Il testamento del parroco Meslier
La religione è il sospiro della creatura oppressa, è l'anima di un mondo senza cuore, di un mondo che è lo spirito di una condizione senza spirito. Carlo Marx
red 31/10/2014 - 18:54
The Pressers
anonimo
Canzone risalente alle guerre napoleoniche (1803-1815… il “Boney” nella terza strofa è proprio Napoleone Bonaparte), nel testo ripreso e riadattato da Mary Brooksbank (1897-1978), operaia tessile, sindacalista e militante socialista originaria di Aberdeen, Scozia.
Incisa da artisti come Ray Fisher (album “Willie's Lady”, 1982) e gli Stravaig (album “Movin' On, 1994).
Testo trovato su Traditional Music
Ancora una per le già molte canzoni presenti sul sito a proposito del cosiddetto “Impressment”, la pratica di arruolamento forzato (spesso un sequestro violento) con cui la Royal Navy, tra la fine del 17° secolo ed il 1815 (definitiva capitolazione di Napoleone), si procurò le ciurme per le sue navi da guerra…
Incisa da artisti come Ray Fisher (album “Willie's Lady”, 1982) e gli Stravaig (album “Movin' On, 1994).
Testo trovato su Traditional Music
Ancora una per le già molte canzoni presenti sul sito a proposito del cosiddetto “Impressment”, la pratica di arruolamento forzato (spesso un sequestro violento) con cui la Royal Navy, tra la fine del 17° secolo ed il 1815 (definitiva capitolazione di Napoleone), si procurò le ciurme per le sue navi da guerra…
There is nocht in this wide world but sorrow and care
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/10/2014 - 13:46
By Memory Inspired
A tributary role-call of many of the rebel heroes who died in the rebellion, anonymous, recorded by Frank Harte, music by Donal Lunny.
Poesia anonima raccolta da Padraic Colum (1881–1972) in Anthology of Irish Verse (1922)
Poesia anonima raccolta da Padraic Colum (1881–1972) in Anthology of Irish Verse (1922)
By Memory inspired,
(continua)
(continua)
inviata da DoNQuijote82 31/10/2014 - 12:11
Percorsi:
I conflitti Irlandesi
Boolavogue
1898
Il protagonista di questa canzone è John Murphy (1753-1798), parroco di Buaile Mhaodhóg (Boolavogue), un villaggio nella contea irlandese di Wexford.
Aveva 45 anni quando scoppiò la ribellione anti-inglese, e sulle prime lui invitò i fedeli della sua parrocchia a non imbracciare le armi e a cercare un’intesa con occupanti e lealisti. Ma dopo aver assistito alle vessazioni e alle angherie esercitate in particolare dalla Yeomanry, la milizia irlandese al soldo degli inglesi, anche lui dovette ricredersi. Il 26 maggio 1798 fu proprio padre Murphy a guidare la reazione contro un gruppo della milizia che aveva bruciato le abitazioni di presunti membri degli United Irishmen. Ci scapparono dei morti e padre Murphy, forse un po’ suo malgrado, si trovò proiettato nella Storia tragica di quel momento. La reazione feroce degli inglesi e dei collaborazionisti non si fece attendere, ma John Murphy... (continua)
Il protagonista di questa canzone è John Murphy (1753-1798), parroco di Buaile Mhaodhóg (Boolavogue), un villaggio nella contea irlandese di Wexford.
Aveva 45 anni quando scoppiò la ribellione anti-inglese, e sulle prime lui invitò i fedeli della sua parrocchia a non imbracciare le armi e a cercare un’intesa con occupanti e lealisti. Ma dopo aver assistito alle vessazioni e alle angherie esercitate in particolare dalla Yeomanry, la milizia irlandese al soldo degli inglesi, anche lui dovette ricredersi. Il 26 maggio 1798 fu proprio padre Murphy a guidare la reazione contro un gruppo della milizia che aveva bruciato le abitazioni di presunti membri degli United Irishmen. Ci scapparono dei morti e padre Murphy, forse un po’ suo malgrado, si trovò proiettato nella Storia tragica di quel momento. La reazione feroce degli inglesi e dei collaborazionisti non si fece attendere, ma John Murphy... (continua)
At Boolavogue as the sun was setting
(continua)
(continua)
inviata da DoNQuijote82 31/10/2014 - 12:05
Percorsi:
I conflitti Irlandesi
Freeborn Man
[1964]
Parole e musica di Ewan MacColl
Scritta per “The Travelling People”, l’ultima serie delle “Radio Ballads” curate e trasmesse da MacColl sulla BBC.
