblematic folk song and dance of the Krakow region. But the diminutive form also expresses affection, proclaiming Kulisiewicz’s love for his vanquished native city. The song also honors Dr. Jan Miodoński, a medical professor arrested November 6, 1939, during the Sonderaktion Krakau, the Nazi attempt to crush Polish intellectual life by imprisoning or killing instructors at Krakow’s Jagiellonian University. Deported to... (continua)
Krakowie, Krakowie,
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 21/3/2014 - 19:26
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Mordechai Anielewicz

Mordechai Anielewicz
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Se io potessi incontrarti
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/3/2014 - 15:34
Percorsi: Ghetti
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Benvenuti nel ghetto (Cocktail Molotov)

Benvenuti nel ghetto (Cocktail Molotov)
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Uomini di von Sammern,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/3/2014 - 14:02
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Umschlagplatz

Umschlagplatz
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Tra le casse, i sospiri e i gusci d'uovo
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/3/2014 - 10:59
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Devarìm (dal Deuteronomio)

Devarìm (<em>dal Deuteronomio</em>)
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Contro di te
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/3/2014 - 10:24
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Canto dei sarti ebrei della Wehrmacht

Canto dei sarti ebrei della Wehrmacht
[2013]
Scritta da Umberto Fiori e Tommaso Leddi degli Stormy Six
Dallo spettacolo “Benvenuti nel ghetto” realizzato dal gruppo insieme a Moni Ovadia, in occasione dei 70 anni dall’insurrezione del ghetto di Varsavia.



Stormy Six con Moni Ovadia


“Eppure - chissà - là dove qualcuno resiste senza speranza, è forse là che inizia la storia umana, come la chiamiamo, e la bellezza dell’uomo.” Yannis Ritsos / Γιάννης Ρίτσος, frammento da “Ελένη”, 1970.

Tra l’aprile e il maggio del 1943 gli ebrei del ghetto di Varsavia — uomini e donne, vecchi e bambini — si ribellavano alla violenza delle SS e tenevano loro testa, armi in pugno, per quasi un mese. Si tratta del primo episodio di resistenza armata contro i nazisti; un episodio tanto più significativo perché a esserne protagonisti — in condizioni di disperata inferiorità militare e di quasi totale isolamento — sono le vittime designate della... (continua)
Certo, l’aria che tira
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 20/3/2014 - 09:37
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L'inno di Papele

L'inno di Papele
[2013]
Testo e musica (?) di Federico Salvatore
sulle note di "Disamistade" di Fabrizio de André
Dall'album "Pulcine'Hell"
Testo da qui,
Me sapite cunta' senza fa chiu' e ruffian,
(continua)
inviata da Cristòfer' V(e)rona 'o polacc' 20/3/2014 - 00:21
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Napocalisse

Napocalisse
[2013]
Testo e musica di Federico Salvatore
Dall'album "Pulcin'Hell"
Testo da http://www.angolotesti.it/
Nero comm a na maschera ca nun pòrt chiù nisciùn
(continua)
inviata da Krzysiek Wrona 19/3/2014 - 20:41

Der Bücherkarren

Der Bücherkarren
[1931]
Versi di Hellmuth Kruger (1890-1955), scrittore tedesco, attore e comico molto attivo nel cabaret berlinese negli anni d’oro di Weimar.
Ignoro se la musica sia sua oppure di qualche famoso ovvero ignoto compositore dell’epoca, come ce n’erano tantissimi nella vivissima Berlino prenazista.

“Chiamiamo Adolf ‘Salvatore della Patria’… o non sarà piuttosto il contrario?”

In questa canzone – per quello che sono riuscito a capire - Hellmuth Kruger pone ironicamente i propri dubbi sull’ormai dilagante nazismo e prefigura quasi profticamente quello che sarebbe successo di lì a poco (e che in parte stava già sordidamente succedendo), la campagne di “pulizia” contro cittadini ed intellettuali ebrei (viene citato, per esempio, Emil Ludwig, noto scrittore e giornalista che nel 1932 sarà costretto a fuggire prima in Svizzera e poi negli USA) ed i Bücherverbrennungen, i roghi di libri degli autori vietati che inaugurarono tristemente l’avvento al potere di Hitler nel 1933.
Ich baue meinen Karren um, weil ich so langsam spüre,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 19/3/2014 - 16:30

Die Nationalstrolchisten

Die Nationalstrolchisten
[1932]
Versi di Eberhard Friedrich Worm, detto Hardy (1896-1973), scrittore e giornalista satirico berlinese che negli ultimi anni dell Repubblica di Weimar si dedicò anche molto alla scrittura per il cabaret (ebbe pure un suo locale, il “Die rote Nachtigall”).
Ignoro se la musica sia sua oppure di qualche famoso ovvero ignoto compositore dell’epoca, come ce n’erano tantissimi nella vivissima Berlino prenazista.

