"Il 27 inteso come tram è già passato". Sapranno sbrogliarsela con questa di Dario Fo nos amis les Français ?
Gian Piero Testa 22/3/2010 - 22:48
Sì però i'tterminùs del trentacinque non è a San Donnino. Continua fino a San Piero a Ponti e forse anche un po' più in là (eh sì, anch'io c'ho abitato da quelle parti).
Ok, Lorenzo, ma il capolinea "storico" del 35 è a San Donnino. Ma tu se' troppo giovane pe' rihordàttene, eppoi ormai 'e tu se' sguizzero ghghghgh :-))) L'estensione fino a San Piero a Ponti è recente, oppure sarà un "35A" o roba del genere...ma io mi ricordo che, da ragazzino, pigliare il 35 fino a San Donnino equivaleva a spingersi dove "Hic sunt leones"... E comunque la foto che ho allegato alla traduzione di Marco Valdo M.I. è del 2009, quella è inequivocabilmente la piazza di San Donnino e sul cartello c'è scritto "Capolinea"...fai un po' téne!
Capisco e rispetto la storia (gloriosa) del trentacinque. Comunque nel popolo ricordo anche momenti di autentica apertura e tolleranza verso i "cinciullài"... tipo la signora dell'alimentari che diceva "in fondo i cinesi 'e son cristiani anche loro!"
Anche a Milano c'erano già da un pezzo i Cinesi, quando io facevo l'Università (primi anni Sessanta). Nessun dubbio che fossero buoni "cristiani", nell'accezione generica della parola, cioè l'antonomasia di "esseri umani". Gentilissimi venditori di valigie e di "clavatte". Se parlavi dei Cinesi con un Cinese, ti diceva orgoglioso: "Glande popolo, glande lazza", dove "glande" stava per "grande", perché è proprio vero che parlavano così. Erano già citati, prima della guerra, nella famosa canzone della "Balilla": " e el Cines, cincincikofel, l'ha mangià anca el cofen...". Anche allora stavano in via Paolo Sarpi. Adesso sono tutti nuovi; e i Milanesi non li capiscono più e non li sentono più una "cosa" loro, come allora.
Fanno gruppo a sé, di loro si racconta ogni genere di leggenda: che non ne muore mai uno, che ti fanno mangiare il nonno cucinato a bocconcini con i germogli (in scatola)... (continua)
Chanson italienne – Il siluramento dello Sgarallino – Mago Chiò – 1943
Le 22 septembre 1943, le vapeur Andrea Sgarallino (lancé sous le nom d'un héros livournais des événements de 1848 et de l'expédition garibaldienne des Mille, dont parle Luciano Bianciardi dans ses romans historiques) a levé l'ancre de Piombino à destination de Portoferraio, mais il n'y accostera jamais.
Après une période durant laquelle il avait été adapté au service militaire , adoptant outre un armement, la tenue caractéristique des forces navales, le 20 septembre le Sgarallino reprend du service civil pour permettre le retour à l'Elbe des désormais ex-militaires, des habitants et pour l'approvisionnement alimentaire.
À 9 h 30, le Sgarallino est à proximité du port de Portoferraio, les maisons sont distinctement visibles, mais plus encore la livrée militaire du navire qui apparaît dans le périscope du sous-marin... (continua)