Devo ammettere la mia ignoranza e il fatto che non capisco questo testo non conoscendo il francese. Ho reagito in maniera impulsiva perché in questo specifico caso, cioé nel riguardo al ex cantante dei Noir Désir, condivido l'opinione di Bernart. Ma è giusta pure la nota di Riccardo che ci ricordi i principii guida del sito. Nei confronti di Salvador Dalì, devo dire che il parere espresso da Riccardo è più che azzeccatissimo, secondo me. Salud!
krzyś 19/1/2014 - 01:01
Secondo me il "Noir Désir" che dà anche il titolo all'album è un riferimento alle origini congolesi del cantante che ha più volte ribadito l'orgoglio per la sua ascendenza africana. Il prossimo album si chiamerà "Négritude" e sarà il secondo capitolo di una "trilogia" nera. Ciò non toglie che ci possa essere anche un riferimento al gruppo di Cantat...
Sarei propenso per la seconda ipotesi... ma, tutto sommato, mi accorgo adesso che so troppo poco della faccenda per poter giustificare una reazione di rigetto immediato. In questi giorni ho rifletuto, tra altro, alla triste vicenda della morte di Krzysztof Komeda. Fu un avvenimento tragico che coinvolse i due grandi artisti polacchi.
Stavo dimenticando di ringraziare Riccardo, per il contributo con cui ha cercato di sbrogliare la matassa, fornendo anche la traduzione in italiano adeguata al caso. Salud !
Prego, Krzysiek. Si tratta di un testo francese parecchio difficile e esplicito; a proposito di questo, ma non si potrebbe trovare un'immagine della copertina senza quella maledetta stronzata del "Parental Advisory" inventato, se non erro, dalla mogliettina del senatore ultraconservatore americano Newt Gingrich (e che, per questo, fu letteralmente massacrata da Frank Zappa)? A rivoluzione terminata, quando sarò re, uno dei miei primi provvedimenti riguarderà l'immediata abolizione delle "Associazioni di genitori"; specialmente per quelle americane, sarà prevista la pubblica & spietata fustigazione. Sic statui.
E se me la ricordo pure io, l'estate del 2003! Ero tornato il 7 maggio dalla Francia e mi ricordo che alla stazione di Milano, appena sceso fui preso da una vampata di caldo. Quell'estate me la passai quasi tutta all'Elba, fino ai primi d'ottobre, ma con frequenti puntate a Firenze: una di queste fu proprio ai primi d'agosto, e il 5 del mese mi beccai i 41,1° gradi che sembra siano stati il record italiano di quell'estate. Le temperature in Italia furono in genere minori che in Francia, solo che in Francia durarono la prima quindicina di agosto e basta, mentre in Italia durarono da giugno a settembre. All'Elba, andavo a fare il bagno in Galenzana e sembrava di entrare in una pentola di brodo, mai sentito un mare così caldo; se non trovavi da metterti all'ombra, ti ammazzavi. A Firenze, i primi di agosto, dovevo cercare di dormire buttandomi un asciugamano bagnato in testa...pensare che l'estate... (continua)
Ho cerchato di correggere il testo della traduzione. Così, basta sostituire la precedente con quella che mando adesso. Mi rendo conto che il mio italiano è ancora molto lontano dalla perfezione e anche per questo apprezzo tanto il lavoro di Stanislava. E allo staff vorrei ringraziare per la pazienza.
Krzysiek Wrona 19/1/2014 - 00:27
Grazie Krzysiek per il tuo sforzo e per le belle parole. Comunque, come ho detto altre volte, anch'io non mi sento sempre sicura con l'italiano. La perfezione poi, a parte che la parola mi sta un po' antipatica in generale, in una lingua non esiste, secondo me. Una lingua è una realtà viva e in continua trasformazione e il fatto di parlarla bene o meno bene è sempre relativo. Importante è la voglia di comunicare.
