da Iettavuci (2013), album d'esordio di Francesca Incudine
Testo e musica di Mario Incudine
con il quartetto d'archi "Dammen Quartet" arrangiato da Antonio Putzu
Il testo è corretto ci è stato inviato dalla stessa Francesca Incudine che ringraziamo.
Mario Incudine, con la sensibilità che lo contraddistingue, ha scritto per te Mi mettu o suli, canzone che affronta la scottante e attuale tematica della violenza domestica sulle donne.
Misurarmi con una tematica come questa non è stato per niente facile, credo che si possa solo compartecipare ad un dolore così forte e tentare di raccontarlo con il giusto rispetto. Il fatto che il brano sia stato scritto da un uomo credo che faccia acquisire al testo maggior valore; è un canto di liberazione che racchiude un messaggio positivo, vuole essere da sprone per coloro che subiscono violenza, sia essa psicologica o fisica e alla fine la protagonista trova il coraggio di mettersi al sole e mostrare le ferite nascoste dietro gli occhiali.
Per Riccardo Gullotta: Francesca Incudine ci ha gentilmente inviato il testo corretto. Potresti rivedere la tua traduzione di conseguenza. In effetti varie cose ci erano sfuggite. Mi sembra una cosa dovuta a questa bella canzone in questa giornata contro la violenza sulle donne.
NdT: Il testo è stato debitamente revisionato. Una precisazione accessoria: in realtà non tutto era sfuggito, alcuni passaggi erano stati resi liberamente per rendere scorrevole la lettura in italiano. In pochi punti ho ritenuto opportuno confermare la traduzione precedente ad evitare un italiano alquanto abborracciato.
Seguono alcune note a mo' d'esempio.
Non ho minimamente variato la punteggiatura del testo originale, anche se il testo avrebbe potuto beneficiare di qualche lieve intervento.
Un saluto alla compaesana Francesca e al fratello Mario, ad majora.
Grazie Riccardo, ho risistemato il testo con la ripetizione di una strofa e ho integrato (spero correttamente) la tua traduzione con l'ultimo verso che avevi tralasciato.
Raffaele Pullara, voce e synth
Manfredi Tumminello, chitarra e basso elettrico
Salvo Compagno, percussioni
Francesca Incudine, voce
Video Credits:
regia di Raffaele Pullara
Attrice danzatrice, Gloria Riti
con la dolce partecipazione del piccolo Diego Renna
Video girato presso Liberty Dance di Palermo
"Il confine rappresenta un limite, ma anche tutto ciò che sta oltre quel limite; è la soglia sulla quale attendere, la libertà personale dell’altro da non violare, la linea immaginaria e quella reale che spesso ci separa dagli altri, il passo pesante sulla neve di una donna che sfida il gelo per poter far nascere suo figlio, il filo spinato oltre il quale sognare abbracci perduti di uomini e donne che non hanno casa, non hanno terra, non hanno più parole", spiega Raffaele Pullara.
Nel testo la vita e la morte si danno appuntamento... (continua)
Canzone ironica di Bianca d'Aponte, cantautrice morta giovanissima prima di poter incidere il suo primo disco.
Interpretata da:
- Peppe Servillo in "Sono Un'Isola", compilation curata dal premio Bianca d'Aponte nel disco "Anima Bianca" del 2014 dove vari artisti interpretano le canzoni di Bianca.
Testo e musica: Francesca Incudine
traduzione in urdu: Muhammad Haroon Khan
Arrangiamenti: Raffaele Pullara e Manfredi Tumminello
Francesca Incudine, voce
Manfredi Tumminello, chitarra
Raffaele Pullara, violino
Salvo Compagno, percussioni
Simal Nafees, cori
Nafees Ahmad, sitar
Registrato, mixato e masterizzato da Raffaele Pullara presso “Recraft Studio” di Palermo
La voce di Francesca Incudine è stata registrata ad Enna presso “Audio Studio Project” di Andrea Ensabella
La voce di Simal Nafees e il sitar di Nafees Ahmad sono stati registrati a Karachi presso lo studio di Sir Arshad Mehmood.
Questa storia parte da un muro. Il muro del T2F (The Second Floor) a Karachi, in Pakistan, un centro culturale fondato da Sabeen Mahmud, attivista per i diritti umani. “Un muro che a solo guardarlo puoi sentirci le voci di tutti quelli che da lì sono passati per lasciare un messaggio,... (continua)
Sono nata come nasce un pensiero (continua)
inviata da Dq82 21/8/2021 - 18:02
Questa è la storia di Sabeen Mahmud una giovane donna assassinata il 24 aprile del 2015 a Karachi in Pakistan all'età di 41 anni
Sabeen era una donna gioiosa libera, portava i capelli corti, amava il cricket, vestiva con dei jeans e con delle scarpette da tennis e amava dare voce e dare parola agli ultimi. Aveva fondato il T2F the second floor a karachi unico centro culturale della città: luogo di ritrovo luogo di dialogo, di scambio e di confronto, dove si spaziava dalla dalla musica all'arte, alla danza, alla politica. Si occupava di tutti gli ultimi e aveva il coraggio di essere se stessa: credeva che tutti dovessero avere il diritto a dire "sono", non sono alto, sono magro, sono bella, sono bionda, sono siciliana, sono ebrea, sono musulmana, ma semplicemente "sono" ed dire sono significa dire esisto quindi a lei e a tutti coloro che danno voce e credono in una umanità, a lei dedico... (continua)
Francesca Incudine nel suo No name rende omaggio alla memoria delle centoventisei operaie, tutte emigrate, che nel 1911 rimasero uccise nell'incendio della Triangle Waist di New York, la "fabbrica delle camicette bianche"