Quanto a "gramarie", che è un derivato dall'anglonormanno gramere, vale a dire la "grammatica" (francese grammaire), si tratta della denominazione comune medievale dell'arte magica, denominazione condivisa con lo studio delle forme della lingua per eccellenza, vale a dire il latino. In entrambi i casi il termine è da intendere alla lettera, cioè come "insegnamento". Ad ogni modo, nella balladry angloscozzese, quando si va a "imparare la grammatica" (to learn the grammaree) si va invariabilmente a apprendere la magia. Lo si vede anche dalla denominazione del "libro di arte magica", francese grimoire, italiano grimorio, che è pure un derivato di gramere. La "grammatica" potrebbe essere intesa come "magia della lingua", mi è sempre frullata in testa questa cosa...sperando che queste considerazioni possano essere utili a Cattia nella sua analisi del King Orfeo che attendo con ansia ricordando quanto mi fece ingrullire la traduzione a suo tempo...
Riccardo Venturi 10/4/2020 - 19:55
in piemonte si dice "fisica" per indicare le arti magiche o la capacità di incantare (proprio come "a me gli occhi")
Cattia Salto 10/4/2020 - 20:01
Cattia Salto 10/4/2020 - 20:43
Ecco la mia nota in merito alle tre melodie suonate da Re Orfeo:
la lira d'Orfeo è diventata l'arpa del Druido/Bardo (cf); sono evidentemente le tre modalità con cui si distingue un arpista secondo i celti irlandesi: la melodia per commuovere, la melodia per rallegrare e la melodia per addormentare. Come nel racconto sulle imprese del Dagda Mor (cf)
Sotto questa luce vien da tradurre "reel" non come la scatenata melodia da danza tipicamente irlandese (che in Scozia però diventa una Strathspey, una sorta di valzer lento ) quanto piuttosto una più generica melodia, aria capace di stendere un sonno magico sul pubblico. Orfeo con la sua lira rendeva mansuete le belve feroci e così la melodia di Re Orfeo placa -guarisce un cuore malato.
Tuttavia si tenga presente che la sovrapposizione del canto del sonno con una danza sfrenata in 4/4 possa essere stata associata alla diffusa credenza popolare... (continua)
la lira d'Orfeo è diventata l'arpa del Druido/Bardo (cf); sono evidentemente le tre modalità con cui si distingue un arpista secondo i celti irlandesi: la melodia per commuovere, la melodia per rallegrare e la melodia per addormentare. Come nel racconto sulle imprese del Dagda Mor (cf)
Sotto questa luce vien da tradurre "reel" non come la scatenata melodia da danza tipicamente irlandese (che in Scozia però diventa una Strathspey, una sorta di valzer lento ) quanto piuttosto una più generica melodia, aria capace di stendere un sonno magico sul pubblico. Orfeo con la sua lira rendeva mansuete le belve feroci e così la melodia di Re Orfeo placa -guarisce un cuore malato.
Tuttavia si tenga presente che la sovrapposizione del canto del sonno con una danza sfrenata in 4/4 possa essere stata associata alla diffusa credenza popolare... (continua)
Cattia Salto 11/4/2020 - 10:33
Dopo un paio di settimane immersa nella ballata e nel Sir Orfeo -un'immersione benefica che mi ha portato fuori dal presente- ho suddiviso la materia in 5 parti e completato (per il momento almeno) l'analisi e i confronti. Non posso che augurare una buona lettura (e un buon ascolto) a R.V. pronta ad accogliere ogni sua osservazione.
Ho anche espresso in un italiano più fluido le prime bozze. [Quando mi rileggo a volte mi chiedo: ma che cosa volevi dire?]
Purtroppo non ho approfondito il tema sul versante scandinavo limitata dall'incomprensione della lingua e dalla scarsità delle traduzioni.
Ho anche espresso in un italiano più fluido le prime bozze. [Quando mi rileggo a volte mi chiedo: ma che cosa volevi dire?]
Purtroppo non ho approfondito il tema sul versante scandinavo limitata dall'incomprensione della lingua e dalla scarsità delle traduzioni.
King Orfeo/Der lived a king inta da aste | TERRE CELTICHE
Nel Sir Orfeo , ambientato nella Britannia Medievale, sia in forma di romance che di ballata, trionfa la forza dell’amore (e la fedeltà)Il
Cattia Salto 12/4/2020 - 17:22
Sto leggendo, Cattia...ma per il versante scandinavo ti posso dare una manetta. Magari mi metto a tradurre una versione di Harpens kraft, pensi ti potrebbe essere utile...? Fammi sapere a giro di commento!
Riccardo Venturi 12/4/2020 - 18:17
Ne sarei ben contenta Riccardo, la mia conoscenza del folklore scandinavo e di quello norreno in particolare (per non parlare dell'Islanda) è ben più limitata rispetto al celtico, confesso che è stata la serie televisiva I Vichinghi a spingermi a cercare testi e canti di quella cultura "Lochlanach", quei suoni incomprensibili, aspri che richiamano il canto dello sciamano e hanno il sapore del ghiaccio e del vento.
Dovrei ricominciare un'altra vita per conoscerli meglio.
Dovrei ricominciare un'altra vita per conoscerli meglio.
Cattia Salto 12/4/2020 - 19:33
Io invece, a rigore e propriamente dicendo, sono proprio uno scandinavista e puoi immaginare quanto piacere mi faccia darti una mano sul côté scandinavo per la pagina sul King Orfeo. Ti confesso che ho già iniziato a tradurre la versione classica danese di Harpens Kraft, che poi è quella che il Grundtvig comunicò direttamente al Child. Tra le altre cose fu pubblicata nel volume, curato dal Grundtvig, intitolato Danmarks Folkeviser i Udvalg "Selezione di ballate popolari di Danimarca", che fu pubblicato nel 1882 (vale a dire lo stesso anno in cui iniziò la pubblicazione dei cinque volumi delle Child Ballads). Farò un'introduzione; poi passo alla versione norvegese e a quella svedese. Segui questa pagina, Cattia, e attingi a profusione. A pensarci bene, serve parecchio anche a me ributtarmi nelle "mie cose", sono un antidoto al virus della mente.
