Una nota a margine: I testi anglosassoni contenuti nel Libro di Exeter sono, in generale, talmente enigmatici che 95 dei 131 di cui si compone sono enigmi "tout court", conclamati, con tanto di soluzioni (ad esempio, la soluzione del primo è il "terremoto sottomarino", sic). L'enigma e l'indovinello sono, ovviamente, generi antichissimi in ogni tradizione; senza ricorrere al classico Edipo, padre di tutti gli enigmisti, nella tradizione anglosassone esistono anche i famosi Enigmi di Aldelmo, che io mi sono ritrovato nello stesso codice dell'XI secolo (Codex Pluteus Laurentianus XIV,5) che ho usato per la tesi di laurea -che riguardava un'altra parte del codice. Mi sia permesso di ricordare ancora l'emozione che mi prese nel tenere in mano per la prima volta, tra mille precauzioni, un codice di mille anni fa. Ricordando che il primo documento in un volgare italiano è un indovinello (l'Indovinello... (continua)
Un testo alternativo (con alcune discrepanze testuali rispetto all'edizione di N. Kershaw) ricavato da Wikisource.
Come si può vedere, tale testo osserva la moderna pratica linguistica di segnare la quantità delle vocali lunghe. Si tratta, è bene precisarlo, di un procedimento grafico del tutto contemporaneo e con nessun riscontro nei manoscritti originali. Nel testo che segue viene proposta anche una suddivisione testuale per blocchi, anch'essa del tutto arbitraria. Dal testo è stata rimossa la numerazione dei versi. [RV]
[WRECCAN WIFES GED] (continua)
inviata da Riccardo Venturi 1/11/2014 - 23:56
Il testo così come compare nel manoscritto. Codex Exoniens, ff. 115a/115b
Fino ad oggi (2.11.14) è stato quello, ricavato dalla Wife's Lament Page proposto come testo principale di questa pagina per alcune difficoltà che il suo autore (Bernart Bartleby) aveva nel riprodurre correttamete la particolare pratica della suddivisione dei due semiversi allitteranti propri della poesia anglosassone. Naturalmente, proporre un testo in tale veste grafica ha un carattere puramente filologico (si tratta, in pratica, di una vera e propria edizione diplomatica). Lo riproduciamo a parte, dopo i testi editi, accompagnato dalle fotografie del manoscritto originale a mo' di confronto. [RV]
Tratta da: Poemi Anglosassoni VI-X Secolo, traduzione, introduzione, note e bibliografia a cura di Roberto Sanesi. Ugo Guanda editore, Parma, 1975 [Riedizione dalle Edizioni Lerici, 1964]. La traduzione si trova alle pagine 102/103. Si riproduce qui anche la breve nota introduttiva al componimento, a pagina XLVII dell'introduzione:
"Il lamento, 53 versi contenuti nei fogli 115a-115b del Codex Exoniensis, presenta numerose difficoltà di interpretazione, e ancora non si è giunti a una lettura chiara e definitiva del testo. I primi studiosi hanno messo questa elegia in relazione al Messaggio del Marito Lontano, che la segue nel codice a distanza di sette fogli, ma il suo contenuto, ricostruito ragionevolmente dallo Stefanovic, nega ogni possibilità di accordo tra i due testi. La 'storia' di cui è protagonista il personaggio femminile dell'elegia è così riassunta dallo Stefanovic: 'Un uomo parte... (continua)
"Il lamento della sposa" - Il Wife's Lament toscano, noto anche come I' pan pentito
Nota. Quando Bernart Bartleby non aveva ancora trovato una traduzione italiana del venerabile Wife's Lament della poesia anglosassone, aveva proposto come "corrispettivo" questo popolare canto toscano (che qui ascoltiamo nella prosperosa interpretazione di Ginevra Di Marco). "Corrispettivi" del genere si trovano in tutte le tradizioni popolari (si pensi alla "maumariée" francese); naturalmente, però, un paragone reale col componimento anglosassone non è minimamente possibile. Se paragone vi può essere, è casomai con antiche ballate della tradizione britannica, come ad esempio Childe Waters. [RV]
“Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita.
I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato.
Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.”