Così come su questo sito compaiono molte canzoni in Yiddish, la lingua degli ebrei d’Europa che i nazisti tentarono di cancellare insieme a coloro che la parlavano, vorrei che comparissero anche tante canzoni in tedesco provenienti dall’epoca in cui il nazismo crebbe e si affermò, piccoli squarci di luce e di resistenza in quegli anni squallidi e bui in cui si preparava l’orrore di un’altra guerra mondiale, dell’Olocausto ebraico e delle stragi di oppositori, zingari, omosessuali... (continua)
Anjetreten! Held markieren!
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 19/3/2014 - 12:01
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Silvano Fedi 29/7/1944

Silvano Fedi 29/7/1944
Testo e musica di Luca Vivarelli
arrangiamenti di "di terra in terra"

Tratta dal CD "Danzastorie"

Canzone dedicata al partigiano pistoiese Silvano Fedi e al suo ideale di libertà e di lotta al nazifascismo.

Antonello Minnei, voce
Andrea Geri, organetto, backing vocal
Quirino Trovato, chitarra, irish bouzuki, spoons, backing vocal
Savino Pantone, violino, backing vocal
Gaspare Bartelloni, whistle e flauto
Maurizio Morosi, bodhran
Non pensavo così la mia sorte,
(continua)
inviata da Luca Vivarelli 18/3/2014 - 21:59
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Riprendiamoci la Corsica!!!

Riprendiamoci la Corsica!!!
[2005]
Nell’album intitolato “Sogno improbabile”

In questi giorni in cui soffiano nuovi venti secessionisti e di guerra in puro stile balcanico, ma dal Mar Nero (che nero, che nero!), perchè lasciare lo zar Putin e i neonazisti ucraini agire da soli e da soli spartirsi il bottino? Diamoci da fare anche noi! Tiriamo fuori le nostre beneamate palle nazionaliste e... RIPRENDIAMOCI LA CORSICA!!! (se poi va male, possiamo sempre provare con la Svizzera...)
Bonaparte era italiano
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/3/2014 - 21:34
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Una vita spesa a skivar la fresa

Una vita spesa a skivar la fresa
[2008]
Nell’album intitolato “Dio ci deve delle spiegazioni*” del 2009

La canzone si apre con l’etimologia della parola lavoro e si chiude con un motto popolare antichissimo, detto che il verbo manducare per mangiare è già presente nella Divina Commedia (alla fine del canto XXXII dell’Inferno, dove Dante Alighieri introduce l’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, carnefice di Ugolino della Gherardesca, condannato alla tribolazione di vedersi il cranio manducato dal conte Ugolino che lui aveva catturato a tradimento, rinchiuso e fatto morire di fame insieme ai suoi figli...)
Lavoro è parola che deriva dal latino labor, laboris: fatica, sofferenza, pena.
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/3/2014 - 21:10
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Difendiamo i territori

Difendiamo i territori
Inno rugby team NO TAV - NO PONTE - NO MUOS

Parole di Francesco "Kento" Carlo,
Musica di Francesco "Shiva" Creazzo (Kalafro).
Registrato e mixato da Daniele Zazza al Dirty Hubs Studio
Da Niscemi alla Clarea tu scendi in campo che ti aspetto
(continua)
inviata da adriana 18/3/2014 - 16:32

Herbst 1932

Herbst 1932
[1932]
Parole di Werner Finck (1902-1978), cabarettista, attore e scrittore.
Ignoro se la musica sia sua, ma comunque è una delle sue canzoncine satiriche per gli spettacoli di cabaret al “Die Katakombe” di Berlino, teatro da lui stesso fondato nel 1927 insieme ad Hans Deppe (1897-1960), regista, attore e produttore cinematografico.

Inizialmente Werner Finck non si interessava di politica, il suo era un talento comico puro. Di sé stesso diceva di essere un “inguaribile individualista”. Ma dalla fine degli anni 20 fu la “politica” ad entrare in rotta di collisione con Finck ed il suo “Die Katakombe”: “Ci sono alcuni oggi che dicono che io ero contro i nazisti. Ma io vorrei che fosse chiaro questo: sono calunnie. La questione era ben diversa: erano i nazisti ad essere contro di me!”

A partire dal 1932 – l’autunno 1932 cui si riferisce questa sarcastica canzoncina – gli spettacoli di Finck... (continua)
Wie es so regnet heut' nacht,
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/3/2014 - 15:51
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Höchste Eisenbahn!

Höchste Eisenbahn!
[1932]
Parole e musica di Friedrich Hollaender.

Questa canzone dava il titolo all’ultima delle riviste di cabaret composte da Hollaender prima di fuggire dalla Germania nazista, quando – come recita il refrain – c’era ormai poco tempo da perdere, poco tempo per fare tutto quello che non si era fatto fino a quel momento… Solo il tempo di fare le valigie e saltare sul primo treno per lasciare quel pestilenziale e tetro paese ostaggio delle camicie brune.