Riccardo Venturi 12/4/2020 - 20:21
HARPENS KRAFT: La versione danese / Danish version
In quanto ballata per la quale il Child sosteneva la derivazione comune, assieme a King Orfeo, dal romanzo medievale Sir Orfeo (sulla scorta di quanto affermato da Sophus Bugge in un numero dell'Arkiv for nordisk filologi del 1891; e, per un antico filologo germanico, sentir rinominare Sophus Bugge riporta alla gioventù...), una sua traduzione analitica e annotata potrà senz'altro servire per una pagina come quella che Cattia Salto ha voluto costruire sul King Orfeo. Eccola qui, in primis nella sua classica versione danese che Svend Grundtvig inserì nelle sue Danmarks Folkeviser i Udvalg “Selezione di ballate popolari di Danimarca” del 1882, lo stesso anno in cui iniziò la pubblicazione dei cinque volumi delle English and Scottish Popular Ballads di Francis James Child. Non è certamente un caso: durante tutta la redazione del suo monumentale... (continua)
In quanto ballata per la quale il Child sosteneva la derivazione comune, assieme a King Orfeo, dal romanzo medievale Sir Orfeo (sulla scorta di quanto affermato da Sophus Bugge in un numero dell'Arkiv for nordisk filologi del 1891; e, per un antico filologo germanico, sentir rinominare Sophus Bugge riporta alla gioventù...), una sua traduzione analitica e annotata potrà senz'altro servire per una pagina come quella che Cattia Salto ha voluto costruire sul King Orfeo. Eccola qui, in primis nella sua classica versione danese che Svend Grundtvig inserì nelle sue Danmarks Folkeviser i Udvalg “Selezione di ballate popolari di Danimarca” del 1882, lo stesso anno in cui iniziò la pubblicazione dei cinque volumi delle English and Scottish Popular Ballads di Francis James Child. Non è certamente un caso: durante tutta la redazione del suo monumentale... (continua)
Harpens Kraft
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 12/4/2020 - 22:37
HARPENS KRAFT: Traduzione italiana
Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös 12-04-2020 22:42
Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös 12-04-2020 22:42
Il potere dell'arpa
(continua)
(continua)
Grazie Riccardo la traduzione mi ha chiarito molti passaggi irrisolti nella mia traduzione della versione scozzese, attendo con bramosia le tue prossime traduzioni
Cattia Salto 13/4/2020 - 01:51
Attacco stamani la versione norvegese, o meglio, in un non precisato dialetto norvegese (probabilmente occidentale). Sarà interessante, te lo anticipo, quella islandese: l'unica che ha tutt'altro che un "happy end". Ma, forse, cadere in un fiume islandese non avrebbe dato molte speranze nemmeno con l'arpa magica...
PS. Ti consiglio di dare sempre un'occhiata anche alle traduzioni che ho già fatto, perché sono solito rimuginarci sopra di continuo e modificarne alcuni particolari. Alla versione danese ho aggiunto un po' di iconografia e il video di una versione cantata (dai Myrkur, il gruppo danese della brava Amalie Bruun, che però ha un nome islandese: "Tenebre"); ma per queste cose tu sei molto più brava di me. Io sono un filologaccio gnudo e crudo :-)
PS. Ti consiglio di dare sempre un'occhiata anche alle traduzioni che ho già fatto, perché sono solito rimuginarci sopra di continuo e modificarne alcuni particolari. Alla versione danese ho aggiunto un po' di iconografia e il video di una versione cantata (dai Myrkur, il gruppo danese della brava Amalie Bruun, che però ha un nome islandese: "Tenebre"); ma per queste cose tu sei molto più brava di me. Io sono un filologaccio gnudo e crudo :-)
Riccardo Venturi 13/4/2020 - 08:49
VILLEMANN OG MAGNHILD: La versione norvegese / Norwegian version [1]
La versione norvegese della ballata è generalmente nota con il titolo di Villemann og Magnhild; nel catalogo NMB (Norske Mellomalderballadar “Ballate medievali norvegesi”) è la n° 26. Ne esistono qualcosa come un centinaio di versioni, alcune delle quali frammentarie e consistenti solo in poche strofe. Alcune varianti sono note con titoli diversi: nella raccolta di Leiv Heggstad la ballata si chiama Harpespelet tvingar nykken “Il suono dell'arpa cattura l'orco”, mentre nell'antologia del Landstad ne esistono due versioni intitolate rispettivamente Gaute og Magnhild e Guðmund og Signelita (Signelita = “Piccola Benedetta”). Nel 1920, Knut Liestøl e Moltke Moe, collazionando le varie versioni (un'opera veramente certosina) ricostruirono un testo completo di 32 strofe che corrisponde in modo quasi totale alla Harpens Kraft... (continua)
La versione norvegese della ballata è generalmente nota con il titolo di Villemann og Magnhild; nel catalogo NMB (Norske Mellomalderballadar “Ballate medievali norvegesi”) è la n° 26. Ne esistono qualcosa come un centinaio di versioni, alcune delle quali frammentarie e consistenti solo in poche strofe. Alcune varianti sono note con titoli diversi: nella raccolta di Leiv Heggstad la ballata si chiama Harpespelet tvingar nykken “Il suono dell'arpa cattura l'orco”, mentre nell'antologia del Landstad ne esistono due versioni intitolate rispettivamente Gaute og Magnhild e Guðmund og Signelita (Signelita = “Piccola Benedetta”). Nel 1920, Knut Liestøl e Moltke Moe, collazionando le varie versioni (un'opera veramente certosina) ricostruirono un testo completo di 32 strofe che corrisponde in modo quasi totale alla Harpens Kraft... (continua)
Villemann og Magnhild
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 13/4/2020 - 12:27
VILLEMANN OG MAGNHILD: Traduzione italiana [1]
Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös: Riccardo Venturi, 13-04-2020 12:33
Ancora i Myrkur e Amalie Bruun alle prese con una versione norvegese
Italian translation / Traduction italienne / Italiankielinen käännös: Riccardo Venturi, 13-04-2020 12:33
Ancora i Myrkur e Amalie Bruun alle prese con una versione norvegese
Villemann e Magnhild
(continua)
(continua)
Anch'io ritorno sulle traduzioni e proprio come te mi restano delle frasi in testa -a volte corredate dalla musica - come tormentone. Il bello del web, a differenza della parola stampata, e in particolare di un blog è il testo in fieri come una bozza in corso d'opera, pronta a correzioni, digressioni, nuove prospettive.
Cattia Salto 13/4/2020 - 13:40
Così ho scritto una nota 10 bis al tuo HARPENS KRAFT: La versione danese
sarebbe interessante indagare quale sia stata la forma dell'arpa nel periodo della ballata -il nome nel medioevo era piuttosto generico e poteva indicare tutta una serie di strumenti anche dissimili tra loro (cf). Che questo verso sia antico ci viene dalla tecnica con cui l'arpa è suonata: la mano destra. Se si fosse trattato di un'arpa triangolare (chiamiamola per comodità arpa bardica) è descritta una tecnica invertita rispetto al modo moderno di suonare l'arpa. Potrebbe però trattarsi di una lyra bardica oppure di una lyra ad arco (crotta o rotta germanica) che gli studiosi sono incerti se ritenere totalmente autoctona all'area scandinava; la lyra ad arco compare verso il II° sec e si presenta in una forma analoga a quella attuale intorno al VII sec. Si suona con un archetto tenuto con la mano destra
sarebbe interessante indagare quale sia stata la forma dell'arpa nel periodo della ballata -il nome nel medioevo era piuttosto generico e poteva indicare tutta una serie di strumenti anche dissimili tra loro (cf). Che questo verso sia antico ci viene dalla tecnica con cui l'arpa è suonata: la mano destra. Se si fosse trattato di un'arpa triangolare (chiamiamola per comodità arpa bardica) è descritta una tecnica invertita rispetto al modo moderno di suonare l'arpa. Potrebbe però trattarsi di una lyra bardica oppure di una lyra ad arco (crotta o rotta germanica) che gli studiosi sono incerti se ritenere totalmente autoctona all'area scandinava; la lyra ad arco compare verso il II° sec e si presenta in una forma analoga a quella attuale intorno al VII sec. Si suona con un archetto tenuto con la mano destra
Cattia Salto 13/4/2020 - 13:42
Meravilhar no·s devo pas las gens [Sirventesc de luy meseys lo qual fes al temps de la mortaudatz e de la mala carestia]
[1348]
Rialto
289.1a
Ricketts 2000. – Rialto 6.x.2004.
