D'accordo sul forte aggettivo "nazi-sionista" per definire l'ennesima aggressione israeliana a Gaza. Mi permetto tuttavia di definire almeno come "miope" l'uso da parte di Hamas dei missili di fabbricazione iraniana: un "salto di qualità" rispetto agli artigianali "Qassam", non c'è dubbio, ma fatto sulla pelle della loro gente... Pensa forse Hamas di poter utilizzare i bambini di Gaza come carne da cannone nel conflitto ancora strisciante ma conclamato tra i nazi-sionisti israeliani ed i nazi-islamici iraniani?
A me fanno schifo entrambi, nessuna differenza: gli uni e gli altri assassini di inermi, assassini della speranza e assassini della libertà.
Dead End 19/11/2012 - 11:17
Non so che dirti; so soltanto che la politica dello stato sionista, per me, è oramai pienamente assimilabile a quella della Germania hitleriana. Qui si sta facendo "campagna elettorale" ammazzando bambini, per me può bastare. Quanto a Hamas, glieli vuoi portare tu i missili di fabbricazione vercellese? Scusami ma non mi sento propenso, oggi come oggi, all'equidistanza. Il regime teocratico iraniano non mi sta simpatico, no di certo; ma la situazione a Gaza è sotto gli occhi di tutti. Che devono fare? Le spedizioni umanitarie vengono assaltate e respinte, a Gaza non si può entrare. E nello schifo credo che sia necessaria una gradazione, altrimenti si cade nel solito giochetto di fabbricarci da soli chi ci sta simpatico o meno, a nostro uso e consumo. A quanto mi risulta, non è Gaza che assedia Israele senza alcuna possibilità di uscita; è il contrario. La politica di Israele è di sterminio,... (continua)
mi sembra di aver detto molto chiaramente che sono d’accordo sull’aggettivo “nazi-sionista”.
E l’ho detto molte volte su queste pagine cosa penso del governo israeliano, anche quando postavo canzoni in yiddish sulla Shoah: un governo teocratico al pari di quello iraniano, con la differenza che ai suoi cittadini ebrei fa credere che vivano in una democrazia mentre la sua vera natura nazifascista la palesa in tutta la sua feroce tracotanza nei confronti dei palestinesi.
Ed è giusto, ancora una volta, gridare forte contro il governo nazista israeliano e tutti i nazisti che in Israele lo sostengono… Anche se a nulla servirà, ché servirebbero invece decine di migliaia di Vittorio Arrigoni e di Rache Corrie...
Detto questo, la Storia, e quella del conflitto arabo-israeliano in particolare, è molto complessa.
E mi pare che stiamo scambiandoci opinioni in merito sulle... (continua)
il tuo intervento mi ha fatto venire la voglia di ampliare un po' più l'argomento, cosa che ho fatto sul mio blog. Devo specificare che questo mio intervento non è rivolto particolarmente a te, che peraltro ti sei spiegato a dovere nel commento immediatamente precedente a questo.
Tutto sommato, io credo che -comunque-, se è senz'altro complessa la storia del conflitto israelo-palestinese, non è semplice nemmeno la società iraniana. Non è semplice nulla; soprattutto, in certe situazioni come quella di Gaza non è semplice vivere. E di questo è necessario tenere conto sopra ogni altra cosa.
E' una situazione che va oramai troppo al di là dei nostri "desideri", delle nostre "speranze", delle nostre "utopie" e compagnia bella. Non ti va di semplificare, ma purtroppo la situazione è semplice: morte o vita. Esistenza o inesistenza. Sopravvivenza o sterminio. Fai tu, pur mantenendo... (continua)
Voglio ancora ricordare che quando il popolo palestinese fece di testa sua, con la prima Intifāda cominciata nel 1987, quasi riuscì a costringere i potenti - non dico alla Pace ma - ad una pace. Tutto quel sangue versato, tutte quelle pietre contro le corazze dei tank… quasi ci riuscì il popolo senza armi contro uno degli eserciti più potenti della Terra. Poi il Potere, il Male oscuro della Storia che per un attimo era rimasto disorientato, riprese saldamente le redini: eliminò Yitzhak Rabin, mise in un angolo e poi uccise Arafat, rinnovò – pagando profumatamente - il parco dei conniventi e dei nuovi nemici contro cui puntare il dito ed il cannone e tutto quel sangue, tutte quelle pietre caddero nell’oblìo o, nella migliore delle ipotesi, vengono liquidate oggi come una pagina ingenua e quasi “romantica” della storia della resistenza palestinese…
Ho letto anche il tuo "Missili vercellesi" e devo dire che quanto a chiarezza sei insuperabile.
Non trovo però che le opinioni espresse dal sottoscritto siano in contrasto con quanto tu dici: i palestinesi hanno tutto il diritto di difendersi come meglio possono, ci mancherebbe altro, ma credo che oggi quel "meglio" sia malamente interpretato dalla miope e stolta dirigenza di Hamas. Lanciare missili che la propaganda iraniana rivendica come se fossero stati lanciati da Teheran è un po' come la crisi dei missili a Cuba: oltre a non servire ad un cazzo, ché per ogni vecchietto ferito a Tel Aviv quelli ti ammazzano cento bambini a Gaza, è un errore militare e strategico che serve solo a dare corda a chi sta preparando la Madre di tutte le guerre. E se quella la fanno per davvero, allora dovremo assistere - qui, come al solito, placidamente seduti davanti ai nostri pc - ad un Orrore che al confronto tutte le altre guerre mediorientali sembreranno partite alle bocce...