Ripresa in seguito da diversi artisti, quali Noel Murphy, Nigel Denver, Dave Burland, Tony Capstick e Dick Gaughan.
La canzone compare in alcuni dischi di MacColl con Peggy Seeger, compresa la compilation “Freeborn Man” del 1983.
Parole e musica di Ewan MacColl
Scritta per “The Travelling People”, l’ultima serie delle “Radio Ballads” curate e trasmesse da MacColl sulla BBC.
Ripresa in seguito da diversi artisti, quali Noel Murphy, Nigel Denver, Dave Burland, Tony Capstick e Dick Gaughan.
La canzone compare in alcuni dischi di MacColl con Peggy Seeger, compresa la compilation “Freeborn Man” del 1983.
I'm a freeborn man of the travelling people
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/10/2014 - 09:51
Percorsi:
I Rom, il razzismo, il Porrajmos
Go, Move, Shift
Miguel Martínez traduce anche la testimonianza che ispirò la ballata scritta da Ewan MacColl e che nella trasmissione radiofonica originale precedeva la sua esecuzione. Si tratta del racconto di una traveller del Kent di nome Minty Smith.
“Stava per nascere uno dei miei figli, e mio marito va a chiamare l’ostetrica e mentre lui è via, arriva il poliziotto. “Forza, spostati. Muoviti”, dice, “non ti voglio qui nel mio territorio.” E allora mio marito dice, “Guarda, lasciami stare”, dice, “mia moglie sta per partorire.” “Non importa”, dice, “andate via”. Hanno fatto spostare mio marito, e il mio bambino è nato per strada e mio marito è rimasto nella carovana e mio figlio è nato all’incrocio nella mia carovana. Il cavallo era bardato e noi viaggiavamo e il poliziotto ci seguiva, mandandoci via, e il figlio è nato, nato all’incrocio”.
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 31/10/2014 - 09:22
Kalašnjikov
Un grosso ringraziamento a Miguel Martínez, che in mezzo agli usuali 3500 commenti ad ogni post che scrive ha individuato la corretta lezione jek baro Kalašnjikov che è stata immediatamente corretta nel testo.
Riccardo Venturi 31/10/2014 - 00:35
Die Heimkehr (oder Die Rückkehr)
Traduzione italiana di Ruth Leiser e Franco Fortini, da “Brecht. Poesie e Canzoni”, Einaudi 1962 (terza edizione)
IL RITORNO
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 30/10/2014 - 11:16
Fischia il vento
FISCHIA IL VENTO. (1998)
Durante il convegno di Biella, dell'ottobre '98, Francesco Biga, direttore scientifico dell'Istituto Storico della Resistenza e dell'Età Contemporanea di Imperia, ha presentato un intervento sulla genesi delle parole nella canzone "Fischia il Vento"
Si tratta di una relazione completa su quella che Roberto Leydi, nella Storia d'Italia, chiama "La" canzone della Resistenza.
Credo utile pubblicare l'intervento di F. Biga per proseguire nel lavoro di ricerca sulle canzoni della Resistenza e la loro storia.
Come è noto, "Fischia il Vento" diventò la canzone ufficiale di tutte le Brigate partigiane garibaldine del nord Italia che, negli anni 1944-45, combatterono contro i nazifascisti.
Come illustreremo, le prime parole della canzone nacquero nel dicembre 1943 in valle Andora (nel savonese). Successivamente fu terminata in Valle Pannavaira, nell'entroterra di... (continua)
gianfranco 30/10/2014 - 11:15
Brigata Caio
Dal discorso di Federico Fornaro per il 25 Aprile : "Ora e sempre Resistenza"
Oggi la memoria della Resistenza ha bisogno di una seria ricerca storica, che sia capace di restituire il senso del vissuto individuale degli avvenimenti di quei lunghi e drammatici venti mesi, in modo da suscitare interesse e attenzione dei giovani e superare la frattura che negli anni si è venuta a creare tra le generazioni. Una frattura tra gli anziani che hanno conosciuto i drammi della guerra, della fame e il presente dei loro figli e nipoti che per loro fortuna non hanno mai incontrato né l’una e né l’altra, o al massimo la hanno vista in televisione tra un spot e l’altro.
Solo conoscendo dalla viva voce degli anziani cosa siano realmente state la dittatura fascista, la guerra e la fame, le giovani generazioni potranno comprendere quanto grande sia il valore della democrazia, della pace e della prosperità.