E pensa un po', hanno doppiato in polacco "Křemílek a Vochomůrka".. I cartoni di Václav Čtvrtek.. Che nostalgia :) Altro che Walt Disney! Questo sì che è un residuo del mondo non globalizzato.
Hai ragione Stanislava, l'espressione: " molto lontano dalla perfezione" è poco felice, anche se volevo mettere l'accento sul "molto lontano". Come per un memento, leggendo ieri sera uno dei ultimi racconti di Erri De Luca intitolato "Il torto del soldato", mi sono imbattuto nel suscritto frammento: "A questa sua espressione mi tappavo la bocca per reazione. Il puro, la purezza: sono stati la divinità nazista, il loro traguardo della perfezione. La razza, lo spazio dovevano essere bonificati dal contagio di comunità inferiori. Così la purezza ha scavato le fosse comuni e intasato i forni crematori. L'aggetivo "puro" in bocca a mio padre mi facceva uscire dalla stanza."
Il vero problema della communicazione sta nell'essere precisi (comunque Pier Paolo Pasolini, lo ha detto meglio). Devo confessare, è il mio punto debole, specialmente, quando cerco di mettermi in contatto con il mondo attraverso... (continua)
"Parafrasi" a parte, confermo che Anton Virgilio Savona mise in musica diverse filastrocche di Rodari e ne fece pure un disco, "Filastrocche in cielo e in terra" del 1972 e un'opera musicale, "L'Opera delle Filastrocche" del 1982, scritta per il Maggio Musicale Fiorentino dell'anno seguente. Inoltre, nel 1999 Savona pubblicò per la Curcio "La testa di chiodo", un libro con CD di filastrocche di Rodari destinato ai bambini delle scuole elementari.
Savona fu anche autore di belle canzoni per bambini, su testi di Gianni Rodari. Su questa sua attività ecco alcuni appunti tratti dall’articolo di Mario Piatti “Favole per voci e strumenti” pubblicato in “C’era due volte…” (periodico del Centro Studi Gianni Rodari di Orvieto, Anno II, n. 3, settembre 1995).
“Sul n. 2 di ‘Cera due volte ...’ abbiamo presentato gli obiettivi della ricerca che il Centro Studi Gianni Rodari di Orvieto ha attivato in... (continua)
di Gianni Rodari, da “Filastrocche in cielo e in terra”, 1960, messa in musica di Anton Virgilio Savona.
La palma della mano
i datteri non fa,
sulla pianta del piede
chi si arrampicherà?
Non porta scarpe il tavolo,
su quattro piedi sta:
il treno non scodinzola
ma la coda ce l’ha.
Anche il chiodo ha una testa,
però non ci ragiona:
la stessa cosa capita
a più d’una persona.
Bernart Bartleby, la canzone c'era già abbiamo riportato qui la tua introduzione. Puoi controllare il titolo?
CCG Staff 21/1/2014 - 10:20
Mannaggia, scusate...
Quanto al titolo, difficile a dirsi... Le poesie di Rodari vengono quasi sempre utilizzate senza citare la raccolta corrispondente. Lui stesso poi le riprendeva, riaggruppava, aggiornava e ripubblicava. Ho trovato però questa pagina dove qualcuno ha cercato di fare un po' d'ordine... Il titolo originale dovrebbbe quindi essere "Il treno degli emigranti" da “Il treno delle filastrocche” del 1952, ma è anche possibile che la stessa poesia, ripresa anni dopo in "Filastrocche in cielo in terra" (prima edizione 1960), sia stata reintitolata...
Dear Nemorospo, thank you for your songs and please feel free to send us others, provided they fit the site's topic. We just ask you never to send lyrics written in capital letters, a practice this website doesn't accept. Thank you again and see ya soon!
CCG/AWS Staff 20/1/2014 - 20:12
Thanks for adding my song. And thanks to Orionstar for letting me discover this great website. And sorry for the capital letters from my second post (free will), just a copy-paste from my scloud page. I'll be careful in a future post!
