Prigionieri No Tav – Lettera di Niccolò, Claudio e Mattia dal carcere di Torino
dal blog degli Anarchici pistoiesi
Il testo che segue è stato scritto da Niccolò, Mattia e Claudio arrestati il 9 dicembre scorso, insieme a Chiara. I tre compagni, per quanto isolati dal resto dei detenuti, hanno la possibilità di incontrarsi quotidianamente (Claudio e Niccolò condividono la stessa cella e si vedono con Mattia durante le ore d’aria e di socialità). Chiara è invece in un isolamento pressoché assoluto da ormai più di un mese, dato che nella sezione dove si trova non ci sono altre prigioniere in regime di Alta Sorveglianza. La censura cui è sottoposta tutta la loro corrispondenza provoca notevoli ritardi alla posta in entrata ed in uscita e così solo ora è possibile rendere pubblico questo testo scritto quasi un mese fa.
È di ieri la notizia che il Tribunale del Riesame ha rigettato ogni richiesta... (continua)
daniela -k.d.- 19/1/2014 - 11:55
Cari amici,mi spiace sapervi in quelle condizioni ma non sono in sintonia con vostro movimento purtroppo troppo in balia di violenti che non hanno nulla a che fare con il nucleo del problema. Quando i sindaci di una Valle moribonda vengono minacciati per le loro prese di posizione e le loro idee non c'è più molto da dire e le vostre esternazioni mi sembrano fuori dal mondo e, francamente, aria fritta condita da eroismo. Non sono un benpensante ma ho sostenuto con assoluta convinzione per decenni anch'io vari gruppi animalisti, ecologisti, ecc.
"C'è chi dice NO!!"...è una bella frase ma non per sempre e per ogni occasione.
Mi spiace,ragazzi, questa volta non vi ammiro... Un abbraccio. Paolo.
Non sapevo molto di questo lato oscuro di Dalì. Comunque personalmente, pur trovando alcune sue opere interessanti, non lo metterei sullo stesso piano di Picasso o di Magritte... detto da un ignorante totale di arte. Allora vuol dire che di Figueres continuerò ad amare soltanto le strepitose cipolle!
PS. comunque ho sostituito il fotomontaggio con un'altra foto di Lorca senza nessun intruso.
Lorenzo 18/1/2014 - 18:34
Bene, grazie Lorenzo, anche Lorca sta meglio solo che male accompagnato...
Anch'io non sono un esperto, però ho sempre considerato Dalí come uno dei grandi del surrealismo, per tecnica, per metodo, per ispirazione e per originalità...
Per Bernart.
Il "punto interrogativo" in Lakota-Sioux in realtà non è tale: è un simbolo fonetico internazionale per un particolare (e raro) fonema detto "laringale". Credo quindi che si possano dormire sonni tranquilli per la trascrizione "accentata" qui presentata. Guardando un attimo il "Sindarin" ho constatato quanto sia vero quel che lo stesso JRR Tolkien ebbe a affermare, ovvero che il Sindarin era una riproduzione strutturale pedissequa del gallese (cimrico): ci sono persino le serie delle mutazioni (Cordoba, Gordoba, Chordoba)! Tolkien aveva un rapporto di puro piacere linguistico con gli idiomi, una cosa che me lo rende molto vicino: nutriva tale piacere specialmente per il gallese, che riprodusse nel Sindarin (che quindi, strutturalmente è una lingua "paraceltica", per chiamarla così...), e per il finlandese, che riprodusse invece strutturalmente nel Quenya, lingua strettamente agglutinante ecc. Non mi esprimo sul Lojban e sul suo famoso puntino (che è uno specifico fonema): non ne so niente o quasi.
In questa pagina dove gli amici sig. Tolkien e sig. Logical Language Group (inventore del Lojban, ndr) sono presenti in forze con le loro lingue, potevo forse esimermi dal rendere la famosa poesia di García Lorca (Fredīk Garsīa Lorka; in k. si "kelartizzano" anche i nomi, da qui il mio "alterego" che vedete nello spazio contributori) in Kelartico? Il kelartico compie quest'anno 42 anni, e ancora non mi ricordo dove piazzare correttamente i pronomi atoni (per cui devo consultare la grammatica da me personalmente scritta). Le figure di merda degli inventori di lingue alle prese con le loro creazioni sono, del resto, proverbiali. [RV]
di Federico García Lorca, dalla raccolta "Diván del Tamarit", 1936.
Quiero dormir el sueño de las manzanas
alejarme del tumulto de los cementerios.
Quiero dormir el sueño de aquel niño
que quería cortarse el corazón en alta mar.
No quiero que me repitan que los muertos no pierden la sangre;
que la boca podrida sigue pidiendo agua.
No quiero enterarme de los martirios que da la hierba,
ni de la luna con boca de serpiente
que trabaja antes del amanecer.
Quiero dormir un rato,
un rato, un minuto, un siglo;
pero que todos sepan que no he muerto;
que haya un establo de oro en mis labios;
que soy un pequeño amigo del viento Oeste;
que soy la sombra inmensa de mis lágrimas.
Cúbreme por la aurora con un velo,
porque me arrojará puñados de hormigas,
y moja con agua dura mis zapatos
para que resbale la pinza de su alacrán.
Devo ammettere la mia ignoranza e il fatto che non capisco questo testo non conoscendo il francese. Ho reagito in maniera impulsiva perché in questo specifico caso, cioé nel riguardo al ex cantante dei Noir Désir, condivido l'opinione di Bernart. Ma è giusta pure la nota di Riccardo che ci ricordi i principii guida del sito. Nei confronti di Salvador Dalì, devo dire che il parere espresso da Riccardo è più che azzeccatissimo, secondo me. Salud!
Ho cerchato di correggere il testo della traduzione. Così, basta sostituire la precedente con quella che mando adesso. Mi rendo conto che il mio italiano è ancora molto lontano dalla perfezione e anche per questo apprezzo tanto il lavoro di Stanislava. E allo staff vorrei ringraziare per la pazienza.
C´è scritto che una donna canta questa canzone in tv (RÉVAY KRÓNIKA Tv), piena di dolore.
In questa versione ci sono i fiori (mancano le ragazze), i ragazzi, i soldati e le croci sulle tombe, ma alla fine mancano i fiori di nuovo. Invece il vento d´autunno si mette a piangere e le croci si sono crollate molto tempo fa.
Chanson italienne – Io so – Pier Paolo Pasolini – 1974
Tirée d'un célèbre article publié par le Corriere della sera du 14 novembre 1974
Je sais, Je sais... Voilà un titre inhabituel pour une canzone... Mais je connais un autre « Je sais », je l'ai encore dans l'oreille, comme tous ceux qui l'ont entendu une fois. Certes, il ne dit pas les mêmes choses, certes, il n'a a priori rien à faire dans les CCG, mais c'est quand même un très grand Je sais, que celui-là.
Je vois, mon ami Lucien l'âne, que nous avons lu les mêmes livres, comme avait coutume de dire un de mes amis latiniste de haut vol et tiens, la chose va te plaire aussi, spécialiste d'Apulée et de Lucius... Érudit et grand connaisseur de ton histoire, des Métamorphoses, bref, de l'Âne d'Or. En vérité, c'est lui qui nous avait présentés l'un à l'autre... Mais il a quitté le pré... et depuis, il m'est échu de te tenir compagnie. Moi... (continua)