Ms.: R 141v.
Pochi giorni fa, è stata -non mi ricordo da chi- escogitata una burla assai simpatica: in pratica, sono stati composti e fatti circolare in rete dei versi attribuiti a un fantomatico poeta dell'antica Grecia, “Eracleonte da Gela”, che sembravano adattarsi talmente bene all'attuale situazione pandèmica e all' “Io resto a casa”, da aver avuto in breve tempo un successo folgorante ed essere stati persino citati dal governatore del Veneto, Luca Zaia, durante una conferenza stampa. In realtà i versi erano stati scritti, mi sembra, da un professionista siciliano o qualcosa del genere. Specifico tutto questo perché i versi che andrete a leggere, non abbiate alcun timore di fake news o burle, sono invece assolutamente autentici e certificati storicamente, tanto da essere inseriti nel RIALTO, il più importante e completo repertorio... (continua)
Rialto
289.1a
Ricketts 2000. – Rialto 6.x.2004.
Ms.: R 141v.
Pochi giorni fa, è stata -non mi ricordo da chi- escogitata una burla assai simpatica: in pratica, sono stati composti e fatti circolare in rete dei versi attribuiti a un fantomatico poeta dell'antica Grecia, “Eracleonte da Gela”, che sembravano adattarsi talmente bene all'attuale situazione pandèmica e all' “Io resto a casa”, da aver avuto in breve tempo un successo folgorante ed essere stati persino citati dal governatore del Veneto, Luca Zaia, durante una conferenza stampa. In realtà i versi erano stati scritti, mi sembra, da un professionista siciliano o qualcosa del genere. Specifico tutto questo perché i versi che andrete a leggere, non abbiate alcun timore di fake news o burle, sono invece assolutamente autentici e certificati storicamente, tanto da essere inseriti nel RIALTO, il più importante e completo repertorio... (continua)
Meravilhar no·s devo pas las gens
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 6/4/2020 - 23:27
Riccardo Venturi, 06-04-2020 23:30
MERAVIGLIAR NON SI DEBBON LE GENTI
(continua)
(continua)
Bessy Bell and Mary Gray
anonimo
[XVII sec. / 17th Century]
Child #201
Dal '600 scozzese e dalle Child Ballads direttamente al Canzoniere del Coronavirus: ecco qua una delle più brevi e folgoranti ballate britanniche, “Bessy Bell and Mary Gray”. La storia di due belle ragazze che pensavano di sfuggire alla pestilenza. In un primo momento avevo pensato di ampliare un po' l'introduzione che avevo fatto in tempi lontanissimi; poi mi son detto che l'ineludibile Cattia Salto, nelle sue Terre Celtiche, doveva averci pensato in una maniera ben migliore. Detto, fatto; ed ecco l'ennesimo “furto” che compio nei suoi confronti. Furto un po' contemperato dal fatto che, con un mezzo sorriso che, di questi tempi, è un bene prezioso, mi son visto integralmente riprodotta proprio la breve introduzione alla ballata che avevo fatto nello scorso millennio (ed anche la traduzione italiana). [RV]
Bessy Bell and Mary Gray
La ballata “Bessy... (continua)
Child #201
Dal '600 scozzese e dalle Child Ballads direttamente al Canzoniere del Coronavirus: ecco qua una delle più brevi e folgoranti ballate britanniche, “Bessy Bell and Mary Gray”. La storia di due belle ragazze che pensavano di sfuggire alla pestilenza. In un primo momento avevo pensato di ampliare un po' l'introduzione che avevo fatto in tempi lontanissimi; poi mi son detto che l'ineludibile Cattia Salto, nelle sue Terre Celtiche, doveva averci pensato in una maniera ben migliore. Detto, fatto; ed ecco l'ennesimo “furto” che compio nei suoi confronti. Furto un po' contemperato dal fatto che, con un mezzo sorriso che, di questi tempi, è un bene prezioso, mi son visto integralmente riprodotta proprio la breve introduzione alla ballata che avevo fatto nello scorso millennio (ed anche la traduzione italiana). [RV]
Bessy Bell and Mary Gray
La ballata “Bessy... (continua)
Versione 1 / 1st Version
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 4/4/2020 - 10:19
Riccardo Venturi, 25-9-1983
Jyll Skinner: "Questa versione è un'inquietante nenia" [Cattia Salto]
Recorded in the Dunmore Pineapple on a freezing cold night: 13 January 2011.
Jyll Skinner: "Questa versione è un'inquietante nenia" [Cattia Salto]
Recorded in the Dunmore Pineapple on a freezing cold night: 13 January 2011.
Una curiosità: andando a rivedere tra i fogliacci e i quadernacci dello “scatolone delle ballate” di quarant'anni fa, mi sono accorto che la seguente traduzione è datata esattamente 25 settembre 1983: vale a dire il giorno in cui compivo vent'anni. La nota riportata è originale (ed è anch'essa riprodotta nella pagina di "Terre Celtiche").
BESSY BELL E MARY GRAY
(continua)
(continua)
2a versione / 2nd Version
John Cox, "Folk Songs of the South", 1925
"In questa versione collezionata in America è aggiunta una strofa (la terza) piuttosto oscura. Alcuni ritengono che sia migrata da un’altra ballata (senza tuttavia trovare un effettivo riscontro) ma il significato dei versi, un codice ben comprensibile ai contemporanei, a noi sfugge. Posso solo incidentalmente osservare come il verde sia considerato nelle ballate il colore dell’innocenza." - Cattia Salto (sue anche le note originali riportate).
John Cox, "Folk Songs of the South", 1925
"In questa versione collezionata in America è aggiunta una strofa (la terza) piuttosto oscura. Alcuni ritengono che sia migrata da un’altra ballata (senza tuttavia trovare un effettivo riscontro) ma il significato dei versi, un codice ben comprensibile ai contemporanei, a noi sfugge. Posso solo incidentalmente osservare come il verde sia considerato nelle ballate il colore dell’innocenza." - Cattia Salto (sue anche le note originali riportate).
BETSY BELL AND MARY GRAY
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi 4/4/2020 - 11:12
Riccardo Venturi, 04-04-2020 13:11
Nella sua pagina di Terre Celtiche, Cattia Salto riprende la mia traduzione italiana del 1983 aggiungendovi la sua traduzione della misteriosa III strofa. Ma la versione data dal Cox è, nelle strofe “canoniche”, comunque leggermente diversa da quella dello Sharpe e ho pensato quindi di rifarla “a modo mio”, proponendo una versione alternativa ritmica. Da notare comunque che la versione “americana” del Cox è molto strana testualmente: le tre strofe “canoniche” sono mantenute in scozzese, mentre la III strofa è in inglese.
