Il n'y a plus rien
Il n'y a plus rien
Chanson française – Il n'y a plus rien – Léo Ferré – 1973
Chanson française – Il n'y a plus rien – Léo Ferré – 1973
Écoute, écoute... Dans le silence de la mer, il y a comme un balancement maudit qui vous met le cœur à l'heure, avec le sable qui se remonte un peu, comme les vieilles putes qui remontent leur peau, qui tirent la couverture.
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 14/9/2011 - 20:36
It Don't Make Sense (You Can't Make Peace)
[1983]
Dall’album “Mighty Earthquake and Hurricane”
Un altro bellissimo blues contro la guerra dall’autore di Study War No More.
Dall’album “Mighty Earthquake and Hurricane”
Un altro bellissimo blues contro la guerra dall’autore di Study War No More.
You have made great planes to span the skies
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 12:03
Atomic Sermon
[1953]
Testo trovato su Atomic Platters
Un vero proprio sermone in cui un comune cittadino americano, timorato d’Iddio, esprime il “terrore dell’atomo” che si viveva negli anni del secondo dopo guerra, della guerra fredda e della caccia ai comunisti: “Meglio fermare gli scienziati perché stanno andando troppo lontano. Fanno volare i nostri ragazzi più veloci del suono e diffondono la guerra per tutto il pianeta. Questa energia atomica mi spaventa perché se davvero succedesse quello che ci dicono ci sarebbe solo da raccomandare l’anima al Signore”.
Testo trovato su Atomic Platters
Un vero proprio sermone in cui un comune cittadino americano, timorato d’Iddio, esprime il “terrore dell’atomo” che si viveva negli anni del secondo dopo guerra, della guerra fredda e della caccia ai comunisti: “Meglio fermare gli scienziati perché stanno andando troppo lontano. Fanno volare i nostri ragazzi più veloci del suono e diffondono la guerra per tutto il pianeta. Questa energia atomica mi spaventa perché se davvero succedesse quello che ci dicono ci sarebbe solo da raccomandare l’anima al Signore”.
Then every Sunday mornin’, and the preacher gave his warnin’
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 11:42
Uncle Sam Blues
[1923]
Scritta da Clarence Williams (1898-1965), pianista, compositore, cantante e produttore musicale afro-americano.
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Un blues cui forse si ispirarono i Jefferson Airplane per la loro Uncle Sam's Blues…
Qui una donna si rivolge incazzatissima direttamente allo Zio Sam: “Cos’hai contro di me? Cosa ti ho fatto, cattivo Zio Sam, per portarmi via il mio uomo? Digli subito che per lui la guerra è finita e rimandamelo a casa!”.
Scritta da Clarence Williams (1898-1965), pianista, compositore, cantante e produttore musicale afro-americano.
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Un blues cui forse si ispirarono i Jefferson Airplane per la loro Uncle Sam's Blues…
Qui una donna si rivolge incazzatissima direttamente allo Zio Sam: “Cos’hai contro di me? Cosa ti ho fatto, cattivo Zio Sam, per portarmi via il mio uomo? Digli subito che per lui la guerra è finita e rimandamelo a casa!”.
Let me tell you postman, what Sammy has done to me
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 11:15
أناديكم (Unadikum)
Palestine is sorry for Losing your brother
(continua)
(continua)
inviata da DonQuijote82 14/9/2011 - 10:38
Gary Gilmore's Eyes
[1977]
Come si sentirà una persona che deve la vita o una funzione fondamentale del suo corpo all’organo di un feroce omicida giustiziato dallo Stato? E’ un tema suggestivo piuttosto frequentato nella letteratura e nel cinema, penso per esempio al romanzo di Maurice Renard “Les mains d'Orlac” del 1921 che ispirò anche diversi film, uno sopra tutti l’espressionista “Mad Love” di Karl Freund del 1935, interpretato da un colossale ed inquietante Peter Lorre nella parte di un geniale e folle chirurgo che ad un celebre pianista che ha perso le sue preziose mani in un incidente impianta gli arti, altrettanto “sensibili”, di un serial killer ghigliottinato di fresco.