Oggi la memoria della Resistenza ha bisogno di una seria ricerca storica, che sia capace di restituire il senso del vissuto individuale degli avvenimenti di quei lunghi e drammatici venti mesi, in modo da suscitare interesse e attenzione dei giovani e superare la frattura che negli anni si è venuta a creare tra le generazioni. Una frattura tra gli anziani che hanno conosciuto i drammi della guerra, della fame e il presente dei loro figli e nipoti che per loro fortuna non hanno mai incontrato né l’una e né l’altra, o al massimo la hanno vista in televisione tra un spot e l’altro.
Solo conoscendo dalla viva voce degli anziani cosa siano realmente state la dittatura fascista, la guerra e la fame, le giovani generazioni potranno comprendere quanto grande sia il valore della democrazia, della pace e della prosperità.
Gianfranco 29/10/2014 - 22:26
Magazzino 18
DA SANREMO ALLE FOIBE. FENOMENOLOGIA DI SIMONE CRISTICCHI
Analisi critica dello spettacolo Magazzino 18 di Cristicchi e Bernas.
Trieste/Trst, 3 novembre 2014
alle ore 17.00 presso la libreria Knulp, via Madonna del Mare 7
Hanno garantito finora la loro presenza: Claudia Cernigoi, Piero Purini, Sandi Volk.
da dieci febbraio
Analisi critica dello spettacolo Magazzino 18 di Cristicchi e Bernas.
Trieste/Trst, 3 novembre 2014
alle ore 17.00 presso la libreria Knulp, via Madonna del Mare 7
Hanno garantito finora la loro presenza: Claudia Cernigoi, Piero Purini, Sandi Volk.
da dieci febbraio
CCG Staff 29/10/2014 - 21:46
4 marzo 1943 [Gesù bambino]
Eccellente e molto strutivo questo blog. Grazie. Ciao. Ivone
Ivone Bühler 29/10/2014 - 15:55
Voglia di gridare
1994
Daniele Silvestri
1994, Daniele Silvestri pubblica la canzone “Voglia di gridare”, oggi una delle più conosciute del suo ormai cospicuo repertorio. Il senso è semplice quanto stimolante: lo slogan riduce, semplifica, massimalizza. Un condensato che denuncia ma non spiega, che va gridato e non detto, che deve colpire e non dialogare. Che, quindi, secondo Silvestri, è “fascista di natura”.
Daniele Silvestri
1994, Daniele Silvestri pubblica la canzone “Voglia di gridare”, oggi una delle più conosciute del suo ormai cospicuo repertorio. Il senso è semplice quanto stimolante: lo slogan riduce, semplifica, massimalizza. Un condensato che denuncia ma non spiega, che va gridato e non detto, che deve colpire e non dialogare. Che, quindi, secondo Silvestri, è “fascista di natura”.
Vorrei che tu partissi con un tempo house
(continua)
(continua)
inviata da Donquijote82 29/10/2014 - 09:15
Illegal Alien
Uma versão para aqueles que falam o Português.
O IMIGRANTE ILEGAL
(continua)
(continua)
inviata da Rita Menina 29/10/2014 - 07:31
Il bersagliere ha cento penne
anonimo
testo trovato in un opuscolo della 28° Brigata Garibaldi "Oreste" dedicato ai canti partigiani
Il fascista ha cento insegne
(continua)
(continua)
inviata da gianfranco 28/10/2014 - 20:37
The White Slave
[1912]
Versi di Joel Emmanuel Hägglund, meglio noto come Joe Hill.
Sulla melodia della popolarissima "Meet Me Tonight In Dreamland" di Beth Slater Whitson e Leo Friedman (1909).
Nell’edizione del 1913 del “Little Red Songbook” dell’Industrial Workers of the World (IWW).
Non sembra che sia passato più di un secolo da che Joe Hill scrisse questa canzone…
Come allora, anche oggi continua a farsi mercato della carne di donne di pelle bianca e nera sui marciapiedi delle nostre metropoli…
Mi sono ricordato le parole di un funzionario di polizia romeno che collaborava con Don Oreste Benzi (1925-2007) contro la tratta delle donne dai paesi dell’est Europa… Era il 2007 e l’opinione pubblica era scossa dall’assassinio di Giovanna Reggiani, violentata e uccisa da un giovane romeno. Proprio in quell’occasione un poliziotto disse a Benzi: “[…] I lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia... (continua)
Versi di Joel Emmanuel Hägglund, meglio noto come Joe Hill.
Sulla melodia della popolarissima "Meet Me Tonight In Dreamland" di Beth Slater Whitson e Leo Friedman (1909).