Fra tutte le cose che hai detto, Dead End, trovo particolarmente azzeccata la frase "come al solito placidamente seduti davanti ai nostri pc"; è vero. Almeno, però, placidamente seduti al pc cerchiamo di starci, appunto, con un po' di chiarezza. Prima di tutto dicendo che, nel 1987, bisognerebbe non cadere troppo nella retorica del "senza armi". La simbologia del sasso, della "lotta a mani nude" contro i carri armati, è vero, ha fatto molto; ma si sparava pure allora. Come sono solito dire a Alessio Lega, facendolo incazzare quando recita il suo monologo sulla "rivoluzione che arriverà in bicicletta"; d'accordo, ma se accanto alle biciclette la rivoluzione arriva anche con qualche Leopard e un po' di copertura aerea, arriva meglio. Insomma, Rabin e Arafat a Oslo, secondo me, non ci arrivarono esclusivamente a sassate. Sempre tenendo presente che con gli "accordi di pace", secondo me, non... (continua)
D'accordo su tutto, con Riccardo e con Dead End, perché se, l'uno ha ragione, quell'altro non ha torto. Ma c'è un aspetto del quale sembra che nessuno sembra rendersi conto: la c.d. striscia di Gaza è un territorio di 350 kmq, il che vuol dire che, se fosse un quadrato anziché un rettangolo (peggio ancora), non arriverebbe a 18 km per lato. La distanza che c'è tra il mio paese e Como. Lì dentro hanno pensato di ingabbiare più di un milione e mezzo di persone: e non dico che non ci si possa campare, in 4.500 per kmq: ma solo se intorno ci sono industrie, commerci, lavoro, linee di comunicazione e possibilità di circolare. Ma intorno non c'è un cavolo di niente, Se è sigilllato e povero come si dice, quello è un pollaio, e, se non si può definire un pollaio perché lo abitano - e se lo dimenticano tutti - degli esseri umani, allora è un lager fatto e finito. Un'assurdità mostruosa fin dal suo... (continua)
Applausi incondizionati all'intervento di Gian Piero; altro davvero non avrei da dire. Aggiungo che questo è, oltretutto, il "succo" di quel che faceva, diceva e testimoniava Vittorio Arrigoni.
...Vittorio Arrigoni che a Gaza ci si era trasferito e che lì ha difeso strenuamente i gazawi, con i quali ha condiviso tutta la brutalità dell'aggressione nazisionista. E nonostante tutto Arrigoni sosteneva non la necessità della scomparsa dello Stato ebraico ma - che folle! - la comparsa di uno Stato binazionale e laico...
Come i gazawi strangolati da Israele, anche Arrigoni morì strangolato, ma da alcuni di essi accecati dal fanatismo religioso...
Ho osato tentare la traduzione in greco, senza aspettare il mio centenario. Per questo spero la si prenda bonariamente com'è, con tutti i difetti e le incomprensioni, come un'opera immatura di un giovane un po'avventato. Metto anche due righe per gli eventuali lettori greci, che perdonino pure loro.
Το ποιήμα, ύστερα μελοποιήμενο από τον Horacio Salinas για τους Inti Illimani, γράφτηκε από τον Patricio Manns σαν στη Χιλή κρατούσε η δικτατορία του Pinochet.
Ο ποιητής ξέρει πως, ανάμεσα στα τρια κόμματα της αριστεράς, το σοσιαλιστικό, το κομμουνιστικό, και το Επαναστατικό Κίνημα της Αριστεράς (M.I.R) δεν υπάρχει συμφωνία και για αυτό η Λευτεριά δεν μπορεί να επιστρέψει στην χώρα του.
Το ποιήμα ουσιαστικά δημιουργεί μιαν έκκληση για να τα τρία κόμματα ξεπεράσουν τις διαφορές τους εν ονόματι της χαμένης Ελευθερίας.
'Ομως τὸ αληθινό νόημα κρύβεται κάτω από μία ερωτική μορφή, ώστε βρισκόμαστε... (continua)
risettu(lo scrivo con "s" raccomandandone la pronuncia sonora): "risistemazione", "riassetto". In questo caso "riposo".
→ Verbo: arrisittàri: riassettare, rimettere in ordine, ritrovare la pace.
Attenzione: ha spessissimo un significato ironico indicante tutto l'opposto: Viri comu m'arrisittàvi! Guarda tu come mi sono sistemato ! E accussì t'arrisittàsti.. Ti hanno conciato per le feste..
Io veramente ho sempre trovato le due grafie; il Pontani nella sua grammatica, ad esempio, insegna a scrivere αυγό. In questo caso, comunque, credo che scrivere αυγό si imponga per il parallelismo con αυγή (che non si scrive mai αβγή). La pronuncia tanto è identica... (RV)