Guardo la fotografia del vicolo di Napoli dominato dal mucchio delle immondizie, e mi viene in mente Alfredo Panzini che commentava le notizie sui morti della prima (o della seconda?) guerra balcanica, dicendo: "ecco la piramide della nostra civiltà", perché li immaginava accatastati l'uno sull'altro, come oggi vediamo i sacchetti della spazzatura napoletana. Di fronte ai quali anche a me viene da dire: "ecco la piramide della nostra civiltà". A ognuno la sua piramide.
I morti delle guerre balcaniche furono caterve: ma noi - o meglio, i nostri liceali - di quelle guerre anticipatrici nell'orrore dell'imminente primo conflitto mondiale non sappiamo altro che le festose sparate futuristiche di F. T. Marinetti sull'assedio di Adrianopoli (oggi Edirne). Ma più che futuriste, surreali mi sembrano le sparate di Berlusconi, ieri, e di de Magistris, oggi, a proposito della spazzatura di Napoli.... (continua)
che piacere trovare la mia song sul sito...
l'ho caricata ora su megaupload. ve la potete scaricare a questo link visto che difficilmente la troverete da qualche altra parte
Chanson italienne – Modène – d'après la version italienne – Tira a campà - Sine Frontera – Texte d' Antonio Resta
J'aime beaucoup ce titre … dit Lucien l'âne en riant de tout son piano. Ce diable par la queue, ce pauvre diable qu'on tire par la queue... Je n'aimerais pas être à sa place... Et puis, elle doit être bien longue sa pauvre queue tant on a tiré dessus.
J'imagine assez bien que pour le diable, la chose doit être pénible. Je n'aimerais pas non plus qu'on me martyrise ainsi et pour ce qui est de la longueur de la queue du diable en supposant que chaque personne qui tire dessus l'allonge ne fût-ce que d'un centimètre... elle doit atteindre des distances considérables... D'ici au soleil ou même au-delà de la galaxie... Mais revenons sur terre où cette expression veut tout simplement dire qu'on vit dans une misère assez profonde, mais que finalement on parvient quand même à tout juste... (continua)
Mah, leggendo la più comprensibile traduzione italiana mi viene un dubbio, che la canzone non parli di una donna russa così generosa con gli occupanti da dar loro degna sepoltura ma di una ragazza russa e della sua intera famiglia che vengono, come gli Alpini, spazzati via dalla guerra, o uccisi dai nostri nonostante che vi avessero fraternizzato oppure sterminati dai russi come collaborazionisti... Voi che dite?
Credo che il testo originale sia il secondo, risalente al 1940 ed alla campagna di Grecia, subito seguita da quella di Russia. In entrambe gli alpini morirono come mosche. Su qualche sito militare si specifica che la canzone sarebbe nata all'interno della brigata alpina Julia
In Grecia gli italiani invasori (che nel 1928 avevano addirittura siglato un trattato di amicizia con i greci… Non vi ricorda qualche evento più recente?) furono inchiodati dalla controffensiva ellenica e se non fosse stato per l’intervento dei nazisti la disfatta sarebbe stata clamorosa. Tra morti, feriti, dispersi e congelati, gli italiani ebbero un numero enormemente superiore di perdite rispetto ai greci. In Russia andò assai peggio: di 230.000 soldati impegnati in quel corpo di spedizione (noto con le sigle di CSIR e ARMIR) circa la metà ci lasciarono la pelle o rimasero gravemente feriti e altri 60.000 furono... (continua)
I morti delle guerre balcaniche furono caterve: ma noi - o meglio, i nostri liceali - di quelle guerre anticipatrici nell'orrore dell'imminente primo conflitto mondiale non sappiamo altro che le festose sparate futuristiche di F. T. Marinetti sull'assedio di Adrianopoli (oggi Edirne). Ma più che futuriste, surreali mi sembrano le sparate di Berlusconi, ieri, e di de Magistris, oggi, a proposito della spazzatura di Napoli.... (continua)