E se l’organo del mostro violentemente espulso dal consesso umano fossero addirittura gli occhi che lo guidarono nelle sue efferatezze? E se quegli occhi fossero quelli del primo uomo ad essere giustiziato negli States... (continua)
Come si sentirà una persona che deve la vita o una funzione fondamentale del suo corpo all’organo di un feroce omicida giustiziato dallo Stato? E’ un tema suggestivo piuttosto frequentato nella letteratura e nel cinema, penso per esempio al romanzo di Maurice Renard “Les mains d'Orlac” del 1921 che ispirò anche diversi film, uno sopra tutti l’espressionista “Mad Love” di Karl Freund del 1935, interpretato da un colossale ed inquietante Peter Lorre nella parte di un geniale e folle chirurgo che ad un celebre pianista che ha perso le sue preziose mani in un incidente impianta gli arti, altrettanto “sensibili”, di un serial killer ghigliottinato di fresco.
E se l’organo del mostro violentemente espulso dal consesso umano fossero addirittura gli occhi che lo guidarono nelle sue efferatezze? E se quegli occhi fossero quelli del primo uomo ad essere giustiziato negli States... (continua)
I'm lying in a hospital,
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 14/9/2011 - 09:27
Percorsi:
Pena di morte: omicidio del potere
Padre O'Brien
Tre milioni all’ora: l’Italia in crisi li spende per la difesa.
Appello di Alex Zanotelli
In tutta la discussione nazionale in atto sulla manovra finanziaria, che ci costerà 20 miliardi di euro nel 2012 e 25 miliardi nel 2013, quello che più mi lascia esterrefatto è il totale silenzio di destra e sinistra, dei media e dei vescovi italiani sul nostro bilancio della Difesa. E’ mai possibile che in questo paese nel 2010 abbiamo speso per la difesa ben 27 miliardi di euro? Sono dati ufficiali questi, rilasciati lo scorso maggio dall’autorevole Istituto Internazionale con sede a Stoccolma(SIPRI). Se avessimo un orologio tarato su questi dati, vedremmo che in Italia spendiamo oltre 50.000 euro al minuto, 3 milioni all’ora e 76 milioni al giorno. Ma neanche se fossimo invasi dagli UFO, spenderemmo tanti soldi a difenderci!!
E’ mai possibile che a nessun politico sia venuto in mente di tagliare... (continua)
13/9/2011 - 17:01
Beating Me Blues
[1928]
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Blues molto “blue”, perché intonato da una donna (Jewell Nelson, che come Gene Campbell è stata cantante blues oggi pressochè sconosciuta) che racconta senza perifrasi della terribile, continua violenza subita dal suo uomo (“that man of mine”) che nelle strofe si confonde col padre (“my daddy’s killing me”) a rivelare una sottocultura maschilista dove la donna era sempre trattata come e peggio di una bestia, dalla culla alla bara…
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Blues molto “blue”, perché intonato da una donna (Jewell Nelson, che come Gene Campbell è stata cantante blues oggi pressochè sconosciuta) che racconta senza perifrasi della terribile, continua violenza subita dal suo uomo (“that man of mine”) che nelle strofe si confonde col padre (“my daddy’s killing me”) a rivelare una sottocultura maschilista dove la donna era sempre trattata come e peggio di una bestia, dalla culla alla bara…
I wish someone could tell me where that man of mine
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 15:19
Levee Camp Man Blues
[1930]
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Gene Campbell è stato uno della miriade di bluesman neri, spesso suonatori e cantanti di indubbie qualità, che sono rimasti praticamente sconosciuti perché vissuti o prima della diffusione del fonografo o prima che gente come Alan Lomax si interessasse alle “roots” dell’America profonda.
