canzone contro la guerra? a me pare un inno all'omicidio, seppure di un re che aveva conferito una decorazione indega ad un generale sanguinario e assassino. Semmai Umberto si fosse meritato quelle pallottole vendicatrici ha comunque pagato per errori che furono non solo suoi ma dell'intera classe politica liberale allora al potere. e ha pagato con la sua vita. Capisco il comune odio di camerati e compagni per i Savoia e per l'Italietta liberale ma anche chi esalta il gesto di Bresci dovrebbe avere il pudore di non dileggiare chi è morto crivellato di colpi. Quel ritornello spara-spira lo trovo ignobile, e per nulla pacifista.
Francisco Xavier 26/12/2011 - 16:29
"Per essere pienamente compreso in tutte le sue implicazioni, il gesto di Bresci va inserito nell'epoca e nella temperie culturale e sociale nella quale si verificò. E ciò a maggior ragione rispetto ad altri fatti di minore importanza, visto lo scalpore che suscitò nel mondo intero e le conseguenze che ne derivarono. Anche per questo, lo sguardo dello storico, come quello del militante, deve cercare di assumere una prospettiva e una larghezza di vedute particolarmente aperte e laiche.
Come abbiamo visto le ragioni di Bresci e quelle di Umberto di Savoia e del governo sono più che evidenti e, se dovessimo porle su un'ipotetica bilancia, le prime sono infinitamente più valide e convincenti delle seconde:
- La gratuita spietatezza della repressione, attuata non per perseguire maggiore stabilità sociale e per attutire le contraddizioni esplosive della società italiana, ma solo per raggiungere... (continua)
Ho scoperto perché mai in questa canzone sia usata la lingua karangounika. Premesso che i Karangounides sono un ramo dei Vlahi, contadini e pastori della Tessaglia, che usavano portare pellicce di montone nero (Kara=nero; gouna= pelliccia: entrambe parole turche), Sofia Vembo aveva appreso una canzone tessala dalla madre e successivamente l'aveva adattata, con la pretesa di metterla nel suo repertorio, come in effetti fece nonostante il disgusto dei suoi musicisti per un canto dialettale di contadinacci tra i più disprezzati. La canzone si intitolava "Στ΄ Λάρισς΄ βγαίν΄ ο αυγερινός" (Esce la stella dell'alba sopra Larissa) ascoltabile qui nella interpretazione di Rozita Serrano. La canzone ebbe un successo imprevedibile, nonostante la strana lingua in cui la Vembo la cantava. Sopraggiunta la guerra, fu facile adattarla alla nuova situazione, e servì egregiamente a mostrare l'avversione anche di questi Greci emarginati per l'Italiano invasore. Interessante questo sviluppo per cui un canto locale diventò patrimonio nazionale.
la cantava anche a me mia madre, che aveva perduto suo padre in quella immane tragedia che fu seconda guerra mondiale, quando ero bambino e identificavo mio nonno, che non ho mai conosciuto, nel capitano della canzone. Ancora oggi mi commuovo nell'ascoltarla.