Nell’edizione del 1913 del “Little Red Songbook” dell’Industrial Workers of the World (IWW).
Non sembra che sia passato più di un secolo da che Joe Hill scrisse questa canzone…
Come allora, anche oggi continua a farsi mercato della carne di donne di pelle bianca e nera sui marciapiedi delle nostre metropoli…
Mi sono ricordato le parole di un funzionario di polizia romeno che collaborava con Don Oreste Benzi (1925-2007) contro la tratta delle donne dai paesi dell’est Europa… Era il 2007 e l’opinione pubblica era scossa dall’assassinio di Giovanna Reggiani, violentata e uccisa da un giovane romeno. Proprio in quell’occasione un poliziotto disse a Benzi: “[…] I lupi feroci siete voi italiani. Voi oggi in Italia... (continua)
One little girl, fair as a pearl,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/10/2014 - 16:03
The Rebel's Toast (Liberty Forever)
[1914?]
Versi di Joel Emmanuel Hägglund, meglio noto come Joe Hill, pubblicati nell’edizione del 1914 del “Little Red Songbook” dell’Industrial Workers of the World (IWW). La musica non è nota.
Mi sembra evidente che questa celebrazione del “buon vecchio zoccolo di legno”, il sabot, non sia altro che l’invito a considerare come forma di lotta contro potenti ed affamatori, quando necessaria, il “buon vecchio sabotaggio”.
Prima ancora del gatto nero incazzato, disegnato da Ralph Chaplin per l’IWW, uno dei simboli dell’anarcosindacalismo era infatti lo zoccolo di legno, il sabot, che – chissà un po’ come – durante le proteste finiva frequentemente negli ingranaggi dei telai…
Versi di Joel Emmanuel Hägglund, meglio noto come Joe Hill, pubblicati nell’edizione del 1914 del “Little Red Songbook” dell’Industrial Workers of the World (IWW). La musica non è nota.
Mi sembra evidente che questa celebrazione del “buon vecchio zoccolo di legno”, il sabot, non sia altro che l’invito a considerare come forma di lotta contro potenti ed affamatori, quando necessaria, il “buon vecchio sabotaggio”.
Prima ancora del gatto nero incazzato, disegnato da Ralph Chaplin per l’IWW, uno dei simboli dell’anarcosindacalismo era infatti lo zoccolo di legno, il sabot, che – chissà un po’ come – durante le proteste finiva frequentemente negli ingranaggi dei telai…
If Freedom's road seems rough and hard,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 28/10/2014 - 15:31
Ewakuacja Breslau 1945
27, 28 ottobre 2014
L'EVACUAZIONE DI BRESLAVIA 1945
(continua)
(continua)
inviata da Krzysiek Wrona 28/10/2014 - 01:47
Hildebrandslied
anonimo
Grazie, caro amico, e mille scuse per il lungo silenzio, ma prima la Fiera del Libro di Francoforte e poi un altro viaggio di lavoro mi hanno impedito di dedicarmi a questa piacevole serie di scambi di ricordi e informazioni. Ho cercato in tutti i modi di mettermi in contatto con la nostra comune collega Edith Heidegger-Moroder a Bolzano ma non ci sono riuscito. Le due mail che mi hanno indicato non funzionano più e non me la sono sentita di importunarla per telefono. Certo che sarebbe forse la persona a cui queste tue note farebbero più piacere... Se lo vedi o se lo senti, o se gli scrivi, salutami tanto il mitico Fabrizio Domenico.
Max
Max
Massimo Giachi 27/10/2014 - 23:01
Amore mio non piangere
anonimo
MON AMOUR NE PLEURE PAS
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/10/2014 - 14:40
Casey Jones, the Union Scab
[1912]
Parole di Joe Hill
Sulla melodia de “The Ballad of Casey Jones” di Eddie Newton (su testo di Wallace Saunders e T. Lawrence Seibert, 1900)
Testo trovato su Folk Archive
Interpretata da Earl Robinson, Pete Seeger ed Utah Phillips, tra gli altri.
In questa canzone l’agitatore Joe Hill osa parodiare ferocemente la canzone dedicata ad uno degli eroi statunitensi per eccellenza, il macchinista ferroviere Casey Jones che nell’aprile del 1900, dopo aver lanciato la sua locomotiva alla massima velocità per arrivare a destinazione all’ora prevista, avvedutosi dell’inevitabile scontro con un altro locomotore in sosta sullo stesso binario, anziché fare lo “Schettino” si adoperò a cercare di frenare la macchina e ridurre gli effetti dell’impatto. Sacrificò sé stesso ma salvò la vita dei passeggeri.