Di Gene Campbell, texano, è rimasta una ventina di tracce oggi raccolte nel cd da cultori del genere intitolato “Complete Recorded Works (1929-1931)”.
Questo “Levee Camp Man Blues” affronta il tema del lavoro alla costruzione delle dighe sui grandi fiumi come Mississippi, Red e Brazos nella quale, a partire della fine dell’800 e fino agli anni 20 e 30, fu impegnata una gran massa di lavoratori contrattati da agenti governativi – niente più che caporali legalizzati – per svolgere, in simbiosi... (continua)
Testo trovato sul bel blog di Mike Rugel dedicato alla Storia senza censure del Blues.
Gene Campbell è stato uno della miriade di bluesman neri, spesso suonatori e cantanti di indubbie qualità, che sono rimasti praticamente sconosciuti perché vissuti o prima della diffusione del fonografo o prima che gente come Alan Lomax si interessasse alle “roots” dell’America profonda.
Di Gene Campbell, texano, è rimasta una ventina di tracce oggi raccolte nel cd da cultori del genere intitolato “Complete Recorded Works (1929-1931)”.
Questo “Levee Camp Man Blues” affronta il tema del lavoro alla costruzione delle dighe sui grandi fiumi come Mississippi, Red e Brazos nella quale, a partire della fine dell’800 e fino agli anni 20 e 30, fu impegnata una gran massa di lavoratori contrattati da agenti governativi – niente più che caporali legalizzati – per svolgere, in simbiosi... (continua)
These contractors, they are getting so slack
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 14:56
Ignazio Jouer
Le cose che contano
dal blog di un nostro collaboratore ;)
In questo paese siamo davvero impareggiabili nell'individuare le cose che contano davvero; quindi, per favore, che la si smetta una buona volta di parlare di crisi, di manovre affamatrici, di contributi di solidarietà e persino (come è avvenuto non più tardi di ieri) di ulteriori sacrifici che l' "Unione Europea" ci richiederebbe a breve. Chiedersi quanti di codesti sacrifici potrebbero essere non dico evitati, ma perlomeno mitigati se non dovessimo far fronte alle eroiche missioni di pace costantemente rifinanziate, oramai è del tutto fuori moda. Indifferente. Sospetto che qualcuno oramai pensi che le truppe italiane sono lì a fare la guerra (sapete, quella cosa ripudiata con il famoso articolo 11 della Costiquelcheccostituzione) perlomeno dal 1948; ogni tanto torna la baretta tricolore, arriva Napolitano, la prima... (continua)
CCG/AWS Staff 13/9/2011 - 12:14
Hard Time Blues
[1941]
Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Testo trovato su Mudcat Café.
Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…
Ancora una splendida canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Testo trovato su Mudcat Café.
Qui un bracciante agricolo – bianco o nero che sia, la rivendicazione razziale ha già lasciato il posto a quella di classe – ridotto alla fame dalla siccità, con i figli ischeletriti e malati di pellagra, viene deriso e annientato dal grosso proprietario che gli nega il credito per il cibo, gli prende le bestie a saldo dei debiti contratti e poi lo butta fuori dalla terra che ha coltivato…
Well, I went down home 'bout a year ago.
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 12:02
Defense Factory Blues
[1941]
Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Un’altra bellissima canzone da “Southern Exposure”, il dirompente album di denuncia della segregazione razziale in America che Josh White scrisse in onore dello scrittore afro-americano Richard Wright, autore di romanzi come “Paura” (“Native Son”, 1940) e “Ho bruciato la notte” (“The Outsider”, 1953) che molto hanno contribuito alla lotta per l’eguaglianza razziale negli USA.
Went to the De-fense factory
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 11:43
Jim Crow Blues
[1930]
A pochi anni dalle illusioni che Cow Cow Davenport ancora si faceva nella sua Jim Crow Blues – che nei liberi Stati del nord scorressero fiumi di latte e miele (o, meglio, di whisky) e che i soldi crescessero sugli alberi – il grande Leadbelly cantava invece che le “Jim Crow Laws” erano dappertutto, che ovunque i neri erano discriminati e segregati, e che era ora di finirla.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee, Jim Crow e Northbound Blues.
