Non si può essere tutti strumentalizzati? Non ci vuole niente a far scoppiare una rivolta in un qualsiasi paese arabo (guarda caso quelli più anti-occidentali). Petrolio a parte (ma naturalmente non del tutto), sono nel MedioEvo, e in balia di un dittatore sanguinario.. Loro non hanno i nostri filtri (la presa per i fondelli delle istituzioni cosiddette "democratiche").
Chi vivrà vedrà? L'importante, come sempre, sarà, cara Silvia, dove si va a parare. Nientaltro.
Mario 27/3/2011 - 16:15
Veramente in Libia la protesta è iniziata come negli altri paesi con manifestazioni di piazza. I rivoltosi non mi sembra abbiano carri armati, ma girano con dei camioncini su cui sono piazzate le armi. Gli insorti non hanno abbattuto nessun aereo, I danni all'aviazione libica sono stati fatti dai bombardamenti francesi e americani. Alcune armi le hanno prese direttamente da elementi dell'esercito che sono passati dalla loro parte. Di sicuro poi sono arrivate altre armi, probabilmente dall'Egitto. Di sicuro questi insorti non seguono i dettami di Gandhi della non violenza, ma non mi sento di etichettarli come mercenari. Giudicare gli arabi come popolazioni ferme al medioevo mi sembra un atteggiamento piuttosto razzista. Non voglio con questo difendere i francesi, che chiaramente si sono mossi per acquisire una posizione dominante nel futuro assetto del Mediterraneo e non certo per aiutare... (continua)
Tanto per confondere un altro po' le idee vi consiglio di leggere questa intervista a Gabriele Del Grande. Ha il vantaggio di essere scritta da uno che adesso si trova a Benghazi, a differenza di tutti quelli (tra cui... io stesso) che continuano ad esprimere la loro illuminata opinione dal caldo della loro tastiera.
La guerre en Libye, vue d'ailleurs et autrement. En somme vue par un âne...
"Noi non siamo cristiani, siamo somari" (Nous nous ne sommes pas des chrétiens, nous sommes des bêtes de somme) et nous savons que nos opinions de "somari" (bêtes de somme, ânes, paysans pauvres, pauvres, manœuvres intellectuels) n'ont que peu d'intérêts pour les grands stratèges politiques et en somme, ne pèsent rien face aux déferlantes des médias.
Cependant, comme nous croyons que la question de la guerre reste centrale pour les CCG, nous proposons notre réflexion.
Marco Valdo M.I. et moi, on voit les choses un peu comme ceci...
Une première remarque pour situer le fondement de cette intervention : c'est une réflexion rigoureusement anationale (il s'agit bien évidemment de l'alpha privatif), non étatique et transhistorique. Ce serait le début d'une réflexion à étendre bien au-delà des jours présents et de... (continua)
Chanson italienne – Celentano - Andrea Sigona -
écrite pour le spectacle Il lavoro rende liberi (en français Le travail rend libre; en européen : Arbeit macht frei !) de Daniele Biacchessi:
« Cette histoire a un titre, « la salopette de Celentano » et un héros, Ubaldo Urso.
C'est une petite grande histoire italienne, une affaire exemplaire d'émigration du sud au nord.
Ubaldo Urso est né à Casoria.
Il commence à travailler dès son enfance.
Il connaît une vie dure, il souffre comme mineur à San Cataldo, village mafieux.
Puis, il affronte le long voyage vers Milan, une ville qui dans les années soixante recueille les fruits du sous-prolétariat méridional.
Ainsi, sans conscience syndicale et sans esprit de classe, Ubaldo est engagé chez Innocenti et fait le jaune.
Ses collègues ouvriers l'appellent Celentano, comme le chanteur.
Ubaldo est un gars jovial, content, un comique qui travaille et... (continua)