Secondo me, vedendo come maneggi il greco in un testo poetico, ritengo molto poco probabile che tu incocci in una Nicoleta. Non mi riuscirà mai fare qualcosa di paragonabile, in greco (e probabilmente anche nelle altre lingue); meglio che mi tenga la mia filologia e la linguistica, che sono i miei campi "veri", e qualche traduzione "nicolettabile". Allargo le braccia e dico che tu, Gian Piero, il greco ce lo hai veramente dentro. Non resta che alzarsi, perdipiù di fronte a un testo del genere, levarsi il cappello e stop; e non sto dicendo questo per piaggeria, ma perché comunque so riconoscere le cose. Potresti contattare Christos Thivaios (o Thiveos), il "cristo tebano" che ha cantato in greco "Disamistade" di De André; e sottoporgliela. Con autentica e sincera ammirazione. Mi assumo volentieri il compito di pensare a patullarmi le Nicolete, è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare :-PP
Ocché dici, Riccardo? No, non sono mai sicuro di come io maneggi il greco. Primo, qui non sono riuscito a far entrare la fontana con i piccioni, e mi sono vanamente dannato per infilarcela. E le facce da bricconi dei cugini ticinesi le ho fatte diventare addirittura scimmiesche, con il rischio che, se lo venisse a sapere il console generale di Svizzera a Milano, mi darebbe il bando dal mensile sul quale di tanto in tanto scrivo - a gratis - qualche articolo culturale. Secondo, non sono sicuro se, per designare uno stomaco vuoto, sia lo stesso dire άδειο ovvero κοινό, eccetera. Però ci provo, ho un certo orecchio (non più quello fisico, purtroppo) e soprattutto - mi pare di averlo già detto - fin da piccolo ho una scrittura mimetica: il che vuol dire che mi fa difetto uno stile personale e che la mia "creatività" è sempre di riflesso. Mentre di te ho letto belle poesie, autentiche, come... (continua)
Altra cosa, Riccardo. Hai notato che "facce, musi" in ligure si dicono "muri" e in greco "μούρες" (sing. μούρη). Sarà un caso? Ecco pane per i tuoi inimitabili denti.
tirée de la version italienne – MULATTIERA DI MARE – 2006
d'une chanson gênoise – Creuza de mä – Fabrizio De André – 1984
Creux de mer, creux de mer... Qu'est-ce que ça peut bien être que ce truc là ? De quoi ça cause, à quoi cela réfère, à quoi donc, cela s'applique, cela renvoie ? Ah, dis-le moi, Marco Valdo M.I. mon ami... car je n'y comprends goutte, dit Lucien l'âne en s'agitant comme un mulet dans le filet du pêcheur.
Ho, Lucien l'âne mon ami, ne t'emballe pas comme ça. Je m'en vais t'expliquer et je suis sûr que tu comprendras très bien ce dont il s'agit. Alors, voici... Il y a dans toutes nos campagnes, les brabançonnes, les hennuyères, les condruziennes, les hesbignonnes, les artésiennes, les picardes, les ardennaises, les flamandes et sans doute, dans toutes les campagnes du monde, des chemins qui mènent d'un endroit à un autre, d'un bourg à l'autre, d'une ferme à une autre,... (continua)
Visto, Riccardo? Bastava non aver furia...
Qualche giorno fa ho scoperto questa pagina che tra le canzoni in lingua ceca mi era sfuggita, e subito accolgo il tuo appello dell'ormai lontano 2008. Fra pochi giorni c'è l'anniversario della morte di Jan Palach, quindi siamo anche in tema.
Spero di esser riuscita a rendere un po' l'idea di questo testo che non è dei più semplici, pieno di costruzioni poetiche e con qualche gioco di parole. Insomma, almeno ci ho provato, assumendo il rischio delle possibili critiche “nicoletiane” in quanto anch'io traduco in una lingua che non è la mia... :)
No, la canzone sta in una raccolta pubblicata nel 1980 dalla casa discografica messicana Fotón, intitolata "Bola de Nieve 1 y 2", a cura di Modesto López, produttore argentino-messicano.
Di certo a causa dei residui del mio vecchio imprinting sovietico, ho troppo debolmente approfondito la conoscenza delle atrocità di Katyn: ma mi sembra che, per una volta, i nazi non sbagliassero nella loro propaganda.
E così ha da essere, Riccardo. Concordo perfettamente con la tua linea (e anche con le tue osservazioni sul modo in cui molti madrelingua stuprano le loro madri).