A pochi anni dalle illusioni che Cow Cow Davenport ancora si faceva nella sua Jim Crow Blues – che nei liberi Stati del nord scorressero fiumi di latte e miele (o, meglio, di whisky) e che i soldi crescessero sugli alberi – il grande Leadbelly cantava invece che le “Jim Crow Laws” erano dappertutto, che ovunque i neri erano discriminati e segregati, e che era ora di finirla.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee, Jim Crow e Northbound Blues.
Bunk Johnson (*) told me, too,
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 11:13
Jim Crow Blues
[1927]
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
E Charles “Cow Cow” Davenport, pianista e cantante nero originario dell’Alabama profonda, sapeva bene di cosa parlava quando a Chicago - al nord, oltre la “Mason-Dixon Line” che per gli afro-americani idealmente separava la schiavitù dalla libertà - nel 1927 incise questo brano per la Paramount, accompagnato... (continua)
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
E Charles “Cow Cow” Davenport, pianista e cantante nero originario dell’Alabama profonda, sapeva bene di cosa parlava quando a Chicago - al nord, oltre la “Mason-Dixon Line” che per gli afro-americani idealmente separava la schiavitù dalla libertà - nel 1927 incise questo brano per la Paramount, accompagnato... (continua)
I'm tired of being Jim Crowed, gonna Leave this Jim Crow town
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 09:45
Northbound Blues
[1925]
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
In questo vecchio blues Maggie Jones canta della speranza di tutti i neri di fuggire al nord, oltre la Mason-Dixon, una linea di demarcazione risalente al 700 e che idealmente separava gli Stati del sud schiavista da quelli del nord abolizionista.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee e Jim Crow.
Il blues non esisterebbe senza “Jim Crow”.
Con questo nome viene indicato il sistema istituzionale legislativamente fondato sul presupposto della disuguaglianza e segregazione razziale che fu in vigore negli States dal 1876 (ma di fatto dalla loro costituzione) al 1965 e che ha reso la vita un inferno per gli afro-americani specialmente negli Stati del sud. Il nomignolo "Jim Crow" è da far risalire a "Jump Jim Crow", canzonetta popolare del 1828 di tal Thomas Dartmouth (T.D.) "Daddy" Rice, un cabarettista bianco che la interpretava truccato da afroamericano.
In questo vecchio blues Maggie Jones canta della speranza di tutti i neri di fuggire al nord, oltre la Mason-Dixon, una linea di demarcazione risalente al 700 e che idealmente separava gli Stati del sud schiavista da quelli del nord abolizionista.
Al proposito si vedano anche I Don't Want No Jim Crow Coffee e Jim Crow.
Got my trunk and grip all packed
(continua)
(continua)
inviata da Bartleby 13/9/2011 - 09:21
Domenica 24 marzo
Mi pare che l'inizio della seconda strofa sia in dialetto milanese:
In pochi minuti, giò in trincea
cuminci a vosà, me par ganca vera
cioè : in pochi minuti, giù in trincea, comincio a gridare, non mi sembra neanche vero ...
In pochi minuti, giò in trincea
cuminci a vosà, me par ganca vera
cioè : in pochi minuti, giù in trincea, comincio a gridare, non mi sembra neanche vero ...
giuseppe 12/9/2011 - 22:04
Fernande
(G. Brassens / Adaptación: Agustín Gª Calvo)
CUANDO PIENSO ("Fernande")
(continua)
(continua)
inviata da Marco Valdo M.I. 12/9/2011 - 22:01
Desobediencia civil
JOSÉ ANTONIO LABORDETA en su disco "Qué queda de ti, qué queda de mí" (1984) grabó su canción "Desobediencia civil" en la que se manifestó claramente contra la guerra, contra el armamento y, más concretamente, contra la OTAN.
