[1995]
Da una ballata provenzale del XIV secolo, Bèla calha
Tirée d'une ballade occitane du 14ème siècle, Bèla calha
From a 14th century Occitan folk ballad, Bèla Calha
1300-luvun okitaniankielisesta kansanlaulusta, Bèla Calhasta
Arrangiamento / Arrangement / Arrangement / Järjestely: Dave Arneodo / Li Troubaires de Coumboscuro / Bruno Sorba
Interpreti / Interprètes / Performed by / Laulavat: Clareto Arneodo (Li Troubaires de Coumboscuro) / Fabrizio De André
Chitarra / Guitare / Guitar / Kitara: Franco Mussida
Album / Albumi: A toun souléi (Vinile: 1995; ristampa in CD: 2002)
L' “ultimo atto” della ristrutturazione totale della Sezione del sito dedicata a Fabrizio De André (e, in ultima analisi, anche della ristrutturazione parallela della “Sezione Bretone”: le due ristrutturazioni sono andate di pari passo negli ultimi mesi) è, come dire, premeditato. Il tutto doveva terminare... (continua)
Aou jardin de moun paire i ha tan béu pin, (continua)
Molto tempo fa, mi trovavo in Rouergue e ricordo che in molte occasioni (anche festose) mi sono imbattuto in una canzone tradizionale del luogo che veniva utilizzata sia come ninnananna per addormentare i bambini, sia come bourrée per la danza collettiva. Il titolo era "La Caille" (ovvero "La Quaglia") e sia il testo che alcune parti melodiche (tragicità dell'avvenimento a parte) richiamavano indubbiamente questo....
Caro Riccardo, io credo che sarebbe meglio sostituire (nell'intestazione iniziale) il vago "da una ballata provenzale del XIV secolo" e precisando che si tratta di "Bela Calha".
Il tema del cacciatore che uccide la sua amata è davvero molto comune nelle canzoni popolari del mondo intero. Le parole di questa in particolare richiamano sia una vecchia credenza secondo la quale il colpevole di ciò non può mai passare un fiume senza annegare (ecco perchè in questa occasione viene citato il Rodano, dato che la ballata è provenzale) sia quella indo-europea, molto più antica, che afferma che chi uccide colui che ama finisce poi per uccidere anche se stesso.
inviata da Riccardo Venturi (su imbeccata di Flavio Poltronieri) 24/8/2019 - 12:33
Nel contributo appena inserito è un po' strana la pronuncia (la parola blessat dovrebbe essere in realtà blessada')
e nel testo provenzale mancano gli accenti sulle parole:
Caro Flavio, prima di tutto grazie per l'...imbeccata che, come vedi, è stata pienamente recepita e accolta. Il testo di Bela calha l'ho ripreso da Paraulas en òc, e probabilmente lo riproduce così come è presentato nell'album dei Calabrun; ma è da tenere comunque presente che i Calabrun sono tedeschi, e magari qualche imprecisione c'è (avrai avuto modo di sentire il bretone pronunciato e cantato da dei gruppi russi, tanto per fare un paragone, visto che la musica tradizionale bretone sembra avere molto seguito nell'Impero dello Zar). Però c'è anche da dire che "blessada" al posto di "blessat" rompe la metrica passando da due a tre sillabe, e che di "licenze grammaticali" (e sintattiche) il canto popolare di tutti i paesi abbonda -a un esperto come te è inutile far presente, che so io, l'inglese delle folk ballads, spesso agghiacciante dal punto di vista della lingua corretta e letteraria;... (continua)
Il presente testo di Bela calha proviene da aigliere.com (come documento .doc scaricabile) ed è più vicino a quello cantato dai Troubaires de Coumboscuro e da Fabrizio De André. Permette, tra le altre cose, di dirimere un po' la questione del blessat / blessada' sollevata da Flavio Poltronieri e dal sottoscritto: la forma participiale accordata è senz'altro blessada (al femminile), ma apocopata in blessad' per evidenti questioni metriche (e si corregge ovunque in tale senso). Nella versione dei Calabrun si corregge anche un'impossibile “soyn” in “soun”, tenendo conto che l'ortografia del testo data anche da “Paraules en òc” è molto poco conseguente. Ma l'avvertimento è, comunque, che la grafia dei vari parlari occitani (e francoprovenzali) non è unitaria, e non usa quasi mai l'ortografia unificata etimologica moderna. Un'ultima nota sul fatto della strofa “Uno que fai la duèrmo... (continua)
Vai a dare un'occhiata qui, dove si tenta di dare una risposta alla questione "blessat / blessada' " con un'altra versione della ballata. Salud ha kenavo!
