d'une chanson italienne – Il Capitano – Ivan Della Mea – 2000
"Carissimo Riccardo, en commentaire à ta traduction du 'Capitano' de Della Mea, je t'envoie une version de ma main. Au départ, je voulais juste corriger une ou deux choses... sans plus, mais chemin faisant, je m'aperçois que j'ai quasiment tout refait et que le résultat est sensiblement différent. J'ai tenté d'être au plus proche du texte italien... Enfin, tu verras. J'y ai mis un petit commentaire, qui finalement renvoie à Baudelaire. Le Voyage. D’ailleurs, je te joins le texte complet de Baudelaire, car il y a d'autres passages éclairants, dont Ivan Della Mea est assez proche." (Marco Valdo M.I.)"
"Carissimo Riccardo, a mo' di commento alla traduzione del 'Capitano' di Della Mea, ti mando una versione di mia mano. All'inizio volevo correggere giusto un paio di cose e nient'altro...ma mi accorgo strada facendo che ho rifatto... (continua)
LE CAPITAINE (continua)
inviata da CCG/AWS Staff 27/6/2012 - 20:08
Charles Baudelaire: LE VOYAGE
"Les fleurs du mal", 1857.
À Maxime Du Camp.
I.
Pour l'enfant, amoureux de cartes et d'estampes,
L'univers est égal à son vaste appétit.
Ah ! que le monde est grand à la clarté des lampes !
Aux yeux du souvenir que le monde est petit !
Un matin nous partons, le cerveau plein de flamme,
Le coeur gros de rancune et de désirs amers,
Et nous allons, suivant le rythme de la lame,
Berçant notre infini sur le fini des mers :
Les uns, joyeux de fuir une patrie infâme ;
D'autres, l'horreur de leurs berceaux, et quelques-uns,
Astrologues noyés dans les yeux d'une femme,
La Circé tyrannique aux dangereux parfums.
Pour n'être pas changés en bêtes, ils s'enivrent
D'espace et de lumière et de cieux embrasés ;
La glace qui les mord, les soleils qui les cuivrent,
Effacent lentement la marque des baisers.
Mais les vrais voyageurs sont ceux-là seuls qui partent
Pour... (continua)
Ma guarda te... il Lega che cita Baudelaire... vabbé probabilmente lo sapevate già tutti e sono io che sono ignorante :)...ma forse no... perché la traduzione francese non ri-cita Baudelaire... :)
O morte vecchio capitano
Salpiamo l’ancora, su andiamo
Inferno o cielo cosa importa
Da questa vita morta
Beh, che il Lega -cantautore in gran parte "francese"- citi Baudelaire non mi stupisce più di tanto anche se è vero che non ci avevo proprio pensato. Il parallelismo Della Mea-Baudelaire mi sembra molto più degno di nota, ma rimando a quel che scriverò fra poco... Piuttosto qualcuno si dovrà dare da fare per registrare questa canzone di Della Mea e metterla sul Tubo, è un peccato che non possa essere ascoltata. (Riccardo Venturi )
Charles Baudelaire: IL VIAGGIO
"I fiori del male", 1857.
Traduzione italiana di Gianni Celati.
A Maxime Du Camp.
I.
Per il bimbo innamorato di carte e di stampe
l’universo è in tutto uguale a un vasto appetito.
Com’è grande il mondo alla luce delle lampe,
e agli occhi del ricordo com’è rattrappito!
Un bel mattino si parte, le menti infiammate,
il cuore pieno di livori e struggimenti amari,
e si segue il ritmo dei marosi alle murate
che culla il nostro infinito sul finito dei mari.
Lieti alcuni di fuggire da una patria trista,
altri con l’orrore dei natali ingloriosi,
altri ancora, astrologhi stregati alla vista
di tiranne Circi dai vezzi pericolosi,
per non farsi tramutare in bestie, con fiducia
s’inebriano di spazi, luce e cieli infuocati,
e il gelo che li morde e il caldo che li brucia
cancellano infine i baci che li han marchiati.
Forse non mi riuscirà mai scrivere qualcosa su questa canzone, anche perché è dalla prima volta che la ho ascoltata (nel "famoso" sgabuzzino di Friburgo, anno 2004) che mi ha letteralmente stregato. Mi ricordo di me e della Manuela, la mia ex svizzera con cui abitavo, letteralmente in piedi a dirci ad occhi spalancati: "Ma la senti questa canzone...?"
Però qualcosa la posso e la devo dire, in attesa del commento di Marco Valdo (che già oggi ha "piazzato" un colpo da novanta con il parallelismo baudelairiano, cui davvero non avevo mai pensato). Una prima cosa: comunque la si veda e quali che siano i parallelismi, questa canzone rimanda alla più grande e profonda poesia. Io avevo pensato alla "Ballata del vecchio marinaio" di Coleridge, mi si risponde (giustamente) con Baudelaire e, su tutta questa storia di sirene incantatrici, aleggiano ovviamente Ulisse e l'Odissea.
Alla fine, navigando navigando, ce l'ho fatta a piazzare i "vermetti" sul titolo, e anche a spostare per l'ennesima volta la entry principale del nome dell'autore, che in questo sito, per ovvi motivi di reperibilità, deve essere sempre in alfabeto latino. Altrimenti si costringe tutto il mondo a imparare il greco, se deve ricercare sotto Ἀνακρέων.
mio bisnonno fante alla presa di gorizia cantava:
alpini e bersaglieri so andati in osteria
la presa di gorizia la fa la fanteria
bom bom bom al rombo dei cannon
signori, che dire? da vent'anni e più, "Stranizza d'amuri" e "Veni l'autunnu" sono il sunto dei miei sentimenti, sono l'amore per i miei cari, per mia figlia, per mia moglie per i miei genitori, per i miei fratelli per quest'Italia, povera patria, che ci stanno usurpando, annientando, letteralmente togliendo da sotto. Mai potranno toglierci l'orgoglio di essere parte di questa poesia, inno alla vita ed alla semplicità, essenza di una Italia che vive e che ama. Grazie Francuzzu, grazie maestro; ispirazione, guida, stimolo delle mie passioni, della mia professione.
con le lagrime agli occhi, grazie.