Bello il lavoro che state facendo. Approfitto che è ancora in corso, perché come al solito, mi è sfuggito qualcosa.
Mando tutta la trad. della VII canzone (Andypas), dove non ho rilevato che un verso non era ripetuto, ma è differente.
Grazie a te per l'ennesima volta, Gian Piero; le tue pagine meritano davvero il trattamento più accurato. Anche per questo motivo, vorrei un po' "venturizzarti" per l'ennesima volta, pregandoti: a) di non mettere gli accenti sui nomi traslitterati; b) di riportare ogni altra parola greca (compresi i titoli delle canzoni) nel suo alfabeto originale. So di essere piuttosto "talebano" in questo, ma del resto è qualche annetto (facciamo un tremila, più o meno) che il greco si scrive con l'alfabeto greco. E chi non lo sa leggere, lo impara. E lo dico nella maniera più crudele possibile; però mi da un fastidio quasi fisico vedere il greco traslitterato (del "Greeklish" non parlo neanche, impiccherei volentieri chi lo ha inventato). Scusami per l'ennesima "tirata" ma rimettere una tua pagina è assai impegnativo :-PP (e grazie ancora).
NB Per una mia squisita contraddizione, invece adoro vedere i nomi in alfabeto latino traslitterati in greco :-PP
Eh, Riccardo...Io in Grecia ci andavo con la Ventouris Ferries, dopo molti anni di Magistrala iugoslava, e ora, vedi un po', ci torno con i ferri di Venturi. Obbedisco, naturalmente, per quanto riguarda le traslitterazioni. Obbedisco come un bravo soldato, solo perché il mio generale è come Garibaldi, e combatte davanti a me, e assai meglio di me, e mangia la mia stessa sbobba, e dorme sulla nuda terra guardando le stelle. E mi fa delle pagine sontuose, di cui i Greci non devono essersi ancora accorti, perché un'antologia della canzone civile greca come quella che ha preso corpo qui non devono avercela da nessuna parte, altrimenti anche noi vi saremmo capitati. Vedi, io tendo a traslitterare: un po' - lo ammetto - per pigrizia, perché, se passare all'alfabeto greco per me è elementare, una volta che le parole sono scritte, me le devo ripassare tutte per posare gli accenti, e non mi diverto;... (continua)
Riccardo Venturi, complimenti! Davvero un buon lavoro. Vorrei suggerire una cosa- "babo" vuol dire babbo (padre). Saluti! Maja Dj.
Maja Dj. 29/11/2011 - 16:50
Hvala Maja, davvero di cuore! L'unica cosa è che "babo" in questa canzone...non lo vedo! :-) Comunque è incredibile questa quasi-corrispondenza tra il serbo e il toscano...
Riccardo, non ho parole, hai fatto una traduzione splendida, che restituisce mirabilmente l'ermetismo irriducibile dell'originale.
La prima strofa poi, è assolutamente geniale...
La Libertà "Ursina" mi fa pensare a una forza primordiale e incoercibile, qualcosa che si cerca sempre di incatenare, ma che sempre trova il modo di spezzare le catene ("porque siempre los pueblos saben romper sus cadenas" recita una poesia di Idea Vilariño, musicata da Los Olimareños, che posterò appena mi sarà possibile)
Maria Cristina 28/11/2011 - 16:57
Cristina, ti ringrazio davvero tanto ma ti risponderò alla Patricio Manns: diciamo che sopra 'sta pagina ci son diventato tutto grullo, o forse grullo lo sono parecchio già di mio :-)
Beh, diciamo che mantenere una certa dose di ringrullimento forse non fa neanche male, per dare la "versione seria". Ci sono ad esempio altre cose che mi vengono a mente; ma, prima di tutto, devo dirti che hai ragione sulla "Libertà ursina", hai saputo esprimere benissimo quel che mi era vagato per la testa. Il bello è che, ad esempio con questa cosa, stiamo accettando pienamente il gioco di Manns; stiamo a ragionare esattamente su una nostra visione, su una nostra interpretazione libera. Ma, forse, fa parte proprio dell'anelito di Libertà che è espresso da queste parole: è il meraviglioso paradosso dell'ermetismo. L'ermetismo, mentre sembra chiudere, al contrario apre infinitamente (e l'Apertura è sorella di Libertà; non a caso l'ottusità predilige l'univoco, il "monosenso" che arriva all'imposizione forzata e predeterminata del significato).
Un'altra cosa che vorrei far notare è l'impareggiabile... (continua)
Ancora a proposito di Osuna una cosa curiosa quanto interessante. Il nome latino della cittadina spagnola era infatti Urso. Fondata nel 43 a.C. da Marco Antonio, trovò il suo atto di costituzione nella cosiddetta Lex Ursoniensis; ancora adesso, gli abitanti di Osuna sono detti Ursaoneses. Il legame tra Osuna e l'orso, insomma, esiste precisamente.
Liberare e liberarsi come spogliarsi, rinunciare, non trattenere, perdere. La libertà, nostra e altrui, non è priva di dolore.
(Stamani mi sono svegliata triste...)
Il conflitto globale permanente
di Rachele Cinarelli da Carmilla
PJ Harvey ha pubblicato il suo primo album nel 1992. In questi vent’anni di carriera, la critica rock ha voluto affibbiarle l'etichetta di rockeuse maledetta dai connotati fortemente eroticizzati, un giudizio che ha anche accompagnato l'interpretazione dei suoi testi. L'inglese Polly Jean ha sempre giocato vari ruoli: prima la ragazza dimessa di Dry, poi la diva conturbante con il volto talmente truccato da sembrare la maschera sciolta di Maria Callas di To Bring You My Love, poi la trentenne cool col vestito giusto nel posto giusto (Is This Desire, Stories from the City, Stories from the Sea), il tutto a volte prestando il fianco alla categorizzazioni, flirtando con i giornali di moda, e a volte togliendosi le etichette di dosso (ad esempio, definendo il paragone ricorrente con Patti Smith “giornalismo pigro”). Infine, negli... (continua)
Ti sei accorto Gian Piero che la tua traduzione e la tua interpretazione di λιόστρα sono riportate sul video YouTube greco? :-)
Riccardo Venturi 29/11/2011 - 01:19
Ne sono contento: significa che questo sito ha anche visitatori greci. Significa anche che la parola λιόστρα non ha fatto ammattire solamente me, ma è misteriosa anche per gli indigeni. Io non so di quali lessici si servisse Nikos Gatsos. So, grazie a una nota all'edizione delle sue canzoni curata da Agathì Dimitrouka, che Gatsos rispettava l'ortografia monotonica della ΝΓΔ (Neoellinikì Grammatikì tis Dimotikìs, ed. 1941), ma che si riservava personali eccezioni in base a proprie considerazioni sulle etimologie, oltre che alle inevitabili licenze poetiche: posso dedurne che la stessa libertà si sia talora consentito anche in rapporto al lessico.
E' un po' che non mando niente al sito, ma sto per "licenziare" un contributo interessante. Forse già domani qualcuno degli admin (chi?) avrà da "lavorare".
Effettivamente in tutti i (pochi) siti dove questo canto viene riportato, lo si definisce "sardo"; ma il linguaggio in cui è scritto mi sembra lontano dal sardo. Casomai in gallurese, ma aspetto notizie più precise.
Quella canzone è del 1936...il "capitano" italiano di quegli anni non aveva tempo da sprecare nelle operazioni di salvataggio, era troppo impegnato a profumare di gas nervini le terre d'Abissinia e di Etiopia. Se avesse visto una "faccetta nera" in mare l'avrebbe salutata alla romana...altro che salvarla.