Per Joe Hill, Casey Jones non è affatto un eroe. In fondo è proprio lui ad aver lanciato il... (continua)
Parole di Joe Hill
Sulla melodia de “The Ballad of Casey Jones” di Eddie Newton (su testo di Wallace Saunders e T. Lawrence Seibert, 1900)
Testo trovato su Folk Archive
Interpretata da Earl Robinson, Pete Seeger ed Utah Phillips, tra gli altri.
In questa canzone l’agitatore Joe Hill osa parodiare ferocemente la canzone dedicata ad uno degli eroi statunitensi per eccellenza, il macchinista ferroviere Casey Jones che nell’aprile del 1900, dopo aver lanciato la sua locomotiva alla massima velocità per arrivare a destinazione all’ora prevista, avvedutosi dell’inevitabile scontro con un altro locomotore in sosta sullo stesso binario, anziché fare lo “Schettino” si adoperò a cercare di frenare la macchina e ridurre gli effetti dell’impatto. Sacrificò sé stesso ma salvò la vita dei passeggeri.
Per Joe Hill, Casey Jones non è affatto un eroe. In fondo è proprio lui ad aver lanciato il... (continua)
The Workers on the S. P. line to strike sent out a call;
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/10/2014 - 11:49
Die erfrorenen Soldaten
[1915-22]
Versi di Karl Kraus (1874-1936), austriaco, scrittore, giornalista, autore satirico, saggista, aforista e poeta, dalla tragedia intitolata “Die letzten Tage der Menschheit” (“Gli ultimi giorni dell’umanità”), scritta in reazione all’ecatombe della Grande Guerra.
Musica composta da Hanns Eisler nel 1928 (“Zwei Männerchöre Op. 35”, l’altro brano è Kohlen für Mike di Bertolt Brecht), poi nella “Chöre” pubblicata nella DDR nel 1976.
Gli ultimi giorni dell’umanità stanno al centro dell’opera di Karl Kraus, come il Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi saggi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le sue liriche convergono verso questo testo di teatro irrappresentabile, che accoglie in sé tutti i generi e gli stili letterari, così come la realtà di cui parla – quell’irrappresentabile evento che fu la prima guerra mondiale – racchiudeva in sé le più sottili e inedite varietà dell’orrore.... (continua)
Versi di Karl Kraus (1874-1936), austriaco, scrittore, giornalista, autore satirico, saggista, aforista e poeta, dalla tragedia intitolata “Die letzten Tage der Menschheit” (“Gli ultimi giorni dell’umanità”), scritta in reazione all’ecatombe della Grande Guerra.
Musica composta da Hanns Eisler nel 1928 (“Zwei Männerchöre Op. 35”, l’altro brano è Kohlen für Mike di Bertolt Brecht), poi nella “Chöre” pubblicata nella DDR nel 1976.
Gli ultimi giorni dell’umanità stanno al centro dell’opera di Karl Kraus, come il Minotauro nel labirinto. Tutti i suoi saggi, i suoi aforismi, i suoi pamphlets, le sue liriche convergono verso questo testo di teatro irrappresentabile, che accoglie in sé tutti i generi e gli stili letterari, così come la realtà di cui parla – quell’irrappresentabile evento che fu la prima guerra mondiale – racchiudeva in sé le più sottili e inedite varietà dell’orrore.... (continua)
[Bei der vordersten Linie in den Karpathen. Es ist alles ruhig. In den Schützengräben stehende Leichname, Mann neben Mann, das Gewehr im Anschlag.]
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 27/10/2014 - 10:46
Percorsi:
La Grande Guerra (1914-1918)
×
di Saverio Tommasi
E così Cucchi i lividi se li è fatti cadendo dalle scale.
Pinelli si è buttato dalla finestra perché era convinto di saper volare e la bomba alla stazione di Bologna l'hanno messa gli anarchici.
In Iraq c'erano le armi di distruzione di massa e Carlo Giuliani è stato ucciso dal sasso di un manifestante.
Il DC-9 a Ustica è caduto perché era finito il carburante e questi cazzo di operai dovrebbero smetterla di andare a sbattere nei manganelli perché poi si fanno male come si è fatto male, una notte di settembre, Aldrovandi.
PS. anche se non conta una cazzarola di nulla io voglio mandare il mio abbraccio a quel fiore di Ilaria Cucchi. E prometterle che a mia figlia, appena sarà un po' più grande, racconterò la verità. Quella che noi sappiamo e che nessuna sentenza potrà mai rubarci. Un abbraccio, carissima e dolce Ilaria.