Nella sua pagina di Terre Celtiche, Cattia Salto riprende la mia traduzione italiana del 1983 aggiungendovi la sua traduzione della misteriosa III strofa. Ma la versione data dal Cox è, nelle strofe “canoniche”, comunque leggermente diversa da quella dello Sharpe e ho pensato quindi di rifarla “a modo mio”, proponendo una versione alternativa ritmica. Da notare comunque che la versione “americana” del Cox è molto strana testualmente: le tre strofe “canoniche” sono mantenute in scozzese, mentre la III strofa è in inglese.
BESSY BELL E MARY GRAY
(continua)
(continua)
Riccardo sei un poeta! Visto che siamo in tema di contagi CLERK COLVILL CHILD # 42
La Morte Occultata nelle Ballate popolari: Scozia e America | TERRE CELTICHE
La versione scozzese e americana della ballata medievale sul tema della "Morte Occultata": Child ballad # 42 Clerck Colven e Child ballad # 85 George Collins
Cattia Salto 6/4/2020 - 11:06
Cumha Mhic Criomain
[1745-46]
La leggenda vuole che sia stata composta da Donald Ban MacCrimmon, suonatore di cornamusa ufficiale del clan MacLeod.
Una parte della tradizione attribuisce il testo alla sorella di lui.
Testo in gaelico trovato su Mudcat Café
Quella dei MacCrimmon di Borreraig, Dunvegan, Isola di Skye, è stata una delle più importanti dinastie di suonatori di cornamusa di Scozia. La loro scuola era la più rinomata delle Highlands.
L'ultimo piper della famiglia, in linea diretta, è stato Black John MacCrimmon, morto ultranoventenne nel 1822.
Donald "Il Biondo" – questo credo significhi Bàn – prese parte alla guerra tra i giacobiti di Bonnie Prince Charlie (Charles Edward Stuart) e la corona britannica (Giorgio II di Honnover).
Il clan MacLeod, cui i MacCrimmon erano legati, sosteneva gli inglesi.
Il 23 dicembre 1745, Donald Ban fu catturato dai giacobiti nel corso della battaglia di Inverurie.... (continua)
La leggenda vuole che sia stata composta da Donald Ban MacCrimmon, suonatore di cornamusa ufficiale del clan MacLeod.
Una parte della tradizione attribuisce il testo alla sorella di lui.
Testo in gaelico trovato su Mudcat Café
Quella dei MacCrimmon di Borreraig, Dunvegan, Isola di Skye, è stata una delle più importanti dinastie di suonatori di cornamusa di Scozia. La loro scuola era la più rinomata delle Highlands.
L'ultimo piper della famiglia, in linea diretta, è stato Black John MacCrimmon, morto ultranoventenne nel 1822.
Donald "Il Biondo" – questo credo significhi Bàn – prese parte alla guerra tra i giacobiti di Bonnie Prince Charlie (Charles Edward Stuart) e la corona britannica (Giorgio II di Honnover).
Il clan MacLeod, cui i MacCrimmon erano legati, sosteneva gli inglesi.
Il 23 dicembre 1745, Donald Ban fu catturato dai giacobiti nel corso della battaglia di Inverurie.... (continua)
Dh' aidh ceò nan stùc mu aodann Chuilinn,
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 5/4/2020 - 20:44
Inevitabilmente chiedo aiuto a Riccardo e a Cattia per sistemare questa pagina...
Grazie
Grazie
B.B. 5/4/2020 - 20:45
La versione scozzese di Jeannie Robertson (1955) nell'interpretazione di Dick Gaughan ("No More Forever", 1972)
Da Mudcat Cafè
MACCRIMMON'S LAMENT
(continua)
(continua)
inviata da B.B. 5/4/2020 - 20:45
Caro B.B. purtroppo io faccio i salti mortali per capire il gaelico, comparando le varie versioni in inglese che spesso non colgono la bellezza dell'originale, conoscevo il pezzo come air, grazie per la contestualizzazione
Cattia Salto 6/4/2020 - 02:32
Ecchime. Per prima cosa ho rimesso un po' a posto il testo originale dal punto di vista ortografico, visto che i benemeriti del Mudcat Café -bontà loro- hanno deciso di eliminare dal gaelico tutti gli accenti (che poi accenti non sono, ma che comunque sono segni che hanno valore distintivo). Mi sono servito sia di fonti alternative, come questa e questa, sia del Faclair Gaidhlig-Gubeurla le dealbhan di Edward Dwelly, Gairm Publications, Glasgow 1988, che ho qui in mano e che pesa parecchio (la prima edizione di tale grosso dizionario illustrato gaelico-inglese risale agli anni tra il 1901 e il 1911). C'è da dire che il testo riportato nella seconda fonte, intitolato semplicemente Tuireadh "Lamento", presenta delle varianti leggermente diverse. Da tenere presente che il gaelico scozzese ha avuto nel XX secolo, come il gaelico irlandese da cui deriva, una parziale riforma ortografica.
Per... (continua)
Per... (continua)
Riccardo Venturi 6/4/2020 - 03:28
Di questa storia - peraltro leggendaria - mi ha colpito molto il fatto che, pur nel corso di una guerra fratricida (tutte le guerre lo sono o lo diventano), la musica, ancora una volta, abbia superato e unito le opposte fazioni, quando i suonatori dell'esercito giacobita pretesero ed ottennero la liberazione di Donald Ban MacCrimmon, legato ad un clan "collaborazionista" con gli inglesi, per il solo fatto di essere il Maestro riconosciuto di tutti i pipers di Scozia...
B.B. 6/4/2020 - 08:55
The Twa Sisters, or The Cruel Sister
Anzi: la frase è contenuta nella canzone Riddles Wisely Expounded dalla quale è presa la melodia. In questa Child Ballad si descrive una prova d’intelligenza tra il diavolo e una saggia fanciulla concernente la risoluzione di una serie di indovinelli. Il reale significato della frase è oggetto di dibattito.
Flavio Poltronieri 5/4/2020 - 15:05
Lady Maisry
anonimo
Sto cercando di delineare un primo schema di massima sulla ballata di Lady Maisry, non che si sia altro da aggiungere alle note e ai commenti già riportati qui, ma ho trovato una versione che mi è molto piaciuta ad opera di due musicisti nonchè folkloristi scozzesi Lucy Pringle e Chris Wright, ma per quanto mi piaccia accento e dialetto scozzese non riesco a trascrivere il testo semplicemente dall'ascolto. Nel frattempo segnalo la versione
per chi avesse sotto mano altri riferimenti
per chi avesse sotto mano altri riferimenti
Cattia Salto 1/4/2020 - 09:41
Questa altra versione da parte di un grande interprete della musica antica, John Langstaff, inizia da metà ballata circa, l'amante mandato a chiamare arriva quando Maisry è già morta. Non sappiamo nulla dell'antefatto che ha portato alla morte della dama.
La versione viene da "One Hundred English Folksongs" riportata da Cecil J. Sharp (1916) che per l'appunto omette l'inizio della tresca, il rifiuto della dama di sposarsi con dei pretendenti scozzesi e la decisione della famiglia di mandarla al rogo.