Peace, Regards & Guitars & All The Best from The Toad's Nest, Paris!
ORGANIZZARE LA CARESTIA E CRIMINALIZZARE COLORO CHE FUGGONO
di Don Aldo Antonelli, parroco ad Antrosano e coordinatore di "Libera" per la Provincia dell’Aquila, articolo pubblicato da L’Huffington Post il 17 gennaio 2014
Il 19 Gennaio ricorre[va] la 100ma Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato [non in molti se ne sono ricordati... ndr]
Fenomeno antico quanto l'uomo, l'emigrazione ha sempre accompagnato i popoli nella loro ricerca di terre da coltivare e da conquistare, da una parte, e, dall'altra, nella loro fuga dalle sventure, dalle schiavitù e dalle guerre.
A partire dal racconto biblico della torre di Babele e dall'esodo dall'Egitto, passando attraverso le invasioni barbariche del 300-400 che segnarono la fine del Mondo Classico (o Evo Antico) e l'entrata dell'Europa nel Medio Evo e, venendo giù giù verso i tempi moderni fino alle grandi migrazioni europee del dopoguerra... (continua)
Prigionieri No Tav – Lettera di Niccolò, Claudio e Mattia dal carcere di Torino
dal blog degli Anarchici pistoiesi
Il testo che segue è stato scritto da Niccolò, Mattia e Claudio arrestati il 9 dicembre scorso, insieme a Chiara. I tre compagni, per quanto isolati dal resto dei detenuti, hanno la possibilità di incontrarsi quotidianamente (Claudio e Niccolò condividono la stessa cella e si vedono con Mattia durante le ore d’aria e di socialità). Chiara è invece in un isolamento pressoché assoluto da ormai più di un mese, dato che nella sezione dove si trova non ci sono altre prigioniere in regime di Alta Sorveglianza. La censura cui è sottoposta tutta la loro corrispondenza provoca notevoli ritardi alla posta in entrata ed in uscita e così solo ora è possibile rendere pubblico questo testo scritto quasi un mese fa.
È di ieri la notizia che il Tribunale del Riesame ha rigettato ogni richiesta... (continua)
daniela -k.d.- 19/1/2014 - 11:55
Cari amici,mi spiace sapervi in quelle condizioni ma non sono in sintonia con vostro movimento purtroppo troppo in balia di violenti che non hanno nulla a che fare con il nucleo del problema. Quando i sindaci di una Valle moribonda vengono minacciati per le loro prese di posizione e le loro idee non c'è più molto da dire e le vostre esternazioni mi sembrano fuori dal mondo e, francamente, aria fritta condita da eroismo. Non sono un benpensante ma ho sostenuto con assoluta convinzione per decenni anch'io vari gruppi animalisti, ecologisti, ecc.
"C'è chi dice NO!!"...è una bella frase ma non per sempre e per ogni occasione.
Mi spiace,ragazzi, questa volta non vi ammiro... Un abbraccio. Paolo.