E’ dai cabaret, come il “Tingel-Tangel” fondato dallo stesso Hollaender nel 1931, che arrivò l’ultima e disperata battaglia contro il nazismo che stava per guadagnare il potere. Non è un caso se nell’autunno del 1932 le SA irruppero al Tingel-Tangel distruggendo tutto e picchiando gli attori impegnati proprio in “Höchste Eisenbahn”…

Friedrich Hollaender fuggì da Berlino di gran corsa, poche ore dopo l’incendio del Reichstag (che fu, come... (continua)
Höchste, höchste, allerhöchste Eisenbahn!
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/3/2014 - 13:23
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Lumpenlied

Lumpenlied
[1909]
Versi di Erich Mühsam, nella raccolta intitolata “Wüste, Krater, Wolken” pubblicata nel 1914.
Musica di Béla Reinitz (1878-1943), compositore, militante della sinistra magiara.
Nella colonna sonora del film “Mephisto” diretto nel 1981 dal regista ungherese István Szabó, interpretato da Klaus Maria Brandauer, da un racconto di Klaus Mann.
Più recentemente messa in musica da Frank Spilker e Knarf Rellöm.

Una canzone in stile cabarettistico che Mühsam scrisse all’epoca del suo soggiorno a Monaco, dove fondò una cellula socialista rivoluzionaria chiamata “Gruppe Tat” con cui si prefiggeva di coscientizzare e coinvolgere nel processo rivoluzionario il cosiddetto “Lumpenproletariat”, il sottoproletariato urbano. L’esperimento fallì, anche perché i “lumpen” non erano tanto interessati alla propaganda socialista quanto al cibo e alle bevande disponibili durante i meeting del Tat…
E infatti... (continua)
Kein Schlips am Hals, kein Geld im Sack.
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 18/3/2014 - 11:20
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װער עס האָט אין בלאַט געלעזן

anonimo
װער עס האָט אין בלאַט געלעזן
18 marzo 2014
CHI HA LETTO SUL GIORNALE?
(continua)
18/3/2014 - 09:53

די שבועה

די שבועה
18 marzo 2014

Come sempre, la traduzione è stata (ri)condotta sul testo originale yiddish, senza tenere conto delle traduzioni già presenti nella pagina (naturalmente non per dispregiarle, ma per non esserne influenzati). In questo modo la traduzione che ne risulta è assolutamente letterale e fedele al testo originale. [RV]
IL GIURAMENTO
(continua)
18/3/2014 - 07:18
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Venezia 1948

Venezia 1948
Cari Guido, Lorenzo e Riccardo,
grazie a voi e a tutti i collaboratori di Antiwar songs per avere ancora una volta ascoltato una mia canzone.

"Venezia 1948" indaga il cosiddetto esodo dei profughi istriano-dalmati attraverso l'unica prospettiva per me percorribile: non quella della strumentalizzazione ideologica (che è stata terribile da ogni parte), ma quella della presa di coscienza del dolore che c'è stato. Questo ciò che io so. Non c'è stato un eroe, non c'è stato un Omero, non è stata una storia esemplare, ma io so: c'è stato dolore.

Vi incollo qua sotto il link al cortometraggio legato alla canzone, girato a Venezia lo scorso novembre dal regista Enrico Fappani.
E' stato girato proprio nella zona dove, nel 1948, era ubicato il campo profughi all'interno del quale furono collocati i miei familiari.
Ancor oggi è una zona povera e marginale di Venezia: niente palazzi o turisti; solo... (continua)
DonQuijote82 18/3/2014 - 06:54
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Człowiek

Człowiek
volevo scrivere una cosa un po' piu' inteligente, ma il vostro sistema mi ha bloccato : D
krzyś 18/3/2014 - 06:01
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Jałta

Jałta
NOTE:

(1) Il Leone dell'Albion(e), ovvero, Winston Churchill http://it.wikipedia.org/wiki/Winston_C...
(2) Il Democrata (o lo Storpio) Franklin Delano Roosevelt http://it.wikipedia.org/wiki/Roosvelt
(3) Il Montanaro, cioe', Iosif Vissarionovič Džugašvili http://it.wikipedia.org/wiki/Stalin
(4) Una cittadina in Crimea (fra le curiosita' turistiche vanta di essere il luogo in cui, il 21 agosto 1964, morì Palmiro Togliatti, leader del Partito Comunista Italiano per un'emorragia cerebrale) http://it.wikipedia.org/wiki/Jalta
(5) La Trojka d'allora, vedi punto (6)
(6) Jalta, nel senso della http://it.wikipedia.org/wiki/Conferenz...
(7) Lavrentij Pavlovič Berija http://it.wikipedia.org/wiki/Beria
(8) I campi dimenticati http://it.wikipedia.org/wiki/GULag
(9) Nell'originale balto, inteso come un abitante dei Paesi Baltici http://it.wikipedia.org/wiki/Balti_%28...
Krzysztof Wrona 18/3/2014 - 02:27
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װער עס האָט אין בלאַט געלעזן

anonimo
װער עס האָט אין בלאַט געלעזן
Ma per l'ebraico non c'è un modo veloce, tipo "Prendi i soldi e scappa", dove Woody Allen/Virgil Starkwell già anticipava "Zelig"?:

Take the Money and Run
Bernart Bartleby 17/3/2014 - 21:10




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