Fernando Lucini Cantemos como quien respira
Fernando Lucini Cantemos como quien respira
Les devuelvo el DNI
(continua)
(continua)
12/9/2011 - 21:20
Actualités
Elle a l'air de rien cette petite chanson de Golmann, mais... Tout se passe comme si tout allait bien dans ces actualités, mais insensiblement, on découvre qu'il n'en est rien. Comme dans la réalité... Sous ses airs doux, elle raconte une sorte de quotidienneté de la Guerre de Cent Mille Ans. Le paysan (somaro...) travaille au champ... Tandis que les riches (« deux messieurs bien ») boivent leur whisky du matin... Un peu de bonheur et d'amour... La mort d'un enfant... Et puis surgit la mort par le travail (« cent mineurs ... sous le poids d'un continent/ la catastrophe de Marcinelle, par exemple, a fait 262 morts en 1956...) et ou la mort par la répression à l'intervention des forces armées...
Comme quoi, il ne faut pas que les CCG continuent sans cette chanson de Stéphane Golmann, dont on dira qu'il faut aussi, dit Lucien l'âne, écouter la Marie-Joseph. En attendant, tissons, tissons le linceul de ce vieux monde ennuyeux, revêche, orgueilleux et cacochyme
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Comme quoi, il ne faut pas que les CCG continuent sans cette chanson de Stéphane Golmann, dont on dira qu'il faut aussi, dit Lucien l'âne, écouter la Marie-Joseph. En attendant, tissons, tissons le linceul de ce vieux monde ennuyeux, revêche, orgueilleux et cacochyme
Ainsi Parlaient Marco Valdo M.I. et Lucien Lane
Marco Valdo M.I. 12/9/2011 - 17:51
Memorial to Lidice, H. 296
[1943]
Brano per orchestra scritto dal celebre compositore ceco dopo la fuga dal suo paese natale alla volta degli Stati Uniti.
Reinhard Heydrich era comandante di divisione delle SS e nel 1941 fu nominato da Hitler governatore del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia. Heydrich era il prototipo del gerarca hitleriano, tanto feroce da guadagnarsi il soprannome di “boia di Praga”, acceso sostenitore della “Soluzione finale” tanto da coordinare personalmente la conferenza di Wannsee del gennaio 1942 dove lo sterminio del popolo ebraico fu dettagliatamente pianificato. Logico che il governo cecoslovacco in esilio a Londra avesse convinto gli inglesi a far fuori un simile mostro.
L’operazione – non a caso – venne battezzata “Anthropoid”, perché il disumano Heydrich dell’uomo aveva solo le sembianze.
Jan Kubiš e Jozef Gabčík, così si chiamavano i due paracadutisti cechi incaricati... (continua)
Brano per orchestra scritto dal celebre compositore ceco dopo la fuga dal suo paese natale alla volta degli Stati Uniti.
Reinhard Heydrich era comandante di divisione delle SS e nel 1941 fu nominato da Hitler governatore del cosiddetto Protettorato di Boemia e Moravia. Heydrich era il prototipo del gerarca hitleriano, tanto feroce da guadagnarsi il soprannome di “boia di Praga”, acceso sostenitore della “Soluzione finale” tanto da coordinare personalmente la conferenza di Wannsee del gennaio 1942 dove lo sterminio del popolo ebraico fu dettagliatamente pianificato. Logico che il governo cecoslovacco in esilio a Londra avesse convinto gli inglesi a far fuori un simile mostro.
L’operazione – non a caso – venne battezzata “Anthropoid”, perché il disumano Heydrich dell’uomo aveva solo le sembianze.
Jan Kubiš e Jozef Gabčík, così si chiamavano i due paracadutisti cechi incaricati... (continua)
[Strumentale]
inviata da Bartleby 12/9/2011 - 08:55
Percorsi:
Musica classica contro la guerra
Quizá una flor
(1996)
via Cantemos como quien respira
via Cantemos como quien respira
Una nube se levantó
(continua)
(continua)
11/9/2011 - 21:47
Restiamo umani... (Stay Human..)