Nel canto popolare di ogni paese è comunissimo l'interscambio tra le ballate narrative propriamente dette e le canzoni destinate all'infanzia. Si tratta di un argomento assolutamente enorme, che riporta direttamente alla natura della “fiaba” e della narrazione; una questione troppo vasta che comunque merita un'accenno. La “versione infantile” di una ballata narrativa mantiene usualmente la struttura di fondo della ballata originale, ma diviene ovviamente una specie di filastrocca del tutto neutralizzata, come si può vedere bene in questo caso dove la “bela calha”, nell'originale un epiteto dato a una ragazza, diventa una vera e propria quaglia che fa le uova. Di converso, le “versioni infantili” trattengono spesso elementi rari nelle versioni narrative più comuni: qui, ad esempio, è presente un accenno alla strofa dell' “endormir” (si veda il testo dei Troubaires/De... (continua)
Caro Riccardino bello, chiedo solo: ma a qualcuno interesserà mai questo nostro colloquio? Quasi certo che, come in tutti gli antecedenti casi bretoni o altro, nessuno parteciperà al forum, sarebbe stato più opportuno farlo durante l'inverno davanti al crepitare del caminetto con le babbucce ai piedi e il vin brulé in mano?
Chiudo comunque i miei interventi
con estrema dignità
informando gli interessati inesistenti
di questa curiosità:
nel brano che mi hai invitato ad ascoltare si odono all'inizio dei soavi cinguettìi che in realtà sono prodotti da una specie di terralheta, ovvero un pentolino in terracotta riempito d'acqua e munito di un fischietto che serve per imitare il canto degli uccelli
Bèla calha 1 (Versione completa / Complete version / Version complète / Täydellinen versio)
Damase Arbaud, Chants populaires de la Provence, tome second, Aix-en-Provence, Makaire, 1864 (p. 103)
Come giustamente e opportunamente suggerito da Flavio Poltronieri, “Il tema del cacciatore che uccide la sua amata è davvero molto comune nelle canzoni popolari del mondo intero. Le parole di questa in particolare richiamano sia una vecchia credenza secondo la quale il colpevole di ciò non può mai passare un fiume senza annegare (ecco perchè in questa occasione viene citato il Rodano, dato che la ballata è provenzale) sia quella indo-europea, molto più antica, che afferma che chi uccide colui che ama finisce poi per uccidere anche se stesso.” Riporto per intero le parole di Flavio perché, anni e anni dopo, permettono di situare molto meglio questa ballata. A tale riguardo, continuando le mie ricerche,... (continua)
Ma noialtri, caro Flavio, siamo del tutto inattuali sia in inverno con le babbucce e il vin brûlé, sia in piena estate con l'acqua ghiacciata e lo sciroppo alla menta (rigorosamente senza zucchero, nel mio caso). Può darsi, chissà, che le nostre inattualità a base di quaglie, balestre, ancestrali usanze indoeuropee, terralhetas, impiccagioni, annegamenti nel Rodano e quant'altro, magari interessino più del tentativo di Zingaretti e Di Maio di fare il governo, o della Brexit. A pensarci bene, poi, Donald Trump infilzato da un bel colpo di balestra sbagliato mica sarebbe male! Salud!
[1988]
Dramma musicale di Sergio Arneodo
A musical drama by Sergio Arneodo
Drame musical de Sergio Arneodo
Sergio Arneodon musiikkidraama
Esecuzione dei brani musicali / Musical performance / Exécution musicale :
Li Troubaires de Coumboscuro / Società Corale Città di Cuneo / Lou Teatre Coumboscuro / Archi dell'Amadeus Orchestra
Jump Edizioni Musicali OC005, 1989
Nella vasta produzione teatrale di Sergio Arneodo, ci sono alcuni drammi pastorali che, pur richiamandosi a temi e ambientazioni usuali, si mantengono attuali, rigenerandosi proprio grazie al divenire del tempo. Tra queste c‘è senz’altro “Lou pan crousià”, un “concept” come si direbbe oggi, una tra le migliori intuizioni che il suo genio ci ha lasciato. È proprio questo testo, con le musiche che lo hanno accompagnato nel 1988, che il Teatre Coumboscuro e gli artisti che ruotano attorno ad esso, hanno scelto per ricordare... (continua)
"Forse non interesserà a nessuno (tranne che a Marco Sopegno, che d'altronde mi ha fornito l'album e i testi); ma, d'altronde, oggi è una giornata in cui il puzzo di morte va cacciato con qualcosa di vita, qualcosa qualsiasi.