Carissimo Paolo, effettivamente tutta la questione della Valsusa sembra essere proprio “in balia dei violenti”; solo che, generalmente, i “violenti” sono truppe armate dello stato italiano che, per difendere un cantiere, hanno totalmente militarizzato il territorio valsusino. E se dico “militarizzato”, non è la solita iperbole fatta per creare effetto: soltanto nel comune di Chiomonte sono attualmente presenti 400 soldati (in parte fatti rientrare dall'Afghanistan!): una percentuale, rispetto alla consistenza del territorio (il comune di Chiomonte ha 931 abitanti), superiore a quella della provincia di Herat. Tutto questo, come forse saprai, per difendere interessi economici e finanziari di una consorteria potentissima e feroce, supportata (ovviamente) da tutto l'apparato mediatico e giudiziario. Ora, di fronte ad una presa di posizione così netta ma pur sempre civile come la tua, non mi... (continua)
Voglio aggiungere una cosa alle giuste parole di Ahmed il Lavavetri…
Le avete viste le immagini del treno deragliato per frana ad Andora? Lo avete visto quel binario unico?:
Poteva essere una strage. E i media parlano –giustamente - d’incuria umana, ma ne parlano soltanto il relazione agli abusi edilizi sovrastanti la linea ferroviaria, dove negli anni passati qualche politico corrotto ha concesso a qualche amico imprenditore, previa mazzetta, di edificare villette a picco sul mare…
Tacciono invece i media sul fatto che quella linea ferroviaria ha ormai oltre 140 anni, essendo stata completata nel 1872, che c’era ancora Vittorio Emanuele II Re d’Italia. Già ai primi del 900 se ne studiava il raddoppio, ma ad oggi non è stato ancora completato, mentre risorse faraoniche vengono destinate all’inutile e dannosissimo progetto TAV…
Ad Andora, l’altro giorno, potevano esserci decine di morti, e sarebbe stata l’ennesima strage di Stato… o sbaglio?
Chanson italienne – Quelli della Valsusa – Mariano Goitre – 2006
Tu vois, Lucien l'âne mon ami, j'ai traduit cette canzone en priorité afin de pouvoir insérer la traduction de la lettre de ces gens prisonniers pour avoir voulu sauver leur montagne. Et puis, comme tu le sais, dans la chasse aux sorcières, je suis toujours du côté des sorcières.
Moi aussi, dit Lucien l'âne en tapant de son sabot noir la pierre bleue. Moi aussi, je suis du côté des sorcières. Tu as bien fait de la traduire cette canzone et surtout aussi, la lettre de ces camarades emprisonnés... et je me souviens bien que tu avais fait pareil pour le livre « Achtung Banditen ! » qui racontait l'histoire de Marco Camenisch lequel menait un combat analogue, il y a déjà bien longtemps. Un livre que tu avais traduit et que tu avais inséré dans un de tes blogs. Combat analogue contre les pénétrations destructives des montagnes,... (continua)
Per Bernart.
Il "punto interrogativo" in Lakota-Sioux in realtà non è tale: è un simbolo fonetico internazionale per un particolare (e raro) fonema detto "laringale". Credo quindi che si possano dormire sonni tranquilli per la trascrizione "accentata" qui presentata. Guardando un attimo il "Sindarin" ho constatato quanto sia vero quel che lo stesso JRR Tolkien ebbe a affermare, ovvero che il Sindarin era una riproduzione strutturale pedissequa del gallese (cimrico): ci sono persino le serie delle mutazioni (Cordoba, Gordoba, Chordoba)! Tolkien aveva un rapporto di puro piacere linguistico con gli idiomi, una cosa che me lo rende molto vicino: nutriva tale piacere specialmente per il gallese, che riprodusse nel Sindarin (che quindi, strutturalmente è una lingua "paraceltica", per chiamarla così...), e per il finlandese, che riprodusse invece strutturalmente nel Quenya, lingua strettamente agglutinante ecc. Non mi esprimo sul Lojban e sul suo famoso puntino (che è uno specifico fonema): non ne so niente o quasi.
In questa pagina dove gli amici sig. Tolkien e sig. Logical Language Group (inventore del Lojban, ndr) sono presenti in forze con le loro lingue, potevo forse esimermi dal rendere la famosa poesia di García Lorca (Fredīk Garsīa Lorka; in k. si "kelartizzano" anche i nomi, da qui il mio "alterego" che vedete nello spazio contributori) in Kelartico? Il kelartico compie quest'anno 42 anni, e ancora non mi ricordo dove piazzare correttamente i pronomi atoni (per cui devo consultare la grammatica da me personalmente scritta). Le figure di merda degli inventori di lingue alle prese con le loro creazioni sono, del resto, proverbiali. [RV]
di Federico García Lorca, dalla raccolta "Diván del Tamarit", 1936.