In-Canto di Pace per "Vittorio Arrigoni"...
dedicata a “Vittorio Arrigoni”, attivista per i diritti Umani dell’ISM, morto a Gaza (Palestina) il 15 Aprile 2011 . “Vittorio, “Martire per la Pace” come Rachel Corrie…
La canzone ( e l'autrice) saranno quello che sono, ma il soggetto cui è dedicata la canzone merita un po' di spazio in questo sito
(DonQuijote82)
dedicata a “Vittorio Arrigoni”, attivista per i diritti Umani dell’ISM, morto a Gaza (Palestina) il 15 Aprile 2011 . “Vittorio, “Martire per la Pace” come Rachel Corrie…
La canzone ( e l'autrice) saranno quello che sono, ma il soggetto cui è dedicata la canzone merita un po' di spazio in questo sito
(DonQuijote82)
Restiamo umani ..
(continua)
(continua)
inviata da DonQuijote82 11/9/2011 - 18:19
Percorsi:
Vittorio Arrigoni
Severino
Beh, grazie Gian Piero... Non immaginavo che questa mia provocazione avrebbe potuto meritare come risposta addirittura una poesia diventata poi canzone, e bella come Θερμοπύλες di Kavafis/Glezos, tanto più intensa e complessa di canzoni come la tanto "contesa" Contessa o questa dedicata al disperato tipografo anarchico o, ancora, l'Inno della rivolta di Luigi Molinari (altra mia recente provocazione).
Sono d'accordo con te e con Kavafis, e poi - parafrasando Che Guevara parafrasato dal subcomandante Marcos - la tenerezza, accompagnata dalla "tristezza anche e dalla compassione", ci vuole sempre mentre la spada, il piombo, la dinamite - o quel che è - è solo l'eventuale extrema ratio.
Vero anche però che Efialte non trovò più nessun buco dove nascondersi dopo il tradimento e fu braccato per tutta la Trachide e la Tessaglia e alla fine ucciso, senza che nessuno dei suoi giustizieri, prima... (continua)
Sono d'accordo con te e con Kavafis, e poi - parafrasando Che Guevara parafrasato dal subcomandante Marcos - la tenerezza, accompagnata dalla "tristezza anche e dalla compassione", ci vuole sempre mentre la spada, il piombo, la dinamite - o quel che è - è solo l'eventuale extrema ratio.
Vero anche però che Efialte non trovò più nessun buco dove nascondersi dopo il tradimento e fu braccato per tutta la Trachide e la Tessaglia e alla fine ucciso, senza che nessuno dei suoi giustizieri, prima... (continua)
Bartleby 11/9/2011 - 17:31
Tammurriata (rock)
1993
Fai la cosa giusta (con il titolo "Tammurriata")
Poi in Tamurriata Rock (2002), Fuori dalla stanza (2007), Live U.S.A. Canada Europa (2013) con il titolo completo "Tammurriata Rock)
Mancano le parti in napoletano
Fai la cosa giusta (con il titolo "Tammurriata")
Poi in Tamurriata Rock (2002), Fuori dalla stanza (2007), Live U.S.A. Canada Europa (2013) con il titolo completo "Tammurriata Rock)
Mancano le parti in napoletano
Tammuriata dell'amore
(continua)
(continua)
inviata da DonQuijote82 11/9/2011 - 13:22
Guerra in Iraq: 102 417 morti civili. Un undici settembre ogni tre mesi per dieci anni. Per loro nessun monumento. Nessun minuto di silenzio.
E allora facciamo un brindisi a tutti quelli che vivono in Palestina, Afghanistan, Iraq El Salvador.
E allora facciamo un brindisi a tutti quelli che vivono in Palestina, Afghanistan, Iraq El Salvador.