Questi sono i testi di un album dei Troubaires de Coumboscuro, "Lou Pan Crousià", seguiti da una traduzione. Spero che piacciano a chi avrà voglia di leggerli."
Carissimo Gianfranco, sicuramente non mancherò. Ho avuto qualche giorno di incasinamenti vari (tra cui un attaccone di sciatica vagante, visto che è cominciato a sinistra e poi, come impone la moda attuale, si è buttato a destra). Il puzzo di morte, concordo, gode in compenso di ottima salute; ma non ci lasceremo sopraffare. Ti ringrazio, personalmente e a nome di tutto il sito, per avere inserito questa pagina che, ripeto, non mancherò certo di "rielaborare" un po' dato che mi riporta a tempi internetticamente molto antichi, epoche passate, connessioni a pagamento con la TUT e bollette astronomiche (nel 1998 me ne arrivò una bimestrale di tre milioni e duecentomila lire, se legge qualche "millennial" sappia come funzionava nella preistoria). Marco Sopegno, piemontese DOC, era uno dei vecchi amici di una congrega di scioperati che, all'epoca, davano vita a dei "Newsgroup Usenet" e a delle... (continua)
buongiorno Riccardo e grazie della risposta, in attesa di un tuo completo ristabilimento, vorrei provare ad anticipare qualche considerazione relativa alla vicenda narrata nell'album.
Dalle note del forum/blog che riporta:
[...] Vincent e' esistito sul serio, e la storia del disco e' sostanzialmente vera (chissà quante altre ce ne sono state, di simili).
La raccontava spesso il vecchissimo Vincent a quel bambino (...non andava ancora a scuola) che lo aiutava nella stalla durante la mungitura. Naturalmente il vecchio raccontava la sua storia in forma di favola, popolandola di spiriti e demoni che spingevano la valanga e il maestrale. I piccoli montanari della borgata lo ascoltavano, il vecchio Vincent, fissandolo con gli occhi sgranati.
Il bimbo che aiutava Vincent a "governare" le vacche era Sergio Arneodo.
Poi l'Arneodo inizio' a sua volta a raccontare la semplice storia di quel viaggio... (continua)
la ballerina bianca è il mio volatile totemico, perchè ne ho diverse con cui sono entrato ormai in confidenza e non scappano nemmeno più se mi avvicino, quando pascolano sul trifoglio all'inizio dell'estate.
Il suo nome comune è batticoda e non cutrettola, che comunque è un uccelletto della stessa famiglia...
Grazie all'intervento del B.rave B.irdWatcher è stata chiarito il problema annoso della ballerina, ed anche quale sia stato il ballo su citato, trattandosi della "farandole" ballo medioevale di corte poi scaduto a divertimento della gleba, vediamo qui un esempio:
https://youtu.be/8IoNy8l6AIA
vorrei infine tornare al discorso delle riunioni serali nelle stalle, di cui si ha qualche traccia nella letteratura, oltre che in qualche brandello del dna dello scrivente.
Leggiamo dal libro "Vento di Montagna", di Sergio Arneodo, pagina 69:
E' stato una sera, nella stalla di Montrin.
C'eravamo tutti e si stava un po' stretti e quasi rintanati negli angoli, piuttosto oscuri per via della lucerna che mandava un po' di luce, a sprazzi.
Così si stava al buio per forza o anche a bella posta, chi ci aveva piacere; ch'era una buona occasione per trovarsi vicini senza dar nell'occhio a nessuno.
Si... (continua)
[XII sec.]
Testo: Bertran de Born, Be.m platz lo gais temps de pascor, IV
Lyrics: Bertran de Born, Be.m platz lo gais temps de pascor, IV
Musica: Troubaires de Coumboscuro
Album: Lou pan crousià
Il brano è in realtà la IV strofa della poesia Be.m platz lo gais temps de pascor di Bertran de Born, barone e guerriero provenzale del XII secolo, nonché eccelso trovatore, che fu inserito da Dante nel canto XXVIII dell'Inferno come "seminatore di discordia". Il valore "antibellico" di questo brano promana esclusivamente dal contesto in cui è inserito nel bello e storico album "natalizio" dei Troubaires: la guerra che, nel delirio della tormenta, appare come miraggio a minacciare il povero protagonista, Vincenç, che vuole tornare a casa per Natale dove la giovane moglie ha dato alla luce un bambino.
