Questa canzone è conosciuta soprattutto per il bel video (ma si potrebbe parlare di cortometraggio vista la durata, 9 minuti) girato da Romain Gavras (figlio di Costa Gavras). Il video ha sollevato diverse polemica per le scene violente.
Il cortometraggio mostra un commando di soldati (statunitensi) che fanno irruzione in un edificio. L'obiettivo sono due ragazzi dai capelli rossi, che vengono caricati su un furgone, dove si scopre che tutti i deportati hanno capelli rossi. Si tratta quindi di un vero e proprio genocidio contro una minoranza connotata da una caratteristica fisica. Utilizzando come oggetto della purga una comunità in realtà mai toccata da persecuzioni specifiche, il clip riesce con una certa eloquenza a mostrare l'arbitrario e l'assurdo di ogni sistema segregazionista.
Ma nel film non c'è empatia con le vittime. La telecamera è dalla parte del potere,... (continua)
Yeah, man made powers (continua)
5/12/2013 - 22:46
Non basta un titolo esplicito ed un video truculento diretto dal figlio di Costa-Gavras; non basta chiamarsi Mathangi Arulpragasam, in arte M.I.A., ed essere originaria dello Sri-Lanka, terra devastata da un trentennale scontro tra governo e separatisti Tamil; non bastano una clip ed una copertina ad effetto - che pur chiaramente denunciano l’avversione di M.I.A. per la pulizia etnica in atto nel suo paese di origine - per fare di una canzone una CCG/AWS….
E infatti, a leggerne bene il testo, “Born Free” non è affatto – a mio modesto avviso – una canzone contro la guerra, ma solo una riflessione personale dell’autrice sulla sua vita, sulla sua carriera e sul suo difficile rapporto con la professione che si è scelta e con lo “show business”…
Anzi, mi potrei spingere a pensare che accompagnare un testo simile con immagini così dure che per nulla gli corrispondono potrebbe essere stato anche soltanto una bieca strategia commerciale…
Non sono d'accordo. Altre volte abbiamo inserito canzoni che dal testo c'entrano ben poco con la guerra solo per il video... mi vengono in mente Out Of Time ma anche American Life. Certo entrambi gli esempi vengono dal mondo del pop e potrebbero essere frutto solo di una strategia commerciale, ma ciò non toglie che abbiano diritto di apparire qui. In questo caso poi anche l'interpretazione del testo non e' univoca. Su Song Meanings ci sono diverse idee interessanti.
Vabbè, ammettiamo pure che il video sia coerente rispetto al testo e non semplicemente una trovata commerciale... certo che però sarebbe bene rimetterci un po' mano a questo testo, perchè "Got myself an interview tomara" non si può leggere (a meno che abbia un significato preciso ed attualmente incomprensibile...)
"Paper Planes" is from M.I.A's 2007 album, Kala. This protest song denounces violence & the stereotypical view of immigrants. The song also was born from M.I.A.'s frustrations of trying to secure a US work Visa (according to M.I.A. the paper planes in the song refers to the Visa). As a British artist with Sri Lankan Tamil descent, she viewed herself as a victim of racial profiling. In connection with her Visa problems, back in 2006, she was placed on the Department of Homeland Security risk list because of the political content of her lyrics.
The song samples The Clash's "Straight To Hell". That sample alone could be viewed as a statement of intent. M.I.A. is the very embodiment of the rebellious punk spirit of The Clash. Even though there may be genre & cultural differences, the objective of the music really wasn't that different. The sound of the gun shot and cash register adds... (continua)
Album: MAYA
Questa canzone è conosciuta soprattutto per il bel video (ma si potrebbe parlare di cortometraggio vista la durata, 9 minuti) girato da Romain Gavras (figlio di Costa Gavras). Il video ha sollevato diverse polemica per le scene violente.
Il cortometraggio mostra un commando di soldati (statunitensi) che fanno irruzione in un edificio. L'obiettivo sono due ragazzi dai capelli rossi, che vengono caricati su un furgone, dove si scopre che tutti i deportati hanno capelli rossi. Si tratta quindi di un vero e proprio genocidio contro una minoranza connotata da una caratteristica fisica. Utilizzando come oggetto della purga una comunità in realtà mai toccata da persecuzioni specifiche, il clip riesce con una certa eloquenza a mostrare l'arbitrario e l'assurdo di ogni sistema segregazionista.
Ma nel film non c'è empatia con le vittime. La telecamera è dalla parte del potere,... (continua)