La versione viene da "One Hundred English Folksongs" riportata da Cecil J. Sharp (1916) che per l'appunto omette l'inizio della tresca, il rifiuto della dama di sposarsi con dei pretendenti scozzesi e la decisione della famiglia di mandarla al rogo.
Cattia Salto 1/4/2020 - 19:30
Bonny Susie Cleland
Ovvero l'adattamento della ballata ambientata a Dundee, in cui la protagonista si chiama Susy, riportata da William Motherwell (Minstrelsy, Ancient and Modern 1827): la versione di Jean Redpath è diventata uno standard, la melodia del ritornello mi ricorda vagamente Loch Lomond.
In questa versione non si menziona nessun "fatto compiuto" (sesso) o "frutto del peccato" (figlio illegittimo) sembra più l'ostinata testardaggine di una figlia innamorata di uno straniero che non si vuol sottomette alla patria potestà. Nelle ballate tradizionali, è risaputo, il fin amor è considerata una malattia grave che porta morte e distruzione.
La ballata è una warning song che istruisce le bambine a non disubbidire ai genitori. Sebbene sia stata ipotizzata una relazione tra la Dama e la Stregoneria a mio avviso è un'ipotesi azzardata, forse memore della lettura liceale del libretto "Sante... (continua)
Ovvero l'adattamento della ballata ambientata a Dundee, in cui la protagonista si chiama Susy, riportata da William Motherwell (Minstrelsy, Ancient and Modern 1827): la versione di Jean Redpath è diventata uno standard, la melodia del ritornello mi ricorda vagamente Loch Lomond.
In questa versione non si menziona nessun "fatto compiuto" (sesso) o "frutto del peccato" (figlio illegittimo) sembra più l'ostinata testardaggine di una figlia innamorata di uno straniero che non si vuol sottomette alla patria potestà. Nelle ballate tradizionali, è risaputo, il fin amor è considerata una malattia grave che porta morte e distruzione.
La ballata è una warning song che istruisce le bambine a non disubbidire ai genitori. Sebbene sia stata ipotizzata una relazione tra la Dama e la Stregoneria a mio avviso è un'ipotesi azzardata, forse memore della lettura liceale del libretto "Sante... (continua)
There lived a lady in Scotland
(continua)
(continua)
inviata da Cattia Salto 1/4/2020 - 19:37
La fille aux chansons, ou Marion s'y promène [Isabeau s'y promène; Sur le bord de l'eau et alia]
Sur le borde de l'eau: La versione Cajun (Francese della Louisiana)
Sur le borde de l'eau: La version française de Louisiane (Cajun)
Sur le borde de l'eau: Louisiana French (Cajun) version
Sur Le Borde de L'Eau (On the Water's Edge) viene dalla versione francese (probabilmente originaria dalla Normandia) della ballata intitolata anche "Isabeau s'y promène" esportata in Canada e in Lousiana (massiccia presenza francese). Nella sua popolarità è diventata anche una canzone per bambini. La troviamo in due versioni melodiche, quella lirica è la più diffusa ed è per l'appunto quella ripresa dai Malicorne. Nella versione tradizionale la perdita della verginità della fanciulla viene simboleggiata dalla caduta in acqua del suo anello d'oro, il marinaio si tuffa per tre volte per ritrovare l'anello ma annega. [Cattia Salto]
Interpretata da / Performed by Shirley Collins (in Lodestar, 2016)
"Sur... (continua)
Sur le borde de l'eau: La version française de Louisiane (Cajun)
Sur le borde de l'eau: Louisiana French (Cajun) version
Sur Le Borde de L'Eau (On the Water's Edge) viene dalla versione francese (probabilmente originaria dalla Normandia) della ballata intitolata anche "Isabeau s'y promène" esportata in Canada e in Lousiana (massiccia presenza francese). Nella sua popolarità è diventata anche una canzone per bambini. La troviamo in due versioni melodiche, quella lirica è la più diffusa ed è per l'appunto quella ripresa dai Malicorne. Nella versione tradizionale la perdita della verginità della fanciulla viene simboleggiata dalla caduta in acqua del suo anello d'oro, il marinaio si tuffa per tre volte per ritrovare l'anello ma annega. [Cattia Salto]
Interpretata da / Performed by Shirley Collins (in Lodestar, 2016)
"Sur... (continua)
Un jour, je me promène, tout le long de mon jardin,
(continua)
(continua)
inviata da Cattia Salto + Flavio Poltronieri + RV 31/3/2020 - 22:05
Analizzando il commonplace "Fanciulla sulla Spiaggia" delle ballate tradizionali ho cercato versioni de "Il Corsaro" riportate già in Costantino Nigra nel suo "Canti popolari del Piemonte"
Nota anche come "O marinar de la marina", "Il Corsale" la ballata è più vicina alla versione amante demoniaco (al maschile) che non alla sirena predatrice, anche se a leggere bene con i dovuti raffronti troviamo alcune delle caratteristiche/varianti comuni alla ballata inglese "Fair Maiden on the Shore".
Nota anche come "O marinar de la marina", "Il Corsale" la ballata è più vicina alla versione amante demoniaco (al maschile) che non alla sirena predatrice, anche se a leggere bene con i dovuti raffronti troviamo alcune delle caratteristiche/varianti comuni alla ballata inglese "Fair Maiden on the Shore".
Cattia Salto 31/3/2020 - 22:07
Il corsaro (Nigra, Canti popolari del Piemonte #14)
"La ragazza sulla sponda del mare vuole imparare la canzone che i marinai stanno cantando (una sea shanty?) Appena salita a bordo la nave si allontana in alto mare e quando viene notte, il marinaio (presumibilmente il capitano) le salta addosso, ma lei preferisce la morte." [Cattia Salto]
All’impareggiabile Cattia Salto, nelle sue Terre Celtiche, non era certamente sfuggita la quasi perfetta identità tra le nostre ballate francesi e franco-canadesi con questa ballata piemontese riportata da Costantino Nigra (1828-1907) nel suo fondamentale Canti popolari del Piemonte, la cui prima edizione risale al 1888. “Dettata da una portinaja” a Torino, come avverte il Nigra in calce al testo, Il corsaro è sostituito nel testo “da un più rassicurante ‘marinaio della marina’: la fanciulla vuole andare per mare spinta dalla sete di avventura” (Cattia... (continua)
"La ragazza sulla sponda del mare vuole imparare la canzone che i marinai stanno cantando (una sea shanty?) Appena salita a bordo la nave si allontana in alto mare e quando viene notte, il marinaio (presumibilmente il capitano) le salta addosso, ma lei preferisce la morte." [Cattia Salto]
All’impareggiabile Cattia Salto, nelle sue Terre Celtiche, non era certamente sfuggita la quasi perfetta identità tra le nostre ballate francesi e franco-canadesi con questa ballata piemontese riportata da Costantino Nigra (1828-1907) nel suo fondamentale Canti popolari del Piemonte, la cui prima edizione risale al 1888. “Dettata da una portinaja” a Torino, come avverte il Nigra in calce al testo, Il corsaro è sostituito nel testo “da un più rassicurante ‘marinaio della marina’: la fanciulla vuole andare per mare spinta dalla sete di avventura” (Cattia... (continua)
"O marinar de la marina, [1] [2]
(continua)
(continua)
inviata da Cattia Salto 31/3/2020 - 22:09
Ho collegato tutti i fili nel post sul blog Terre Celtiche:
Marion (Isabeau) s'y promène, corsari e barcaioli | TERRE CELTICHE
Nelle "warning ballads" si ammoniscono le brave fanciulle di non mettersi grilli per il capo, di stare al loro posto (accanto al focolare a sfornare manicaretti e bambini) e di non avventurarsi in "ruoli maschili", altrimenti finiranno disonorate o stuprate o uccise. Meglio quindi la gabbia più o meno dorata che già si conosce che il volo libero. Così questa ballata francese (area occidentale) viene dai complainte medievali filtrati dalla trad
Cattia Salto 31/3/2020 - 22:11
Manca ancora un pezzetto a proposito di sea shanty: la Danae sempre sul tema
Cattia Salto 31/3/2020 - 22:14
Maid on the Shore
anonimo
ho collegato alcune versioni della stessa ballata iniziando dalla versione di A.L. Lloyd che canta The Maid on the Shore nell'album The Foggy Dew and Other Traditional English Love Songs (1956) e commenta "Così come la canzone è arrivata a noi, è la ballata di una ragazza troppo intelligente per un capitano di mare vizioso. Ma una versione della ballata come cantata in Irlanda suggerisce qualcosa di sinistro dietro al racconto scanzonato. Perchè la ragazza è una Sirena o una donna del Mare."