Quiero dormir el sueño de las manzanas
alejarme del tumulto de los cementerios.
Quiero dormir el sueño de aquel niño
que quería cortarse el corazón en alta mar.
No quiero que me repitan que los muertos no pierden la sangre;
que la boca podrida sigue pidiendo agua.
No quiero enterarme de los martirios que da la hierba,
ni de la luna con boca de serpiente
que trabaja antes del amanecer.
Quiero dormir un rato,
un rato, un minuto, un siglo;
pero que todos sepan que no he muerto;
que haya un establo de oro en mis labios;
que soy un pequeño amigo del viento Oeste;
que soy la sombra inmensa de mis lágrimas.
Cúbreme por la aurora con un velo,
porque me arrojará puñados de hormigas,
y moja con agua dura mis zapatos
para que resbale la pinza de su alacrán.
Siamo sicuri che quella messa in musica da Ibáñez sia proprio questa? Nei video che ho trovato Ibáñez canta piuttosto quest'altra poesia dallo stesso titolo. Ho trovato invece una versione di Chavela Vargas che corrisponde al testo.
Ibáñez le ha messe in musica entrambe, sia questa "Canción del jinete" che l'altra, intitolata "Canción del jinete (1860)" ("En la luna negra / de los bandoleros, / cantan las espuelas. / Caballito negro...")
Qui Ibáñez che interpreta la prima...
Vero però che ho sbagliato il riferimento all’album: non è quello indicato, dove Ibáñez interpretava invece per la prima volta la "Canción del jinete (1860)", ma “Por una canción” del 1990.
d'après la version italienne de Carlo Bo, in «F.G. Lorca, Tutte le poesie», Milano, Garzanti 1975.
d'une chanson espagnole de Paco Ibanez (1990), elle-même tirée d'un poème de Federico Garcia Lorca – Canción del jinete – 1924 .
Une chanson dans laquelle le poète d'une certaine façon vaticinait (vate, voyant, est bien un synonyme de poète…) sa fin, arrivée le 18 août de 1936, 12 ans plus tard, au début de la Guerre civile, lorsque les fascistes l'assassinèrent à Fuente Grande, sur la route entre Víznar et Alfacar. L'historien hispaniste irlandais Ian Gibson dans son ouvrage « La represión nacionalista de Granada en 1936 y muerte de Federico García Lorca » (1971) rapporte les terribles mots d'un des assassins du poète-vate, un certain Juan Luis Trescastro : « Acabamos de matar à Federico García Lorca… Yo le metí dos tiros en el cul por maricón »… Nous venons de tuer Federico García Lorca…... (continua)
E sì, a volte non mi spiego, comunque non mi riferivo al sito, ma al fatto come questa canzone di Niemen funziona nella Polonia odierna. Da noi viene trasmessa spesso dalle radio, anche (o soprattutto) quelle commerciali, a scapito
del messagggio che a suo tempo portava e dovrebbe portare pur oggi, la cosa che l'hai giustamente commentata.
La mia versione è la traduzione letterale, un complemento alla pagina già curata da Bernart qualche tempo fa in maniera egreggia. Cerchavo di rendere il significato del testo originale, nonostante la presenza in loco delle traduzioni in inglese e tedesco, a quanto pare fatte abbastanza bene. Spero che possa andare, sebbene con i congiuntivi e gli articoli continuo a fare un macello : ) Salud!
C´è scritto che una donna canta questa canzone in tv (RÉVAY KRÓNIKA Tv), piena di dolore.
In questa versione ci sono i fiori (mancano le ragazze), i ragazzi, i soldati e le croci sulle tombe, ma alla fine mancano i fiori di nuovo. Invece il vento d´autunno si mette a piangere e le croci si sono crollate molto tempo fa.
https://www.youtube.com/watch?v=iC8ziXzl8lU
https://www.youtube.com/watch?v=RaN45mSjk6Y