Lorenzo Masetti 11/9/2011 - 10:26
Cantata del gallo cantor
Cuarteto Cedrón
París - 1976
Juan Cedrón - canto y guitarra
Miguel Praino - violín
Jorge Sarraute - canto, guitarra y contrabajo
César Strocio - bandoneón
participan:
Paco Ibánez - canto y guitarra
François Rabbath - contrabajo
La Cantata del Gallo Cantor è stata scritta dal poeta argentino Juan Gelman - vincitore del Premio Cervantes nel 2007 - e musicata e interpretata dal Cuarteto Cedron con la collaborazione di Paco Ibáñez.
E' un testo lungo, intenso e amaro nel quale si recupera per la memoria, contro l'oblio, il dolore, la paura, l'ingiustizia, il laceramento interno, e anche la lotta e la speranza di un "popolo ferito", in questo caso il popolo argentino, vittima di quel tipo di crudeltà che nella storia generano sempre le dittature di qualsiasi colore, e, in particolare, le dittature militari.
La cantata raccoglie quattro poesie di Juan Gelman. Desidero, con tutta l'anima,... (continua)
París - 1976
Juan Cedrón - canto y guitarra
Miguel Praino - violín
Jorge Sarraute - canto, guitarra y contrabajo
César Strocio - bandoneón
participan:
Paco Ibánez - canto y guitarra
François Rabbath - contrabajo
La Cantata del Gallo Cantor è stata scritta dal poeta argentino Juan Gelman - vincitore del Premio Cervantes nel 2007 - e musicata e interpretata dal Cuarteto Cedron con la collaborazione di Paco Ibáñez.
E' un testo lungo, intenso e amaro nel quale si recupera per la memoria, contro l'oblio, il dolore, la paura, l'ingiustizia, il laceramento interno, e anche la lotta e la speranza di un "popolo ferito", in questo caso il popolo argentino, vittima di quel tipo di crudeltà che nella storia generano sempre le dittature di qualsiasi colore, e, in particolare, le dittature militari.
La cantata raccoglie quattro poesie di Juan Gelman. Desidero, con tutta l'anima,... (continua)
Esos pasos ¿lo buscan a él?
(continua)
(continua)
10/9/2011 - 23:02
Italia minore
bella ogni volta ke ascolto questa canzone mi vengono i brividi.................
annamaria 10/9/2011 - 23:01
Wilhelm Wilhelm
Vi mando questa "stramberia", cantata in inglese, tedesco, francese e italiano. E' del 1975 (dall'album "Made in Germany") e non so veramente se sia degna di entrare nel sito. Ciao, Renato
Wilhelm, Wilhelm, the nation needs you
(continua)
(continua)
inviata da Renato Stecca 10/9/2011 - 17:51
Τραγούδι Σωτήρη Πέτρουλα [Canzone per Sotiris Petrulas]
SOTIRI PETRULA
(continua)
(continua)
inviata da Andrea 10/9/2011 - 13:32
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Μουσική: Γιάννης Μαρκόπουλος
Πρώτη εκτέλεση: Λάκης Χαλκιάς - Χαράλαμπος Γαργανουράκης - Τάνια Τσανακλίδου
LP: Θητεία - 1974
Malamatenia loghia
Testo di Manos Eleftherìou
Musica di Yannis Markopoulos
Prima esecuzione: Lakis Halkiàs con Haràlampos Garganourakis e Tania Tsanaklidou
LP: "Thitìa/Milizia" - 1974
Una delle canzoni greche che più amo. Manos Eleftherìou - voce poetica insigne - gode forse troppo delle sue oscurità, tormento del traduttore: ma il senso alla fine è sempre chiaro. Un amaro colloquio con la madre Grecia di un poeta il cui sguardo coglie d'un balzo gli amari secoli e le amare avventure, da Troia a Kessarianì - e certo anche a quella che si era appena chiusa nel 1974 - da cui nulla la madre vuole imparare. (gpt)