Per chi volesse approfondire
Per chi volesse approfondire
Fair Maid on the Shore | TERRE CELTICHE
Un filone fecondo della tradizione ballatistica europea che affonda le sue radici nel medioevo è quello cosiddetto della “fanciulla sulla spiaggia”; Nelle “warning ballads” si ammoniscono le brave fanciulle di non mettersi grilli per il capo, di stare al loro posto (accanto al focolare a sfornare manicaretti e bambini) e di non avventurarsi in “ruoli maschili”, altrimenti finiranno disonorate o stuprate o uccise. Meglio quind
Cattia Salto 31/3/2020 - 13:27
Giacomo Lubrano: Terremoto orribile accaduto in Napoli l'anno 1688
Riccardo Venturi, 20-03-2020 07:43
AN HORRIBLE EARTHQUAKE OCCURRED IN NAPLES IN THE YEAR 1688
(continua)
(continua)
20/3/2020 - 07:43
Caterina Bueno e Véronique Chalot: Donna Lombarda e L'empoisonneuse
L'ha cantata anche Sergio Endrigo con Mia Martini.
Si trova nell'Ep Ricordi del 1976 "Canzoni Venete"
Si trova nell'Ep Ricordi del 1976 "Canzoni Venete"
Mia Martini con S. Endrigo O dona lombarda
Altro brano tradizionale veneto frutto della collaborazione di Mimì con Sergio Endrigo.
Flavio Poltronieri 2/3/2020 - 17:02
Roll, Jordan, Roll
anonimo
[18° secolo]
Il testo originale di quest'inno fu scritto – certamente in un ottimo inglese – da qualche ministro di qualche chiesa cristiana inglese, forse il pastore metodista Charles Wesley, oppure il teologo puritano Isaac Watts, entrambi prolifici compositori di inni. Ma in questo caso la paternità del testo non è importante. Quello che importa è che inni come questo, subito noti anche oltre oceano, vennero prima imposti agli schiavi neri e poi da questi accolti, rielaborati e adattati alla loro realtà, alla loro sofferenza e al loro anelito di libertà.
In "Roll, Jordan, Roll" il protagonista è il Giordano, il fiume che non solo vide il battesimo di Gesù ma prima, nel VI secolo a. C., il ritorno in patria degli ebrei deportati a Babilonia da Nabucodonosor. Il fiume Giordano divenne quindi anche per gli schiavi afroamericani non solo un simbolo di santità e di purificazione ma anche... (continua)
Il testo originale di quest'inno fu scritto – certamente in un ottimo inglese – da qualche ministro di qualche chiesa cristiana inglese, forse il pastore metodista Charles Wesley, oppure il teologo puritano Isaac Watts, entrambi prolifici compositori di inni. Ma in questo caso la paternità del testo non è importante. Quello che importa è che inni come questo, subito noti anche oltre oceano, vennero prima imposti agli schiavi neri e poi da questi accolti, rielaborati e adattati alla loro realtà, alla loro sofferenza e al loro anelito di libertà.
In "Roll, Jordan, Roll" il protagonista è il Giordano, il fiume che non solo vide il battesimo di Gesù ma prima, nel VI secolo a. C., il ritorno in patria degli ebrei deportati a Babilonia da Nabucodonosor. Il fiume Giordano divenne quindi anche per gli schiavi afroamericani non solo un simbolo di santità e di purificazione ma anche... (continua)
My brudder sittin' on de tree of life
(continua)
(continua)
inviata da Bernart Bartleby 16/2/2020 - 16:20
La versione cantata nel film “12 Years a Slave”, diretto nel 2013 dal regista londinese Steve MacQueen, dove si racconta la storia di Solomon Northup, talentuoso violinista di colore, che nel 1841, da uomo libero che era, venne sequestrato e ridotto in schiavitù per 12 anni prima di riguadagnare la libertà.
ROLL, JORDAN, ROLL
(continua)
(continua)
inviata da B.B. 16/2/2020 - 16:21
Ο Διγενής
anonimo
Note. The following translation by the Στίχοι user Andreas Cretensis is included in a note to another English translation by the user Μιλτος Μπ (26-11-2005), who totally misunderstood the meaning of the Greek verses. "Συγγνώμη η αγγλική μετάφραση δεν αποδίδει το νόημα. Η συντακτική της αγγλικής δεν τόσο ευλύγιστη όπως στα ελληνικά. Ιδιαίτερα στο πρώτο στίχο έχετε κάνει τα ονομαστικά αιτιατικά και αντίθετα."
DIGENES
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" 7/2/2020 - 07:11
DIGÉNIS
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Venturi - Ελληνικό Τμήμα των ΑΠΤ "Gian Piero Testa" 7/2/2020 - 07:21
In galera li panettieri
Di populista non ci trovo proprio un bel nulla.
sergio falcone 2/2/2020 - 17:06
Malarazza [Lamento di un servo ad un Santo crocifisso]
PROPOSTA DI MODIFICA AL TESTO
di Alberto Musmeci
Nota: essendo un dialetto, e non una lingua, ho scritto in modo da approssimare la dizione siciliana, anche se letta da uno non siculo.
di Alberto Musmeci
Nota: essendo un dialetto, e non una lingua, ho scritto in modo da approssimare la dizione siciliana, anche se letta da uno non siculo.