Quando l'indimenticato Slowdog, al secolo Marco Sopegno (chissà se Google lo riporterà, nominandolo,... (continua)
[1972]
Versi di Sergio Arneodo, scrittore e poeta occitano
Musica di Alberto Garelli
Canzone che dà il titolo all’esordio del gruppo occitano della Valle Grana, Cuneo
Testo trovato sul portale dell'Associazione Chambra d'Òc.
Una canzone contro la cementificazione nelle valli alpine…
L'immagine dei Troubaires qui sopra è presa dal libretto dello splendido cd "A toun souléi" che non contiene la citata canzone che come scritto da Bernart è antecedentemente registrata unicamente nel loro primo 45 giri
“Nadalets” - Noëls de Notre-Dame des Doms, 1580-1610 / 1653-1656
Bibliothèque Municipale Ceccano d'Avignon, Mss. 4485, 1250, 1181
1925: Les noëls provençaux de Notre-Dame des Doms (1570-1610), 1-18
Si tratta di un'antica pagina (reca la data del 4 maggio 2006) nata da una serie di circostanze ancor più antiche e, per così dire, pittoresche (come è il caso di parecchie antiche pagine di questo sito). Poiché, in questi giorni, Gianfranco, nell'inserire l'intero album "Lou Pan Crousià" dei Troubaires de Coumboscuro ha causato l'interesse di B.B. che a sua volta è andato a scovare una mia vecchia conversazione telematica con Marco Sopegno “Slowdog”, antico amico perso disgraziatamente di vista, vi devo prima raccontare tutta una storia.
Ai tempi dei “newsgroups” e delle “mailing lists”, molto, molto prima della nascita di questo sito (siamo ancora negli ultimissimi anni del XX secolo, tra... (continua)
[tradizionale XV sec.]
Dall'album "La découverte ou l'ignorance" (1976).
Il testo della canzone è tratto dall'opera del poeta Jean Meschinot, "Les lunettes des princes", ove egli denuncia lo sfuttamento della miseria del popolo, le violenza, la disuguaglianza, l'ingiustizia e la corruzione dei grandi.
Nato a Nantes nel 1420, Meschinot fu Maître d'Hôtel del duca Francesco II e di sua figlia Anna. Morì nel 1491, anno del matrimonio forzato della giovane duchessa con Carlo VIII.
Una curiosità: la musica è tratta da un brano tradizionale occitano, Sòm fora de la misèro, che fa parte anche del repertorio dei Troubaires de Coumboscuro.
JE(H)AN MESCHINOT
d'après fr.wikipedia
Jean Meschinot (1420-1491) est un poète breton de langue française à la cour des ducs de Bretagne. Il est né aux Mortiers, environ 30 kilomètres au nord de Nantes, capitale du duché, et était issu de la petite noblesse.
Écuyer... (continua)
Vous qu'en main tenez tous votre peuple (continua)
Da una ballata provenzale del XIV secolo, Bèla calha
Tirée d'une ballade occitane du 14ème siècle, Bèla calha
From a 14th century Occitan folk ballad, Bèla Calha
1300-luvun okitaniankielisesta kansanlaulusta, Bèla Calhasta
Arrangiamento / Arrangement / Arrangement / Järjestely: Dave Arneodo / Li Troubaires de Coumboscuro / Bruno Sorba
Interpreti / Interprètes / Performed by / Laulavat: Clareto Arneodo (Li Troubaires de Coumboscuro) / Fabrizio De André
Chitarra / Guitare / Guitar / Kitara: Franco Mussida
Album / Albumi: A toun souléi (Vinile: 1995; ristampa in CD: 2002)
L' “ultimo atto” della ristrutturazione totale della Sezione del sito dedicata a Fabrizio De André (e, in ultima analisi, anche della ristrutturazione parallela della “Sezione Bretone”: le due ristrutturazioni sono andate di pari passo negli ultimi mesi) è, come dire, premeditato. Il tutto doveva terminare... (continua)