MALARAZZA
(continua)
(continua)
inviata da Alberto Musmeci 14/1/2020 - 12:14
COMMENTO ALLA VERSIONE DI ALBERTO MUSMECI
Ho trovato per caso in rete “Malarazza” che, stranamente, non conoscevo, nonostante che, essendo nato nello stesso anno del Mimmo nazionale, il 1928, avessi seguito tutti i suoi successi; sono fantastici sia il testo, ricavato dalla “Raccolta di canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo, sia la musica di Modugno; Lionardo Vigo era un fililogo, letterato, patriota e poeta di Acireale, al quale è dedicata la piazza omonima col suo busto bronzeo; questa bella piazza, con giardino e chioschi, in centro città, è posta tra il palazzo Pennisi e il fianco della chiesa di S. Sebstiano. Anche la mia famiglia è originaria di Acireale, Jaci, come la chiamano gli acesi, (dalla denomminazione bizantina “Jachium”); mio padre era nato ad'Jaci.
(sulla vita di Vigo c'è tutto su Wikipedia. Per la struttura di governo della Sicilia pre unitaria vedi “La grande impresa”... (continua)
Ho trovato per caso in rete “Malarazza” che, stranamente, non conoscevo, nonostante che, essendo nato nello stesso anno del Mimmo nazionale, il 1928, avessi seguito tutti i suoi successi; sono fantastici sia il testo, ricavato dalla “Raccolta di canti popolari siciliani” di Lionardo Vigo, sia la musica di Modugno; Lionardo Vigo era un fililogo, letterato, patriota e poeta di Acireale, al quale è dedicata la piazza omonima col suo busto bronzeo; questa bella piazza, con giardino e chioschi, in centro città, è posta tra il palazzo Pennisi e il fianco della chiesa di S. Sebstiano. Anche la mia famiglia è originaria di Acireale, Jaci, come la chiamano gli acesi, (dalla denomminazione bizantina “Jachium”); mio padre era nato ad'Jaci.
(sulla vita di Vigo c'è tutto su Wikipedia. Per la struttura di governo della Sicilia pre unitaria vedi “La grande impresa”... (continua)
alberto musmeci 20/1/2020 - 12:12
Le roi Renaud [La mort du roi Renaud; Quand Renaud de guerre revint]
anonimo
Già questa finisce male ma conosco un'altra poesia dell'importante poeta rumeno ottocentesco Dimitrie Bolintineanu che ha un epilogo anche peggiore. Infatti la giovane sposa piange la partenza in guerra dell'amato e la madre del sovrano la consola dolcemente salvo poi, quando il figlio si ripresenta sconfitto e ferito, dapprima disconoscerlo per poi respingerlo in malo modo incontro alla morte affinchè almeno l'onore sia salvo:
Muma lui Ştefan cel Mare
I.
Pe o stâncă neagră, într-un vechi castel,
Unde cură-n poale un râu mititel,
Plânge şi suspină tânăra domniţă
Dulce şi suavă ca o garofiţă,
Căci în bătălie soţul ei dorit
A plecat cu oastea şi n-a mai venit.
Ochii săi albaştri ard în lăcrimele
Cum lucesc în rouă două viorele;
Buclele-i de aur cad pe albu-i sân;
Rozele şi crinii pe faţă-i se-ngân.
Însă doamna soacră lângă ea veghează
Şi cu dulci cuvinte o îmbărbătează.
II.
Un... (continua)
Muma lui Ştefan cel Mare
I.
Pe o stâncă neagră, într-un vechi castel,
Unde cură-n poale un râu mititel,
Plânge şi suspină tânăra domniţă
Dulce şi suavă ca o garofiţă,
Căci în bătălie soţul ei dorit
A plecat cu oastea şi n-a mai venit.
Ochii săi albaştri ard în lăcrimele
Cum lucesc în rouă două viorele;
Buclele-i de aur cad pe albu-i sân;
Rozele şi crinii pe faţă-i se-ngân.
Însă doamna soacră lângă ea veghează
Şi cu dulci cuvinte o îmbărbătează.
II.
Un... (continua)
Flavio Poltronieri 14/1/2020 - 17:57
Ho un curioso ricordo legato al poeta Dimitrie Bolintineanu. All'età di 14 anni, quando cominciai a imparare il romeno da una vecchissima grammatichetta trovata per caso nella biblioteca del liceo (Romeo Lovera: Grammatica della lingua romena, Manuali Hoepli, 1914), me lo ritrovai subito negli esercizi di traduzione; o meglio, nell'immancabile "piccola antologia di testi letterari" che si trovava in tutti quei manualetti dedicati all'apprendimento delle lingue straniere. Era una poesia dedicata a Venezia. Ho considerato e considero pressoché sacra quella grammatichetta: il romeno è stata la prima lingua un po' "particolare" che ho più o meno imparato, e cominciai proprio con quel libriccino. Le lingue sono il gioco (e il giocattolo) più bello del mondo: per questo devo aver cominciato da bambino piccolo. Rivedendo il nome di Dimitrie Bolintineanu, in un certo senso torno indietro di cinquant'anni... (continua)
Riccardo Venturi 14/1/2020 - 23:15
Bravo! A dire il vero il testo era originariamente trascritto su un foglio di carta, ha subito negli anni vari aggiustamenti sempre manuali da più d'uno e più o meno come quelle "tastiere in cui tutti mettono le mani, quelle ingiallite dal tempo, un po' scordate dall' ignoranza e dalla passione degli umani" per divenire quell'obrobrio...a questo punto riaggiusta anche la mia traduzione che avrà anche lei almeno 35 anni buoni....Bel tipo questo scrittore romeno (Bolintinul-din-Vale 1819 - Bucarest 1872).
Di cognome faceva Cosmad, ma assunse quello di Bolintineanu dal nome del villaggio dove era nato. Durante i moti rivoluzionarî valacchi del 1848, a cui prese parte, diresse il giornale Popolul suveran. Fu anche lui un traduttore, (per esempio de "I Miserabili") ed è stato Ministro dell'Istruzione pubblica sotto Cuza oltre che fondatore dell'università di Bucarest.
La madre di Stefan
... (continua)
Di cognome faceva Cosmad, ma assunse quello di Bolintineanu dal nome del villaggio dove era nato. Durante i moti rivoluzionarî valacchi del 1848, a cui prese parte, diresse il giornale Popolul suveran. Fu anche lui un traduttore, (per esempio de "I Miserabili") ed è stato Ministro dell'Istruzione pubblica sotto Cuza oltre che fondatore dell'università di Bucarest.
La madre di Stefan
... (continua)
Flavio Poltronieri 15/1/2020 - 10:11
Da dire anche che, in Romania, con l'ortografia della loro lingua si sono veramente "divertiti". Fino alla II metà del XIX secolo si scriveva con una forma modificata di alfabeto cirillico; quando passò all'alfabeto latino sotto la spinta della "riscoperta delle radici latine", in un primo momento fu preso a modello l'italiano (ancora oggi, comunque, in nessi "ce, ge / che ghe" si leggono esattamente come in italiano) per passare poi al modello francese. In poco più di 150 anni il romeno è passato attraverso cinque o sei riforme ortografiche: l'ultima è del 1993 che ha, in pratica, ripristinato l'ortografia del 1932 dopo le riforme effettuate durante il periodo della "repubblica popolare". Poi, come detto, c'è stato l'avvento di Internet che ha, in pratica, eliminato tutti i (tanti) diacritici. Per un non-romeno è diventato un puzzle, perché la cosa è passata anche al di fuori della Rete... (continua)
Riccardo Venturi 15/1/2020 - 10:34
Sto raccogliendo anch'io un po' di testimonianze in rete, sempre tenendo conto che io sono uno del millennio scorso, fatto di libri, polvere, studio e memoria. Conto di metterle quanto prima su questa pagina. In linea di massima, l'interscambio e la continuità culturale tra il Medioevo e le epoche successive sono il mio autentico "campo" specifico, che coltivo peraltro possibilmente con strumenti dell'epoca (libro, carta, penna e notte -unum digitum scribit, totum corpus laborat). Puoi quindi immaginare che cosa mi susciti questo canto, anche al di là delle sue tristi e disumane implicazioni storiche di un dato periodo. Periodo che è stato, va detto, anche il suo ultimo di vita reale: dopo la Shoah, come tutte le manifestazioni della cultura ebraica dell'Est europeo, esso è morto, trasmigrando nel "folklore", nelle colonne sonore di film, nella musealità, negli arrangiamenti "klezmer" di... (continua)
Riccardo Venturi 3/1/2020 - 20:03
Dirompente è la scena del "Il destino di un uomo" di Sergej Bondarčuk, nella quale la folla di prigionieri diretta verso un crematorio di un lager viene accompagnata dalla melodia di un celeberrimo tango "Tango milonga", composto da due ebrei polacchi, Jerzy Petersburski e Andrzej Włast nel 1929.
Oh, Donna Clara
Saluto tutte e due i Riccardi
Un abbraccio forte e grazie
Oh, Donna Clara
Saluto tutte e due i Riccardi
Un abbraccio forte e grazie
Krzysiek 3/1/2020 - 20:42
Su questa melodia (musicalmente è un valzer, mi pare) vengono cantati diversi testi in polacco.
Su YT ho trovato uno che risale a 1965 e di cui l'autore fu Zbigniew Stawecki. La canzone è stata cantata da Halina Kunicka e visto che le parole formano un racconto di una zingara che fa le carte per strada, il sito Tekstowo atribuisce erroneamente la musica alla cultura Rom ;-)
Su YT ho trovato uno che risale a 1965 e di cui l'autore fu Zbigniew Stawecki. La canzone è stata cantata da Halina Kunicka e visto che le parole formano un racconto di una zingara che fa le carte per strada, il sito Tekstowo atribuisce erroneamente la musica alla cultura Rom ;-)
CZUMBALALAJKA
(continua)
(continua)
inviata da Krzysiek 3/1/2020 - 21:42
Bałałajka - Kapela Wileńska (L'orchestra di Vilnius)
Un'altra versione tipo dancing lituano con testo in polacco ancora diverso.
Un'altra versione tipo dancing lituano con testo in polacco ancora diverso.
Krzysiek 3/1/2020 - 21:45
Colgo l'occasione per....restituire gli auguri di buon anno a Krzysiek (e a tutt* quant*), felice di ritrovarlo da queste parti. Mi scuso per non essere stato un...buon auguratore quest'anno del doppio 20; una buona quantità di virus vaganti e una camminata forzata notturna con 3 gradi sottozero mi hanno messo un po' fuori combattimento. Ma, del resto, son buoni tutti a far gli auguri il 31 dicembre; ve li faccio il 4 di gennaio alle 4 e mezza del mattino. Un abbraccio e un saluto.
Riccardo Venturi 4/1/2020 - 04:24
@ Riccardo Gullotta
Premessa: il sottoscritto è di una distrazione olimpica e di un'evanescenza cosmica. Capacissimo di posare un oggetto qualsiasi sul tavolo, e poi di cercarlo per mezz'ora perché si è dimenticato dove l'ha posato pur avendolo davanti agli occhi. Per rispondere alla tua domanda, dico questo perché mi potrebbe essere anche capitato di conoscere Andrea Buriani di persona in una delle mie peregrinazioni, magari pure di esserci presentati, e di non ricordarmene. Non lo faccio apposta, ho una strana testa attaccata al collo e, conoscendomi, metto sempre le mani avanti per evitare figure di merda che, del resto, non di rado non ho evitato affatto. Però, in linea di massima non mi sembra di aver mai incontrato di persona Andrea Buriani (ovviamente, ad un certo punto verrà fuori che abbiamo mangiato assieme la salama da sugo a Ferrara e che siamo lontani cugini). Però, sicuramente,... (continua)
Premessa: il sottoscritto è di una distrazione olimpica e di un'evanescenza cosmica. Capacissimo di posare un oggetto qualsiasi sul tavolo, e poi di cercarlo per mezz'ora perché si è dimenticato dove l'ha posato pur avendolo davanti agli occhi. Per rispondere alla tua domanda, dico questo perché mi potrebbe essere anche capitato di conoscere Andrea Buriani di persona in una delle mie peregrinazioni, magari pure di esserci presentati, e di non ricordarmene. Non lo faccio apposta, ho una strana testa attaccata al collo e, conoscendomi, metto sempre le mani avanti per evitare figure di merda che, del resto, non di rado non ho evitato affatto. Però, in linea di massima non mi sembra di aver mai incontrato di persona Andrea Buriani (ovviamente, ad un certo punto verrà fuori che abbiamo mangiato assieme la salama da sugo a Ferrara e che siamo lontani cugini). Però, sicuramente,... (continua)
Riccardo Venturi 4/1/2020 - 05:28
"Traducanzone" di Andrea Buriani / "Translasong" by Andrea Buriani / "Traduchanson" d'Andrea Buriani / Andrea Burianin "käännöslaulu"
Versione italiana con commento interessante che fa cenno ad un argomento ampiamente trattato da Riccardo Venturi. [1]:
TUMBALALAIKA
(continua)
(continua)
inviata da Riccardo Gullotta 4/1/2020 - 06:25
@ Krzysiek Wrona
Certo che è un valzer, Krzysiek. Lo è come la maggior parte della "musica klezmer", direi; nella canzone popolare (non solo russa, polacca e dell'Europa dell'Est, ma anche di altri paesi) la fanno da padroni il valzer, la polka e la mazurka. Solo noialtri ci abbiamo anche le tarantelle eccetera, gli scozzesi le gighe e i reels, e gli islandesi la vikivaki :-)
Certo che è un valzer, Krzysiek. Lo è come la maggior parte della "musica klezmer", direi; nella canzone popolare (non solo russa, polacca e dell'Europa dell'Est, ma anche di altri paesi) la fanno da padroni il valzer, la polka e la mazurka. Solo noialtri ci abbiamo anche le tarantelle eccetera, gli scozzesi le gighe e i reels, e gli islandesi la vikivaki :-)
Riccardo Venturi 4/1/2020 - 06:56
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- da göd gabber reel come già cantato da John Stickle e Kitty Anderson
R.V. traduce giustamente "allegro e ottimo reel"
gabber reel= Evidently a sprightly air
forma corrotta di gamari = boisterous merriment
- "gramarie"= Magic, witchcraft; a spell, a witch's power